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Storia dell'uomo dalle origini ai giorni nostri. Sessantaquattresima puntata

di Alberto Sigona


L'emergere della Cina e degli altri “cugini” asiatici
Parallelamente, sul fronte asiatico, specie a partire dagli Anni 80, emergevano fortemente diversi Paesi asiatici come Cina, Hong Kong (una Regione Amministrativa Speciale della Cina dal 1997), Giappone(1), Corea del Sud, Singapore e Taiwan, destinati a divenire in poco tempo dei giganti economici di livello planetario. Essi nel giro di qualche decennio riuscivano a trasformarsi da economie prevalentemente agricole a veri e propri centri industriali e commerciali. Questo sviluppo fu favorito da politiche economiche mirate, investimenti massicci nell’istruzione e nelle infrastrutture, oltre a un’attenzione particolare all’export e alla tecnologia. L’emergere dei giganti asiatici ha rappresentato un esempio concreto di come strategie di modernizzazione e apertura ai mercati internazionali possano accelerare il progresso economico, cambiando profondamente il ruolo di questi Paesi nello scenario globale. Ma esaminiamo meglio il caso della Cina, la cui ascesa ha rappresentato la crescita di un intero continente ed ha segnato decisamente la storia degli ultimi decenni.

La Cina sino al 1912 era stata governata dal potere imperiale. Quindi, a seguito del suo crollo, avvenuto dopo la “Rivoluzione cinese” (citata anche nella storiografia come Rivoluzione Hsinhai, che vide contrapposti le forze imperiali della dinastia Qing e le forze rivoluzionarie dell'Alleanza Rivoluzionaria Cinese, e che si concluse con l'abdicazione dell'ultimo Imperatore Pu Yi), sarebbe nata la Repubblica di Cina (con l'ascesa alla presidenza di Sun Yat-sen). In seguito a una serie di eventi, ed in particolare a una sanguinosa guerra civile combattuta fra nazionalisti (guidati da Chiang Kai-shek) e comunisti (capeggiati da Mao Zedong) nel periodo compreso tra il 1927 e il 1949 (salvo qualche interruzione), il territorio sotto il controllo della Repubblica di Cina si ridusse all'isola di Taiwan (dove si rifugiarono gli sconfitti; gli avversari non disponevano della capacità logistica per trasportare centinaia di migliaia di soldati; inoltre dal 1950 gli Stati Uniti garantirono all'isola protezione militare), mentre la Cina continentale passò sotto il controllo della neonata Repubblica Popolare Cinese. Fondata da Mao Zedong il 1º ottobre 1949, la Repubblica Popolare Cinese incarnava l’idea di uno Stato socialista guidato dal Partito Comunista Cinese, nato per sostituire la precedente Repubblica di Cina. Il nuovo Stato si presentava come anti-imperialista e anti-capitalista, e rappresentava la rinascita della Cina e la conquista della piena sovranità dopo lunghe dominazioni straniere(2). Dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, Mao Zedong consolidò il potere del Partito Comunista attraverso un sistema centralizzato e autoritario. Mediante un forte culto della personalità, eliminando oppositori politici e centralizzando il potere, instaurò una vera dittatura che ricordava quella di Stalin. Le prime riforme includevano la collettivizzazione agricola e la nazionalizzazione delle industrie, volte a trasformare la Cina in uno stato socialista. Tra il 1958 e il 1962, il Grande Balzo in Avanti cercò di accelerare industrializzazione e produzione agricola, ma fallì provocando carestie e milioni di morti (tra 15 e 45 milioni, a seconda delle fonti, causati da fame, malnutrizione e politiche coercitive). Negli anni successivi, Mao lanciò campagne politiche per rafforzare il controllo ideologico, culminando nella Rivoluzione Culturale (1966-1976), che altro non fu che una lotta politica interna mascherata da movimento ideologico, che combinava persecuzione, propaganda e violenza con l’obiettivo di “purificare” la Cina secondo la visione maoista del comunismo, che destabilizzò l’economia e il tessuto sociale attraverso persecuzioni, violenze e chiusura di scuole e fabbriche. La sua morte nel 1976 lasciò la Cina politicamente instabile (c’erano lotte interne tra fazioni del Partito Comunista e una certa confusione su chi avrebbe guidato il Paese e come), in una situazione critica e disorganizzata, ma con una base statale forte (grazie a un apparato amministrativo e istituzionale funzionante). Dopo la morte di Mao nel 1976, Deng Xiaoping avviò riforme economiche (le imprese locali e le aziende agricole ottennero maggiore autonomia nella produzione e nella vendita dei prodotti) e promosse l’apertura al mercato (investimenti stranieri e commercio estero furono fortemente incentivati), avviando una rapida modernizzazione ed una crescita economica destinata a proseguire negli anni a venire, pur mantenendo un controllo politico autoritario. Occorre puntualizzare che questa lunga fase di rilancio fu accompagnata da tensioni sociali e richieste di maggiore libertà, culminate nelle proteste di Tian’anmen del 1989 (la gente chiedeva riforme politiche e maggiori libertà civili), represse duramente dal Governo. Inoltre si precisa che la crescita economica non fu uniforme e senza problemi ma anzi ci furono disuguaglianze regionali e sociali notevoli in quanto molte zone rurali e interne rimasero indietro. Ad ogni modo negli anni successivi la Cina continuò a svilupparsi. L’industrializzazione, l’urbanizzazione e l’espansione del commercio internazionale portarono a una crescita straordinaria del PIL ed a un aumento del benessere in molte regioni, elevando la Cina tra le principali potenze economiche mondiali (pur restando sul piano politico un regime dispotico, con poca attenzione ai diritti umani). La crescita economica e il rafforzamento internazionale della Cina si rifletterono anche nello Sport: interpretato come indicatore della crescita del Paese, il Governo ne promosse con decisione lo sviluppo, costruendo moderne infrastrutture, implementando programmi di allenamento avanzati e valorizzando gli atleti di élite. Questo percorso culminò con i Giochi Olimpici di Pechino del 2008, che consacrarono la Cina non solo come potenza economica e politica, ma anche come protagonista dello sport internazionale, mostrando al Mondo la trasformazione del Paese in ogni settore della vita pubblica.


Nell'immagine, Mao Zedong, fondatore della Repubblica Popolare Cinese.


Note:

(1) Dal XII secolo fino alla prima metà dell'Ottocento in Giappone vigeva un regime feudale (lo shogunato, che nel 1192 si era sostituito al potere dell'Imperatore, che diverrà una figura simbolica) che opprimeva i contadini e le classi popolari. La guerra civile nel 1869 (nota come Rivoluzione Meiji) restituirà il potere all'Imperatore. A partire dall'incoronazione di Mutsushito si operò nel Paese nipponico una radicale trasformazione politica, culturale, sociale ed economica capace di veicolare il Sol Levante direttamente, senza tappe intermedie, dal Medioevo all'Età Contemporanea. Il vetusto regime feudale e dispotico dei Signori e dei Samurai fu rimpiazzato da un nuovo sistema di governo dai tratti occidentali, basato sul capitalismo moderno, sulla libertà, l'uguaglianza e sulla democrazia, per quella che fu una rivoluzione destinata a cambiare la storia del Paese asiatico, traghettandolo nella modernità. Nel 1889 l'approvazione di una Costituzione trasformò il Giappone in una monarchia parlamentare.

(2) Tra il XIX e la prima metà del XX secolo la Cina subì un periodo noto come il “Secolo delle umiliazioni”, caratterizzato da pesanti pressioni e occupazioni straniere. Gran Bretagna e Francia imposero trattati ineguali e ottennero concessioni commerciali e territori come Hong Kong. La Russia avanzò nel nord e nella Manciuria, mentre Germania, Italia e altri Paesi europei ottennero zone di influenza limitate. Il Giappone, dopo la guerra del 1894–1895 e l’invasione degli anni ’30, occupò ampie aree del Paese.

Documento inserito il: 09/12/2025
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