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Da Rotari alla caduta del Regno Longobardo

Alla morte di re Alboino nella penisola si verificò un nuovo periodo di disordini causati dalle continue ribellioni dei duchi Longobardi i quali, rimasti nella maggior parte dei casi seguaci della dottrina ariana, usavano la differenza di religione per opporsi alla monarchia, ormai sempre più apertamente cattolica. Approfittando della confusione che era venuta a crearsi, altri popoli barbari scesero in Italia con l’intenzione di saccheggiarla. Nel 636, venne eletto re Rotari, un ariano che con molta energia riportò il paese alla normalità, combattendo i duchi riottosi e imponendo ai propri sudditi un governo regolato da una legge scritta contenuta in un editto che rappresentò un progresso nella civilizzazione del popolo longobardo. Anche se ispirato alle consuetudini delle tribù germaniche, ` chiara in esso l’influenza della dottrina cristiana, del diritto romano e del rispetto per le usanze dei vinti. Per essere meglio compreso, l’editto di Rotari fu scritto in latino, segno questo che gli invasori avevano adottato, o quanto meno capivano la lingua dei vinti. Nel 712, il nuovo re Liutprando cattolico e molto religioso, riprese la lotta contro i Bizantini con l’intento di completare la conquista dell’Intera penisola Italica. Per raggiungere il proprio scopo cercò l’appoggio della Chiesa intervenendo in favore del papa Gregorio II in un contrasto tra questi e l’Imperatore d’Oriente, che aveva proibito in tutti i suoi domini, compresi quelli italiani, il culto delle immagini sacre, ordinandone la distruzione. Per aiutarlo Liutprando iniziò una guerra contro i Bizantini in Italia, che in breve tempo lo portarono alla conquista dell’ esercato e della Pentapoli, spingendosi fino al Lazio dove si impossessò della città di Sutri. Il papa diffidò di questo aiuto insperato, valutandolo come non proprio disinteressato; trattò quindi con Liutprando, che a seguito di questo incontro decise di abbandonare i territori fino ad allora conquistati, donando alla Chiesa la città di Sutri. Questa donazione riveste un’importanza particolare per via delle sue conseguenze future: essa diede infatti al pontefice il possesso di una regione che, assommata alle terre appartenenti al patrimonio della Chiesa, formò il nucleo principale da cui si originò il potere temporale del papato. Il successore di Liutprando, Astolfo, governò il regno Longobardo dal 749 al 756 tentò di completare l’opera del suo predecessore, perseguendo una politica volta alla completa conquista dell’Italia. Occupati l’esarcato, ed il ducato di Spoleto in Umbria; minacciò quindi il ducato di Roma, dove l’autorità del duca era stata da tempo soppiantata da quella del papa. Per difendersi dall’aggressione, questi si appellò al re dei Franchi, che di recente avevano consolidato il proprio regno in Gallia e, guidati da Carlo Martello, avevano difeso l’esercito cristiano contro gli Arabi, sconfiggendoli nel 732 nella battaglia di Poitiers. Il re dei Franchi, Pipino il Breve, accolse la richiesta di aiuto del papa e sceso in Italia, assediò la capitale dei Longobardi, Pavia. A questo punto, Astolfo raggiunse un accordo con Pipino il Breve impegnandosi a restituire tutti i territori conquistati. Non avendo poi rispettato il patto, costrinse il papa a richiedere nuovamente l’aiuto dei Franchi. Questa volta Pipino il Breve sconfisse Astolfo e donò alla Chiesa tutti i territori che il re longobardo non aveva abbandonato in base all’accordo. Venne così a formarsi lo Stato della Chiesa protetto dal regno di Francia e comprendente una parte dell’esarcato, la Pentapoli e il Lazio.Poco tempo dopo Astolfo morì lasciando il regno a Desiderio. Questi inizialmente mantenne normali relazioni con il papa, ma nello stesso tempo tentò di togliere al pontefice l’appoggio dei Franchi intessendo rapporti di amicizia con essi; proprio per questo motivo Desiderio diede in sposa la figlia Ermengarda ad uno dei figli di Pipino il Breve, Carlo, il futuro Carlo Magno Imperatore del Sacro Romano Impero. Approfittando di problemi sorti fra Carlo ed il fratello Carlomanno, Desiderio, sicuro che i due troppo impegnati a risolvere i loro problemi non sarebbero accorsi in aiuto al papa, mosse con il suo esercito alla volta di Roma. A questo punto Carlo le inviò un ultimatum che venne respinto; si venne quindi allo scontro armato nel corso del quale Desiderio, inferiore all’avversrio come numero di soldati venne duramente sconfitto alle Chiuse di Susa; costretto a ritirarsi riparò a Pavia mentre suo figlio Adelchi preferì ritirarsi a Verona, da dove poi fuggì alla volta di Costantinopoli. Per il re Desiderio, ciò non fu possibile e al momento della caduta di Pavia, venne fatto prigioniero e condotto in Francia dove morì. La sconfitta di Desiderio e la caduta di Pavia, coincisero anche con la cessazione del regno Longobardo in Italia.


Nell'immagine, ritratto di Pipino il Breve, re dei Franchi

Documento inserito il: 21/12/2014
  • TAG: i longobardi, editto di rotari, fine del regno longobardo in italia, i franchi

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