Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia contemporanea: Dalla Kawachi alla Musashi. Le navi da battaglia giapponesi (parte 5)
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Dalla Kawachi alla Musashi. Le navi da battaglia giapponesi (parte 5)

di Giorgio Arrighi e Ermanno Martino

LE GRANDI INCOMPIUTE
Nel quadro del programma Hachi-Hachi (otto più otto) - alla fine della I G.M. era opinione comune che, per soddisfare pienamente i compiti che le erano stati assegnati, la Marina Imperiale avrebbe dovuto contare su un nucleo principale rotante attorno a otto navi da battaglia e ad altrettanti incrociatori da battaglia - furono impostate (1920)due nuove unità (TOSA e KAGA) che dovevano essere un'extrapolazione delle precedenti NAGATO.
Esse avrebbero dovuto avere un armamento principale vertente su X-406/45 mm, ripartiti in cinque torri binate, mentre quello secondario(XX-140/50 mm) sarebbe stato concentrato nella parte prodiera con la solita disposizione a murata. Ma più che sull'armamento vero e proprio, tra l'altro quasi della medesima consistenza di quello delle NAGATO (degno di nota soltanto il fatto della presenza, per la prima volta su navi da battaglia, di IV gruppi binati di lanciasiluri a murata da 610 mm), ci pare più interessante soffermarci un attimo sulla protezione verticale che, per la prima volta in Giappone, si prevedeva di sistemare inclinata di 15 gradi verso l'esterno, al fine di presentare , rispetto all'effettivo spessore, un minor angolo di impatto e dunque una maggior resistenza. La corazzatura laterale doveva avere uno spessore massimo di 280 mm degradante fino a un minimo di 254 mm; valori questi, esclusa ovviamente la protezione dei timoni e delle eliche, che agli estremi si riducevano a zero. Sotto laspetto della protezione orizzontale, questa doveva essere ripartita su due ponti, disposizione analoga a quella delle NAGATO: il ponte superiore doveva avere uno spessore massimo di 163 mm, in corrispondenza dei depositi munizioni; quello inferiore, dal canto suo, doveva poter contare, sempre nel punto di massimo spessore, su 102 mm. La protezione subacquea sarebbe stata affidata a una minuta compartimentazione e a una robusta paratia longitudinale di 76 mm, protetta a sua volta da controcarene. L'apparato motore, che avrebbe dovuto vertere su quattro turbine Brown Curtis alimentate da 12 caldaie Kampon a combustione mista (8 a nafta e 4 a carbone), doveva erogare una potenza massima di 91.000 HP, che avrebbero consentito una velocità massima di 26,5 nodi.
Queste due unità ebbero sorte diversa. La costruzione di entrambe, a seguito della ratifica del TRATTATO DI WASHINGTON sulla limitazione degli armamenti navali, fu sospesa nel 1922. La KAGA, a far tempo dal novembre 1923, venne trasformata in portaerei presso l'Arsenale di Sasebo; trasformazione che durò fino al marzo del 1928, anche se lavori di minor conto vennero proseguiti fino al 1930, quando la neve raggiunse la Flotta Combinata.
La TOSA, invece, ebbe un destino molto meno importante. Rimorchiata da Nagasaki a Kure nell'agosto 1922, due anni dopo venne destinata a sperimentare gli effetti delle esplosioni, subacquee e sopracquee di mine, siluri e proietti d'artiglieria. Il 9 febbraio 1925, la TOSA terminava la sua breve carriera nello stretto di BUNGO come nave bersaglio.
Le unità da battaglia veloci del Programma Hachi-Hachi avrebbero dovuto essere i quattro incrociatori da battaglia della classe AMAGI, impostati nel 1920/1921, e le quattro corazzate rapide della classe OWARI, mai impostate. Per queste unità, può valere un discorso globale, date le minime differenze che sarebbero intercorse tra esse. L'armamento principale doveva essere identico a quello delle TOSA, mentre quello antisilurante sarebbe stato ridotto a XVI-140/50 mm. Notevole, invece, è il fatto che, per la prima volta, dovevano essere installati i nuovo cannoni A.A. da 120/45 mm (peso del proietto 20,4 Kg, gittata massima 17.500 m, con un'elevazione di 45 gradi, cadenza di tiro 10 colpi al minuto), in sostituzione dei soliti pezzi da 80/40 mm, ormai non più giudicati sufficienti data la sempre maggior efficacia delle minaccia aerea.
La protezione, come distribuzione e come spessori, doveva essere pressoché identica a quella della classe TOSA: unica differenza era quella concernente la corazzatura laterale che doveva essere di 254 mm sugli AMAGI e di 293 sulle OWARI. Per quanto riguarda l'apparato motore, lo stesso doveva essere articolato, per la prima volta su corazzate giapponesi, su quattro turboriduttori Gjitsu-Honbu, alimentati da 19 caldaie Kampon a combustione mista (8 a carbone e 11 a nafta). La potenza erogata doveva essere di 131.200 HP, con una corrispondente velocità di 30 nodi per gli AMAGI e di 29,7 nodi per le OWARI. Dal punto di vista estetico, queste navi avrebbero dovuto differenziarsi dalle TOSA, per la presenza di due fumaioli e per l'artiglieria secondaria sistemata su un unico ponte al centro della nave.
Se le OWARI, come d'altronde già riportato, non vennero nemmeno impostate e la lo costruzione, a causa del TRATTATO DI WASHINGTON, neppure iniziata, due dei quattro AMAGI ebbero diverso destino. Il TAKAO e l'ATAGO vennero demoliti sullo scalo, mentre l'AKAGI e l'AMAGI furono destinati ad essere trasformati in portaerei. Tuttavia, a causa del terremoto che nel settembre 1923 colpì Yokosuka, l'AMAGI subì danni irreparabili che impedirono la prosecuzione dei lavori previsti e solo per questo si dovette ripiegare sulla trasformazione della KAGA.
Le maggiori unità del Programma Hachi-Hachi avrebbero dovuto essere le quattro corazzate innominate della classe N°13 che, per la prima volta nella storia, dovevano contare su un armamento principale di VIII-457/45 mm. La corazzatura, di acciaio al vanadio, doveva avere una disposizione simile a quella delle precedenti unità: uniche differenze gli spessori di quella orizzontale (163 mm al ponte superiore) e di quella verticale (330 mm). Eguale a quello degli AMAGI l'apparato motore, ma sviluppante una potenza di 150.000 HP, con una prevista corrispondente velocità di 30 nodi.
Queste unità, rimaste solo allo stato di progetto, non vennero neppure impostate. In caso fossero state costruite, avrebbero dovuto essere completate nel 1927.

Classe YAMATO
Quando il Giappone denunciò gli accordi di Washington e Londra sugli armamenti navali, iniziò subito a por mano a una serie di Programmi "svincolati" che, in breve tempo, dovevano portarlo ad allineare navi di caratteristiche molto avanzate e, in qualche caso, rivoluzionarie. Il Terzo Piano costruttivo messo in atto fu il Piano Maru-San che diede il via alla costruzione delle due prime navi da battaglia della classe YAMATO e delle due modernissime portaerei della classe SHOKAKU.
Lo studio delle YAMATO era stato iniziato nel 1934 e, date le caratteristiche assolutamente fuori dall'ordinario che queste navi avrebbero dovuto assumere, vennero valutati ben ventiquattro differenti progetti. A questo proposito, anche se è ovviamente impossibile fare un'accurata disamina di tutti, possiamo rimarcare il progetto A-140 che preventivava una nave lunga 294 m, larga 41, 2 m e armata con IX-460 mm ripartiti in tre torri trinate e prodiere. Quello successivo, progetto A, prevedeva minori dimensioni (lunghezza 277 m, larghezza 40,4 m), medesimo armamento, ma un apparato motore vertente su turbine e diesel che avrebbero assicurato una velocità massima di 30 nodi, contro i 31 del precedente progetto. Gli altri progetti prevedevano una velocità che andava dai 26 e i 29 nodi e, se si esclude il progetto B-2, apparato motore misto. L'armamento principale previsto, avrebbe dovuto contare sia su cannoni da 460 mm, in numero variabile da VIII a IX, sia su cannoni da 406 mm (da IX a XII pezzi).
Dopo molti studi, si decise (marzo 1937) per una nave lunga 257 m, larga 38,9 m e con un'immersione media di 10,4 m. Il dislocamento alle prove doveva essere di 68.200 ton. L'apparato motore prescelto fu di tipo classico (turboriduttori alimentati da caldaie a nafta), in quanto la soluzione "mista" (diesel e turbine) venne scartata per i gravi difetti sui diesel previsti e che, nel frattempo, erano stati installati sulla nave appoggio sommergibili TAIGEI.
La YAMATO e la MUSASHI, impostate rispettivamente a Kure e Nagasaki nel 1937/1938, vennero completate nel 1941/1942. Ad allestimento ultimato, il dislocamento previsto aumentò a 69.100 ton. alle prove e a 72.809 ton. a pieno carico.
Per l'armamento principale venne prescelto il cannone da 460/45 mm; scelta dettata anche dalla maggiore facilità di esecuzione della canna rispetto a quella del medesimo tipo, ma lunga 50 calibri, che inizialmente era stata considerata. Questi cannoni, i più potenti mai installati su una nave da battaglia, avevano un peso di 181,5 ton. cadauno, una gittata di 44.000 m, mentre il loro proietto pesava 1.460 Kg. Per dare un'idea della sua imponenza, diremo che un impianto trinato completo da 460/45 mm pesava 2.744 ton., ovvero come un grosso caccia di squadra di allora.
L'armamento secondario delle YAMATO passò attraverso vari mutamenti. Inizialmente, la parte antisilurante verteva su IV torri trinate da 155/60 mm (peso del proietto 55,7 Kg, gittata 30.000 m, circa 10 colpi al minuto) provenienti dagli incrociatori della classe MOGAMI, dopo la loro trasformazione in incrociatori pesanti, e ripartite attorno all'isola centrale. I pezzi A.A. da 127/40 mm erano in numero di XII, mentre le mitragliere per la difesa A.A. ravvicinata erano XXIV -25 mm e IV-13 mm.
Tuttavia, specie a seguito delle gravi perdite subite dall'Aviazione Navale nipponica durante la campagna delle Salomone (1942/1943), nel 1943, sia la YAMATO che la MUSASHI, sbarcarono le II torri laterali da 155/60 mm, sostituendole con XII-25 mm. Nel febbraio 1944, sulla Yamato vennero installati altri XII-127/40 mm in impianti binati, portando così a XXIV il numero di questi cannoni. Nel marzo/aprile dello stesso anno la YAMATO e la MUSASHI ebbero ulteriori aggiunte al loro armamento A.A. leggero.
La MUSASHI, dopo i lavori di riparazione originati dal siluramento subito ad opera del sommergibile americano SS 282 TUNNY, avrebbe dovuto imbarcare anch'essa altri XII-127/40, ma poiché questi pezzi non erano disponibili si dovette ripiegare su XVIII-25 mm in impianti trinati. Poco tempo dopo, sempre la MUSASHI, imbarcava altri LXXIII-25 mm. Alla Battaglia del Golfo di Leyte (ottobre 1944), la YAMATO aveva XXIV-127/40 mm IIC-25 mm. Dopo questo scontro, alla YAMATO vennero aggiunti ben XVI impianti trinati da 25 mm, portando così il numero di queste armi CXLVI-25 mm, dei quali XL in impianti tripli e XXVI in impianti singoli.
La protezione di queste navi, che assorbiva ben 21.266 ton., pari al 30,8 per cento del dislocamento alle prove, era in armonia con l'armamento. La corazzatura verticale aveva uno spessore di in cintura di 410 mm inclinati di 20 gradi verso l'esterno. La protezione orizzontale era ripartita su più ponti, raggiungendo uno spessore massimo di 203 mm. Tutto il complesso della protezione laterale e orizzontale doveva garantire la sicurezza della nave contro proietti da 457 mm sparati da una distanza variabile dai 20.000 ai 30.000 m. Le artiglierie principali avevano una protezione massima di 560 mm sul frontale delle torri, mentre il torrione era protetto da 650 mm; da notare che anche i pavimenti delle zone più esposte erano ugualmente protetti; per esempio, quello del torrione era di 75 mm.
Contro le esplosioni subacquee, oltre alle normali controcarene e a diverse paratie longitudinali, di cui una corazzata, esistevano oltre 1.100 compartimenti stagni, quasi tutti sotto i ponti corazzati. Inoltre, esisteva una corazzatura delle zone principali anche sul fondo della nave stessa; concetto questo mutuato dalle corazzate russe della classe SUVOROV (un'unità di questa classe, la ORJOL, era stata catturata dai Giapponesi dopo Tsushima) e dai mai completati incrociatori da battaglia, anch'essi russi, della classe BORODINO.
La fine della YAMATO e della MUSASHI è ben nota: entrambe si perdettero per bombardamento aereo. La MUSASHI (Nome della provincia a nord di TOKYO) si perdette nel corso della Battaglia del Golfo di Leyte. Essa, infatti, il 26 ottobre 1944, sottoposta a pesantissimi attacchi aerei americani, incassò ben 17 bombe di grosso e medio calibro, e 20 siluri, senza parlare di numeroso colpi caduti nelle sue immediate vicinanze.
Se i primi colpi, quantunque pesantissimi (sette bombe e nove siluri) non avevano intaccato la sua capacità combattiva - la velocità era scesa a 22 nodi, ma le parti vitali avevano ben resistito - i susseguenti (10 bombe e 11 siluri) le furono fatali. La velocità della MUSASHI, infatti, decrebbe a 6 nodi, mentre la nave venne a trovarsi con la parte prodiera fuori dall'acqua e con quella poppiera immersa. E questa fu la causa che, alla fin fine, si rivelò basilare per la sua perdita: infatti, via via che il tempo passava, la parte anteriore si alzava rendendo sempre più difficoltosi i continui tentativi di bilanciamento. Le eccezionali capacità "incassatrici" della MUSASHI (le YAMATO potevano resistere a uno sbandamento di 30 gradi) non le furono così sufficienti e la nave, dopo un vano tentativo di incagliarla in bassi fondali, si capovolse e affondò.
La YAMATO (nome della più antica provincia del paese, la città di Nara nello HONSHU centrale), venne invece destinata ad una missione suicida con destinazione Okinawa; missione che implicava il deliberato sacrificio di questa nave e della sua scorta, al fine di stornare l'attenzione degli aerei imbarcati statunitensi e consentire così ai Kamikaze di effettuare una massiccia incursione sulle portaerei americane che stavano appunto stringendo Okinawa in una morsa di ferro e di fuoco.
Salpata dal Mare Interno, il 5 aprile 1945 con la scorta dell'incrociatore leggero YAHAGI e dai caccia ISOKAZE, AMAKAZE, YUKIKAZE, FUYUTSUKI, SUZUTSUKI, ASASHIMO, KASUMI e HATSUSHIMO, si diresse verso Okinawa. Scoperta ben presto dall'onnipresente e onnipotente aviazione americana, il 7 aprile venne attaccata in forze dai velivoli imbarcati avversari.
Sottoposta, come del resto la sua scorta, a pesantissime incursioni aeree, incassò anch'essa una spaventosa serie di colpi, prima di andare a fondo: 7 bombe di grosso calibro, parecchie da 250 Kg e una dozzina di siluri che, esplodendo sul lato dritto, resero poi vano ogni ulteriore tentativo di bilanciamento. A questo proposito, bisogna sottolineare i disastrosi effetti provocati da una bomba da 900 Kg che, forando il cielo di una torre d'una torre da 155 mm insufficientemente protetta (frontalmente 150 mm, cielo e lati 25 mm), esplose con effetti disastrosi, in un deposito munizioni. Anche le altre navi nipponiche che scortavano la YAMATO non uscirono molto meglio dall'operazione TEN-GO, così era stato battezzato l'ultimo tentativo della Marina Imperiale in favore di Okinawa. Gli unici scampati, infatti, furono i caccia HATSUSHIMO, FUYUTSUKI e SUZUTSUKI.
La carriera bellica della YAMATO e della MUSASHI non fu molto intensa: infatti, ad eccezione dell'intervento della YAMATO al largo di Samar contro le navi portaerei di scorta americane (scontro avvenuto nel quadro globale della Battaglia del Golfo di Leyte), i loro poderosissimi cannoni non fecero quasi mai udire la loro possente voce. A questo proposito, nella Marina Imperiale circolava la voce che definiva la YAMATO "albergo galleggiante per ammiragli inetti".
Le unità della classe YAMATO, tuttavia, non dovevano però limitarsi soltanto alle due che abbiamo menzionato. Il IV Programma di Rinforzo della Flotta - Piano Maru-Yong del 1939 - prevedeva infatti la costruzione di altre due unità di questo tipo: la n° 110 (poi diventata SHINANO) e la n° 111 (rimasta innominata). La SHINANO, impostata a Yokosuka il 4 maggio 1940, venne, a seguito della disfatta di Midway trasformata in portaerei; la costruzione n° 111, invece, impostata a Kure il 7 novembre 1940, venne interrotta nel settembre del 1942, quando la nave si trovava circa al 30 per cento della sua costruzione. A proposito di queste due navi, è interessante notare che esse avrebbero dovuto leggermente differire dalle due YAMATO originali per la protezione verticale (400 mm anziché 410), per quella orizzontale (190 mm anziché 203 mm)e per quella delle barbette delle artiglierie principali (526 mm anziché 546). La protezione subacquea, al contrario, avrebbe dovuto ricevere parecchie migliorie. Anche l'armamento A.A. avrebbe dovuto differire per la presenza, in luogo dei soliti 127/40 mm, dei nuovissimi cannoni da 100/65 mm ad altissima cadenza di fuoco.
Il Programma di Rinforzo della Flotta del 1942 - Piano Maru-Go - prevedeva altre tre navi da battaglia che non vennero mai impostate: una quinta YAMATO (la n° 797), del medesimo tipo della SHINANO ad eccezione dell'imbarco di più moderni pezzi antisiluranti da 155 mm e di un maggior numero di bocche A.A. da 100/65 mm, e altre due corazzate (la n° 798 e la n° 799) che appartenevano a un nuovo progetto, l'A 140, del 1940. Doveva trattarsi di unità pressoché eguali, come dislocamento e dimensioni, alle YAMATO, ma con un armamento principale composto di VI-508 mm in torri binate.
Sempre a proposito di unità da battaglia rimaste allo stato di progetto, è anche interessante ricordate che i Giapponesi, una volta che vennero a conoscenza (1939) dell'intenzione degli americani di costruire i grandi incrociatori da battaglia della classe ALASKA, pensarono immediatamente alla replica. Il primo piano fu stilato nell'autunno 1940 e, con meticolosità orientale, vennero sperimentati i cannoni da 310/50 mm e, su un modello in scala, anche la protezione subacquea. Alla fine, venne adottato il progetto B-65, conosciuto anche come Cho Ko Junyokan (super incrociatori tipo A), aventi le seguenti caratteristiche:
dislocamento: 31.400 / 34.447 ton.;
dimensioni: lungh. 245,97 m - larghezza 27,88 m - pescaggio 8,73 m;
armamento: IX-310/50 mm (o VI da 330 mm), XVI-100/65 mm A.A., VIII-25 mm A.A. (o XII-25 mm A.A.), VIII tubi lanciasiluri da 610 mm, 1 catapulta, 3 aerei.
protezione: verticale 190 mm, ponte 125 mm, artiglieria ?;
apparato motore: 4 gruppi turboriduttori Kampon, 8 caldaie Kampon a nafta;
potenza e assi: 160.000 HP e 4 assi;
velocità: 33-34 nodi;
autonomia: 8.000 mg a 18 nodi.
Tuttavia, una volta conosciute con buona approssimazione le esatte caratteristiche degli ALASKA, i Nipponici, al fine di mantenere su queste navi un sufficiente margine di vantaggio, , mutarono alcune caratteristiche dei B-65: la protezione al ponte venne aumentata per consentirle di resistere a bombe da 1.000 Kg, mentre l'armamento principale fu portato a IX-360 mm. Due altri super-incrociatori, conosciuti solo come n° 795 e n° 796, vennero progettati nel quadro del Piano Maru-Go, ma anch'essi vennero annullati quando questo Piano, sempre a causa della sconfitta di Midway, venne integralmente destinato alla costruzione di portaerei, caccia, navi scorta e sommergibili.

Nell'immagine la nave da battaglia Yamato.


Articolo tratto sul N° 71 del mese di ottobre del 1970 della rivista Interconair Aviazione e Marina
Documento inserito il: 25/01/2017
  • TAG: flotta imperiale giapponese, flotta combinata, corazzate nipponiche, navi battaglia, seconda guerra mondiale, guerra pacifico, classe yamato

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