Cookie Consent by Free Privacy Policy website
>> Storia Antica > Impero romano

Il consolidamento cristiano del IV secolo nell’impero romano

del Prof. Giovanni Pellegrino


Da quando Costantino aveva gettato sulla bilancia del confronto tra il cristianesimo e le altre religioni il peso del suo appoggio, il cristianesimo era penetrato un po' a tutti i livelli, ma tuttavia era forte soprattutto tra i ceti urbani medi e inferiori.
Mentre il cristianesimo stesso non riusciva a far presa particolarmente nell’aristocrazia e negli ambienti colti cittadini.
Va inoltre messo in evidenza che il cristianesimo, data la sua forte tendenza al proselitismo e all’attività missionaria, era in grado di penetrare con maggior o minore efficacia in alcuni ambienti, mentre era respinto con più o meno decisione da altri ambienti.
Infine, va tenuto presente che già con Costantino, e ancor più con i suoi successori escluso Giuliano, ci si convertiva al cristianesimo o si nascondeva la propria appartenenza al paganesimo anche per opportunismo, per far carriera e per evitare fastidi se non addirittura persecuzioni.
D’altra parte la crisi demografica e socio economica, già cominciata nella seconda metà del III secolo, aveva modificato anche la struttura religiosa della popolazione.
L’arresto dell'espansione economica e lo sviluppo della burocrazia, allargando l’area dei meno abbienti e degli impoveriti e sollecitando quindi l’adesione a culti religiosi nei quali la speranza avesse una maggiore importanza, favorì senza dubbio l’aumento degli adepti del cristianesimo.
Molti studiosi sostengono che a metà del IV secolo, l’impero romano era ormai cristiano per oltre la metà dei suoi abitanti, il che significa che i cristiani erano probabilmente in maggioranza, sia pure di poco, in alcune grandi città come Alessandria, Antiochia, Tessalonica, e forse nella stessa Roma.
Ma si trattava di una società dal punto di vista socioeconomico molto fragile, all’interno della quale molti individui avevano cercato proprio nel cristianesimo un rifugio da disagi e pericoli di vario tipo.
A partire dal IV secolo e poi ancor più decisamente nel V secolo, la crisi colpì proprio le città causandone la flessione demografica e, specie in occidente, addirittura lo spopolamento.
Si è discusso a lungo se il diminuire delle iscrizioni votive nei templi pagani, che l’archeologia registra come propria di questa fase storica, dipendeva semplicemente dalla flessione demografica, o era invece dovuto a una crescente disaffezione nei confronti dei culti tradizionali pagani. In ogni caso è certo che tra il IV e il V secolo il cristianesimo sfuggì alla decadenza dei ceti che nei decenni precedenti ne avevano sostenuto l’affermazione.
Anzi, dobbiamo dire che il cristianesimo riuscì a conquistare sempre più spazi nella pubblica amministrazione, tra i soldati, nelle campagne e perfino tra i barbari, che nel frattempo affluivano sempre più numerosi all’interno dei confini dell’impero romano.
Agli alti livelli gerarchici, nelle chiese cristiane il nuovo corso imposto da Costantino aveva causato reazioni contrastanti.
Infatti, da una parte non si poteva fare a meno di provare nei confronti di Costantino sentimenti di rispetto, di ammirazione, di gratitudine. Ma dall’altra parte, gli alti livelli gerarchici si sentivano a disagio davanti all’autorità dispotica di Costantino, che pretendeva di regolare la vita interna della chiesa e addirittura perseguitare e punire i cristiani che aderivano a credenze eretiche.
Tra l’altro, le alte gerarchie cristiane si sentivano esposte a qualunque possibile mutamento di indirizzo dell’autorità imperiale romana, mutamento che non poteva essere escluso in maniera assoluta.
Dopo la morte di Costantino, avvenuta il 22 maggio del 337 dopo aver ricevuto sul letto di morte il battesimo da Eusebio, vescovo ariano della città, cominciarono le lotte tra gli eredi di Costantino.
Alla fine come unico imperatore rimase Costanzo II, deciso avversario del paganesimo.
Fu con lui, che a dire degli storici, si raggiunse un sostanziale equilibrio tra pagani e cristiani nell’esercizio delle cariche pubbliche, nonostante esistesse un forte conservatorismo pagano tra i senatori.
Ma se pagani e cristiani erano più o meno presenti in pari numero tra i governanti, era indubbiamente vero che i governati erano ancora nella forte maggioranza pagani.
A causa di ciò, si mostrò evidente la volontà degli imperatori cristiani di aumentare quanto più possibile la presenza cristiana nell’impero romano.
Dobbiamo anche dire che in alcuni casi, alcuni imperatori cristiani eredi di Costantino favorirono il cristianesimo, anche utilizzando metodi non propriamente liberali.
La vita nelle comunità cristiane restava d’altra parte inquieta al suo interno, nonostante la sistemazione derivante dal concilio di Nicea.
Intanto si avviava con forza il culto dei martiri.
Si è calcolato che nel 354 a Roma su 24 giorni festivi, 22 erano dedicati a un martire.
Più tardi esplose il culto delle reliquie, inaugurato da quelle del protomartire Stefano, che ritrovate a Gerusalemme nel 415 fecero il giro scatenando un notevolissimo e fortissimo entusiasmo.
Nel medesimo intervallo di tempo, Agostino denunziava il fatto che reliquie di martiri o qualcosa spacciato come tale venissero vendute senza nessun pudore da mercanti girovaghi.
Dobbiamo mettere in evidenza che gli imperatori immediatamente succeduti a Costantino, favorirono in ogni modo i cristiani inquadrati nella Chiesa, della quale si consideravano “presidenti” o, secondo una espressione attribuita a Costantino, ”vescovi di quelli di fuori”.
Tuttavia dobbiamo dire che il conflitto tra cristiani atanasiani e cristiani ariani divenne molto violento, giungendo perfino a coinvolgere la stessa dinastia imperiale.
Non c’è dubbio che in tale periodo storico molti pagani scelsero di convertirsi al cristianesimo, non per intima convinzione, ma per più o meno pronunciato opportunismo, visto il favore accordato al cristianesimo dagli imperatori eredi di Costantino.
Si può dire che molti pagani, tenendo conto della scelta religiosa degli imperatori, salirono sul carro del vincitore.
Ciò nonostante, le principali prerogative, almeno di quelli che si presentavano come culti pubblici pagani, vennero per lungo tempo lasciate intatte.
Per fare un esempio, Costanzo II rispettò i privilegi delle vestali, nonché i collegi sacerdotali nei quali l’aristocrazia era particolarmente forte.
Tuttavia vennero proibiti con grande severità i sacrifici cruenti pagani.
D’altra parte, Costanzo II rimase sempre fedele al principio di Costantino, secondo il quale i culti pagani, pur considerati estranei alla sua persona, facevano parte della vita pubblica.
Infine, dobbiamo dire che Costanzo II si adeguò a quella mentalità molto diffusa nei ceti dirigenti e in quelli colti dell’impero, secondo la quale pagani o cristiani che si fosse si considerava la tradizione civile e culturale romana come la propria e ci si esprimeva attraverso di essa.
Inoltre, benché gli imperatori cristiani di quel periodo favorissero in ogni modo il cristianesimo, molti furono gli intellettuali pagani a servizio degli imperatori cristiani.
Concludiamo comunque il nostro discorso ribadendo che un certo numero di cristiani in quel periodo storico, si resero responsabili di affronti violenti nei confronti di simboli o aspetti del culto pagano, che essi non rispettavano e contestavano e dal quale intendevano distogliere i cittadini dell’impero romano.


Nell'immagine, l'Imperatore Costanzo II.

Documento inserito il: 28/12/2025
  • TAG:

Articoli correlati a Impero romano


Note legali: il presente sito non costituisce testata giornalistica, non ha carattere periodico ed è aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001.
La responsabilità di quanto pubblicato è esclusivamente dei singoli Autori.

Sito curato e gestito da Paolo Gerolla
Progettazione piattaforma web: ik1yde

www.tuttostoria.net ( 2005 - 2025 )
privacy-policy