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Compendio di storia del romanzo poliziesco - Ottava puntata

a cura del prof. Giovanni Sigona (1951-2025)


8.L’avvento del giallo d’azione

<<Negli anni Trenta inizia anche una vera e propria rivoluzione sociale, culturale e letteraria e lo scrittore di gialli vi è coinvolto in prima persona. Gli Stati Uniti, specialmente quelli dell’Ovest, sono travolti da una trasformazione veloce e violenta: gangsterismo, delinquenza organizzata, legami fra mafia e politica, crescita vertiginosa delle città che diventano metropoli, come Los Angeles e la sua area. L’investigatore dilettante, snobistico alla S. Holmes, alla P. Vance, alla Poirot è spiazzato; occorrono pertanto nuove trame e nuovi eroi: i duri romantici alla Sam Spade e Philip Marlowe, solitari donchisciotte in lotta contro la società intera. Per questo lo scrittore di storie poliziesche non è più l’inventore di storie asettiche costruite come una partita a scacchi fra lui e il lettore, fra il detective e il colpevole, ma si sente investito di una missione sociale. Nascono così gli Hammett e i Chandler, che attingono le loro storie dalla realtà, descrivono i loro personaggi in carne e ossa e usano un linguaggio più aderente al mondo che li circonda>> (G.F.Orsi).
L’iniziatore del nuovo genere è lo statunitense Dashiel Hammett (1894-1961), uno dei maggiori giallisti di tutti i tempi, dalla vita alquanto avventurosa: fu investigatore privato per la famosa Agenzia Pinkerton, esercitò molti mestieri e fu anche incarcerato per le sue opinioni politiche al tempo della “Caccia alle streghe(1)”. Anche lui, come tanti altri, si fece le ossa sulla rivista “Black Mask” (un pulp magazine lanciato sul mercato statunitense nel 1920 dal giornalista H. L. Mencken e dal critico George Jean Nathan), diretta dal 1926 al 1936 dal capitano George T. Shaw, che invitava esplicitamente i suoi scrittori ad uno stile conciso ed essenziale, senza fronzoli ma assai aderente alla realtà descritta, elaborando trame scarne incentrate su pochi, vigorosi personaggi dalla psicologia abbastanza elementare.
In proposito vale la pena riportare le acute osservazioni dello scrittore Mario Monti (1925-1999): <<Il “mystery” americano non dava alcuna importanza alla soluzione finale. Quel che contava nei suoi racconti era la “scena”, ossia la pagina in cui avveniva un delitto(….), in cui, perché no? il protagonista incontrava una bella ragazza o due belle ragazze. Più scene c’erano e più il racconto filava, si faceva leggere e dunque era perfetto. (…) In una parola tutto era in funzione della suspense che alla bell’e meglio si può tradurre con la tensione che si riusciva ad accumulare nei lettori a cominciare dalle prime pagine. Il racconto ideale era quello che aveva maggiore suspense, che si leggeva d’un fiato anche se mancava di finale>>.
Sono caratteristiche stilistiche e tematiche sempre presenti nelle opere di Hammett e da lui elevate al maggior grado possibile di perfezione, sì da conferire autentica dignità letteraria alla sua copiosa produzione e da influenzare anche narratori come Hemingway e Dos Passos.
Fra i suoi grandi successi va citato il celebre “Il falcone maltese” (1930), in cui fa la sua prima apparizione il mitico detective Sam Spade che vanta un gran numero d’imitatori, tutti molto al di sotto del loro modello. Altri romanzi da ricordare: “Piombo e sangue”, “L’uomo ombra”, “La chiave di vetro”, oltre a vari volumi di racconti. Altri noti personaggi creati dalla sua fantasia sono stati: Nick e Nora Charles, Continental Op.
Suo degno continuatore fu il connazionale Raymond Chandler (1888-1959), creatore del celebre detective Philip Marlowe, apparentemente cinico e violento ma in sostanza generoso, molto onesto e romantico in certi suoi atteggiamenti, disposto anche a lavorare gratis per i suoi clienti dei quali si fa imperscrutabile e incorruttibile paladino all’interno dell’alta società americana corrotta e viziosa. I famosi romanzi “Il grande sonno” (1939), “Addio mia amata” (1940), “In fondo al lago” (1943), “Troppo tardi” (1949), “Il lungo addio” (1953), “Ancora una notte” (1958), sono prove indiscutibili del suo notevole talento letterario. Pubblicò, inoltre, 4 volumi di racconti ed un saggio sul romanzo poliziesco dal titolo “La semplice arte del delitto” (1944), redatto nello stesso stile elegante che contrassegna anche le sue opere di narrativa.
Fra i numerosi imitatori di Hammett e Chandler occupa un posto di rilievo lo statunitense Mickey Spillane (1918-2006), le cui opere migliori “Il giorno delle pistole” (1964) e “Il club del vizio” (1967) sono esempi perfetti di giallo d’azione. Per i critici Jean Louis Coletta e Vittorio Radicati <<nelle sue opere è avvertibile la torbida atmosfera del “maccarthismo(2)”. Il suo eroe, Mike Hammer, animato da uno zelo moralistico che lo porta sovente a porsi su un piano di violenza non inferiore a quello dei criminali con cui si trova a lottare, sotto certi aspetti fu una delle creazioni più tipiche e conturbanti degli anni del Dopoguerra>>. Altro personaggio creato dallo scrittore, sia pure con minor successo, fu Tiger Mann, anche lui evidente proiezione del carattere cinico e spregiudicato di Spillane, animato da un viscerale anticomunismo e da giovane anche agente dell’FBI.


Nell'immagine, lo scrittore americano Dashiel Hammett (1894-1961).


Note:

(1) Negli Anni ’20 con “Caccia alle streghe”, negli Stati Uniti, si intende un clima politico e sociale di forte repressione e sospetto, legato soprattutto al timore che potessero attecchire idee socialiste, comuniste o anarchiche, sulla scia di quanto stava avvenendo in Europa. La “Caccia alle streghe” degli Anni ’20 fu quindi un periodo in cui il sospetto e il pregiudizio politico portarono a limitazioni delle libertà civili, discriminazioni verso gli immigrati e al rafforzamento di una cultura nazionalista e conservatrice.

(2) Negli anni ’50 il “maccarthismo” riprese lo stesso meccanismo di sospetto e repressione degli Anni Venti, ma nel contesto della Guerra fredda, colpendo funzionari governativi, militari intellettuali e artisti accusati di simpatie filocomuniste.

Documento inserito il: 31/08/2025
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