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>> Storia Antica > Impero romano

Costantino e la dimensione religiosa

del Prof. Giovanni Pellegrino


Senza dubbio Costantino favorì il cristianesimo. Tuttavia, a parte qualche caso particolare, l’imperatore non ordinò né chiusure né tantomeno distruzioni di templi pagani, limitandosi a non contribuire alla loro fondazione.
Il sovrano si comportò in questo modo in quanto era consapevole di governare un impero nel quale convivevano diverse religioni. Nessun culto pagano venne proibito da Costantino, sacrifici animali a parte.
Per quanto riguarda gli ebrei, dobbiamo dire che l’imperatore aveva negato loro fin dal 315 il diritto al proselitismo, anche se veniva loro riconosciuta, in vari successivi documenti, la libertà di culto.
In ogni modo Costantino non si intrometteva di solito in questioni legate all’ebraismo o, sacrifici cruenti a parte, al paganesimo.
Invece intervenne più volte e con rigore nelle faccende interne alle chiese cristiane, che in Oriente erano più numerose, più colte, meglio organizzate che non in Occidente, ma attraversate da forti e dure polemiche.
Questo atteggiamento dell’imperatore era un segno di più del fatto che egli non si sentiva estraneo al cristianesimo.
Nel 326 emanò una legge contro marcioniti, montanisti e gnostici.
Nello stesso tempo, a livello popolare, all’interno delle comunità cristiane diventate maggioritarie grazie all’autorità dei primi concili, cominciarono a svilupparsi contro le minoranze le stesse, più o meno volgari e incontrollate, dicerie e calunnie che erano circolate a lungo nelle plebi pagane contro i cristiani nel loro complesso.
È sorprendente che le accuse che i pagani avevano per tanto tempo lanciato contro i cristiani venissero riprese dai cristiani maggioritari contro gli eretici.
D’altronde è giusto individuare una svolta e sottolineare pertanto il carattere di discontinuità nel relativamente rapido processo di cristianizzazione dell’impero. Tale processo di cristianizzazione portò, sul piano giuridico, sia le leggi di Costantino del 324 che quelle di Teodosio una settantina di anni dopo.
Tuttavia si deve pure mettere in evidenza una certa continuità tra etica pubblica e privata cristiana da una parte ed etica pubblica e privata pagana dall’altra.
È stato riportato da molti studiosi che uno dei caratteri distintivi del cristianesimo fu il fatto che esso era portatore di un forte e caratteristico messaggio etico, anche se l’impero romano pagano possedeva senza dubbio un importante bagaglio morale che però non dipendeva affatto necessariamente dai culti pagani.
Possiamo dire che il cristianesimo trasferì sulla religione, sulla teologia, sulla mistica, un fervore di passioni e discussioni al quale il mondo antico greco‑romano non era estraneo, ma che i pagani incentravano sui temi filosofici piuttosto che sulla dimensione religiosa.
Comunque sia, una delle chiavi del successo del cristianesimo, quanto meno tra le élite colte, fu proprio tale caratteristica.
Costantino che, con qualche restrizione e con molto personale ed evidente disprezzo, lasciò tuttavia i suoi sudditi liberi di vivere da pagani, fu viceversa rigorosissimo nel campo etico, specie nei confronti di qualunque forma di abuso o di irregolarità sessuale, con particolare riferimento all’adulterio.
Una rigorosa etica pubblica aveva presieduto all’età augustea come a quella flavia: il pudore, la continenza, la sobrietà erano stati valori romani prima di essere valori cristiani.
Costantino fu una personalità complessa e contraddittoria. Accettando il battesimo solo molto tardi, praticamente quasi in punto di morte, palesò forse la sua consapevolezza profonda che la morale cristiana era solo molto problematicamente compatibile con gli obblighi, le responsabilità e le esigenze politiche di un regnante.
Tra l’altro, il suo consigliere Osio lo aveva avvertito che il battesimo avrebbe eliminato, insieme con quello originale, tutti i peccati.
Quando si parla di “cristianesimo costantiniano” si deve tener presente che Costantino non solo non fondò nessuna religione, ma nemmeno inaugurò un modo nuovo e diverso di considerare il cristianesimo. Egli si limitò a immettere la Chiesa cristiana nello Stato imperiale, riconoscendola come porto privilegiato e aprendo con ciò obiettivamente la porta alle future tesi di superiorità della Chiesa sullo Stato.
Tuttavia Costantino mai, nemmeno alla lontana, giunse a conclusioni del genere per quanto riguardava la sua concezione dell’impero. Tuttavia il suo governo rappresenta una decisa svolta nella storia dell’impero romano, della Chiesa cristiana e del cristianesimo.
Va sottolineato però che la duplice vittoria di Costantino, su Massenzio prima e su Licinio poi, e la sua scelta religiosa non furono per nulla effetto e conseguenza, bensì al contrario semmai causa del definitivo trionfo del cristianesimo nell’impero romano.
Dobbiamo mettere in evidenza che la scelta religiosa di Costantino, per quanto rimasta nella sfera personale del sovrano, aveva comunque un aspetto e delle conseguenze di carattere pubblico.
In ogni caso dobbiamo anche dire che le persecuzioni dei cristiani, anche se furono durissime prima della salita al trono di Costantino, non riuscirono a fermare l’ascesa del cristianesimo.
Riguardo le persecuzioni subite dai cristiani prima dell’avvento di Costantino dobbiamo però, per onestà intellettuale, mettere in evidenza che l’occultamento e la distruzione, o semplicemente l’oblio, di molte fonti pagane hanno reso impossibile un equilibrato recupero di quel passato così lontano.
Si tratta dell’antico dramma della ipertrofizzazione delle ragioni dei vincitori e della dimenticanza di quelle dei vinti, ossia i pagani.
Resta innegabile tuttavia il fatto che il ruolo di Costantino è stato decisivo nella vittoria del cristianesimo sul paganesimo.
Non possiamo dimenticare, con tutte le riserve alla luce delle quali è opportuno trattare i dati statistici di quell’epoca lontana, che al tempo di Costantino i cristiani erano solamente il 5–15% della popolazione dell’impero romano.
Inoltre questa bassa percentuale di cristiani era mal distribuita nell’impero romano, con una più forte densità nelle città, specie nelle maggiori, e pochissimi rappresentanti nelle zone rurali, e con una certa concentrazione in Oriente.
Ciò significa, in ultima analisi, che in alcune zone occidentali dell’impero il cristianesimo era praticamente inesistente.
Quindi dobbiamo ammettere che, senza la scelta autoritaria di Costantino, il cristianesimo non sarebbe mai potuto diventare la religione di un’intera popolazione.
Proprio la scelta di Costantino non fu effetto, bensì causa della vittoria del cristianesimo.
La tesi abbastanza diffusa secondo la quale Costantino fu indotto ad abbracciare il cristianesimo in quanto credette di individuare in esso una dottrina in grado di fornire all’impero unità e stabilità appare astratta e arbitraria.
Tale tesi potrebbe essere giustificata solo se si potesse provare che al tempo di Costantino era ormai cristiana, se non la maggioranza, buona parte della popolazione. Ma ciò non era assolutamente vero, come sanno tutti gli storici.
A maggior ragione appare ridicola la tesi secondo la quale la scelta religiosa di Costantino sarebbe stata un astuto calcolo politico. Tale tesi non è convincente perché, tra il primo e il secondo quarto del IV secolo, nulla poteva far prevedere come prossima e tantomeno inevitabile la vittoria dei cristiani sui pagani.
Concludiamo il nostro discorso ribadendo che, senza la scelta di Costantino, la storia religiosa dell’impero romano sarebbe stata molto diversa, poiché il consolidamento cristiano nell’impero romano con tutta probabilità non si sarebbe mai verificato.
In ultima analisi, l’onestà intellettuale ci impone di ammettere che Costantino gettò sulla bilancia del confronto tra il cristianesimo e le altre religioni il peso decisivo del suo appoggio nei riguardi della religione cristiana.


Nell'immagine, l'Imperatore Costantino.

Documento inserito il: 23/12/2025
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