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Considerazioni sui Fenici e sugli Ebrei

del Prof. Giovanni Pellegrino


In questo articolo rivolgeremo la nostra attenzione su due popoli dell’area siro-palestinese ovvero i fenici e gli ebrei.
L’area siro-palestinese compresa tra la Penisola Anatolica a nord e l’Egitto a sud fu occupata a partire dal III millennio da popolazioni nomadi semitiche che le attribuirono il nome di terra di Canaan.
Tra il 1200 e il 1100 a.C. si verificarono anche qui le incursioni dei cosiddetti popoli del mare.
Queste migrazioni diedero luogo a mescolanze fra i popoli e allo stanziamento di nuovi popoli: tra questi ricordiamo i filistei, che si stanziarono nella parte meridionale della terra di Canaan, che dà loro prenderà il nome di Palestina.
Invece nella parte settentrionale della terra di Canaan fiorì la civiltà dei fenici, così chiamati dai greci per il color rosso porpora delle loro stoffe.
Più tardi i romani chiameranno ”punici” gli abitanti di Cartagine colonia fenicia fondata nell'814 a.C.
La presenza del mare e la grande disponibilità di un legname particolarmente adatto alla costruzione di navi, spinsero i fenici a dare grande importanza alla navigazione e al commercio. Quella fenicia fu infatti una civiltà soprattutto mercantile.
Di conseguenza l’importanza storica rivestita dai fenici, sta nel fatto di avere esportato la civilizzazione medio orientale nel Mediterraneo occidentale. In tal modo questo popolo realizzò la prima unificazione economica del Mediterraneo.
Dobbiamo mettere in evidenza che i fenici fondarono sulla costa importantissime città, che divennero i primi empori commerciali del mondo antico. Le più importanti città costiere fondate dai fenici furono Fidone, Tiro e Biblo.
Nonostante la loro importanza per la civilizzazione del Mediterraneo occidentale, i fenici non costituirono mai uno stato unitario, fatto che causò la debolezza politica e militare delle città fenice.
Delle singole città il potere era in mano a una nobiltà formata da ricchi mercanti, mentre l'insieme delle città fenice si trovavano sotto la guida del re.
Proprio la mancanza di uno stato unitario e la conseguente debolezza politico militare di tale popolo, segnò alla lunga il destino delle città fenice. Esse infatti saranno sottomesse dagli egiziani, dagli assiri e dai babilonesi. Infine, le città fenice cadranno sotto il dominio di Alessandro Magno nel corso del IV secolo a.C.
Prenderemo ora in considerazione l’importanza della colonizzazione fenicia del Mediterraneo.
Dobbiamo mettere in evidenza che l’espansione commerciale dei fenici nel Mediterraneo occidentale iniziò verso l’XI secolo a.C. Tale colonizzazione assunse una così grande rilevanza ed importanza che, verso il IX secolo a.C. in tutto il Mediterraneo erano presenti colonie fenice.
Le principali colonie fenice esistenti nel Mediterraneo erano: Caralis (l’odierna Cagliari) in Sardegna; Panormo (Palermo) e Lilibeo (in Sicilia); l’intera costa delle attuali Tunisia e Libia con Cartagine e Leptis Magna; Malta; Cipro.
Le navi fenice trasportavano nel Mediterraneo un grandissimo numero di merci.
Oltre alla porpora (ricavata da un particolare mollusco, il murice) le navi fenice trasportavano nell’intero Mediterraneo legname, oro, avorio, metalli ed utensili.
Particolare importanza rivestiva nel Mediterraneo il commercio di schiavi effettuato proprio dai fenici.
Le esigenze commerciali rivestivano un ruolo di particolare importanza per il popolo fenicio.
Proprio per esigenze commerciali, con tutta probabilità furono i fenici a inventare una scrittura basata sull’alfabeto fonetico. In tale alfabeto, ogni suono della lingua parlata corrispondeva a un segno.
Ma quali erano le caratteristiche fondamentali dell’alfabeto fonetico fenicio?
Questo alfabeto era costituito da 22 segni (per le sole consonanti) in luogo delle centinaia di grafemi della scrittura geroglifica o cuneiforme. Proprio perché esistevano solo 22 segni, la scrittura fonetica fenicia era molto più facile da apprendere, da ricordare e da usare rispetto alla scrittura geroglifica o cuneiforme. Per tale ragione, grazie all’alfabeto fonetico fenicio, la scrittura smise di essere una esclusiva prerogativa della classe dei sacerdoti e degli scribi, che custodivano gelosamente tale segreto.
Nella seconda parte di questo articolo ci occuperemo dell’importanza storica rivestita dal popolo ebreo.
Minore importanza economica e politica, ma enorme rilievo culturale li ebbe un altro popolo dell’area siro-palestinese, ovvero gli ebrei.
Questo popolo fondò una religione monoteista da cui trasse origine la religione oggi più diffusa nell’occidente: il cristianesimo.
Benché le sue informazioni vadano accolte e vagliate con molta cautela, la maggior parte di quanto sappiamo sulle origini e sulle vicende storiche degli ebrei deriva dalla Bibbia.
Secondo il racconto biblico fu attorno al XVIII secolo a.C. che alcune tribù ebraiche provenienti dalla Mesopotamia giunsero nell’attuale Palestina. Le guidava il patriarca Abramo.
Troviamo in questo racconto biblico due elementi fondativi dell’ebraismo: il fatto che si tratta di una religione rivelata, cioè fondata sulla rivelazione divina, ed il monoteismo, cioè la fede in un solo dio. Entrambi questi elementi appartengono anche al cristianesimo e all’islam.
Sempre secondo il racconto biblico i diretti discendenti di Abramo vissero in Palestina.
Facciamo riferimento al figlio di Abramo, Isacco, e al nipote del patriarca, Giacobbe.
Giacobbe ebbe dodici figli che diedero il nome alle dodici tribù di Israele.
Dal nome in lingua ebraica di Giacobbe, con tutta probabilità deriva il nome Israele, con il quale si indica il popolo ebraico e l’attuale stato da esso costituito.
Dalla Palestina, probabilmente in seguito a una grave carestia, gli ebrei si trasferirono in Egitto intorno al 1650 a.C.. Essi rimasero in Egitto per circa quattro secoli in condizione di semi schiavitù.
Intorno al 1250 a. C. un grande capo religioso, Mosè, guidò gli ebrei nel viaggio di ritorno oltre il mar Rosso e il Sinai. Questo viaggio di ritorno prende il nome di esodo.
È storicamente provato che gli ebrei si insediarono in Palestina intorno alla metà del XVIII secolo a.C.. Per conquistare la Palestina essi approfittarono del vuoto politico e militare lasciato dagli egiziani e dagli ittiti in seguito all’invasione dei “popoli del mare”.
Per conquistare la Palestina, gli ebrei dovettero piegare con la forza la resistenza delle popolazioni cananee.
Superato il primitivo nomadismo, gli ebrei si organizzarono in villaggi senza tuttavia dare origine a uno stato unitario.
Fu la minaccia sempre più grave dei popoli vicini, in particolare dei filistei, a stimolare la formazione di uno stato in grado di provvedere alla difesa delle dodici tribù. ciò avvenne sotto la guida di Saul il primo re (1020-1000 a.C.). Egli unificò il territorio della Palestina creando un unico regno che comprendeva non solo le tribù ebraiche, ma anche i filistei e le città cananee.
Dopo la morte di Saul salì al trono David, che sconfisse una ribellione dei filistei dando maggiore forza al regno degli ebrei.
Tale regno fu ulteriormente rafforzato dal figlio di Davide, Salomone molto conosciuto per la sua saggezza. Fu Salomone a far costruire il tempio di Gerusalemme, destinato a custodire l’Arca dell’Alleanza contenente le tavole della legge.
Tuttavia, dopo la morte di Salomone e a causa dei conflitti tra le tribù, lo stato ebraico si divise in due parti molto spesso in conflitto tra loro. Le due parti in questione erano il Regno di Giuda a sud e il Regno di Israele a nord.
Così indebolito, lo stato ebraico divenne terra di conquista per i potenti vicini della Mesopotamia. Di conseguenza cadde per primo il Regno di Israele sotto il dominio degli assiri (724 a.C.).
In un secondo momento i babilonesi nel 586 a.C. conquistarono Gerusalemme, distrussero il tempio e deportarono parte degli ebrei a Babilonia. Questo periodo storico prese il nome di “cattività babilonese”. La parola cattività significa prigionia degli ebrei a Babilonia.
Tale periodo storico fu moto importante per gli ebrei perché in esso si consolidò la loro identità culturale e religiosa. Sempre in questo periodo storico si alimentò la speranza di una rinascita che sarebbe stata portata da un messia.
Dobbiamo dire che in ebraico messia significa “consacrato da Dio”.
Le dolorose tappe della peregrinazione degli ebrei non erano però finite ancora. Infatti dopo i dominatori babilonesi fu la volta dei persiani (539 a.C.) e poi di Alessandro Magno.
Infine fu la volta dei romani che ridussero la Palestina a una provincia del loro impero.
Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sui fenici e sugli Ebrei.Documento inserito il: 03/07/2023
  • TAG: fenici, ebrei, re saul, re davide, re salomone, cattività babilonese, palestina, filistei

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