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Compendio di storia del romanzo poliziesco - terza puntata

a cura del prof. Giovanni Sigona (1951-2025)


2 Il principe degli investigatori privati

La morte prematura, a soli 40 anni, impedì ad Allan Poe di proseguire sulla strada intrapresa, e ciò gli inibì la possibilità di dare maggiore spessore psicologico alla personalità di Dupin e Legrand, nonché di perfezionare ulteriormente la struttura dei suoi racconti polizieschi ante-litteram.
Il primo a raccogliere il suo testimone fu l’inglese Wilkie Collins (1824-1889), iniziatore della “detective-story”. Nelle sue opere, rispetto a Poe, è data minore enfasi alla logica, a vantaggio dei colpi di scena sensazionali e delle impetuose passioni, con molti tratti derivati dal feuilleton ottocentesco e dalla cronaca nera.
I suoi romanzi più riusciti, caratterizzati da un’impeccabile costruzione della trama e da atmosfere cariche di suspense, risultano essere: “Il mistero di Mary Grice” (1854), “Dopo il buio” (1856), “Il segreto sepolto” (1857), “La pietra di luna” (1868), “La donna in bianco” (1860) e “Senza nome” (1862).
In alcuni di essi appare l’originale sergente Cuff, al quale s’ispirerà Conan Doyle nella creazione di Sherlock Holmes, almeno per quanto concerne alcuni aspetti della sua complessa personalità.
In quegli stessi anni si distinse in Francia Emile Gaboriau (1832-1873), creatore del celebre poliziotto Lecocq, il cui metodo investigativo è affine a quello di Dupin ma senza la sua infallibilità. I suoi migliori romanzi vennero pubblicati a puntate sui più diffusi quotidiani parigini e costituirono il modello di numerosi giallisti europei per l’intrinseca perfezione stilistica e l’elevata caratura narrativa, sostenute da una lucida consapevolezza del suo mestiere di scrittore di opere poliziesche nel vero senso del termine, e non di puri “prodotti d’intrattenimento” (era solito affermare: <<Compito del lettore è quello di scoprire l’assassino, dell’autore di mettere fuori strada il lettore>>).
Meritano una citazione i romanzi: “Il dossier 113” (1867), “Il signor Lecocq” (1869), “La corda al collo” (1873).
Senz’altro più famoso è lo scozzese A. Conan Doyle (1859-1930), scrittore molto prolifico e dagl’interessi disparati, autore anche di romanzi storici e fantascientifici di buon livello, anche se il suo nome resta in modo indissolubile legato al leggendario detective Sherlock Holmes, protagonista di 4 romanzi e 56 racconti scritti dal 1887 al 1927, e divenuto in poco tempo modello inarrivabile per una folta schiera di giallisti che negli anni successivi s’ispireranno apertamente alla creatura prediletta di Doyle nella delineazione della figura dei loro investigatori privati, dalla grande Agatha Christie fino agli autori più recenti.
Se il primo romanzo “Uno studio in rosso”, pubblicato nel 1887, non incontrò molto favore presso i lettori, tutte le altre opere riscossero un successo straordinario tanto che lo scrittore fu letteralmente perseguitato dagli editori affinché desse alle stampe il maggior numero possibile di storie poliziesche incentrate sugli ormai mitici S. Holmes ed il suo fedele amico e collaboratore dottor Watson, una delle coppie più celebri della narrativa mondiale e non solo “gialla”.
Quando nel 1893 Conan Doyle per l’eccessivo stress decise di far “morire” il suo detective nel racconto “Il problema finale”, facendolo precipitare nelle cascate di Richenbach in Svizzera, migliaia di lettori si ribellarono apertamente e, vuole la leggenda, molti operai scesero in sciopero e fu addirittura presentata un’interpellanza al Governo.
Di fronte a tanto scalpore C. Doyle fece marcia indietro, facendo “risuscitare” il suo personaggio nell’opera “Il ritorno di S. Holmes”, comprendente 13 nuovi episodi, cui fecero seguito i romanzi “Il Mastino Dei Baskerville” (1901-02), che molti indicano come il suo capolavoro, “La Valle Della Paura” (1915) e molti altri racconti, alcuni dei quali raccolti nel volume “Il Taccuino Di S. Holmes” (1927).
Le cause principali del grande successo della serie dedicata al più famoso detective di tutti i tempi, vanno ricercate a detta di quasi tutti gli studiosi, non solo nelle eccezionali capacità narrative dell’autore, dotato di una fantasia inesauribile e di una straordinaria vigoria rappresentativa, ma soprattutto nel significato universale che assume la figura originalissima di S. Holmes. Quest’ultimo, grazie alle sue illimitate capacità logico-deduttive (come afferma egli stesso: <<Dicono che il genio consista in una illimitata capacità di curare i particolari. È una pessima definizione, ma si applica al lavoro dell’investigatore>>) e ad un uso opportuno delle facoltà intellettive sa colpire la fantasia di ogni lettore in maniera molto efficace, appagando adeguatamente le sue aspirazioni di giustizia, in modo da tutelare i deboli e gli innocenti dalle mire dei più abietti criminali, quasi sempre umiliati e messi in ginocchio da un autentico genio del bene, molto più abile della polizia ufficiale nel far trionfare la legge e la verità.
Se si pensa che la maggior parte delle vicende sono ambientate in una metropoli come Londra - capitale del grande Impero britannico a cavallo fra Ottocento e Novecento, con una popolazione di oltre 4 milioni di abitanti - in un'epoca in cui si registra un costante incremento della malavita nei quartieri poveri, ci si può rendere conto del crescente interesse dei londinesi per il genere poliziesco, una passione che aveva origine, infatti, dalle cosiddette “storie vere” che apparivano sulle pagine di “cronaca nera” e giudiziaria presenti nei numerosi giornali dell’epoca.
Molti lettori, tra l'altro, seguivano con spasmodico interesse lo svolgimento dei processi più sensazionali, chiedendo al contempo una maggiore tutela delle loro persone e dei loro beni da parte del Governo, che sarà così indotto a creare un efficiente corpo di polizia passato alla storia con il nome della celebre “Scotland Yard”, i cui funzionari sovente saranno bersaglio della bonaria ironia di C. Doyle allorché dovranno registrare il fallimento delle loro indagini in confronto ai metodi molto più agguerriti e razionali di S. Holmes.
D’altra parte, come Poe, anche C. Doyle pubblicò molte delle sue opere sui giornali, e i suoi primi racconti, quelli che lo resero famoso, uscirono fra il 1891 ed il 1893 sul mensile Strand Magazine, una delle riviste più prestigiose di Londra, dove il grande scrittore, unanimemente considerato il creatore del genere poliziesco, morì nel 1930.


Nell'immagine, Conan Doyle, lo scrittore scozzese che ideò il personaggio di Sherlock Holmes.

Documento inserito il: 13/08/2025
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