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Storia dell'uomo dalle origini ai giorni nostri. Cinquantatreesima puntata

di Alberto Sigona


L'Urss Comunista di Stalin


Come si definisce un comunista? Beh, è qualcuno che legge Marx e Lenin. Come si definisce un anticomunista? È qualcuno che capisce Marx e Lenin.” [Ronald Reagan]


L'Urss, intanto, cerca di dare un assetto stabile alla propria economia e alle proprie istituzioni politiche. Poco dopo la morte di Lenin (avvenuta nel 1924) - al termine di una dura lotta politica per la successione che vide coinvolti i principali dirigenti del partito bolscevico (tra cui Trotsky, Zinov'ev, Kamenev e Bukharin) - sale al potere il georgiano Iosif Vissarionovic Dzugasvili, detto Stalin. Egli trasforma l’autoritarismo leninista in una dittatura personale di tipo totalitario, caratterizzata dal culto della personalità e dal controllo capillare della società, in cui non viene concesso il benché minimo dissenso, eliminando fisicamente ogni forma di opposizione (ma anche persone o categorie a lui “antipatiche”), dando vita a sanguinose epurazioni, le cosiddette “purghe”, che vanno a colpire persino l’apparato statale (burocrati, funzionari e membri dell’esercito), mentre tante altre persone sono deportate nei Gulag, campi di lavoro (situati in zone freddissime del Paese), molto simili ai primi lager nazisti, destinati a “rieducare” i... nemici del popolo (molti dei quali vi troveranno la morte).

In ambito economico Stalin adottò una serie di disposizioni volte a modernizzare e ridare slancio al Paese (che prima di allora era molto povero e prettamente rurale), indirizzandolo a marce forzate verso una grande crescita industriale. Il provvedimento più rilevante, e al contempo più controverso, fu senz'altro la “collettivizzazione della terra”. Mediante l'esproprio dei possedimenti agricoli, Stalin (che mirava a trasformare le terre agricole private in collettivi agricoli) in sostanza inaugurò una politica economica completamente centralizzata (per quello che fu il suo più notevole allontanamento dall'approccio della NEP). La leadership sovietica sperava che la sostituzione delle fattorie di singoli contadini con quelle collettive avrebbe potuto aumentare la fornitura di cibo per la popolazione urbana e la disponibilità di materie prime per le industrie e di prodotti agricoli destinati all'esportazione. In verità la collettivizzazione delle terre genererà un fortissimo malcontento (sfociando spesso in rivolte, quasi sempre represse duramente dal Regime) tra i contadini ed i proprietari terrieri (che oltre a subire gli espropri dovevano patire esagerate requisizioni concernenti la produzione agricola), nonché diverse rovinose carestie (che si verificarono un po' ovunque, dall'Ucraina al Caucaso).

L'URSS in tal modo, a spese della classe rurale, diverrà presto una vera potenza industriale, tanto che alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale sarà considerata il terzo Paese più industrializzato al Mondo dopo USA e Germania. Ma il balzo industriale fu dovuto anche ad un altro fattore poco edificante (impossibile d'attuare nei Paesi democratici). Come già anticipato, molte persone sgradite al Regime furono costrette a lavorare nei Gulag. Qui tra il 1929 ed il '53 vi trovarono dimora circa 18 milioni di sventurati, veri e propri schiavi dediti ai lavori forzati. Il loro disumano sfruttamento, compiuto in molteplici settori produttivi, permise all'URSS di poter disporre di manodopera a costo zero, e costituì perciò un elemento centrale dell'economia comunista, dando una notevole ed ulteriore spinta all'industrializzazione sovietica. Tuttavia le condizioni di vita della popolazione libera non ebbero sensibili miglioramenti poiché la prevalenza data all'industria pesante penalizzava gravemente la produzione di beni di consumo, e gli stessi operai, malpagati e senza diritti, erano sottoposti a ritmi di lavoro estenuanti.

Ad ogni modo va dato atto che durante il regime staliniano furono ottenuti risultati significativi come la piena occupazione, l'alfabetizzazione di massa ed estese forme di sicurezza sociale, riuscendo così a eliminare la secolare miseria e le più gravi sperequazioni che avevano caratterizzato la Russia zarista. Ciò ovviamente non può attenuare le gravissime colpe e gli immani misfatti di cui Stalin si macchiò durante la dittatura. Si calcola che durante il regime staliniano siano morti - anche per via delle carestie originate spesso proprio dal regime, a causa del controllo asfissiante che veniva esercitato sui produttori agricoli - decine di milioni di persone, tanto da indurci a ritenere Stalin tra i più feroci capi di Stato che siano mai esistiti.


Nell'immagine, Iosif Vissarionovic Dzugasvili, detto Stalin.

Documento inserito il: 24/10/2025
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