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Le religioni concorrenti del cristianesimo delle origini

del Prof. Giovanni Pellegrino


Il cristianesimo delle origini dovette fronteggiare la concorrenza di alcune religioni che cercarono di strappargli degli adepti, ed impedirne l’ulteriore diffusione.
Tra queste religioni riteniamo opportuno segnalare il culto della dea frigia Cibele, che faceva parte di quei culti genericamente definiti orientali, in quanto provenienti dall’est euroasiatico.
Il senato romano sorvegliava severamente il loro diffondersi in quanto ne temeva il potenziale impatto corruttore, ed era abituato a ostacolare i riti e i costumi barbarici. Dal 204 a.C. il culto della dea Cibele si era diffuso molto rapidamente e numerosissimi erano i templi dedicati a tale dea.
L’estasi che pervadeva i fedeli della dea durante le cerimonie sacre, nel corso delle quali essi giungevano a ferirsi e mutilarsi, era solo l’aspetto esteriore di una tensione spirituale che si basava anche su un’ampia mitologia misterica.
Ammesso a Roma dopo una dura resistenza, il culto di Cibele era stato limitato poi d’autorità a una sola occasione all’anno, ovvero alla fine di marzo.
In tale data l’effige della dea veniva portata in processione, attorniata dai suoi sacerdoti coperti di veli multicolori e di vistosi gioielli. Alla fine l’effige della dea veniva immersa nelle acque del Tevere tra canti e musica.
In qualche modo molti che cercavano nella religione di Cibele emozioni e sentimenti che appagassero la loro insicurezza spirituale, trovarono nel cristianesimo un più sicuro punto di arrivo. Di conseguenza nelle città che ospitavano templi dedicati a Cibele, vennero fondate presto anche chiese cristiane.
Nel culto della dea Cibele grande importanza acquisiva la sacralità del rinascere della natura dopo il letargo invernale.
Un altro culto che dilagò letteralmente per tutto il Mediterraneo sin dal III secolo a.C. fu quello di Iside.
A tale dea vennero dedicati moltissimi santuari situati sul mare e nelle isole, dal momento che Iside era considerata Signora degli elementi e protettrice dei naviganti.
Essa inoltre era, a dire di Plutarco, il principio femminile della natura, mentre a dire di Apuleio Iside era l’ineffabile reggente dell’universo, alla voce della quale rispondevano le stelle.
La resurrezione di Osiride e la maternità di Iside di Horus, avevano nel culto popolare della dea un ruolo di fondamentale importanza.
Dobbiamo dire che il senato romano dichiarò nel 58 a.C. il culto di Iside illecito. Esso venne perseguitato anche da Augusto, interessato a rivalutare le divinità tradizionali di Roma.
Augusto era interessato a rivalutare soprattutto Apollo, ed inoltre molto poco appoggiava una dea proveniente dalla terra di Cleopatra, che aveva fortemente ostacolato l’ascesa al potere di Augusto.
A sua volta Tiberio ordinò la distruzione del tempio romano di Iside e la crocifissione dei due sacerdoti, ma Caligola consentì che un tempio dedicato a Iside venisse inaugurato in Campo Marzio.
Più tardi durante il regno di Caracalla un santuario di Iside venne aperto in Campidoglio.
Da allora Iside fu la divinità probabilmente più adorata in tutto l’impero, per quanto il suo culto penetrasse relativamente poco nella zona occidentale dell’impero e fosse radicato soprattutto nelle città di mare.
Dobbiamo dire che gli dei che muoiono e che rinascono come Thamud e Osiride, rivestivano un ruolo importante nelle religioni dell’impero romano.
Comunque sia non esiste nessun dubbio che il culto di Iside costituì una religione concorrente molto ostica per il cristianesimo.
Inoltre, i culti misterici in generale suscitavano la riflessione dei Padri della Chiesa, intenti a chiedersi come e perché le dottrine degli antichi miti avessero potuto costituire anticipazioni e prefigurazioni delle dottrine cristiane.
In effetti si trattava di similitudine esteriori eppure impressionanti, che non potevano non suscitare la riflessione dei cristiani.
Inoltre tali similitudini innegabili, avrebbero dato luogo a culti sincretistici.
A partire dalla fine del I secolo d.C. un altro concorrente agguerrito del cristianesimo si profilò nel mitraismo, che aveva con esso alcune similitudini ed affinità sia morali che rituali.
Dobbiamo dire che Mitra era una delle principali divinità dell’Iran, nel quale aveva il ruolo di custode di Asha ovvero la Verità.
Passato poi nel mazdaismo, dove gli venne attribuito il ruolo speciale di mediatore tra la realtà divina e quella umana, Mitra divenne la divinità fondamentale di una religione misterica a carattere salvifico, appunto il mitraismo.
Dobbiamo dire che la diffusione del mitraismo nel mondo romano e mediterraneo avvenne alquanto tardivamente rispetto alle sue più antiche e venerabili manifestazioni indo persiane.
Così come lo conosciamo allorché entrò in contatto e in concorrenza con il cristianesimo, il culto mitralico era incentrato su una rigorosa catena iniziatica, i cui membri si distinguevano in sette diversi gradi.
Alcune tracce archeologiche per altro deboli e incerte, hanno fatto sospettare che in rari casi nel culto mitraico si siano avuti anche sacrifici umani.
Un ulteriore elemento liturgico del mitraismo, era costituito da un passo in comune costituito da pane e da vino, considerati simboli di rinascita e di rigenerazione.
Giustino e Tertulliano in alcuni passi delle loro opere hanno messo in evidenza la somiglianza del mitraismo con il cristianesimo.
Inoltre, è anche probabile che tra le due religioni si siano verificati scambi e commissioni.
Il mitraismo era diffuso soprattutto nella stessa Roma e negli ambienti militari, con particolare riferimento all’area danubiana.
Tuttavia un elemento che ostacolò molto la diffusione del mitraismo nella società era il fatto che al suo culto non erano ammesse le donne, le quali invece rivestirono un ruolo di rilevante importanza nella fortuna e nel successo del cristianesimo.
Molti studiosi ritengono che il culto mitraico si dissolvesse entro o non troppo dopo la fine del IV secolo, con tutta probabilità assorbito dal cristianesimo.
Già con Costantino e senza costrizione alcuna, gli iniziati alla religione mitralica, numerosi nella pubblica amministrazione e nell’esercito, passarono senza colpo ferire alla religione cristiana. Con tutta probabilità tale passaggio avvenne in parte per convenienza, ma senza dubbio anche perché tali adepti del mitraismo consideravano la religione cristiana affine alla loro religione.
Indubbiamente, tale dato di fatto diminuì considerevolmente la crisi spirituale inevitabilmente legata al passaggio da una religione all’altra.
Comunque sia, alla fine il cristianesimo riuscì ad avere la meglio nei riguardi di tutte quelle religioni che in un primo momento erano entrate in concorrenza con esso.
Tuttavia, una volta superata tale concorrenza, il cristianesimo dovette fare i conti con le istanze gnostiche, marcionite, montaniste e monarchianiste.
Senza dubbio tali istanze erano il segno di una crisi nelle giovani comunità cristiane ancora disperse e incerte nella Genesi delle linee di fondo della nuova religione.


Nell'immagine, la dea Cibele.

Documento inserito il: 13/12/2025
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