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Un tentativo di speculazione nella Lucania Fascista [ di Michele Strazza ]

Dopo il terremoto che il 23 Luglio 1930 colpì la zona a cavallo tra Campania e Basilicata moltissimi ragazzi lucani usufruirono dell’assistenza messa in campo dal regime fascista per alleviare le loro sofferenze.
Il sisma, infatti, era stato estremamente violento, raggiungendo il decimo grado della scala Mercalli, ed aveva provocato, nelle province coinvolte, conseguenze disastrose: 1.404 i morti, 10.000 feriti, 5.000 case distrutte, altre 35.000 gravemente lesionate, 100.000 i senza tetto.
In Lucania, nella zona del Vulture, i morti erano stati 214 ma il patrimonio edilizio aveva subito danni ingentissimi. Melfi è la più colpita con 134 morti identificati e oltre una decina di non identificati. Gravemente danneggiati Rionero in Vulture, Atella, Barile, Rapolla ma non restano indenni neanche i paesi vicini San Fele, Ruvo del Monte, Rapone e Pescopagano.
Nonostante le lungaggini e le confusioni nelle quali era subito incappata la macchina organizzativa fascista, l’assistenza all’infanzia registrò un certo successo, grazie all’invio massiccio dei piccoli terremotati presso le colonie marine e montane che il regime gestiva in tutta Italia.
Certo non erano mancati alcuni episodi, per così dire, “imbarazzanti”, come quello dell’esistenza, dopo oltre 10 giorni dal sisma, di casi di “piccoli profughi” ancora non identificati. Il 3-4 agosto il Mattino di Napoli, infatti, pubblica la fotografia di una bambina di 4 anni di Melfi, ricoverata in un istituto della città, che “attende di essere riconosciuta”.
La notizia provocò sincera commozione in tutto il Paese e qualche imbarazzo per il regime che non poteva ammettere, dopo tanto tempo, ancora “non identificati”. Immediate le ricerche della prefettura di Potenza che porteranno alla conclusione della vicenda.
Ma il caso emblematico che vogliamo segnalare al lettore e che dimostra come, anche in tali frangenti, v’era chi voleva approfittarne è quello che ci accingiamo a raccontare.
In tutta Italia, già da luglio, si erano scatenate le richieste di adozioni degli orfani del terremoto. Era tutto un susseguirsi di missive al governo, al prefetto, all’Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell’Infanzia, provenienti dalle più disparate province: Napoli, Salerno, Chieti, Viterbo, Lucca, Imperia, Venezia, Cagliari, etc.
Ogni famiglia italiana impossibilitata ad avere figli e con una buona posizione economica pensa di risolvere i propri problemi adottando un orfano.
Anche dalla stessa Basilicata giunge qualche richiesta. E’ il caso di una signora di Marsiconuovo che, in agosto, chiede una orfana di anni 6 “da tenere come figlia”, da poter scegliere fra quelle provenienti dalla zona del terremoto del Vulture.
Ma, come dicevo, anche in questa triste vicenda degli orfani vi è chi pensa al proprio tornaconto.
Il 3 settembre una dirigente provinciale dei Fasci Femminili di Terni scrive al prefetto potentino perché le procuri una “giovinetta”, rimasta orfana in seguito al terremoto, da adibire ai lavori domestici. La richiesta viene girata ai podestà di Rionero, Atella, Rapolla ed al commissario prefettizio di Barile. Ma le riposte che giungono sono tutte negative.
Atella comunica l’esito infruttuoso delle ricerche. Il commissario prefettizio di Barile è categorico: “…nessuna giovinetta di questo Comune è disposta di attendere alle faccende domestiche”. Il podestà di Rionero riferisce, mentendo palesemente, che, nel comune, nessuna giovinetta “è capace di attendere alle faccende di casa”. Quello di Rapolla, infine, segnala l’esito negativo delle ricerche.
Doveva essere scattato qualcosa di simile all’amore per la propria gente in qualcuno dei podestà, come era sicuramente venuto fuori, nella popolazione, un sentimento di disapprovazione per il chiaro tentativo di approfittare di chi era nel bisogno. Ed il prefetto, nascondendo probabilmente un qualche compiacimento, non può fare altro che comunicare alla dirigente femminile fascista, il 26 settembre, l’esito della vicenda.
Documento inserito il: 30/07/2015
  • TAG: teremoto lucania, orfani, ventennio fascista, Opera Nazionale Protezione Maternità Infanzia

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