Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia contemporanea: Latinoamerica. Il sogno federalista di Simon Bolivar e la Dottrina Monroe statunitense
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Latinoamerica. Il sogno federalista di Simon Bolivar e la Dottrina Monroe statunitense

di Francesco Caldari


“Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza a piegare con la fame e la miseria l'America intera in nome della libertà”. Questa profetica frase fu scritta nel 1815 dal venezuelano Simón Bolívar, il Libertador (come era stato definito già da un paio di anni, per il suo ruolo nella liberazione delle terre dominate dagli spagnoli), durante il suo esilio in Giamaica, nella "lettera guatemalteca", pubblicata sulla Royal Gazette di Kingston. Una citazione significativa, perché precede di ben otto anni quella che rimarrà alla storia come Dottrina Monroe (1823), dal nome del Presidente statunitense che la proclamò, dichiarando che le Americhe – libere dagli imperi europei - non dovevano essere considerate oggetto di futura colonizzazione. Secondo molti studiosi Monroe anticipò, di fatto, sul lungo termine l'espansionismo americano e sul breve il ruolo che gli Stati Uniti avrebbero avuto in America Latina. Gli storici affermano che la Dottrina rese tra le altre cose vano il sogno federalista di Bolívar, giacché, scoraggiando alleanze formali e favorendo la frammentazione politica degli Stati centro e sud-americani, favorì la proiezione della influenza degli USA in tutto il continente.
Ma come il Libertador, tuttora ricordato come un eroe romantico e un simbolo rivoluzionario, era giunto a maturare la sua ambizione, destinata ad infrangersi contro gli interessi dell’ingombrante vicino del Nord?
Era figlio di una famiglia molto ricca, proprietaria di una piantagione coltivata da schiavi, proveniente dalla regione basca della Spagna, che si era stabilita in Venezuela nel XVI secolo. Nel corso del tempo, i Bolívar si erano uniti in matrimonio con altre famiglie di primi coloni, raggiungendo ranghi e distinzioni all'interno della società coloniale venezuelana. Simón nacque a Caracas nel 1783 in seno a questa aristocrazia. I creoli (la sua famiglia tale era) avevano sviluppato un senso di identità distinto dalle loro controparti spagnole, basato sulla loro nascita e la loro esperienza nelle Americhe. Questo sentimento di identità fu un fattore importante nei movimenti di indipendenza latinoamericani, guidati in gran parte da figure come la sua.
Perse il padre quando aveva circa due anni e la madre morì quando ne aveva 9, tanto che andò a vivere con uno zio, con il quale non andava d'accordo. Arruolatosi nell'esercito a 14 anni, compì un primo viaggio in Europa: all'età di 16 anni, fu infatti inviato in Spagna per continuare i suoi studi. A Madrid, nel 1800, conobbe María Teresa Rodríguez del Toro y Alayza, con la quale si sposò il 26 maggio 1802. Dopo circa venti giorni, si trasferirono a La Coruña ed in seguito tornarono in Venezuela, dove la moglie morì di febbre gialla. Questo evento lo sconvolse profondamente e lo portò a giurare che non si sarebbe sposato mai più. Fu il secondo viaggio che risultò cruciale per la sua formazione intellettuale e per la definizione del suo impegno nella lotta per l'indipendenza latino-americana. Bolívar tornò nel 1804, stavolta a Parigi, dove ritrovò il suo antico maestro dell’infanzia e mentore Simón Rodríguez, che rinnovò una grande influenza su di lui, indirizzandolo verso la politica e la causa della libertà della sua patria, e ampliando la sua educazione con la lettura dei classici e dei pensatori illuministi come Montesquieu e Rousseau. In questo periodo, Bolívar sviluppò una comprensione del pensiero politico europeo, imbevendosi dei principi di libertà allora vibranti. Viaggiò in Italia con Rodríguez e suo cugino Fernando Rodríguez del Toro, e il 15 agosto 1805 sul Monte Sacro a Roma, si incaricò solennemente di liberare la sua terra, formulando un impegno che è rimasto nella storia: "Per il Dio dei miei genitori, giuro per loro; giuro per il mio onore e giuro per la patria, che non darò pace al mio braccio, né riposo alla mia anima, finché non avrò spezzato le catene che ci opprimono!" Nei successivi 30 anni, mantenne la sua promessa, tanto che il suo nome è sinonimo della rimozione del dominio spagnolo da gran parte del Sud America. Oltre il pensiero illuminista, egli restò abbagliato dalla figura di Napoleone. Ammirava la sua abilità militare, apprezzandone la tattica e la visione sul campo, che egli stesso mise a frutto nel secondo decennio del XIX secolo, nonché la sua leadership. Nondimeno, si rifiutò di partecipare all'incoronazione di Napoleone nella cattedrale di Notre Dame, il 2 dicembre 1804, l'inizio del primo impero moderno. Napoleone fu per lui sia un modello da seguire che da evitare. Ammirava la prestigiosa autorità del corso, ma era un repubblicano determinato. Tornò in Venezuela nel 1806, ben persuaso a lottare per l'indipendenza.
La Spagna stava per perdere il suo impero, a causa della sua stessa incompetenza: crisi economica interna, debolezza politica, tensioni sociali nelle colonie, influenze esterne come le idee rivoluzionarie e le guerre napoleoniche (nel 1808, Napoleone invase la Spagna e costrinse il re Ferdinando VII ad abdicare). Bolívar volle porsi alla guida del movimento che sostituirà il dominio spagnolo con l'indipendenza. Un dominio che si estendeva dal Sud America, all'America Centrale, sino al Nord America, in quello che oggi è il Messico, e - come Nuova Spagna - in quelli che sono gli Stati Uniti, con territori che hanno nomi spagnoli come California Arizona, Nevada, Texas, Colorado. Come se non bastasse, vi erano inoltre le isole Filippine.
In questa sorta di implosione dell'impero, che ricorda il crollo dell'Unione Sovietica, è da notare che la prima reazione nell'America spagnola fu quella della lealtà. Non appena arrivarono notizie di giunte o governi provvisori che si instauravano nelle province spagnole e dell'invasione di Napoleone, i creoli attraverso i consigli comunali, un'istituzione importante, e le assemblee che vennero convocate dai funzionari della Corona, votarono la loro fedeltà e cercarono di difenderla, ma nel corso del 1808 e sino all'inizio del 1810, inizieranno a guardare alla propria autonomia. Molti di coloro che erano a favore dell'indipendenza avevano viaggiato come Bolívar in Europa. Egli – come altri – era confuso dalle notizie che arrivano dalla Spagna, che riportavano di una invasione da parte della Francia di tutta la penisola. Alcuni credevano opportuno proteggere i possedimenti d'oltremare della Spagna dai francesi, altri vedevano la possibilità dell’indipendenza. In questo contesto, al nostro toccò un ulteriore viaggio in Europa: stavolta a Londra, in missione diplomatica per cercare il sostegno inglese, sfruttando l'alleanza tra Spagna e Gran Bretagna contro Napoleone. Qui entrò in contatto con Francisco de Miranda, suo connazionale che aveva combattuto sia nel movimento per l'indipendenza degli Stati Uniti che nella Rivoluzione francese, che gli permise di ottenere una segreta connivenza inglese, l'apertura del commercio e la possibilità che l'Inghilterra esercitasse pressioni sulla Spagna a favore degli interessi venezuelani. In cambio, Simón promosse il ritorno in patria di Miranda, dove questi arrivò nel dicembre 1810 e fu nominato Tenente Generale dalla Giunta Suprema. In un quadro di disaccordi e tensioni, Miranda guidò le forze repubblicane a una vittoria a Valencia nel 1811, azione a cui Bolívar partecipò. Ma, nonostante i successi iniziali, la situazione si deteriorò e nel 1812 Miranda capitolò, ristabilendo il dominio spagnolo sul Venezuela e la conclusione della Prima Repubblica. Ciò comportò una rottura drammatica nella relazione con Bolívar, che fu coinvolto nel controverso arresto di Miranda nel luglio 1812, ottenendo un salvacondotto per esiliarsi e giustificando il suo apparente “tradimento” sostenendo che Miranda aveva imbrogliato la causa repubblicana, capitolando quando aveva ancora forze sufficienti per continuare la lotta. Mai domo, nel 1813 Bolívar lanciò la "Campagna Admirable", riconquistando gran parte del territorio nazionale, venendo nominato Presidente della Seconda Repubblica, concentrandosi sull'organizzazione dello Stato nell’attuazione di riforme amministrative e fiscali. Di nuovo però, all'inizio del 1814 gli indipendentisti furono in rotta, quando il capitano delle milizie spagnole José Tomás Boves diede il via a operazioni con truppe locali dei Llanos venezuelani, autorizzate al saccheggio. Bolívar decise di ritirarsi con le sue forze rimanenti verso est. Cercò di affrontare Boves ad Aragua de Barcelona il 17 agosto 1814, ma fu sconfitto. Anche la Seconda Repubblica era ormai in fin di vita. I realisti consolidarono il loro dominio su tutto il paese, con solo l'Oriente venezuelano e l'isola di Margarita rimasti in mano repubblicana, mentre – in Europa - Napoleone era stato sconfitto e il re spagnolo Ferdinando era tornato sul trono.
Bolívar si recò a Cartagena per cercare aiuto dalla Nuova Granada, anch'essa in difficoltà, e successivamente in Giamaica, dove nel 1815 scrisse la "Carta de Jamaica", un “manifesto” del suo pensiero, in cui giustificava la ribellione dei Creoli, esortava alla lotta per l'indipendenza ed esponeva un progetto di Francisco de Miranda di una confederazione colombiana, criticando un tipo di federalismo debole e decentrato che, a suo parere, aveva portato al fallimento della Prima Repubblica del Venezuela. Una visione di un Nuovo Mondo, organizzato su basi di solidarietà continentale e uguaglianza giuridica tra le nazioni, con un regime democratico e repubblicano comune.
Si trasferì quindi ad Haiti, dove ottenne il sostegno indiretto di quel governo. Con l’aiuto haitiano, organizzò una spedizione di oltre mille uomini nota come la Expedición de los Cayos, salpando nel marzo 1816 verso l'isola di Margarita. Ritornato sul continente, stabilì il suo quartier generale ad Angostura, sull'Orinoco, e si dedicò alla preparazione di nuove campagne militari contro gli spagnoli. Fu nel 1819 che indisse un congresso ad Angostura in cui propose la nascita di una grande nazione costituita dai territori dell'antico vicereame della Nuova Granada: Venezuela, Colombia ed Ecuador, chiamata Gran Colombia, venendone nominato presidente provvisorio. Nello stesso anno, intraprese una nuova e audace campagna militare attraverso le Ande, dal Venezuela verso la Colombia (Campaña Libertadora de la Nueva Granada) che culminò nella decisiva Battaglia di Boyacá il 7 agosto 1819, che permise alle forze liberatrici di entrare trionfalmente a Bogotá. Pochi giorni dopo, fondò il nuovo stato di Colombia.
Si andava consolidando così il progetto di una grande repubblica che unisse diversi stati della regione per garantire l'indipendenza e la pace e prevenire interferenze straniere. Nel 1824 guidò le forze indipendentiste in Perù. La battaglia di Junín e quella decisiva di Ayacucho assicurano l'indipendenza del Perù e dell'Alto Perù, che in seguito diventerà la Bolivia (così chiamata in suo onore).
Fu nel Congresso di Panama del 1826 che Bolívar volle giungere all'unità latino-americana, ma i risultati furono tristemente limitati. Diverse le ragioni. Il ruolo degli Stati Uniti e l'attuazione della Dottrina Monroe cui abbiamo fatto cenno in apertura ebbero un impatto significativo sul suo fallimento. Inoltre, a dispetto la visione di Bolívar di una grande confederazione, emersero nazionalismi nascenti e interessi particolari tra le diverse ex colonie spagnole. Molte oligarchie locali preferirono cercare l'indipendenza separatamente, poiché si temeva che Bolívar cercasse di imporre la propria egemonia e quella della Gran Colombia, tanto che solo il Perù, la Colombia, l'America Centrale e il Messico parteciparono al Congresso, mentre altri paesi sabotarono l'iniziativa.
Gli Stati Uniti rifiutarono di impegnarsi in alleanze vincolanti con le nazioni latinoamericane, come invece auspicava Bolívar. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, pur non volendo il ritorno della Spagna, temevano una federazione latino-americana forte e ostacolarono di fatto il Congresso, a cui gli USA inviarono delegati con istruzioni precise di opporsi a qualsiasi alleanza formale, così minando la possibilità di creare un sistema di difesa collettiva e contribuendo alla frammentazione politica dell'America Latina, favorendo accordi bilaterali con i singoli paesi.
La Dottrina Monroe, inizialmente presentata come una protezione contro l'Europa, divenne uno strumento per consolidare l'influenza statunitense sul sud del continente. Bolívar stesso, come abbiamo detto, aveva da tempo intuito il carattere imperialista ed espansionista che gli Stati Uniti avrebbero acquisito, prevedendo le loro mire dominanti.
Mentre Bolívar immaginava un'unione solidale tra le nazioni latinoamericane per resistere alle potenze imperiali, la Dottrina Monroe rifletteva un interesse statunitense a mantenere il controllo geopolitico sull'emisfero occidentale. L'opposizione degli Stati Uniti al modello di unità proposto da Bolívar, unita alle divisioni interne latino-americane, fu quindi un fattore determinante nel limitato successo del Congresso di Panama e nel successivo fallimento del sogno bolivariano di una grande confederazione.
La sua stella si stava ormai spegnendo: il 25 settembre 1828 un tentativo di assassinio a Bogotá nella "Noche Septembrina" indussero lui, già repubblicano convinto, ad assumere poteri dittatoriali, nel tentativo di mantenere l'unità della Gran Colombia, che comunque nel 1830 iniziò a dissolversi con la secessione del Venezuela e dell'Ecuador. Bolívar si dimise dalla presidenza. Malato e disilluso, si ritirò a Santa Marta, in Colombia, dove morì il 17 dicembre 1830. Scomparve così alla precoce età di 47 anni un visionario che – fedele a quel giuramento espresso nella sua giovinezza a Roma – moltissimo fece per l’autodeterminazione dei popoli centro e sudamericani, sia come pensatore che come combattente.


Nell'immagine, un quadro ritraente Simón Bolívar che esalta, con le bandiere dei vari stati sullo sfondo, il suo ruolo di Libertador e federatore.

Documento inserito il: 11/04/2025
  • TAG: Simón Bolívar, Dottrina Monroe

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