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Compendio di storia del romanzo poliziesco - Nona puntata

a cura del prof. Giovanni Sigona (1951-2025)


Il romanzo giallo in Francia.

Rispetto agli stati anglosassoni, la narrativa poliziesca francese è caratterizzata da una sensibile accentuazione degli aspetti melodrammatici e romanzeschi dell’intreccio, già visibile in Gaboriau e Leroux ed ancor di più in Marcel Allain (1885-1969) e Pierre Souvestre (1874-1914), creatori del celebre fuorilegge Fantomas, protagonista di una serie di romanzi pubblicati in rapida successione fra il 1911 ed il 1913, dai contenuti tipicamente popolari ma d’indubbio interesse per lo stile realistico e per i problemi sociali affrontati poco prima della Grande guerra, con un buon successo di pubblico.
È comunque con Maurice Leblanc (1864-1941) che il giallo fa un effettivo salto di qualità nella nazione transalpina, in quanto si perviene ad una perfetta fusione tra la scuola britannica e quella francese con esiti di alto livello letterario. Nel 1905 creò il celebre Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo capace di mettersi al servizio delle forze del bene e di vendicare i deboli e gli oppressi, insomma una delle tante figure di giustizieri che in quegli anni appaiono numerose nelle opere di tanti scrittori polizieschi e non, il che sta ad indicare senz’ombra di dubbio che da parte di vasti strati della società si avvertiva impellente un’esigenza di giustizia e di ordine che non sempre i Governi dell’epoca riuscivano a soddisfare.
Il vertice della narrativa “gialla” francese viene raggiunto da Georges Simenon (1903-1989), di origine belga, creatore del celeberrimo commissario Jules Maigret, nato nel 1931 e protagonista di circa 80 romanzi e una ventina di racconti tradotti in tutte le lingue e che hanno fatto del suo autore uno degli scrittori più letti e rinomati del Novecento.
Luis Coletta (v. nota n. 10) ha colto nel segno affermando che <<Simenon ha in molti casi annullato le distanze fra il romanzo giallo ed il romanzo “tout court”, riducendo da un lato la specificità della narrazione poliziesca ed applicando nei suoi romanzi psicologici tecniche e meccanismi d’indagine tipici di questa(…). Se per alcuni temi tipici del suo romanzo, quali l’incomunicabilità, il senso della solitudine, il tentativo tenace quanto vano di raggiungere la libertà o la redenzione, Simenon può avvicinarsi al “nouveau roman”, nella sua opera regna sovrana una forte carica di pathos, tipica piuttosto del realismo. In effetti le doti letterarie e lo stile di Simenon sono quelle di un narratore-giornalista: egli rifiuta nella narrazione il pittoresco e l’esotico, scegliendo una lingua semplice>>.
Nella sua creatura, Maigret, trasferì molte delle sue aspirazioni, soprattutto quelle ad una serena vita familiare e la tendenza istintiva ad una partecipe comprensione delle debolezze umane, e per questo, sebbene avesse deciso più volte di abbandonarlo, Simenon ammise che era il personaggio che più gli somigliava, fra i tanti partoriti dalla sua fertile inventiva. I suoi maggiori successi: “Pietro il lettone” (1932), “Il cane giallo” (1931), “Il caso Saint-Fiacre” (1932), “Il fidanzamento di Monsieur Hire” (1933), “Il Borgomastro di Furnes” (1939), “La vedova Couderc” (1942), oltre ai volumi di racconti “Maigret ritorna” e “Le nuove inchieste del Comm. Maigret”.

Nell'immagine, Georges Simenon (1903-1989), il creatore del Commissario Maigret.

Documento inserito il: 02/09/2025
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