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Storia dell'uomo dalle origini ai giorni nostri. Cinquantottesima puntata

di Alberto Sigona


IL SECONDO DOPOGUERRA


Il processo ai criminali di guerra

Le principali potenze del tempo di guerra (in primis Stati Uniti, Unione Sovietica e Gran Bretagna) si accordarono sul metodo per punire i responsabili dei crimini(1) nazisti commessi durante il conflitto, decidendo che costoro avrebbero dovuto subite un regolare processo. Le udienze si tennero nella città tedesca di Norimberga (Nürnberg) dal 20 novembre 1945 al 1 ottobre 1946 nel Palazzo di Giustizia di Norimberga (l'unica corte tedesca abbastanza grande da poter contenere l'evento e che non fosse stata distrutta dai bombardamenti Alleati). Il processo si basò in gran parte su prove schiaccianti, costituite da documenti militari e diplomatici caduti nelle mani delle forze alleate dopo il crollo del governo tedesco, che dimostravano in modo incontrovertibile l’entità delle violenze e delle brutalità compiute dai vertici del regime hitleriano. In primis finirono nell'occhio del ciclone i crimini orrendi compiuti contro gli ebrei durante la Shoah: il tribunale scoprì e dimostrò che tali atrocità erano state commesse su larga scala e in base a un preciso programma chiamato “soluzione finale”. Ma furono presi in considerazione anche tanti altri terribili misfatti (carcerazioni, abusi, torture, riduzioni in schiavitù, uccisioni...) realizzati nei confronti di militari e civili dei Paesi occupati, dalla Polonia all'Unione Sovietica, violando palesemente i principi cardine della Convenzione di Ginevra stipulata nel 1864, che tutelava in ambito bellico i diritti dell'uomo e delle Nazioni. Molti degli imputati furono perciò condannati a morte e giustiziati per impiccagione (fra cui Alfred Rosenberg, ideologo del Partito Nazista e padre delle teorie razziste; Joachim von Ribbentrop, Ministro degli Esteri ed Hermann Göring, capo della Luftwaffe, suicidatosi prima dell'esecuzione) mentre alcuni furono incarcerati a vita (Rudolf Hess) o comunque per parecchi anni (Albert Speer, Karl Donitz). Il Partito nazionalsocialista, le SS e la Gestapo furono dichiarati organizzazioni criminali.

La sentenza, fra l'altro, riconobbe il principio secondo il quale progettare una guerra d’aggressione costituisce un crimine internazionale. Il processo di Norimberga diede il via a movimenti che portarono cinquant'anni dopo all'adozione dello statuto della “Corte penale internazionale”.

Ma dopo la Seconda guerra mondiale non furono puniti solo i criminali nazisti.
Anche se l’attenzione pubblica rimase soprattutto sul regime nazista per l’enormità e la sistematicità dei suoi crimini, è giusto ricordare che la responsabilità per crimini di guerra e contro l’umanità coinvolse più Paesi e diversi attori. Parallelamente ai processi ai nazisti si svolsero in primis i Processi di Tokyo (1946–48), dove furono giudicati e condannati i vertici militari e politici dell’Impero giapponese, fra cui il Primo Ministro Hideki Tōjō, e poi Kōki Hirota, Seishirō Itagaki e Kenji Doihara. L’imperatore giapponese Hirohito non fu processato perché gli Stati Uniti, che occupavano il Giappone, temevano che la sua condanna potesse provocare rivolte e destabilizzare il Paese. Tra l'altro, in piena nascente Guerra Fredda, gli USA volevano trasformare il Giappone in un alleato stabile e anticomunista, e mantenere l’Imperatore al suo posto facilitava questo obiettivo. Per questo si costruì l’idea che i veri responsabili dei crimini fossero solo i militari e i politici attorno a lui, mentre Hirohito fu presentato come figura simbolica e mantenuto sul trono per guidare pacificamente la ricostruzione. Non ci furono invece processi internazionali per i tanti crimini commessi dagli Alleati(2).


Nell'immagine, l'aula del tribunale internazionale di Norimberga, nella quale vennero processati i principali gerarchi nazisti.


Note:

(1) Lo Stato italiano invece avrebbe deciso di amnistiare i criminali di guerra italiani e gli ex fascisti macchiatisi di gravi reati. L’amnistia fu pensata da Togliatti (Ministro di Grazia e Giustizia e leader del PCI) come uno strumento per “pacificare” il Paese, evitando una spirale di vendette e conflitti sociali. Ma in realtà secondo molti storici i motivi furono altri. La burocrazia, la magistratura, la polizia e l’esercito erano composti in larga parte da funzionari cresciuti nel ventennio, perciò colpire duramente tali figure avrebbe significato perdere personale “tecnicamente indispensabile”, e così si preferì riassorbire il vecchio personale invece di epurarlo.

(2) Alcuni gravi atti compiuti dagli Alleati rimasero fuori da qualunque processo internazionale perché essendo i “vincitori” definirono i criteri di responsabilità, orientando il giudizio penale esclusivamente sui crimini delle potenze dell’Asse. Tra i più rilevanti vi furono l’eccidio di Katyn (1940), in cui i russi uccisero migliaia di ufficiali polacchi, attribuendo poi falsamente la responsabilità ai tedeschi; le deportazioni, violenze e stupri di massa commessi da reparti sovietici durante l’avanzata in Europa orientale; i bombardamenti incendiari contro città prive di valore strategico diretto, come Dresda e Tokyo, condotti da Stati Uniti e Regno Unito e che causarono decine di migliaia di vittime civili; e l’impiego delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, la cui legittimità è tuttora oggetto di discussione etica e giuridica. Tra gli artefici di crimini contro l'umanità vi furono anche gli italiani. In Jugoslavia, le truppe italiane e le milizie fasciste, ad esempio, attuarono rappresaglie contro i civili, incendiando villaggi, deportando migliaia di persone nei campi di internamento e causando decine di migliaia di morti. In Grecia, invece, le forze italiane uccisero civili durante operazioni antipartigiane e contribuirono alla grave carestia che provocò decine di migliaia di morti.

Documento inserito il: 19/11/2025
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