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Klang - Spade di Aquile e di Leoni [ di ]

QUANDO TRA LE DOLOMITI SI PRODUCEVANO LE SPADE PER I SOVRANI EUROPEI


Un progetto Interreg riscopre questa antica tradizione e la valorizza in chiave moderna, per un turismo slow rivolto a famiglie, amanti del trekking e della storia. A tutti.
Belluno Pordenone e il Tirolo accomunati da una tradizione che dalle miniere tra le Dolomiti porta alle grandi corti europee.
Nasce “Klang – Spade di leoni e di aquile”, un progetto studiato per ridare lustro ad un’antica arte.
Tra le Dolomiti venete e friulane non ci sono solo pascoli e malghe. In antichità i territori sono stati al centro di una produzione di armi bianche destinata ai più grandi centri europei, sovrani compresi, una maestria che ha reso i maestri spadai di queste zone celebri in tutto il mondo, corteggiati, ammirati e perfino immortalati da noti pittori. Tra il XIV e il XVII secolo, infatti, l’area bellunese, friulana e tirolese fu investita da un’importante fioritura economica grazie allo sfruttamento delle risorse legno e ferro; la provincia di Belluno divenne celebre grazie alla fama dei maestri spadai capaci di forgiare spade di altissima qualità, commercializzate in Europa e ambite da sovrani come Massimiliano d’Asburgo.
Oggi i tre territori si prendono a braccetto per valorizzare questo spaccato di storia anche in chiave turistica. Ne deriva un progetto dove vicende e tradizioni si intrecciano, in cui si riscopriranno personaggi protagonisti di un’epoca in cui territori marginali sono stati al centro dei grandi avvenimenti storici. Una storia antica che ha molto da insegnare al presente.
“Belluno è stata nel tardo Medioevo e nel Rinascimento una delle grande capitali europee della produzione di spade – spiega Marco Perale, assessore alla cultura del Comune di Belluno, capofila del progetto - , ma per molti secoli ha dimenticato questa gloriosa storia. Dopo il 1600, quando la tradizione delle miniere e quella fusoria si sono orientate su altri settori, come la produzione di chiavi, di spade non si è più parlato. Quella tradizione andò a morire perché le lame furono soppiantate dalle armi da fuoco e per la fine delle guerre di Venezia. Questo portò ad un tracollo della montagna bellunese e a dimenticare questo glorioso passato. Ma il settore conobbe davvero uno sviluppo enorme, con personaggi come Andrea Ferrara, uno dei maggiori spadai europei. Proprio per questo è ora che la citta si riappropri della sua storia. Conoscere il passato è utile e importante per l'identità e per capire dove andare. L'esperienza del distretto industriale delle spade ha molto da insegnare anche oggi”.
“Gli spadai bellunesi e feltrini tra fine Quattrocento e inizi del Seicento erano conosciuti in tutta Europa per la loro arte e le loro creazioni erano richieste dai sovrani europei, non solo come armi per l'esercito ma anche come vero e proprio status symbol, cioè da utilizzare durante le parate o in particolari cerimonie – spiega Luigino Boito, presidente del Circolo Cultura e Stampa Bellunese -, famose furono infatti le tre spade realizzate dai fratelli Ferrara per il tesoro del regno inglese, usate per l'incoronazione dei sovrani d'Oltremanica. La fortuna del nostro territorio è stata quella di avere tutta la filiera di produzione in provincia: il ferro delle miniere del Fursil, l'acqua del Piave per il trasporto del materiale e l'acqua dei torrenti per far muovere le ruote idrauliche delle fucine, il legname per il carbone e la pietra da mola che veniva addirittura esportata in tutto il mondo. I marchi delle spade bellunesi erano simboli identitari e tracciabili, garanzia di altissima arte e sinonimo di eccellenza, tanto importanti da essere anche contraffatti esattamente come oggi vengono contraffatti i grandi marchi della moda italiana”.
Così, attorno al mondo delle spade antiche nasceranno sale espositive, legami e reti tra musei, nuove e sperimentali forme di archiviazione delle armi bianche antiche, punti informativi e riqualificazioni di rogge in disuso. Un filo rosso legherà i tre territori e gli interventi che nasceranno per ottenere, alla fine, un percorso turistico unico che dal Tirolo porta alle Dolomiti bellunesi e poi fino a Maniago. Un itinerario tematico da vivere a tappe, a piedi di roggia in roggia o in auto scegliendo se soffermarsi sui musei dei centri storici o spingersi fino a scoprire i luoghi della produzione, dove fiorivano gli opifici e si batteva l’acciaio destinato a importanti committenti.


IL PROGETTO

Klang, termine tedesco che sta per “rumore forte” e che in italiano rimanda al rumore dei metalli, è il nome scelto per questo progetto finanziato dall’UE, dal Fondo FESR e Interreg V-A Italia-Austria 2014-2020 e sospeso tra valorizzazione turistica, riscoperta storica e scientifica di un passato finora noto per lo più agli addetti ai lavori.
Il capofila del progetto è il Comune di Belluno, i partner sono il Circolo Cultura e Stampa Bellunese, l’Università di Innsbruck, il Comune di Maniago e quello di Santa Giustina. A questi si aggiungono i partner associati, ovvero la Provincia di Belluno, il Comune di Colle Santa Lucia, l’Unione Montana Bellunese e la Fondazione Teatri delle Dolomiti.
Il Tirolo era l’area da cui provenivano i minatori specializzati impiegati nelle miniere del Bellunese dove, poi, venivano anche realizzate le famose spade grazie agli abili spadai diventati celebri in tanti Paesi. La tradizione e i segreti dell’arte, poi, arrivavano fino a Maniago, in Friuli, dove allo stesso modo fiorì una ricca produzione di lame portata avanti ancora oggi.


LE AZIONI

Ogni partner si impegna a fare la sua parte per la riuscita del progetto e la creazione dell’itinerario. Grazie ai ricercatori dell’Università di Innsbruck si sperimenterà, per la prima volta e con armi antiche prodotte nel distretto bellunese, un nuovo metodo di catalogazione delle armi bianche, fondamentale per proporre una schedatura scientifica che possa essere utilizzata e diffusa all’interno di tutte le collezioni oplologiche internazionali.
Verranno inoltre censiti i luoghi di interesse per creare una guida mappata del percorso turistico che si arricchirà, durante il progetto, di nuovi centri museali e didattici. A Belluno, all’interno del prestigioso museo civico di Palazzo Fulcis, per esempio, sarà ricavata una sala dedicata agli spadai con pezzi autentici realizzati nel Bellunese e che torneranno nel luogo di origine grazie a legami e prestiti di altri importanti musei. A Santa Giustina rinascerà l’antica loggia degli spadai a Formegan, uno dei maggiori centri di produzione di armi bianche tra il XIV e il XVII secolo; l’amministrazione comunale si occuperà di riqualificare i muretti a secco, le opere idrauliche lungo le rogge e tutto quanto riporta all’antica lavorazione. Infine a Maniago una parte del Centro visitatori del Castello, collegato al Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie, verrà dedicata alle spade e alle lame.
Non solo, ci saranno eventi e convegni con i massimi studiosi ed esperti di armi antiche.


Per maggiori informazioni:

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Documento inserito il: 24/04/2020
  • TAG: dolomiti, spade, aquile, leoni, tirolo, bellunese, pordenonese, turismo, klang

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