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Storia dell'uomo dalle origini ai giorni nostri. Quarantanovesima puntata

di Alberto Sigona


L'Italia Fascista


Il fascismo non era soltanto un malgoverno buffonesco e improvvido, ma il negatore della giustizia; non aveva soltanto trascinato l'Italia in una guerra ingiusta ed infausta, ma era sorto e si era consolidato come custode di un ordine e di una legalità detestabili, fondati sulla costrizione di chi lavora, sul profitto incontrollato di chi sfrutta il lavoro altrui, sul silenzio imposto a chi pensa e non vuole essere servo, sulla menzogna sistematica e calcolata”. [Primo Levi]


Tutti i Paesi europei, sia i vinti sia i vincitori, escono fortemente indeboliti dalla guerra: le industrie faticano a tornare alla produzione civile; i debiti (contratti soprattutto verso gli USA) e le pensioni da pagare agli innumerevoli invalidi di guerra opprimono i governi; l’inflazione(1) e la disoccupazione(2) dilagano, portando fame e miseria. La crisi economica suscita un forte malessere fra la popolazione, in particolare fra i “reduci” - che danno vita a varie agitazioni ed occupano le terre(3) che gli erano state promesse durante il conflitto (molti dei combattenti, infatti, erano contadini che la guerra aveva sottratto al lavoro nei campi) - e gli operai, i quali, appoggiati da sindacati e partiti sempre più organizzati, intensificano la lotta sociale per mezzo di scioperi e occupazioni delle fabbriche, per un insieme di tumulti noto come “biennio rosso” (1919-1920), che non risparmia nemmeno l'Italia. Sicché intimoriti dal verificarsi di una rivoluzione socialista, nella Penisola grandi industriali e proprietari agrari sostengono, economicamente e moralmente, i movimenti reazionari antiproletari come i “Fasci Italiani di combattimento”.

Fondati nel '19 da Benito Mussolini, un ex socialista che da anni si era particolarmente contraddistinto per il suo impegno in politica, nel '21 si sarebbero trasformati in Partito Nazionale Fascista (PNF), una compagine politica di matrice prevalentemente borghese (ma che si avvaleva anche del sostegno di ex-soldati, reduci e operai scontenti) dal programma molto vago e dagli ideali camaleontici (il Fascismo sarebbe divenuto più coerente ideologicamente solo dopo il consolidamento del potere), avente come unico vero tratto distintivo la violenza. Mentre nel Paese si vive un periodo di estrema tensione politica e sociale, Mussolini nell’ottobre del ’22 - dopo una sequela di violenze ed azioni intimidatorie commesse dalle “squadracce” soprattutto ai danni di militanti del Partito Comunista (nato nel '21), dei socialisti, di scioperanti, di contadini, di singoli parlamentari e amministratori locali, con occupazioni di municipi, distruzioni di sedi di giornali, camere del lavoro, sindacati, ecc... (quasi sempre con la tacita complicità del Governo, che lo vedeva come un mezzo per arginare il pericolo “rosso”, nonché dei poteri locali, dei tutori dell'ordine pubblico e persino con la compiacenza dell'ordine giudiziario) - ottiene addirittura, pur non avendo la maggioranza parlamentare, la guida del Governo dal Re Vittorio Emanuele III (che probabilmente vedeva in Mussolini l'unico che in quel delicato periodo storico fosse in grado di mantenere la pace sociale).

Facendo della demagogia populistica, dell'autoritarismo e del nazionalismo i suoi caratteri distintivi, in pochi anni il governo Mussolini perde ogni parvenza di legalità e si trasforma - specie dal '25 (dopo l'assassinio del deputato parlamentare socialista G. Matteotti) - in un vero e proprio regime dittatoriale: per circa vent'anni esisterà solo un partito - il PNF - ed un Duce (ovviamente Mussolini). Per l'opposizione, per la democrazia e per ogni forma di libertà non ci sarebbe stato più spazio (chi non approvava i suoi metodi diventava bersaglio di spedizioni punitive o veniva processato sommariamente, quindi incarcerato per molti anni, esiliato o spedito al confino). Il totalitarismo fascista però era “imperfetto”, in quanto era inquadrato all'interno della monarchia di Vittorio Emanuele III.

Con i Patti lateranensi firmati il 29 febbraio 1929 ci fu un accordo tra Stato italiano e Chiesa (Papa Pio XI): lo Stato italiano riconosceva la sovranità della Santa Sede su un piccolo territorio che prendeva il nome di Città del Vaticano (un vero e proprio Stato; attualmente è costituito dalla Piazza e dalla Basilica di S. Pietro, dai giardini e dai Musei Vaticani e da alcune altre piccole piazze e strade); il Papa, da parte sua, dichiarava definitivamente composta la “questione romana” del 1870 (quando Pio IX si era opposto al riconoscimento della legge delle guarentigie, un provvedimento legislativo del Regno d'Italia, promulgato all'indomani della presa di Roma, che si prefiggeva di regolare i rapporti tra Stato italiano e Santa Sede, riconoscendo una serie di prerogative al Pontefice) e riconosceva il Regno d'Italia con Roma capitale. Veniva inoltre ribadito il principio che la religione cattolica apostolica era la sola religione di Stato. La Chiesa ricevette anche delle indennità per la perdita dello Stato della Chiesa(4). Infine, lo Stato italiano riconosceva al sacramento del matrimonio disciplinato dal diritto canonico gli effetti civili ed introduceva l'insegnamento della religione nelle scuole.

Durante il regime, Mussolini cercò di apportare delle riforme in ambito sociale, volte soprattutto a migliorare la situazione dei lavoratori: furono introdotte leggi per garantire un salario minimo e regolamentare il lavoro femminile e minorile; fu fondato l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), per gestire le pensioni, le indennità di disoccupazione e altre forme di assistenza sociale; fu creata l'Opera Nazionale Dopolavoro (OND) per offrire attività ricreative e culturali... Vi furono timidi progressi anche in ambito agricolo, industriale(5) e fra i servizi(6), e furono realizzate diverse opere pubbliche di un certo rilievo (strade(7), ponti, acquedotti, dighe, edifici pubblici... inoltre vi fu il potenziamento della rete ferroviaria). Furono riportati altresì notevoli successi contro la criminalità organizzata (causando un vero e proprio esodo di mafiosi verso gli Stati Uniti). L'epoca fascista inoltre coincise con un periodo d'oro irripetibile in ambito sportivo (si ricordano in primis 2 Titoli Mondiali per gli azzurri di Vittorio Pozzo nel Calcio; i numerosi successi nel Ciclismo di Gino Bartali; le spedizioni olimpiche, su tutte quella di Los Angeles 1932, in cui ci classificammo addirittura al 2° posto nel medagliere – tuttora il miglior piazzamento a cinque cerchi - dietro agli ineguagliabili Stati Uniti). L'Italia mussoliniana nel complesso rimase però molto arretrata (prevalentemente agricola) rispetto alle principali Nazioni europee, anche per via della politica economica improntata allo statalismo(8) (e all'autarchia(9)) e per alcune campagne belliche dispendiose intraprese dallo stesso Duce(10). Ma fra le cause che non favorirono l'ascesa economica dell'Italia non va dimenticata, ovviamente, anche la “Crisi del '29”, che travolse l'intero Occidente.

Nel 1938 Mussolini fece promulgare da re Vittorio Emanuele III le leggi razziali antisemite, che non avevano precedenti in Italia e che furono applicate senza entusiasmo. Con la promulgazione di un insieme di provvedimenti legislativi e normativi noto come “Provvedimenti per la difesa della razza”, il Fascismo - il cui intento fu quello di “strizzare l'occhio” all’alleato tedesco - si dichiarò esplicitamente anche antisemita e, anche se non fu realizzato alcun intento di sterminio fino al 1943 (quando l'Italia sarebbe stata occupata dall'esercito nazista), gli ebrei furono allontanati dalla vita pubblica, spesso privati del lavoro ed esposti a varie forme di vessazione. Per quella che rimane la pagina più vergognosa dell’era Fascista.


Nell'immagine, Benito Mussolini, il Duce del fascismo.


(1) L’Italia aveva speso enormi somme per partecipare alla guerra (armi, soldati, rifornimenti...). Di conseguenza il debito pubblico aumentò drasticamente e lo Stato stampò moneta per finanziare le spese, causando inflazione.

(2) Circa 2 milioni di soldati tornarono dal fronte ma il mercato del lavoro non riuscì ad assorbirli tutti, creando disoccupazione diffusa.

(3) Le terre nella maggior parte dei casi appartenevano a grandi proprietari terrieri, latifondisti o enti ecclesiastici. Alcune occupazioni riguardavano terreni lasciati incolti dai proprietari, che i contadini reclamavano per sopravvivere e aumentare la produzione agricola. In alcuni casi i contadini occupavano terreni demaniali o comunali.

(4) Durante la sua esistenza il prestigio e l'influenza della Santa Sede sullo scacchiere politico europeo furono rimarchevoli, muovendosi fra guerre ed alleanze. Il potere papale sui propri territori (spesso contesi da altre “forze”), comunque, specie in epoca medievale, non fu sempre effettivo.

(5) Mussolini fondò l'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), un ente pubblico italiano che ebbe l'obiettivo di promuovere la ricostruzione e lo sviluppo dell'industria italiana, in particolare dopo la crisi economica degli Anni '30. L'ente si occupò di finanziare e sostenere progetti industriali, contribuendo alla modernizzazione e all'espansione del settore industriale. L'IRI intervenne anche nella ristrutturazione di aziende in difficoltà, cercando di migliorarne l'efficienza e la competitività. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'IRI continuò a svolgere un ruolo importante nella ricostruzione dell'economia italiana e nella promozione della crescita industriale nel periodo del "miracolo economico" degli Anni '50 e '60. Negli anni successivi l'ente subì una serie di trasformazioni e privatizzazioni, fino a essere progressivamente dismesso negli Anni '90.

(6) Durante il regime fascista alcuni servizi pubblici furono potenziati, ma il miglioramento non fu omogeneo e spesso era più una questione di propaganda che di reale efficienza. Alcuni settori videro progressi, mentre altri rimasero arretrati o furono danneggiati dalle scelte economiche del regime. Molte zone interne e montane restarono isolate perché lo Stato concentrava risorse su grandi strade, ferrovie principali e vie di comunicazione strategiche o visibili per propaganda (villaggi e campagne continuarono ad avere accesso limitato a mezzi di trasporto e comunicazioni; mentre le grandi opere pubbliche erano molto visibili e propagandistiche, strade secondarie, acquedotti locali e strutture sanitarie rurali venivano spesso trascurate).

(7) L'Italia fu tra i primi Paesi al mondo a costruire autostrade moderne, come l'Autostrada dei Laghi (Milano-Varese, inaugurata nel 1924).

(8) La politica economica fascista era interventista e dirigista, con alcune tendenze stataliste, ma non si può definire “eccessivamente statalista”: combinava controllo statale, corporativismo e libero mercato in modo pragmatico. Lo statalismo fascista ebbe effetti sia positivi (interventi mirati nello sviluppo di settori strategici come acciaio, chimica ed elettricità favorirono alcune imprese chiave e rafforzarono la capacità produttiva nazionale) sia negativi, ma nel lungo periodo più che altro risultò nocivo per l’Italia. Le decisioni economiche, infatti, erano spesso legate a scelte ideologiche o propagandistiche, non a logiche di efficienza. Basti pensare alla bonifica dell'Agro Pontino, che aveva lo scopo di mostrare il potere dello Stato e il “miracolo fascista” nel bonificare terre incolte, ma che ebbe costi altissimi a fronte di una produttività agricola iniziale bassa. O alla realizzazione di grandi opere pubbliche, che servivano più a mostrare la forza del regime che a risolvere problemi infrastrutturali reali.

(9) L’autarchia voleva superare la dipendenza dai Paesi economicamente più progrediti e voleva anche costringere il sistema economico nazionale a crescere e a svilupparsi da solo (incentivando la produzione nazionale). La politica autarchica aveva quindi come scopi principali quelli di dotare il Paese di materie prime in grado di sostituire quelle precedentemente importate ma soprattutto di favorire l’incremento e l’ammodernamento dell’industria. Tuttavia l’Italia non aveva risorse sufficienti per essere realmente autosufficiente (mancanza di carbone, petrolio, metalli preziosi) e la qualità dei prodotti sostitutivi era spesso inferiore a quelli importati. Il divieto di importare determinati prodotti limitò l’innovazione tecnologica e rallentò lo sviluppo industriale, e molti beni di consumo divennero rari o troppo costosi (es. caffè, zucchero, carne). In generale la politica autarchica portò a un peggioramento delle condizioni di vita della popolazione, e quando l'Italia entrò nella Seconda Guerra Mondiale si trovò impreparata dal punto di vista economico e industriale, evidenziando i limiti di questa politica.

(10) Durante il periodo fascista (1922-1943) l’Italia intraprese varie espansioni territoriali, sia in Africa che in Europa e nel Mediterraneo, attraverso guerre e annessioni. In primis si ricorda la Campagna di Etiopia (1935-'36) che si sarebbe conclusa con la conquista del Paese - che rappresentò un grande successo propagandistico per il regime fascista - e la proclamazione dell’Impero d’Etiopia, con Mussolini che annunziò la nascita dell’Africa Orientale Italiana, unendo Eritrea, Somalia Italiana ed Etiopia. Un'altra campagna importante fu quella in in Libia. Formalmente già italiana dal 1912 (dopo la guerra italo-turca), sotto il Fascismo fu completata la conquista militare interna (1923-1932), sottomettendo le resistenze locali, in particolare quella dei Senussi in Cirenaica. Poi ricordiamo le campagne del Dodecaneso (occupato nel 1912 alla fine della guerra italo-turca, rimase sotto controllo italiano e formalmente annesso nel 1932) e in Albania (occupata nell’aprile 1939 e trasformata in protettorato italiano).
Documento inserito il: 05/10/2025
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