Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia contemporanea: Compendio di storia del romanzo poliziesco - Settima puntata
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Compendio di storia del romanzo poliziesco - Settima puntata

a cura del prof. Giovanni Sigona (1951-2025)


7. Il romanzo giallo in Italia.

Come abbiamo visto, i romanzi polizieschi ebbero una straordinaria diffusione negli Stati Uniti ed in Europa occidentale con un grande successo di vendite da parte di un nutrito gruppo di scrittori, che con la qualità elevata delle loro opere seppero dare dignità letteraria ad un genere fino a poco tempo prima considerato di basso profilo, snobbato dalla cultura ufficiale e ritenuto in alcuni ambienti borghesi “pericoloso” per i contenuti e “brutto” dal punto di vista formale. Siffatte ingiuste prevenzioni furono progressivamente cancellate a partire dai favolosi anni Trenta, in cui i gialli toccarono il loro apogeo, sebbene il genere non venisse ancora considerato “alta letteratura”. L’ingresso nel canone letterario e il pieno riconoscimento critico, infatti, arriveranno solo più tardi, dopo la Seconda guerra mondiale, e da allora nessuno avrebbe più osato relegarli in secondo piano, anzi il loro successo sarebbe cresciuto costantemente fino ai nostri giorni, caratterizzati da una netta affermazione del genere nobilitato dalla partecipazione, come creatori e non come semplici fruitori di storie poliziesche, da parte di molti autori illustri, fra cui ricordiamo il “nostro” Italo Calvino e l'inglese Henry Graham Greene.

Frattanto in Italia nel 1929 l’editore Arnoldo Mondadori cominciava a pubblicare a Milano una collana di romanzi, chiamati “gialli” dal colore della copertina dei libri, che in breve tempo conosceranno un enorme successo di massa presso i lettori del tempo, già avidi fruitori di romanzi “d’appendice” ed affini. Si creò così, nonostante l’ostilità del regime fascista verso il “giallo”, l’humus propizio per la nascita di autori italiani <<attirati dalle possibilità offerte dal nuovo mercato editoriale e aiutati da una delibera del Minculpop che impone di riservare almeno il 20% dei titoli di ogni collana letteraria ad opere di autori nostrani >>. [F. Orsi]. <<Non sempre preparati all’impresa>> osserva Gianni Canova <<i primi giallisti italiani si trovarono a dover recuperare il gap che separava lo standard medio della produzione italiana dalle esigenze del mercato; per di più, si videro costretti a lavorare su un genere come il poliziesco che appariva, sia sul versante del “mistero” che su quello dell’“indagine razionale”, abbastanza estraneo alla tradizione nazionale ed ai più consolidati canoni del loro gusto e della loro cultura>>. Fra i pochi scrittori italiani di quel periodo meritano una citazione Alessandro Varaldo (1873-1953), Ezio D’Errico (1892-1972) e soprattutto Augusto De Angelis (1888-1944), scrittore fecondo con all’attivo parecchi romanzi polizieschi, ambientati a Milano e con protagonista il commissario De Vincenzi. Le sue opere di maggiore impegno sono “Il banchiere assassinato” (1935) e “Sei donne e un libro” (1936) e di lui va ricordato anche un breve ma esauriente “Saggio sul romanzo giallo” in cui afferma - fra l’altro - che: <<L’arte dell’autore di romanzi polizieschi consiste nel far passare dall’incosciente al cosciente le facoltà divinatorie dei lettori>>, ed in un altro passo aggiunge: <<L’essenziale, inoltre, per me è creare un clima. Far vivere al lettore il dramma. E questo lo si può ottenere anche facendo svolgere le vicende in Italia, con creature italiane>>, mostrando così notevole acume critico e consapevolezza ideologica nel suo scomodo ruolo di apripista dei giallisti nazionali. In tempi più recenti si sono segnalati Giorgio Scerbanenco (1911-1969), di padre ucraino, creatore dei personaggi Arthur Jelling e Duca Lamberti e le cui opere migliori sono state “Venere privata” (1966) e “I milanesi ammazzano il sabato” (1969); il siciliano Leonardo Sciascia (1921-1989) - che ha usato il giallo come strumento di denuncia sociale e politica - e ovviamente Andrea Camilleri (1925-2019), anch'egli siculo, autore di una fortunata serie di gialli che hanno per protagonista l’originalissimo commissario Salvo Montalbano, in vicende ben congegnate che appartengono al genere poliziesco classico, seppur rielaborato con forte radicamento nella cultura, nella lingua e nella società siciliana, per delle storie contaminate da realismo sociale, ironia e riflessione etica. Quelle di Montalbano non sono solo indagini, ma veri affreschi della società siciliana contemporanea: corruzione, mafia, politica, degrado ambientale, ma anche ironia, cibo, amicizia e umanità. I suoi lavori più riusciti: “La forma dell’acqua” (1994), “Il ladro di merendine”(1996), “Un mese con Montalbano” (1998), “Gli arancini di Montalbano” (1999), “La gita a Tindari” (2000), “La paura di Montalbano” (2002), “Il giro di boa” (2003). Un rapido cenno va fatto anche della coppia Carlo Fruttero (1926-2012) e Franco Lucentini (1920-2002), dalla cui fruttuosa collaborazione, nata nel 1958, sono nate opere pregevoli come: “La donna della domenica” (1972), “A che punto è la notte” (1979), “Il palio delle contrade morte” (1983), “Enigma in luogo di mare” (1991), costruite su intrecci avvincenti e popolate da personaggi ricchi di arguzia ed ironia demistificanti i più diffusi vizi contemporanei.


Nell'immagine, Lo scrittore Andrea Camilleri, ideatore del Commissario Montalbano.

Documento inserito il: 30/08/2025
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