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Storia dell'uomo dalle origini ai giorni nostri. Quarantottesima puntata

La nascita dell'Unione Sovietica

Il comunismo è come un coccodrillo: quando apre la sua bocca non sai mai se sta cercando di sorridere o si sta preparando ad inghiottirti.” [W. Churchill]

La Domenica del 9 gennaio 1905 (secondo il calendario giuliano in uso in Russia; in Occidente, col calendario gregoriano, era il 22 gennaio), decine di migliaia di cittadini russi erano scesi pacificamente davanti al Palazzo d'Inverno, portando una petizione allo Zar Nicola II. Essi erano convinti che lo Zar, qualora fosse venuto a conoscenza delle loro difficili condizioni di vita, avrebbe tentato di migliorarle. Per questo i manifestanti gli presentarono un'istanza con oltre 130.000 firme, in cui si chiedeva l'attuazione di riforme economiche e politiche, tra cui la riduzione dell'orario di lavoro, il salario minimo giornaliero e la convocazione di un'assemblea costituente. Per tutta risposta i fucili delle truppe imperiali fecero fuoco sulla folla, lasciando sul terreno oltre duemila feriti e centinaia di morti. Tuttavia, nell’autunno del 1905, lo zar avrebbe parzialmente ceduto, firmando il “Manifesto di ottobre”, che poneva le basi per la tutela dei diritti civili, la promulgazione di una costituzione molto limitata e l’istituzione di un parlamento, la Duma (dotata però di scarsi poteri). Tali concessioni avevano placato gli animi rivoluzionari quel che bastava perché Nicola II potesse rimanere al potere.


La “Rivoluzione di febbraio” e la caduta del regime zarista

Dodici anni dopo, nel 1917, la Russia(1) era ancora alle prese con una condizione economica pietosa ormai diventata endemica, e la Prima Guerra Mondiale aveva contribuito ad aggravare notevolmente la situazione: nelle città mancavano viveri e combustibile, anche a causa dello stato disastroso in cui versava il sistema ferroviario, e nelle campagne l'inquietudine dei contadini aumentava per via del sempre maggior numero di reclutati per la guerra(2). Sicché l'8 marzo (23 febbraio russo) l'insofferenza della popolazione deflagra, facendo precipitare la situazione: a Pietrogrado uno sciopero generale degli operai (e di altre categorie lavorative), infatti, si trasforma in una grande manifestazione violenta contro lo zar Nicola II. Nella città, la maggior parte dei militari della guarnigione, ricevuto l'ordine di reprimere la sommossa, si ammutina, fraternizzando con gli insorti, consegnando loro le armi, e in molti si uniscono addirittura alla rivolta (mentre le truppe fedeli al regime, richiamate dal fronte, a quanto pare non riescono a giungere sul posto per un massiccio sciopero dei ferrovieri)(3). Ben presto nella capitale le autorità rimangono praticamente prive di potere militare. Intanto a Pietrogrado i rivoltosi (a cui ormai si sono uniti tantissimi soldati) saccheggiano l'arsenale militare e occupano i principali luoghi di controllo, mentre a Mosca scoppia una rivolta che porterà in breve la città a cadere in mano agli insorti. Lo zar dopo pochi giorni, a causa dell'espandersi delle proteste, è costretto ad abdicare: è la fine della dinastia Romanov (lo Zar sarà poi arrestato e il 17 luglio 1918 giustiziato sommariamente dai bolscevichi con tutta la famiglia) e dell'Impero russo.

Frattanto nel Paese inizia a rafforzarsi considerevolmente il possente movimento dei Soviet (comitati di deputati che rappresentano in primis operai, soldati e contadini: posizione predominante nell'organismo hanno i menscevichi e i socialrivoluzionari, che si contrappongono ai bolscevichi, cioè la frangia estremista dell'ex Partito Operaio Socialdemocratico(4), che si batte per riforme molto radicali). Quindi la guida ufficiale del Paese viene affidata dalla Duma, sotto forte influenza dei Soviet, a un Governo provvisorio (dominato da aristocratici e borghesi di orientamento liberale e sorretto da alcune forze di sinistra tra cui i menscevichi ed i socialisti rivoluzionari) presieduto da Georgij L'vov, che in luglio verrà sostituito da Aleksandr Kerenskij.


Dalla “Rivoluzione d'ottobre” alla dittatura bolscevica di Lenin

Dopo un lungo e caotico susseguirsi di eventi (che ho deciso di risparmiarvi per non farvi andare nel pallone), il 7 novembre 1917 (il 25 ottobre russo), sfruttando il malcontento popolare e delle truppe(5) verso la guerra, la frangia armata dei Soviet, in cui ormai i bolscevichi occupano il ruolo egemone, dà luogo ad un colpo di stato e rovescia il governo provvisorio (esso, come visto, era nato poco dopo la “Rivoluzione di febbraio”, ed aveva tentato di incanalare la protesta politica entro i binari della legalità, rinviando al contempo concreti provvedimenti che assecondassero le aspirazioni dei contadini, ostinandosi a continuare una guerra disastrosa, specie da un punto di vista economico). Quindi i Soviet assumono tutti i poteri e danno vita ad un nuovo Esecutivo(6) di matrice bolscevica presieduto da Lenin, che s'ispira ai principi del marxismo (cioè che si rifacevano a Karl Marx, sociologo, filosofo, economista e teorico politico tedesco dell'Ottocento che aveva teorizzato, in maniera profetica, la dittatura del proletariato).

Il governo comunista (di cui fa parte anche un certo... Stalin) per prima cosa si preoccupa di uscire dal conflitto mondiale, rinunciando ad ogni pretesa territoriale ed accettando condizioni durissime imposte dai nemici. Poi si occupa di “militarizzare” la società civile mediante un severo controllo di tutta la popolazione, reprimendo duramente ogni forma di opposizione. Lo Stato applica una rigida supervisione in ogni settore, limitando fortemente le libertà individuali (comprese quelle d'opinione), disciplinando in maniera ferrea l'ambito economico (compreso il settore agricolo e industriale): viene controllato l'impiego delle risorse, l'organizzazione della produzione e la distribuzione delle merci; viene attuata la militarizzazione del lavoro (agli operai è vietato lo sciopero e vengono “inflitti” turni di lavoro forzato); vengono nazionalizzate le banche e le industrie; viene decretata la confisca delle grandi proprietà (distribuendo nuove terre ai piccoli contadini), la requisizione di grano nelle campagne ed il razionamento del cibo. Quindi si abolisce addirittura il commercio privato, la proprietà privata e viene limitato l'uso della moneta... Tutti questi provvedimenti passeranno alla storia come “Comunismo di guerra”. Esso da una parte raggiunse l'obiettivo di garantire il sostentamento delle truppe bolsceviche impegnate su più fronti(7) (in quel periodo si dovettero combattere diverse guerre interne contro svariati avversari della “rivoluzione”), ma dall'altro ebbe risultati molto nefasti, creando malcontento e miseria in ogni strato sociale (generando tante rivolte).


Dalla NEP all'URSS

Poi nel ’21, al fine di ridare slancio al Paese (debilitato anche da gravi carestie, dal “comunismo di guerra” e dalle già succitate guerre interne), e di scongiurare la caduta del regime (minacciato da un numero crescente di oppositori: dai contadini agli operai), si dà vita alla NEP(8), acronimo che sta per Nuova Politica Economica, con cui viene alleggerito il rigido controllo sull'economia, mediante una lunga serie di provvedimenti che faranno aumentare enormemente la produzione agricola, rallentando la carestia in corso. Citiamone alcuni. Innanzitutto torna l'uso del denaro e viene ripristinata parzialmente la proprietà privata. Nelle campagne il prelievo forzoso delle eccedenze è sostituito da un'imposta in natura, riconoscendo ai contadini il diritto di vendere quanto producevano. Viene ammorbidito il sistema del lavoro coatto e militarizzato (il quale aveva assunto la forma di vera e propria schiavitù ed era stato causa di numerose rivolte) per essere in buona parte sostituito da quello salariato. La NEP rappresentò inoltre un allontanamento dalla piena nazionalizzazione di alcune parti delle industrie. Ma in generale rimase un rigido controllo statale sulla popolazione, il cui tenore di vita restò fra i più bassi d'Europa.

Nel dicembre 1922, dopo aver riunito le ex repubbliche dell'Impero zarista (annesse a seguito di operazioni d'aggressione perpetrate dall'Armata Rossa - cioè l'esercito russo - a cavallo tra il 1918 ed il '21), viene fondata l’Unione delle Repubbliche Socialiste(9) Sovietiche, inizialmente composta da Russia, Bielorussia, Ucraina e Transcaucasia (comprendente Georgia, Armenia ed Azerbaijan), dove vengono formati governi locali comunisti. Il primo Stato comunista del Mondo (tecnicamente è stata considerata una Repubblica direttoriale federale) si sarebbe contraddistinto in primis per la sua forma autoritaria. L'organizzazione politica del Paese avrebbe previsto un solo partito politico ufficialmente riconosciuto, il Partito Comunista dell'Unione Sovietica.


Nell'immagine, Vladimir Il'ič Ul'janov, Lenin, Presidente del Consiglio dei commissari del popolo della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa dall'8 novembre 1917 al 21 gennaio 1924.


Note:

(1) Prima del 1917 l'impero russo comprendeva l'Ucraina del Dnepr, la Bielorussia, la Bessarabia, il Granducato di Finlandia, l'Armenia, l'Azerbaigian, la Georgia, gran parte dei governatorati baltici, ecc.

(2) I diciassette milioni di uomini sotto le armi, sottratti alla produzione agricola, mandarono in crisi l'economia nazionale, già messa in difficoltà dal basso livello tecnologico delle industrie e dalla scarsa estensione della rete ferroviaria. E nelle città si soffriva la fame.

(3) Su questi eventi esistono però versioni discordanti. Pare comunque che nel bel mezzo delle sommosse il presidente della Duma Rodzjanko, convinto monarchico, abbia telegrato allo zar: “La situazione è grave. Nella capitale regna l'anarchia. Il governo è paralizzato [...] Per le strade si spara a casaccio. Le truppe si sparano a vicenda. I reggimenti della guardia sono contagiati dallo spirito di rivolta. È indispensabile e urgente affidare la formazione di un nuovo governo a una persona che goda della fiducia del Paese [...] Ogni esitazione sarebbe letale”. Di certo nell'occasione risultò evidente un'importante conseguenza della Guerra: il conflitto aveva reso indispensabile la mobilitazione generale, con la conseguente distribuzione di armi a operai e contadini; queste armi però, oltre che contro i nemici, poterono essere adoperate anche contro i Governi.

(4) Dal 1905, infatti, il Partito Operaio Socialdemocratico. era diviso in 2 frazioni, bolscevichi e menscevichi, che nel corso del tempo si doteranno di strutture organizzative differenziate fino ad operare come 2 partiti distinti a partire dal 1912.

(5) Le enormi perdite subite dalla Russia avevano minato alle fondamenta la resistenza morale e fisica del suo esercito: esso, minato dalle gravi perdite subite, dalle diserzioni e dalla sfiducia, riceveva la metà dei rifornimenti necessari in armi, equipaggiamenti e viveri tanto che al fronte molti ufficiali non riuscivano più a mantenere la disciplina.

(6) Nel marzo 1918 il Partito Bolscevico assume la denominazione di Partito Comunista e il 23 luglio viene proclamata la nascita della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, nucleo della futura Unione Sovietica.

(7) Il potere dei soviet era gravemente minacciato dalle “armate bianche” fedeli allo Zar e dai corpi di spedizione occidentali (Regno Unito, Francia, USA) e per respingere questi attacchi e far fronte alla carestia era necessario un controllo diretto delle derrate alimentari e della produzione industriale da parte dello Stato bolscevico. L'Armata Bianca era sostenuta dal movimento dei Bianchi, e da rappresentanti di molti altri movimenti politici: democratici, cadetti, socialisti riformisti, sostenitori di Aleksandr Kerenskij e altri che si opposero alla Rivoluzione d'ottobre del 1917.

(8) La scelta di abbandonare il comunismo di guerra venne presa in seguito ad una lunga serie di ribellioni contadine e soprattutto dopo l'ammutinamento della base navale di Kronštadt, i cui soldati erano stati tra i più attivi sostenitori della “Rivoluzione d'ottobre”.

(9) Molti lettori si chiederanno: come mai venne chiamata Unione delle Repubbliche Socialiste, e non Comuniste? Perché fino alla fine della Prima Guerra Mondiale socialismo e comunismo erano quasi sinonimi.
Documento inserito il: 02/10/2025
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