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Storia dell'uomo dalle origini ai giorni nostri. Quarantacinquesima puntata

di Alberto Sigona


La Prima Guerra Mondiale
Prima parte


Ogni Nazione era convinta che la propria causa fosse giusta, si credeva minacciata da un perfido nemico bramoso di ucciderla, e pensava che soltanto la propria vittoria potesse salvare l'ordine morale nel mondo”. [Herbert Fisher]


L’assassinio dell’arciduca Ferdinando accende la miccia

Come già detto, in Europa, sul finire della Belle Epoque, spiravano pericolosi venti nazionalistici che portarono ben presto diversi Stati a non guardarsi di buon occhio, creando un clima incandescente noto come “Pace armata”. Pareva che bastasse una scintilla per far esplodere il tutto. Scintilla che difatti scocca il 28 giugno 1914, quando a Sarajevo (in Bosnia-Erzegovina, entità appartenente all'Impero austro-ungarico), un giovane studente nazionalista serbo-bosniaco (Gavrilo Princip, che agì per conto di un’associazione segreta serba, la cui Nazione rivendicava da tempo i territori che erano sotto il dominio austro-ungarico, per unire in un solo Stato gli slavi del Sud, fra cui croati, sloveni e bosniaci) uccide a colpi di pistola l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico, e sua moglie. Di conseguenza l’Austria-Ungheria inviò alla Serbia un ultimatum, in cui si chiedeva che il governo si adoperasse per far cessare ogni forma di propaganda ostile agli Asburgo (cioè la famiglia regnante nell'Impero austro-ungarico) e che le indagini sull’attentato fossero condotte con la partecipazione di funzionari austriaci. L’ultimatum fu respinto in quest’ultimo punto(1) (perché ovviamente rappresentava un oltraggio alla propria sovranità), così l’Austria, dopo essersi assicurata l’appoggio della Germania, il 28 luglio del 1914 dichiarava guerra alla Serbia: era il preludio alla Prima Guerra Mondiale. La dichiarazione di Guerra innescò, infatti, a causa delle varie alleanze (come si evince dalla cartina, da una parte vi erano gli Imperi Centrali – Impero Germanico, Impero Ottomano ed Impero Austro-Ungarico in testa - e dall'altra gli Stati dell'Intesa, comprendenti in primis Francia, Impero Britannico ed Impero Russo), una reazione a catena, che in breve tempo spinse tutte le potenze europee ad entrare in guerra. Anche se ciò in realtà fu solo il pretesto per soddisfare le aspirazioni di conquista delle varie Nazioni.


Un conflitto immane e logorante

La Germania del Kaiser Guglielmo II alla fine dell'estate invade la Francia (dopo aver attraversato il Belgio neutrale, violandone la sovranità) sperando di piegarla in breve tempo, ma la resistenza francese pone le premesse di una lunga ed estenuante guerra di trincea(2) (fatta di pochi attacchi spesso inconcludenti che però sfociavano in autentiche carneficine: i generali, infatti, ingabbiati in teorie belliche che risalivano alle guerre napoleoniche, ordinavano ai propri uomini l'assalto di linee fortificate con la vana speranza che venissero superate), che avrebbe preso rapidamente il sopravvento su quella di movimento (nel corso del conflitto però non sarebbero mancate le battaglie navali e, specialmente nella seconda fase delle ostilità, gli scontri di mezzi corazzati ed i bombardamenti aerei).

Dichiaratasi in un primo tempo neutrale(3) (si era inizialmente impreparati a sostenere un conflitto su larga scala), il 24 maggio del 1915 l’Italia di V. Emanuele III (il capo del Governo era Antonio Salandra) entra in guerra a fianco dell’Intesa (anziché degli Imperi centrali con cui era alleata!). La guerra, infatti, offriva l’occasione per conquistare le terre irredente, cioè quelle regioni in cui era presente una forte percentuale di italiani (su tutte il Trentino e l'Alto Adige) e che erano ancora in mano all’Austria, completando così l’unità nazionale (dando vita ad una sorta di... “quarta guerra d'indipendenza”).(4)

Ma dopo i facili entusiasmi che avevano accompagnato le prime settimane di guerra, i giovani italiani al fronte svilupparono ben presto un sordo rancore nei confronti di chi li aveva mandati allo sbaraglio, inadeguatamente addestrati, mal equipaggiati, con armi insufficienti ed obsolete, con pochi viveri, guidati male (e con troppa severità) dal capo di stato maggiore Luigi Cadorna, per una guerra - tutt'altro che eroica - che sarà considerata ben presto una inutile strage, come la ribattezzò l’allora Pontefice Benedetto XV. Una belligeranza - combattuta principalmente dalla fanteria (quasi sempre mandata letteralmente al massacro) - che era resa ancor più micidiale dalle nuove (seppur rudimentali) armi tecnologiche, come mitragliatrici, cannoni ultra potenti (che poco o nulla avevano a che fare con quelli delle campagne napoleoniche...), carri armati (il cui utilizzo in verità non sarebbe stato così primario per le sorti del conflitto, come si sarebbe invece verificato in occasione della Seconda Guerra Mondiale), siluri, persino gas chimici…. mentre facevano la loro comparsa anche gli aerei (furono adoperati sia i “caccia” sia quelli da ricognizione, e persino i bombardieri).

Col trascorrere dei mesi uno stato generale d'insofferenza verso la guerra iniziò a propagarsi anche fra i soldati di tutti Paesi belligeranti: si diffusero ovunque, nonostante le minacce del plotone di esecuzione, la diserzione o addirittura l’autolesionismo (consistente nell’infliggersi volontariamente ferite e mutilazioni per essere dispensati dal servizio al fronte), mentre in altre occasioni ci furono casi di ribellione collettiva, scioperi militari o ammutinamenti, che avvennero un po’ dappertutto.

Nel 1917 in quasi tutta Europa anche fra i civili inizia a serpeggiare il malcontento, che esploderà con scioperi e manifestazioni di piazza, che verranno repressi con la forza. Intanto le donne rimaste da sole, senza il supporto economico dei mariti, sono costrette a sostituirsi agli stessi nelle varie attività lavorative (per molti storici fu il principio dell'emancipazione femminile, anche se in realtà la guerra accentuò un processo già in corso).

Frattanto la rivoluzione bolscevica scoppiata in Russia(5) (sempre nel ’17: vi dedicheremo ampio spazio più avanti) indebolisce le forze dell’Intesa, che trovano però negli USA del Presidente Thomas Woodrow Wilson - che decisero di correre alle armi a causa della guerra sottomarina indiscriminata da parte della Germania (che aveva lo scopo di impedire agli inglesi di ricevere rifornimenti via mare(6), controbilanciando il blocco navale nemico), che aveva affondato anche navi civili americane e che ledeva gli interessi commerciali americani, visto che questi rifornivano di merci gli Stati dell'Intesa - un nuovo potente alleato (gli statunitensi però non avranno obiettivi d'annessione), che alla lunga si rivelerà decisivo per le sorti della Prima Guerra Mondiale (facendo valere, fra l'altro, tutto il peso della sua enorme potenza industriale).

Il 24 ottobre dello stesso anno - dopo un biennio di battaglie inutili ma molto sanguinose che non avevano consentito alcun avanzamento sul fronte italo-austriaco - le nostre truppe rimediarono una cocente sconfitta a Caporetto(7) (oggi Kobarid nell’attuale Slovenia): in pochi giorni, al cospetto di austriaci e tedeschi, persero 100 km di fronte (arretrando in Italia) e circa 400 mila uomini fra morti (che furono circa 10 mila), feriti e prigionieri, mentre migliaia di cannoni caddero in mano nemica. Alla fine i nostri comunque resistettero eroicamente fino al fiume Piave, scongiurando la capitolazione definitiva. Il comando da quel momento sarà affidato al generale Armando Diaz, decisamente più competente (ed umano) del suo predecessore. Le ripercussioni della sconfitta di Caporetto non si fecero attendere: l'invasione del territorio nazionale trasformò improvvisamente il volto della guerra, che assunse l'aspetto d'una lotta per la salvezza del Paese, ed ebbe il potere di suscitare una somma di energie sino allora assopite. La propaganda governativa (V. E. Orlando era diventato nel frattempo - precisamente il 30 ottobre, succedendo a P. Boselli, che a sua volta era subentrato a Salandra il 18 giugno del '16 - il nuovo capo del Governo), frattanto, per aiutare psicologicamente i soldati, promise loro laute ricompense una volta finita la guerra.

Sugli altri fronti di guerra, intanto, nessuno schieramento riusciva a prevalere sugli altri, per una situazione di sostanziale logoramento e stallo da cui si sembrava non poter uscire, e che non aveva prodotto altro che un numero spropositato di perdite umane.


Nell'immagine, Le alleanze prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale.


Note:

(1) La Serbia non temeva il conflitto in quanto contava sull'aiuto dell'Impero Russo, che si era proclamato amico dei popoli slavi. La Serbia aveva ottenuto una certa autonomia dall'Impero Ottomano attraverso le guerre di indipendenza (1804-1813 e 1815-1817) e aveva consolidato il suo territorio e la sua identità nazionale. Sarà ufficialmente riconosciuta come Stato indipendente soltanto nel 1878.

(2) Le trincee furono rese necessarie per ripararsi dalle micidiali armi nemiche, che non permettevano – a differenza di quanto accadeva nell'Ottocento – di avanzare senza essere sommersi da raffiche di proiettili.

(3) Tale decisione trovava conforto nella violazione da parte dei suoi alleati del preciso impegno di reciproca consultazione previsto dal trattato di alleanza in caso di minaccia della pace. L'Austria, infatti, aveva messo l'Italia dinanzi al fatto compiuto. Inoltre l'azione di Austria e Germania non era stata difensiva bensì aggressiva: l’Italia, infatti, era legata alla Germania e all’Austria-Ungheria da un’alleanza difensiva, che prevedeva l’intervento solo in caso di aggressione subita.

(4) Il fronte interventista comprendeva in primis i Nazionalisti ed i liberali di destra. A ruota vi erano i repubblicani, gli “irredentisti” ed i sindacalisti rivoluzionari (che intendevano trasformare un eventuale successo militare in una vittoria proletaria). Nella cerchia dei favorevoli vi erano anche gli industriali (soprattutto legati alla siderurgia, che speravano di ottenere notevoli guadagni economici dalla vendita di mezzi bellici) ed un certo B. Mussolini, di cui sentiremo parlare più avanti... Fra i contrari all'entrata in guerra vi era Giolitti, che un giorno nelle sue memorie scriverà: “Io avevo la convinzione che la guerra sarebbe stata lunghissima. A chi mi parlava di una guerra di 3 mesi rispondevo che sarebbe durata almeno 3 anni. La guerra avrebbe richiesto colossali sacrifici finanziari, gravi e rovinosi per un Paese come il nostro, ancora scarso di capitali.” Contro la guerra si schierarono anche i socialisti (“La guerra era un lusso sperperatore che avrebbe profuso energie e ricchezze che sarebbero potute servire a sanare le grandi piaghe sociali dalle quali la Penisola era afflitta.”) ed i cattolici: da precisare però che quest'ultimi non avevano ancora un partito attivo in Parlamento; il PPI nascerà nel 1919, anno in cui sarebbe stato revocato da Papa Benedetto XV il Non expedit, ovvero una disposizione della Santa Sede del 1868 con la quale si dichiarava inaccettabile che i cattolici italiani partecipassero alle elezioni politiche del Regno d'Italia e, per estensione, alla vita politica nazionale italiana (tale divieto non era esteso alle elezioni amministrative).

(5) L'entità della sua popolazione permise inizialmente alla nazione russa di schierare un numero di soldati notevolmente più grande di quello a disposizione di Germania e Austria-Ungheria insieme, ma a causa dell'insufficiente sviluppo industriale e delle carenze organizzative i suoi soldati patirono enormemente per la mancanza di sufficienti rifornimenti e armamenti. Nonostante tutto l'esercito russo, al di là di tante battaglie perse (come quelle di Tannenberg e di Gorlice–Tarnów) e territori caduti in mano nemica (come la parte di Polonia che si trovava sotto controllo russo), inflisse pesanti sconfitte all'esercito austro-ungarico (come in Galizia), mettendo in grande difficoltà anche l'esercito tedesco (basti pensare alla Battaglia di Riga); tuttavia alla fine l'esercito, indebolito dalle perdite umane (e dalle diserzioni di massa), dalle carenze materiali e minato dalle istanze rivoluzionarie e indipendentiste, non fu più in grado di continuare la guerra, tirandosene fuori nel 1917 (dopo aver perso ulteriori territori). In seguito (nel 1918) alcuni Stati appartenenti all'ex Impero Russo verranno invasi dallo schieramento opposto (Operazione Faustschlag) ma in seguito alla sconfitta degli Imperi centrali nella Grande Guerra questi Stati diverranno indipendenti (Ucraina, Bielorussia e Paesi Baltici), seppur per un limitato periodo.

(6) Gli Alleati riuscirono a reagire efficacemente adottando il sistema dei convogli (navi mercantili scortate da navi militari), migliorando la tecnologia anti-sommergibile (come il sonar) e intensificando la produzione navale.

(7) All'epoca Caporetto apparteneva all'Impero austroungarico. Dopo la vittoria italiana nel 1918 il confine si spostò e Caporetto entrò a far parte del Regno d’Italia, rimanendo italiana fino alla Seconda Guerra Mondiale. Poi nel Dopoguerra passò definitivamente alla Jugoslavia (oggi Slovenia).
Documento inserito il: 29/06/2025
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