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I marmi del Partenone

La storia dei fregi del Partenone, opera immortale di Fidia, asportati all’inizio dell’Ottocento e mai restituiti, è un esempio di comportamenti contrari all’etica civile, tanto più necessaria quando i protagonisti, come accade per Grecia e Gran Bretagna, appartengono all’Europa. Eppure, sarebbero stati sufficienti un minimo di buona volontà e l’abbandono di posizioni antistoriche.

Tutto ebbe origine nel 1802, quando Sir Thomas Bruce, Conte di Elgin ed Ambasciatore britannico in Turchia (all’epoca titolare della sovranità sui territori ellenici) si fece autorizzare, con un documento di validità per lo meno dubbia, ad asportare dal massimo monumento ateniese 50 lastre, 15 metope ed altri pezzi minori con cui avrebbe voluto arricchire la propria dimora.

Elgin era innamorato del marmo, materiale “tanto bello quanto indipendente dai mutamenti della moda” come aveva scritto nel 1801 aggiungendo che gli “ornamenti lapidei non risultano mai eccessivi”: tuttavia, questi buoni sentimenti non gli impedirono di effettuare il “prelievo” con mezzi approssimativi fatti arrivare dall’Inghilterra e con carente professionalità, tanto che alcuni pezzi vennero irrimediabilmente danneggiati mentre altri andarono perduti a causa di un naufragio.

Anni dopo, Elgin, vista l’opportunità di lucrare un buon affare coi marmi di Fidia, decise di rinunciare agli “ornamenti in marmo” del suo castello e di venderli al Governo inglese avviando contatti col British Museum e col Primo Ministro Sir Spencer Perceval. Inizialmente, fece una richiesta di 62.440 sterline, che a suo dire erano pari alle spese affrontate per il distacco materiale delle opere e per il trasporto in Inghilterra, ma dopo cinque anni di trattative finì per accontentarsi di 30 mila, cifra che nel 1816 venne fissata definitivamente con delibera della Camera dei Comuni.

La compravendita ebbe luogo alla condizione, richiesta da Elgin, che l’intera collezione fosse esposta perennemente nelle sale del British Museum dove si trova tuttora, e che lui stesso ed i suoi eredi venissero chiamati a far parte del Consiglio dei curatori. Nessun accenno ad una pur teorica restituzione alla Grecia, impegnata nella lotta per la propria indipendenza, ed al fatto che Byron aveva definito l’operazione di Elgin come un autentico furto.

Il marmo di Fidia, Bianco Pentelico dell’Attica, ha 2500 anni di vita ed un valore simbolico che trascende secoli e millenni: quando venne posto in opera con la partecipazione di un giovane Socrate in veste di scultore e scalpellino, Sofocle era all’apice della gloria e scriveva la tragedia di Antigone mentre si ergevano le colonne e le trabeazioni. Se non altro per questo, si dovrebbe parlare di un diritto morale alla restituzione, negato nel 1985 da David Wilson, direttore del British Museum, perché sarebbe stato “un disastro infinitamente più grave della minaccia di far saltare in aria il Partenone”.

La pervicace pretesa inglese di trattenere i fregi di Fidia non è giustificata da alcuna ragione giuridica né tanto meno conservativa o tecnologica. La sola motivazione probante è quella espressa con crudo realismo da Lord David Strabolgi, secondo cui “se cominciassimo a restituire le opere d’arte agli altri Paesi non rimarrebbe gran che nei nostri musei”. Ecco un comportamento tanto più opinabile visto che il furto di Elgin ebbe luogo dopo 2300 anni di storia, compresi gli ultimi 300 di dominazione ottomana: un lunghissimo periodo in cui nessun conquistatore aveva mai pensato di asportare ciò che oggi appartiene al patrimonio dell’umanità.

Dopo la recente apertura del Museo dell’Acropoli esiste una nuova opportunità di proporre al mondo la questione dei “marmi Elgin” che potrebbero essere collocati in detta sede permettendo agli inglesi di rinunciare al ruolo di “orgogliosi bottegai” che lo stesso Byron aveva conferito ai suoi connazionali. Senza dire che l’Unesco ha per emblema proprio il Partenone, avendolo eletto a simbolo mondiale di civiltà e di cultura.

Autore: Carlo Montani


Si ringrazia il Dott. Carlo Montani per l'invio ed il permesso alla pubblicazione di questo articolo.
Documento inserito il: 29/11/2014
  • TAG: partenone, atene, marmo bianco pentelico, patrimonio umanità, museo acropoli, fregi marmorei, fidia, sir thomas bruce, conte elgin, british museum, restituzione, grecia, regno unito

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