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Dal lontano Ecuador per la libertà d'Italia

DAL LONTANO ECUADOR ALLA LIGURIA
PER LA LIBERTÁ D’ITALIA
(Settembre 1943 – Aprile 1945)


di Gerardo SEVERINO
Col. Aus. GdiF – Storico Militare

 
Premessa
A ridosso dello scorso 25 aprile, allorquando è stata celebrata una ricorrenza molto importante per la storia della nostra Repubblica: gli 80 anni della Liberazione del Paese dal giogo nazi-fascista, si è parlato veramente di tutto, anche grazie a interessanti Convegni storici, mostre ed eventi culturali di vario genere. Molto poco, tuttavia, è stato raccontato riguardo alla partecipazione alla Resistenza di non pochi Italiani emigrati nel Centro e Sud America, ovvero dei loro figli, i quali raggiunsero la Madrepatria onde partecipare alla Guerra di Liberazione contro il nemico di sempre. Si è trattato – per un fatal gioco del destino – di uomini e donne, molto spesso giovanissime vite, che avrebbero emulato le centinaia di patrioti italiani che, specie dopo i moti del 1820-1821, avevano abbandonato la Penisola, rifugiandosi proprio in America Latina. Qui avrebbero preso parte al completamento di quel processo indipendentista varato dalle vecchie Colonie Spagnole sin dal 1808-1810. Ma, tornando al secolo scorso, a quel Novecento che fu chiamato a vivere il dramma di ben due guerre mondiali, vale la pena sottolineare che molti sudamericani, pur non avendo alcun obbligo morale e materiale, scelsero di combattere il nazi-fascismo, entrando a far parte di prestigiose e gloriose formazioni partigiane. Ebbene, grazie alla banca dati messa a disposizione, in Internet, dalla Direzione Generale degli Archivi (https://partigianiditalia.cultura.gov.it/), con particolare riferimento alla concessione, al termine della Seconda guerra mondiale, della qualifica di “Patriota” o di “Partigiano Combattente”, abbiamo, oggi, la possibilità di ricordare alcune nobilissime figure di partigiani ecuadoregni che presero parte alla Resistenza nelle varie aree della tormentata Liguria, peraltro senza chiedere nulla in cambio, se non quella riconoscenza che gli avrebbe attribuito l’Italia Repubblicana, concedendogli, per l’appunto, la sola modesta qualifica patriottica.


Dall’Ecuador all’Italia al grido di “Viva la Libertà” (1943 – 1945)

Sorvoliamo la parte relativa alla storia dell’emigrazione italiana in Ecuador, andando, quindi, dritto all’argomento di questo modesto contributo: la partecipazione degli italo-ecuadoregni alla Resistenza e alla Guerra di Liberazione in Liguria. Lo faremo ricordando cinque figure di “Patrioti” che, o già presenti in Italia o giunti appositamente dall’Ecuador, accettarono rischi e pericoli che la guerra partigiana imponeva, pur di partecipare alla “lotta per la Libertà”. Iniziamo con i fratelli Umberto e Carlo Farisano, originari di Limones, meglio conosciuta come Valdez , odierno capoluogo del Cantone Eloy Alfaro, nella provincia di Esmeraldas. I due erano nati rispettivamente il 25 aprile del 1923 e il 28 ottobre 1927 da Antonio, originario di San Remo (Imperia) e da Enrichetta Cordero, originaria di Torino, infaticabili operai che avevano lasciato l’Italia molti anni prima, cercando fortuna proprio in Ecuador. Umberto, il più grande, in verità era stato chiamato in Italia per assolvere il servizio militare, ma, trovandosi il Paese in guerra, era stato mobilitato nei ranghi della Regia Marina, distaccato presso il Deposito della Spezia. Nel frattempo, era giunto dall’Ecuador il resto della famiglia, la quale era andata ad abitare in Via Archi, n. 9, in quel di Ventimiglia. Ebbene, dopo che Umberto si era dato alla macchia dopo l’8 settembre 1943, la scelta di aderire alla Resistenza fu presa da entrambi i fratelli Farisano, i quali, a far data dal 28 ottobre 1944, entrarono a far parte della gloriosa 5^ Brigata “Luigi Nuvoloni” (la stessa ove avrebbe operato anche Italo Calvino), inquadrata nella 2^ Divisione “Felice Cascione”, alle dipendenze del Comandante “Fragola - Doria”, alias l’ufficiale di Complemento Armando Izzo, originario di Afragola (Napoli). Umberto assunse il nome di battaglia di “Ecuador”, mentre Carlo quello di “America”, secondo la scheda redatta dalla Commissione Ligure per il riconoscimento delle qualifiche partigiane (ovvero “Banana”, secondo altre fonti), combattendo nella zona di San Remo sino all’epilogo del 25 aprile 1945. Paolo Gherardi era nato, invece, a Guayaquil, sede di una delle principali colonie italiane in Ecuador, il 30 aprile del 1925, figlio dell’emigrante Mario. Di lui sappiamo solo che aderì alla Resistenza il 15 gennaio 1944, entrando a far parte del Comando S.A.P. (“Squadra Azione Patriottica”) di Genova, dipendente dal Comando Brigate “Giustizia e Libertà”. Prese parte alla lotta sino al 25 aprile 1945. “Pedro” fu, invece, il nome di battaglia scelto da Carlo Marassini, nato a Quito il 29 aprile del 1915, figlio di Carlo e di Dalia Osberti, emigrati da Pegli (Genova) molti anni prima. Il Marassini entrò nella Resistenza il 1° ottobre del 1944, aderendo ad un Distaccamento S.A.P. (“Squadra Azione Patriottica”) della 747^ Brigata Garibaldi “Mario Sordi”, operante in Genova. Poco sappiamo, infine, del quinto partigiano italo-ecuadoregno, Vittorio Del Vecchio, nato a Riobamba, odierno capoluogo della Provincia del Chimborazo, situata 200 km a sud di Quito, il 16 gennaio 1923, figlio di Lorenzo e di Giuseppina Ricciulli. Il giovane avrebbe combattuto, con il nome di battaglia di “Vittorio”, tra le fila della 2^ Divisione Partigiana “Centrocroci”, operante dapprima sull'Appennino Ligure-Tosco-Emiliano, prendendo il nome dall'omonimo valico. È doveroso ricordare che essa fu una delle poche unità a combattere sia sul fianco destro che su quello sinistro della famosa “Linea Gotica”, prendendo parte ad azioni importanti come la Battaglia di Monte Gottero. Dopo la scissione, avvenuta il 20 gennaio 1945, la Brigata si divise in due rami: uno rimase ad operare sull'Appennino Ligure (“Divisione Liguria”) e l'altro nel settore parmense: lo stesso ove operò il partigiano Del Vecchio, dal 1° maggio 1944 all’epilogo del 25 aprile 1945. Ebbene, dopo la Liberazione alcuni di loro rimase a vivere in Italia, come avvenne per Carlo Farisano, mentre altri, molto probabilmente, fecero ritorno alle proprie famiglie, in quel lontanissimo Ecuador: Paese che deve molto all’emigrazione italiana, specialmente a quella ligure, fattor comune alle altre Nazioni che compongono l’area Centro-Sud Americana, ove migliaia e migliaia di uomini, donne, vecchi e bambini giunsero nella seconda metà dell’Ottocento, in cerca di una vita migliore.


Nell'immagine, Foto di gruppo della V Brigata partigiana Garibaldi Luigi Nuvoloni.

Documento inserito il: 23/10/2025
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