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Le guerre Ussite in Boemia

Sotto il regno dei sovrani della Casa di Lussemburgo, la Boemia conobbe un forte sviluppo economico e culturale. Nel contempo si fece sentire all’interno del Paese, il peso dell’elemento germanico nella vita nazionale: i tedeschi coprivano praticamente la maggior parte delle cariche più importanti dello Stato. Tedeschi erano la maggior parte dell’alto clero, della nobiltà, i grandi proprietari terrieri, delle miniere e delle industrie manifatturiere, che in quel periodo erano soggette ad un forte sviluppo. In questo modo i Boemi si trovarono in ogni settore a dover coprire posizioni di minor prestigio, e questo causò un fortissimo sentimento antitedesco che si diffuse fra tutti gli strati della popolazione boema. Di questo malcontento si fece interprete il rettore dell’Università di Praga, l’ecclesiastico Jan Hus, che professava le stesse idee del suo collega inglese Wicliffe, in modo particolare quella relativa alla necessità di tenere i servizi di culto nella lingua locale. Egli propugnava inoltre la comunione sotto le due specie, del pane e del vino, anche per i laici, per portare in questo modo all’abolizione delle differenze di stato sociale tra gli ecclesiastici ed i laici. Le sue idee si diffusero rapidamente in tutta la Boemia suscitandovi una forte agitazione, ma attirandogli anche le ire della Chiesa che lo accusò di eresia. Hus venne invitato a comparire davanti al concilio che si stava tenendo a Costanza, in Svizzera, per difendersi dalle accuse: egli vi si recò con un salvacondotto rilasciatogli dall’Imperatore Sigismondo. Là giunto non le fu neppure concesso di parlare: venne subito arrestato, condannato a morte come eretico e bruciato sul rogo nel 1415, poichè l’imperatore si rifiutò di riconoscere la validità del salvacondotto che gli aveva rilasciato. La sua esecuzione sollevò una forte indignazione popolare in tutta la Boemia, dove si diffusero comunità ussite per tradurre in pratica i sui insegnamenti. Quando il re Venceslao decise di reprimere con la forza questi moti, scoppiò una vera e propria insurrezione, in seguito alla quale, nel 1419 la Boemia si staccò dall’Impero tedesco. Il movimento ussita era diviso al suo interno in due correnti: la prima raggruppava la nobiltà e l’alta borghesia, mentre la seconda era composta dai contadini, dagli artigiani e dalla plebe delle città. I primi auspicavano l’istituzione di una Chiesa boema e la secolarizzazione delle terre di proprietà ecclesiastica; più radicali erano invece le richieste della corrente popolare: essi richiedevano infatti la costituzione di comunità ecclesiastiche libere, l’eliminazione delle gerarchie ecclesiastiche, il passaggio dalla monarchia alla repubblica, l’abolizione della servitù della gleba e la distribuzione della terra come proprietà sociale, ai contadini che la lavoravano. Dal 1420 al 1431 vennero bandite dai grandi feudatari tedeschi, ben cinque spedizioni contro i Boemi. In tutti i casi, le forze tedesche vennero sconfitte dagli eserciti ussiti uniti. Infatti, nel momento del pericolo, le due correnti del movimento univano le proprie forze per far fronte comune contro il nemico. Agli inizi, le forze ussite vennero condotte al combattimento dal geniale Jan Zizka, appartenente alla piccola nobiltà; alla sua morte il comando dell’esercito venne assunto da due condottieri che avevano un nome uguale e che a causa della differente altezza vennero denominati Procopio il grande e Procopio il piccolo. Grazie all’uso di carrette agricole, le fanterie ussite riuscivano a spostarsi molto rapidamente: sul campo di battaglia quelle stesse carrette venivano unite fra loro con tavole e catene, in modo da formare delle specie di fortificazioni sulle quali finiva per infrangersi l’impeto della cavalleria feudale tedesca. A vanificare le vittorie fino ad allora conseguite dagli ussiti, concorse il timore della nobiltà boema che, essendo riuscita ad impossessarsi delle terre ecclesiastiche, non desiderava affatto che i contadini potessero rivolgersi contro le loro proprietà, mettendo in forse la sua posizione di dominio feudale. Fu questo il motivo che indusse l’ala destra dello schieramento ussita, composta dai nobili e dai grandi proprietari terrieri, a volgere le armi contro i compagni di lotta nel momento più drammatico della battaglia di Lipan: l’ala sinistra venne in tal modo accerchiata e sterminata. nello scontro caddero entrambi i Procopi. Nonostante la città di Tabor, principale centro della resistenza delle forze popolari continuasse a resistere eroicamente fino al 1452, nel Paese finì per trionfare l’alta nobiltà feudale, che nel frattempo aveva stipulato un accordo con la Chiesa cattolica che le consentiva di conservare le terre secolarizzate. La guerra ussita terminò con un rafforzamento della nobiltà boema, che riuscì anche ad occupare una buona parte delle terre un tempo appartenenti ai feudatari tedeschi e attribuendosi gli arcivescovati lasciati liberi dal clero tedesco. Nel 1458 i nobili boemi elessero un proprio re nella persona di Giorgio Podiebrad, il quale restaurò il cattolicesimo come religione ufficiale nel Paese, ma godette di pochissima autorità nei confronti dei suoi potenti vassalli. Della debolezza della monarchia approfittarono Polacchi e Ungheresi per intromettersi nelle questioni politiche boeme, originando guerre che terminarono con l’unificazione delle corone boema ed ungherese. Quest’unione fu però di breve durata poichè, nel 1526, nella battaglia di Mohac, l’esercito ungaro-boemo venne sconfitto dai Turchi, e fu proprio per salvare il Paese dal dominio turco, che la nobiltà decise di unire l’intera Boemia ai territori dell’Impero degli Asburgo. Finì così l’indipendenza del Paese, che riuscì a riconquistarla solo nel 1918 con la costituzione della repubblica di Cacoslovacchia dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e lo scioglimento dell’Impero Austro-Ungarico.


Nell’immagine, un ritratto di Jan Hus
Documento inserito il: 23/12/2014

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