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Storia dell'uomo dalle origini ai giorni nostri. Quarantaquattresima puntata

di Alberto Sigona

La moderna Italia di Giolitti


Come già visto, lo sviluppo industriale - che interessò in parte anche l'Italia(1) - ebbe anche delle conseguenze negative, a causa delle condizioni lavorative assurde a cui erano costretti gli operai. Ciò favorì la nascita e il rapido sviluppo di diverse forme di proteste, che spesso sfociavano nella violenza, conducendo tra l'altro alla nascita di partiti politici e movimenti di matrice popolare dalle idee sovversive. In Italia un lungo periodo di recessione economica contribuì all'aumento della tensione sociale e politica, che si tradusse nella successione di più governi in pochi anni. Sulla scorta di tale clima infuocato, il 20 luglio 1900 l'anarchico G. Bresci uccise in un attentato il Re Umberto I di Savoia(2), per un episodio clamoroso che rappresentò il culmine di un periodo post-unitario veramente difficile, che si sarebbe attenuato con la salita al potere, nel 1903, di Giovanni Giolitti.

Durante l’Epoca giolittiana (che abbraccia, in senso ampio, il periodo dal 1903 al 1914, cioè il tempo in cui Giolitti fu la figura politica dominante del nostro Paese) l’Italia cominciò a progredire molto rapidamente sotto vari aspetti, preparando il proprio avvenire di Paese moderno. Giolitti varò, infatti, una serie di riforme volte a migliorare considerevolmente l'economia e la società, e fu tra i primi a mostrarsi molto sensibile alle esigenze della gente comune e dei lavoratori.

Lo statista piemontese sostenne l'espansione dell'industria pesante(3) e dell'infrastruttura, con particolare attenzione alle ferrovie (per migliorare i trasporti e collegare meglio le regioni industriali e agricole) e alle telecomunicazioni (con l'introduzione di linee telefoniche e miglioramenti nelle comunicazioni postali), e favorì una notevole politica di investimenti pubblici. Introdusse altresì riforme che miravano a migliorare la qualità della vita delle persone, con particolare attenzione alle più vulnerabili: Giolitti, ad esempio, fu uno dei primi a promuovere una legislazione che limitasse gli orari di lavoro e tutelasse categorie vulnerabili come donne e bambini, ponendo le basi per successive norme sul riposo e sul miglioramento delle condizioni lavorative; inoltre vennero introdotte condizioni di lavoro più sicure nelle fabbriche e fu istituita una legge sulle assicurazioni sociali, che prevedeva indennità per malattia, invalidità, e pensioni...

Promosse inoltre un potenziamento dell'istruzione pubblica, con la creazione di scuole elementari e superiori, rendendo obbligatoria la frequenza scolastica sino a 12 anni, affinché la crescita culturale potesse accompagnare lo sviluppo economico.

In ambito fiscale Giolitti introdusse una riforma che segnò un importante passo verso la progressività delle imposte: nel 1906, infatti, in un'ottica di redistribuzione delle risorse fu introdotta una tassa progressiva sul reddito (imposta sul reddito delle persone fisiche) che prevedeva aliquote più alte per i redditi più elevati, rendendo più equa la distribuzione del carico fiscale, alleggerendo le classi meno abbienti e aumentando il prelievo dalle classi più ricche.

Giolitti introdusse anche riforme che riflettevano un forte impegno verso il rafforzamento delle libertà civili e dei diritti individuali, non impose censure severe sulla stampa e favorì un clima di libertà di espressione, conferendo alla Nazione uno stampo liberaldemocratico. In proposito Giolitti fu favorevole ad un'apertura alle organizzazioni sindacali e politiche, che fino a quel momento erano state spesso soffocate dallo Stato e dalle forze conservatrici: durante il suo governo si consolidò il diritto di associarsi liberamente in sindacati e partiti politici; rispetto ad altri governi, cercò di evitare misure autoritarie o repressive eccessive, favorendo invece la mediazione politica e cercando il compromesso con i movimenti sociali per evitare conflitti aperti (in proposito da sottolineare che Giolitti non reprimeva gli scioperi, ma li considerava un diritto dei lavoratori). Nel 1912 avrebbe istituito il suffragio generale maschile, estendendo il diritto di voto a tutti gli uomini sopra i 21 anni (o 30 anni se analfabeti), senza discriminazioni legate al censo (dal 1848 al 1882 solo una piccola percentuale della popolazione, circa il 2%, poteva votare, in base al censo e all'istruzione; dal 1882 potevano votare gli uomini con un reddito minimo o che avessero completato un livello base di istruzione, ovvero circa il 7% della popolazione).

Giolitti inoltre promosse una serie di interventi per la modernizzazione e regolamentazione del sistema bancario. Sebbene il suo governo fosse formalmente di matrice liberale, per attuare le sue riforme si avvalse anche del sostegno dei socialisti e di altre forze progressiste: questo segnò un cambiamento significativo rispetto ai governi precedenti, che erano stati dominati da figure conservatrici e liberali più tradizionali.

Sul piano estero, pressato dall'opinione pubblica, che considerava scandaloso il ritardo dell'Italia nella politica di conquista, portò avanti la campagna in Libia (di possesso turco), impostando quindi una politica di tipo colonialista, che avrebbe permesso alla nostra Nazione di conquistare nel 1912 lo Stato africano (un’operazione strategica per rafforzare la posizione italiana nel Mediterraneo).


Nell'immagine lo statista Giovanni Giolitti.


Note:

(1) L'imprenditore e ingegnere Giuseppe Colombo ebbe un ruolo di grande importanza per la crescita dell'industria in Italia, servendosi in primis della grande innovazione chiamata... elettricità (avvalendosi in esclusiva dell'avanzatissimo sistema brevettato da T. Edison, che permetteva di ottenere risultati di gran lunga superiori agli altri sistemi), che, in un'Italia prevalentemente agricola e fortemente arretrata, rappresentò una rivoluzione del tutto imprevedibile. Colombo fu colui che riuscì nell'arduo compito di far transitare l'industria elettrica da una fase iniziale, pionieristica, a una fase industrialmente evoluta.

(2) Bresci dichiarò di voler vendicare la strage di Milano del 1898, in cui l’esercito italiano, su ordine del generale Bava Beccaris, aveva sparato sulla folla di manifestanti affamati, uccidendo e ferendo centinaia di persone. Umberto I aveva decorato Bava Beccaris per quell’azione, un gesto che scandalizzò l'opinione pubblica e radicalizzò alcuni movimenti anarchici. Alla sua morte gli succederà il figlio Vittorio Emanuele III che regnerà per 45 anni, passando attraverso due guerre mondiali ed il ventennio fascista.

(3) Durante i suoi governi, Giolitti fu protagonista di una politica economica che mirava a modernizzare il Paese e a favorire lo sviluppo industriale, in particolare quello dell’industria pesante, cioè legata alla produzione di acciaio, macchinari, armamenti, navi e infrastrutture. Per farlo, Giolitti utilizzò l’intervento dello Stato in modo intelligente e mirato. Innanzitutto lo Stato diventò un grande committente: commissionava armi e navi da guerra, rotaie ferroviarie, grandi opere pubbliche alle industrie italiane, creando così una domanda stabile e sicura per le imprese. Questo favorì soprattutto le grandi aziende del Nord, come l’Ansaldo e l’ILVA, che videro aumentare la loro produzione e i loro profitti. Inoltre, Giolitti protesse le industrie nazionali dalla concorrenza estera con dazi doganali, specialmente su prodotti come l’acciaio e il ferro, incoraggiando così l’acquisto di materiali italiani.

Documento inserito il: 06/06/2025
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