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Compendio di storia del romanzo poliziesco - Undicesima e ultima puntata

a cura del prof. Giovanni Sigona (1951-2025)


11. La “signora del crimine” e le più recenti tendenze del “giallo”.

Negli ultimi tempi è aumentato in modo esponenziale il numero degli autori che si sono cimentati con più o meno successo nella produzione di romanzi gialli, talvolta solo in modo occasionale (è il caso del cosiddetto “giallo d’autore”, di cui in Italia abbiamo avuto validi esempi in scrittori del calibro di Umberto Eco, Carlo Emilio Gadda e Leonardo Sciascia, ma vanno citati anche romanzieri celebri come lo svizzero F. Dürrenmatt, l’argentino J. L. Borges, il francese A. Robbe–Grillet), spesso in maniera continuativa da parte di autentici specialisti che hanno sfornato numerosi best-sellers, alcuni dei quali fanno testo per la loro ottima qualità nella storia della narrativa poliziesca.
Fra questi autori si è segnalata in modo particolare la statunitense Patricia Highsmith (1921-1995), passata alla storia con il significativo epiteto di “Signora del crimine”, anche perché certi tratti della sua produzione ci ricordano la grande A. Christie, divenuta un modello obbligato per tutti quei giallisti che si sono mantenuti sostanzialmente fedeli agli schemi del glorioso giallo classico o all’inglese.
Tenuto conto dell’epoca in cui è vissuta, profondamente mutata rispetto a quella in cui operarono molti degli autori già esaminati, nei romanzi della Highsmith sono presenti anche elementi più o meno importanti del giallo d’azione, in un felice connubio che al tirar delle somme ne accresce il valore rendendoli nel complesso più interessanti e carichi di suspense.
In genere la scrittrice analizza con freddezza la psicologia contorta di personaggi malati, portati ad azioni criminose dalla loro personalità deviante, in un susseguirsi palpitante di vicende al di fuori della norma che tengono desta l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina, secondo le consolidate regole dei migliori thrillers. In alcuni casi i suoi protagonisti sono dei criminali allo stato potenziale, incapaci di portare a termine le azioni delittuose da loro progettate, agganciandosi in tal modo a tanti personaggi “falliti” ed abulici della letteratura contemporanea, ma non per questo le vicende disegnate con maestria ed avvincente ritmo narrativo perdono di mordente, mantenendo intatta fino all’epilogo la loro perfetta caratura gialla.
Le sue opere migliori (di cui spesso è protagonista il collezionista d’arte e assassino Tom Ripley) - Sconosciuti in treno (1950), Il talento di Mr. Ripley (1955), L’amico americano (1974), Piccoli racconti di misoginia (1975), Il diario di Edith (1977) - sono vere e proprie pietre miliari nel panorama della narrativa poliziesca.

Il romanzo giallo negli ultimi 40 anni si è progressivamente differenziato in alcuni sottogeneri, sviluppatisi dal tipo all’inglese o all’americana che ormai non rispondevano più alle mutate condizioni socio-culturali degli Stati più industrializzati, oggetto di una vertiginosa evoluzione cui anche il genere poliziesco si è dovuto per forza di cose adeguare sia sul piano stilistico che soprattutto su quello dei contenuti e dell’intreccio.
I filoni che si sono gradualmente costituiti all’interno del genere hanno preso sostanzialmente la direzione del noir e dei romanzi di spionaggio, giudiziario o legale e fantapolitico, con una notevole accentuazione delle caratteristiche derivanti dal “thriller” e dal “suspense”, già presenti in autori del passato ma ora riproposti con sempre maggior consapevolezza ed abilità tecnica.
Dei tanti scrittori contemporanei che hanno dato vita a questi settori specifici del “giallo” hanno ottenuto un grande successo di critica e di pubblico, con decine di milioni di copie vendute in tutto il mondo, Ken Follett, Frederich Forsyth, Stephen King e John Le Carrè, oltre ai già citati Turow e Grisham. L’Inglese Follett (n. 1949), abilissimo maestro del suspense, si è creato una fama mondiale grazie a best-sellers quali: La cruna dell’ago (1978), Il codice Rebecca (1980), Sulle ali delle aquile (1983), I pilastri della Terra (1989), Il terzo gemello (1996), Il martello dell’Eden (1998), Le gazze ladre (2001), Il volo del calabrone (2003).
Il suo connazionale Forsyth (1938-2025), dopo una lunga e prestigiosa attività giornalistica, ha deciso d’intraprendere la carriera letteraria specializzandosi nel “thriller” e nella narrativa di spionaggio, confezionando opere di alto livello, tradotte in una ventina di lingue ed a lungo in testa nella classifica dei libri più venduti. Romanzi come Dossier Odessa, Il giorno dello sciacallo, I mastini della guerra, Il quarto protocollo sono autentici capolavori del genere e nel contempo eccellenti opere di avventura “tout court”.
Lo statunitense King (n. 1947) è da tutti riconosciuto il più abile maestro del romanzo “noir”, con una netta preponderanza nei suoi inquietanti intrecci degli elementi tipici delle opere dell’orrore portati ad un grado estremo di perfezione anche dal punto di vista formale, sì da ottenere un successo commerciale straordinario a livello mondiale.
Le sue opere più significative (parecchie delle quali firmate con il nome d’arte di Richard Bachman) rispecchiano, grazie all’allucinante atmosfera d’incubo in cui sono immerse, in modo esemplare le angosce e le tensioni tipiche del mondo contemporaneo ma in gran parte di esse il lieto fine è assicurato, con il ristabilimento dell’ordine e della normalità, in modo che il lettore possa sentirsi rassicurato e le sue tensioni interiori vengano alleviate.
Vanno citate in particolar modo: Carrie (1974), The Shining (1977), L’ombra dello scorpione (1978), L'occhio del male (1984), Misery (1987), Il gioco di Gerald (1993), Insomnia (1994), Il miglio verde (1996), La tempesta del secolo (1999), Buick 8 (2002), Colorado Kid (2005) e la raccolta di racconti Tutto è fatidico (2002).
Nel 2000, nel saggio “On writing”, ci ha offerto un lucido resoconto della sua attività letteraria. Molti suoi racconti hanno avuto trasposizioni cinematografiche o televisive: pochi autori letterari, a parte Shakespeare, Agatha Christie o Arthur Conan Doyle, hanno ottenuto un numero paragonabile di adattamenti delle proprie opere.

Il britannico John Le Carrè (1931-2020), pseudonimo di David J. M. Cornwell, con l’alta qualità delle sue opere ha saputo elevare a dignità letteraria il romanzo di spionaggio, con un’accurata caratterizzazione psicologica dei personaggi ed intrecci avvincenti che si basano su un’approfondita analisi ed una perfetta conoscenza degli intrighi politici internazionali.
Le sue opere migliori, in gran parte ambientate all’epoca della guerra fredda, sono: Chiamata per il morto (1961) , La spia che venne dal freddo (1963), La talpa (1974), L’onorevole scolaro (1977), La Casa Russia (1989), Il direttore di notte (1993), Il sarto di Panama (1996), Single e single (1999) e restano modelli insuperabili nel loro genere.
Gli statunitensi Turow e Grisham, invece, sulla scia del grande E. S. Gardner, hanno riscosso l’entusiastico consenso di critica e lettori con molti “thrillers” giudiziari assai ben costruiti ed egregiamente ambientati nel fosco e complesso mondo della giustizia americana. <<I loro romanzi travalicano i limiti delle tradizionali storie poliziesche, unendo alla “suspense” della vicenda un’estrema precisione e verosimiglianza nella ricostruzione degli eventi processuali e nell’analisi degli scrupoli morali e delle passioni dei personaggi>> (La rivista di Ellery Queen).
Di Turow vanno menzionati: Presunto innocente (1987), L’onere della prova (1990), La legge dei padri (1996), Punizione suprema (2003), mentre i romanzi migliori di Grisham risultano essere: Il socio (1991), Il rapporto Pelikan (1992), Il cliente (1993), La giuria (1996), Il testamento (1999), La casa dipinta (2001), La convocazione (2002).
In tempi molto recenti la frequente commistione fra il “giallo”, il “nero”, l’horror ed altri generi , che abbiamo già vista praticata con molto successo nelle opere degli ultimi autori analizzati, è divenuta una prassi abituale da parte della grande maggioranza degli scrittori polizieschi, che adottano con disinvoltura la tecnica del “pastiche”(= mescolanza dei generi letterari più diversi) incontrando i favori soprattutto dei lettori più giovani e pertanto sembra essere questa, a detta della critica più accreditata, la strada del futuro della narrativa gialla. E con tale notazione ci piace chiudere la nostra rassegna dei maggiori giallisti di ogni epoca.


Nell'immagine, la scrittrice statunitense Patricia Highsmith (1921-1995), passata alla storia con il significativo epiteto di “Signora del crimine”

Documento inserito il: 14/09/2025
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