Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia contemporanea: Dalla Kawachi alla Musashi. Le navi da battaglia giapponesi (parte 4)
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Dalla Kawachi alla Musashi. Le navi da battaglia giapponesi (parte 4)

di Giorgio Arrighi e Ermanno Martino

Classe ISE
Concepite come un diretto miglioramento delle precedenti FUSO, le ISE ne ricalcavano pressoché interamente i concetti ispiratori. I miglioramenti principali, appunto rispetto alle FUSO, vertevano soprattutto su una più razionale disposizione delle artiglierie principali al centro nave, raggruppate in due torri binate avvicinate, anziché separate, rispetto al secondo fumaiolo. Questo portava a due vantaggi principali: quello di aver una più razionale distribuzione degli spazi devoluti alle macchine e ai depositi munizioni; il secondo, direttamente derivato dal primo, portava ad una miglior compartimentazione generale.
Sempre nei confronti delle FUSO e dei KONGO, si può anche notare l'adozione di pezzi secondari da 140/50 mm di nuovo modello, in luogo del vecchio 152/50 mm montato per la prima volta sull'incrociatore leggero TONE del 1907. Inoltre, si può osservare che il fumaiolo anteriore delle ISE fu, almeno nella prima versione di queste navi, più alto di quelli delle FUSO per ovviare, almeno parzialmente, agli inconvenienti dovuti ai fumi in plancia. Le ISE, inoltre, si differenziavano dalle FUSO, anche per la presenza di un alto albero a tripode poppiero.
Dopo una prima parziale trasformazione, avvenuta negli anni 1929/1930 e che portò alla modificazione del torrione di comando e all'installazione della "solita" cappa arcuata già messa in opera sui KONGO e sulle FUSO, queste unità vennero radicalmente trasformate dall'agosto 1935 al marzo 1937.
Venne aumentata la lunghezza che passò da 208,16 m a 215,80 m, furono aggiunte delle vistosissime controcarene e le macchine vennero integralmente sostituite. Queste ultime, infatti, passarono da 4 gruppi turbina Brown Curtis (Parsons sulla HYUGA) alimentati da 21 caldaie Kansai a combustione mista (nafta/carbone) a quattro gruppi turboriduttori Kampon alimentati da 8 caldaie Kampon a nafta. In relazione a ciò, la potenza aumentò da 45.000 HP a 80.000 HP e la velocità corrispondente, anche per le migliori forme di scafo, passò da 23 a 25 nodi circa. Fu così possibile convogliare i fumi delle nuove caldaie in un unico fumaiolo (quello posteriore ingrandito); lo spazio guadagnato dall'eliminazione del primo fumaiolo fu adoperato per aumentare il volume del torrione di comando. Inoltre, fu sbarcato il tripode posteriore che venne sostituito da un torrione ospitante una centrale di tiro secondaria.
L'armamento principale restò invariato, anche se i pezzi furono sottoposti alle medesime migliorie già messe in atto sulle classi KONGO e FUSO. Quello anti-silurante, invece, fu ridotto a XVI-140/50 mm con l'eliminazione dei pezzi dell'estrema prora e sul ponte superiore. I cannoni A.A. originali (IV-80/40 mm) furono sostituiti da VIII-127/40 mm integrati da XX-25 mm in impianti binati. I lanciasiluri subacquei (VI da 533 mm) vennero eliminati. Le attrezzature aviatorie passarono da una piattaforma installata sulla penultima torre verso poppa con uno o due idrovolanti, a una più efficiente catapulta, con relativa gru di servizio, in grado di lanciare tre idro da ricognizione Nakajima E8N1 (DAVE).
Circa la protezione, fermi restando i valori della corazzatura verticale e di quella alle artiglierie, quella orizzontale, in corrispondenza dei depositi munizioni e delle sale macchine, raggiunse uno spessore massimo di 120 mm.
All'inizio delle ostilità, Le ISE facevano parte, assieme alle FUSO, della II Divisione Navi da Battaglia. Nel 1942, è interessante notare che, durante un'esercitazione, la torre poppiera estrema della ISE esplose, anche se ciò non impedì all'unità di partecipare alla battaglia di Midway durante la quale, come d'altronde accadde per tutte le altre navi da battaglia della Marina Imperiale, si limitò a consumare nafta.
Dopo questo disastroso scontro, nel cui corso la Marina nipponica perdette quattro grandi portaerei, lo Stato Maggiore Imperiale decise, anche al fine di contenere il più possibile questa gravissima perdita, di trasformare le due ISE in una sorta di strane corazzate/portaerei. I lavori, iniziatisi nel settembre 1942 presso gli arsenali di Kure (ISE) e Sasebo (Hyuga), terminarono rispettivamente nel settembre e nel novembre dell'anno successivo.
Questa ricostruzione interesso principalmente la parte la parte posteriore : furono abolite le due torri di poppa estrema da 356/45 mm e il loro posto fu preso da un hangar che, secondo le previsioni iniziali doveva contenere 22 aerei da bombardamento in picchiata Yokosuka D4Y SUISEI (JUDY) poi sostituiti da 14 idro da bombardamento a tuffo tipo Aichi E16A ZUIUN (PAUL). Questi velivoli, che avrebbero dovuto essere lanciati attraverso due catapulte, alle quali erano trasportati dall'hangar - attraverso un unico ascensore centrale - mediante ferroguide, avrebbero dovuto involarsi tutti in circa 20 minuti. Per il recupero, i velivoli si sarebbero posati in acqua nei pressi della nave e successivamente issati a bordo per mezzo di una gru.
I pezzi da 140/50 mm vennero totalmente eliminati, mentre quelli A.A. vennero notevolmente rafforzati mediante l'imbarco di altri IV complessi binati da 127/40 mm e di altre XXVII canne da 25 mm in impianti singoli e trinati, armi queste ultime che, nel giugno 1944 furono portate a CIV (XXXI x 3 e XI x 1). Due mesi dopo l'installazione di questo armamento A.A. addizionale, e precisamente nel settembre 1944, furono anche aggiunti, all'estrema poppa, VI lanciarazzi da 120 mm in complessi di 30 canne ciascuno.
Circa queste armi - montate tra l'altro sulla portaerei JUNYO e previste sulla portaerei SHINANO (VI complessi doppi) e forse sul caccia MINEKAZE (probabilmente a titolo sperimentale) - possiamo dire che erano state sviluppate e prodotte in un mese soltanto. Utilizzando una piattaforma trinata di mitragliere da 25 mm, ovviamente sprovvista di armi, vennero eseguiti i seguenti lavori: installazione di un'opportuna invasatura di lancio, aggiunta di scudi di protezione su ambo i lati, montaggio di un comando di lancio.
Questo lanciarazzi, ovviamente, era un tipo d'arma a corta gittata, in quanto i razzi non erano guidati e la loro precisione era alquanto approssimativa. In conseguenza di ciò, essi potevano venir impiegati solo in tiro di sbarramento, impiego in cui peraltro erano piuttosto efficaci. La loro utilizzazione pratica, per lo meno sulle ISE, fu limitata all'azione del Capo Engano (Battaglia delle Filippine dell'ottobre 1944, conosciuta anche come Battaglia del Golfo di Leyte, a cui le ISE parteciparono però come navi da battaglia pure e semplici), durante la quale essi contribuirono alla pesante cortina di fuoco che le navi nipponiche eressero, per proteggersi dagli attacchi aerei statunitensi. Anche queste, peraltro, come altre interessantissime armi di tutte le Marine ed Eserciti, comparvero troppo tardi, per poter contribuire efficacemente alle operazioni belliche.
Le caratteristiche di questi lanciarazzi, armi tra l'altro non molto ben conosciute, erano le seguenti: peso totale del complesso 1.569 Kg.; lunghezza del tubo 1.300 mm; meccanismo di fuoco elettrico (una salva di 28-30 colpi in 10 secondi circa); razzo (lunghezza 730,50 mm, diametro 120,14 mm, peso totale 22,45 Kg., propellente 3,39 Kg., carica bellica 1,76 Kg); tempo di combustione del propellente 1,6 secondi; gittata 1.000 m (verticale) e 1.500 m (orizzontale); tempo di brandeggio del complesso 22 gradi/secondo; tempo di elevazione dei tubi di lancio 18 gradi/secondo.
Dopo la battaglia del Golfo di Leyte, durante la quale vennero leggermente danneggiate, l'ISE e la HYUGA ebbero sbarcate le catapulte, per sbloccare l'arco di tiro delle due torri centrali di grosso calibro. Internate a Kure nel febbraio 1945, il 19 del mese successivo vennero sottoposte ad un pesante bombardamento aereo che cagionò seri danni al ponte di volo e all'hangar della ISE.
Dopo questa incursione, entrambe vennero usate come batterie A.A., essendo fuori discussione un loro eventuale impiego in mare. Vennero ambedue affondate nel mese di luglio del 1945 (il 25 la Hyuga e il 28 la ISE) da aerei americani della III Flotta.

Classe NAGATO
La nave da battaglia tipo WASHINGTON incontrò notevoli difficoltà di realizzazione, dato che non era possibile riunire, in un tonnellaggio precedentemente fissato e limitato, tutte le necessarie caratteristiche di protezione, armamento e velocità. Indubbiamente, anche se il giudicare le NAGATO delle WASHINGTON nello stretto significato della parola potrebbe sembrare un'inesattezza (cosa assodata, giacché la loro impostazione, avvenuta nel 1917/1918, precedette e non seguì il Trattato omonimo), tuttavia, siccome queste navi - come d'altronde le americane MARYLAND - riunivano in se quelle limitazioni (dislocamento non eccedente le 35.000 ton., artiglierie di calibro non superiore al 406 mm) che saranno poi sancite dalla Conferenza, siamo dell'avviso che anche per loro possano adattarsi quei giudizi di massima che solitamente si danno di quelle navi da battaglia che, come le britanniche NELSON, derivarono dagli accordi presi dalle principali Marine nella capitale americana..
Quando il primo esemplare di questa classe, ossia la NAGATO, venne impostato, la I G.M., attraverso i grandi scontri del Dogger Bank e dello Jutland, aveva già dimostrato che i tre insopprimibili parametri della protezione, della velocità e dell'armamento, concorrenti tra loro a formare l'unità da battaglia moderna e razionale, dovevano necessariamente essere raggruppati in maniera omogenea.
Siccome sarebbe stato assurdo diminuire la protezione contro le artiglierie e le insidie subacquee, mentre invece bisognava accrescere quella contro gli aerei e aumentare il peso dell'armamento, volendo conservare un'elevata velocità si sarebbe giocoforza dovuti salire alle 50.000 ton., ossia alle navi che Giappone, Stati Uniti e Gran Bretagna stavano preparando e la cui costruzione venne interrotta a seguito degli accordi di Washington.
Un minimo di 50.000 ton. e non di 33.800 ton. come appunto il caso delle NAGATO, sarebbero dunque occorse per avere la nave da battaglia moderna, completa, assoluta. Quindi la corazzata da 35.000 ton. dovette essere forzatamente una soluzione di compromesso, abbisognando sacrificare la potenza offensiva, o quella difensiva, o la velocità.
Se le prime due, specie quella difensiva - dimostratasi allo Jutland fondamento indispensabile - non potevano essere minimamente sacrificate, fu giocoforza rinunciare alla velocità, ossia la fattore essenziale per l'impiego della capacità offensiva (allo Jutland la Grand Fleet non riuscì a estrinsecare appieno la sua formidabile potenza, appunto per la mancanza di una netta prevalenza di velocità nei confronti della Hochseeflotte).
Esaurita questa breve digressione, a nostro parere basilare per inquadrare queste navi nel loro contesto storico-costruttivo, passiamo direttamente a esaminare le caratteristiche e la vita delle NAGATO.
Progettate dall'ingegnere Hiraga, la NAGATO e la MUTSU vennero impostate nel 1917/1918 rispettivamente negli Arsenali di Kure e Yokosuka. Completate nel 1920/1921 erano, all'epoca della loro entrata in servizio, al pari delle quasi contemporanee americane MARYLAND, le più poderose unità "cannoniere" che solcassero i mari.
L'armamento principale era costituito da VIII-406/45 mm ripartiti in quattro torri binate, due a poppa e due a prora. Questi cannoni, in grado di sparare a una distanza di 30-32.000 m proiettili del peso singolo di 993,4 Kg a una velocità iniziale di 850 m al secondo, dovevano anche formare l'armamento principale di alcune altre unità da battaglia nipponiche a quel tempo in progetto (corazzate classe TOSA, incrociatori da battaglia classi AMAGI e OWARI).
Quello secondario, disposto a murata in casamatta, si componeva di XX-140/50 mm di tipo eguale a quelli montati sulle ISE. La copertura A.A. era garantita da IV-80/40 mm, mentre la potenza offensiva era completata anche dalla presenza di VIII tubi lanciasiluri (quattro subacquei e altrettanti sopracquei) da 533 mm.
La protezione verticale aveva uno spessore massimo di 305 mm degradante poi a 200-100 mm alle estremità. Sopra il ridotto, il ponte principale aveva uno spessore di 25 mm, mentre quelli corazzati , di forma sposante la curvatura dei bagli, avevano uno spessore medio di rispettivamente di 44 e 50 mm (75 mm nel punto di spessore massimo). Le barbette delle artiglierie principali erano protette da 305 mm di corazza, mentre i cannoni secondari avevano una protezione variante dai 190 ai 250 mm. La protezione subacquea, al solito, era affidata alla compartimentazione, sistema che, come abbiamo già detto, non è che rappresentasse il non plus ultra dell'efficacia, per quanto su queste navi fosse particolarmente ben studiato. L'apparato motore si articolava su quattro turbine Gihon alimentate da 21 caldaie a combustione mista (15 a nafta e 6 a carbone); la potenza era di circa 80.000 HP e la velocità di 26,5 nodi. A questo proposito, è però necessaria una piccola precisazione riguardo al discorso introduttivo dedicato a queste navi.
Se la velocità di 26 nodi e mezzo sarà poi, specie con l'avvento della Task Force articolantesi su portaerei e navi da battaglia veloci, negli anni della II G.M. giudicata insufficiente per la nave da battaglia moderna, tuttavia, almeno al tempo del loro completamento, le NAGATO erano le monocalibre del loro tipo più omogenee, anche perché le pressoché contemporanee americane MARYLAND, di eguale armamento ma più pesantemente corazzate, avevano una velocità di appena 21 nodi.
Le NAGATO, quando completate, avevano due fumaioli; quello anteriore, per le solite ragioni dei fumi in plancia, era più alto di quello posteriore. Nel 1922, tuttavia, appunto su quello prodiero, apparve la solita cappa di forma curvilinea già messa in opera sulle corazzate nipponiche che già abbiamo esaminato. Sempre in questo periodo, è da notare l'installazione di un telemetro d'artiglieria sul cielo del ponte di comando.
Più ampi furono i lavori cui la NAGATO e la MUTSU furono sottoposte nel 1925/1926: fu sbarcato il fumaiolo anteriore e in sua vece ne fu montato un altro dalla stranissima forma rientrante, sempre con lo scopo di allontanare i fumi di scarico dal torrione principale. Questo fumaiolo era derivato dagli studi effettuati con la progettazione dell'incrociatore leggero YUBARI (anch'esso di Hiraga) completato nel 1923. Tuttavia, si potrebbe notare che la doppia curvatura data al fumaiolo poteva generare una turbolenza nelle correnti dei fumi; turbolenza dannosa proprio per lo scopo che si prefiggeva, cioè allontanare gli stessi del torrione. Interessante, é anche da notare la presenza di aerei su queste navi, presenza che però si differenziava tra le due unità: sulla NAGATO venne installata una catapulta sul cielo della torre sopraelevata poppiera, con quali risultati non è facile a dirsi, visto che l'incastellatura della catapulta sporgeva direttamente al di sopra della volata dei pezzi da 406 mm; sulla MUTSU, invece, l'attrezzatura aerea venne spostata verso poppa con una rotaia di lancio sistemata sulla dritta e, rispetto alla torre sopraelevata poppiera, in posizione posteriore. Inoltre, vennero eseguiti , questa volta su entrambe le unità, alcuni lavori al torrione principale.
Tralasciando i lavori che vennero posti in essere ai primi degli anni trenta, lavori sempre interessanti l'estetica di queste navi, dunque non basilari per quanto concerne le loro caratteristiche belliche, si giunge alle grandi trasformazioni del 1934/1936 che, come d'altronde accadde per le loro consorelle, fecero delle NAGATO delle unità completamente nuove.
La lunghezza venne aumentata (da 215,80 m a 224,50 m) e anche la larghezza passò da 28,96 a 34,60 m, attraverso l'aggiunta di controcarene rafforzate con tubi di acciaio. Fu aumentata così anche l'altezza metacentrica, giacché le NAGATO, come tutte le navi giapponesi dell'epoca, erano piuttosto carenti, specie in considerazione delle alte sovrastrutture, in fatto di stabilità.
L'armamento venne aggiornato e modificato: i pezzi da 406/45 mm ebbero l'alzo portato a 43 gradi e, conseguentemente, la loro gittata passò a 42.000m, i pezzi antisiluranti subirono anch'essi i medesimi lavori (l'alzo passò a 35 gradi e la gittata a 22.300 m) anche se due di essi vennero eliminati. Vennero sbarcati i pezzi A.A. da 80/40 mm e in loro vece montati IV complessi binati da 127/40 mm e IV mitragliere da 13 mm, armi quest'ultime che, poco tempo prima dello scoppio delle ostilità , vennero sostituite da X complessi binati da 25 mm. Vennero sbarcati i tubi lanciasiluri e le installazioni aeree vennero standardizzate su entrambe le unità, articolandosi così su una catapulta , sistemata sul lato poppiero sinistro, tra la centrale di tiro secondaria e il complesso di grosso calibro sopraelevato, idonea al lancio di tre idro da ricognizione.
Anche la protezione subì dei miglioramenti: la corazzatura del ponte principale sopra il ridotto passò da 25 a 63 mm, la corazzatura orizzontale, al di sopra dei depositi di munizioni, raggiunse lo spessore di 280 mm, mentre quella delle barbette dei grossi calibri passò addirittura a 500 mm, dunque con un aumento di quasi 200 mm rispetto ai valori originali.
L'apparato motore venne integralmente sostituito in quanto vennero montati quattro gruppi turboriduttori Kampon alimentati da 10 caldaie Kampon a nafta. La potenza salì di 2.000 HP (da 80.000 a 82.000 HP), ma la velocità decrebbe leggermente (25 nodi), anche perché é tutti i lavori avevano portato a un aumento di dislocamento di circa 6.00 Ton.. La nuova sistemazione dell'apparato motore portò anche all'eliminazione del primo fumaiolo; il secondo, invece, venne sostituito da un altro di forma più larga e sul lato anteriore del quale venne appoggiata un'incastellatura per riflettori. Anche il torrione venne completamente rifatto, mentre l'albero a tetrapode poppiero venne sbarcato e sostituito da una piccola sovrastruttura che ospitava, come già abbiamo visto, una centrale di tiro secondaria.
Allo scoppio della guerra, la NAGATO e la MUTSU facevano parte della I Divisione Navi da Battaglia; anzi, dalla NAGATO, nave ammiraglia della Flotta Combinata fino all'ingresso in servizio della YAMATO, partì il famoso messaggio "Niitaka yama nobore" (scalate il monte Niitaka) che diede il via all'attacco su Pearl Harbor.
Entrambe parteciparono alla battaglia di Midway (giugno 1942) sebbene, come tutte le corazzate giapponesi, non avessero modo di intervenire con le loro poderose artiglierie. La battaglia delle Salomone Orientali fu l'ultimo grande scontro a cui partecipò la MUTSU. Questa nave, infatti, saltò misteriosamente in aria l'8 giugno 1943 nella baia di Hiroshima, 15 mg a ovest-sud-ovest di Kure. Le cause sono tuttora poco note, anche se una commissione di esperti dell'US Navy che visitò il relitto nel 1947/1949 poté rilevare che l'incidente avvenne per la deflagrazione di un deposito munizioni poppiero, e non già per lo scoppio di una caldaia come inizialmente supposto. Da parte giapponese, ovvero dalla fonte più qualificata, le notizie sono pressoché inesistenti in quanto bisogna considerare che, nel 1945, molti importantissimi documenti furono distrutti per non farli cadere in mano agli Americani.
La NAGATO, dal giugno 1944, venne sottoposta ad alcuni lavori che interessarono il suo armamento secondario: vennero eliminati II-140/50 mm e il numero delle mitragliere da 25 mm portato a XVI complessi trinati, X complessi binati e XXX singoli. Inoltre vennero installati due radiolocalizzatori: uno Tipo 21 di scoperta navale e uno Tipo 13 di scoperta aerea.
Leggermente danneggiata dopo la Battaglia del Mar delle Filippine (giugno 1944), venne internata a Yokosuka dove rimase fino alla fine della guerra, anche perché la penuria di combustibile e l'inesistenza d'una efficace copertura aerea rendevano impossibile il suo impiego. Danneggiata per bombardamento aereo il 18 luglio 1945, alla fine della guerra, unica nave da battaglia ancora a galla, venne catturata dagli Americani e usata per gli esperimenti atomici di Bikini del luglio 1946. Venne affondata il 29 dello stesso mese in relazione ai gravi danni subiti.

Nell'immagine la nave da battaglia NAGATO.


Articolo tratto dal n° 69 del mese di luglio del 1970 della rivista Interconair Aviazione e Marina
Documento inserito il: 22/01/2017
  • TAG: marina imperiale giapponese, navi da battaglia, flotta combinata, classe nagato, classe ise, seconda guerra mondiale, guerra pacifico

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