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La leggenda delle sette città d’oro di Cibola [ di Yuri Leveratto ]

Questo mito si originò nel XII secolo, quando i Mori attaccarono e conquistarono la città di Merida, in Spagna.
Si narra che sette vescovi lasciarono la città con meravigliose reliquie e immensi tesori e si nascosero al di là del mondo conosciuto.
Iniziò a spargersi la voce che ognuno di essi costruì una fantastica città in una terra lontana, oltre il Mare Oceano, come veniva chiamato l’Oceano Atlantico. Queste città erano note con i nomi di Aira, Anhuib, Ansalli, Ansesseli, Ansodi, Ansolli e Con.
Per molto tempo si pensò che le sette città fossero situate ad Antilia, la leggendaria isola situata nel Mare Oceano. L’origine del nome Antilia può derivare dall’Atlantide descritta da Platone nei dialoghi Timeo e Crizia o forse dal latino anterior in quanto considerata anteriore al Cipango descritto da Marco Polo.
Plutarco, nelle sue "Vite Parallele", descrisse che il console spagnolo Quinto Sertorio venne a contatto con alcuni naviganti che riferirono di aver avvistato delle isole a circa quaranta giorni di navigazione dal Marocco.
L’erudito Paolo dal Pozzo Toscanelli la rappresentò a circa settecento leghe (tremilacinquecento chilometri) dalle coste spagnole dando loro un’esatta ubicazione nel Mare Oceano.
In seguito alla scoperta della Florida, che si pensava fosse un'isola, si iniziò a pensare che le sette città fossero situate nel Nord America.
Il primo esploratore che vi giunse fu lo spagnolo Juan Ponce de Leon, nel 1513, che cercò a lungo la fonte dell'eterna giovinezza. Questa leggenda ebbe origine in seguito alla diffusione del Romanzo di Alessandro, un poema epico medievale nel quale il condottiero macedone cerca la mitica fonte nelle foreste dell'Asia settentrionale.
La spedizione successiva che giunse negli attuali Stati Uniti meridionali ebbe luogo nel 1528, al comando di Panfilo de Narváez. L’impresa si confrontò con enormi difficoltà ambientali e inoltre vi furono continui scontri con i nativi guidati dal Cacique Hirrihigua. Quasi tutti i componenti del viaggio morirono eccetto Alvar Nuñez Cabeza de Vaca, Alonso del Castillo Maldonado, Andres Dorantes de Carranza e uno schiavo berbero chiamato Estebanico. I quattro si allontanarono il più possibile da quei luoghi tanto ostili avanzando verso ovest negli attuali stati dell’Alabama, Louisiana e Texas. Il loro incredibile viaggio durò ben otto anni, durante i quali conobbero varie tribù indigene, riuscendo a sopravvivere. Giunsero finalmente a Culiacán, nel Sinaloa, territorio facente parte della Nuova Spagna, raccontando di aver visto enormi ricchezze.
Alvar Nuñez Cabeza de Vaca scrisse un libro dove narrò l’avventura, intitolato “Naufragi”. In questo libro vennero descritte città d’oro e ricchezze senza limiti, e presto si iniziò a pensare che il territorio attraversato dai quattro avventurieri fosse il dominio delle sette città, che si inziarono a chiamare "di Cibola", in quanto con il nome "cibolo" si denominavano anticamente i bisonti, allora numerosissimi nelle praterie nord-americane.
Il Vicere della Nuova Spagna Antonio Mendoza organizzò una prima spedizione in cerca delle sette città di Cibola comandata dal frate Marcos da Niza, che fu guidato da Estebanico. Questa prima impresa non ebbe esito perché Estebanico fu ucciso in un villaggio indigeno, mentre Marcos da Niza disse di aver visto da lontano le sette città d’oro, ma di non essersi potuto avvicinare perchè temeva per la propria vita.
La seconda spedizione fu comandata dal castigliano Francisco Vazquez de Coronado, che partì da Compostela Nayarit nel 1540. Era a capo di trecento spagnoli oltre a circa trecento portatori indigeni. Nel luglio dello stesso anno, uno dei suoi luogotenenti, Tristan de Luna y Arellano, prese possesso di alcuni insediamenti chiamati Zuni, nell’odierno Nuovo Messico. Questi villaggi vennero individuati come le sette città di Cibola ma non furono trovate particolari ricchezze o giacimenti. Coronado si diresse verso nord allo scopo di trovare la città di Quivira ma anche questo villaggio, il cui nome fu poi cambiato in Wichita, si rivelò privo di interesse.
Un'altra impresa che esplorò gli attuali Stati Uniti meridionali fu quella condotta da Hernando de Soto, il governatore di Cuba. De Soto partì nel 1539 al comando di nove navi, con seicento uomini ben armati ed equipaggiati. Presto gli spagnoli si confrontarono con enormi difficoltà ambientali, e molti di essi morirono di malaria cerebrale. Quando giunse nell’Alabama, De Soto mise sotto assedio il villaggio fortificato di Mabila, abitado da auctoctoni Choctaw. L’assedio causò più di mille morti, ma all’interno della fortificazione non vi erano le ricchezze sperate. De Soto morì nei mesi successivi forse a causa di una ferita infetta. Le sue peregrinazioni alla ricerca di enormi ricchezze si rivelarono un disastro sotto l’aspetto economico ma i suoi cronisti furono i primi a riportare dettagliate descrizioni dei popoli tribali e dei loro usi e costumi.
Purtroppo però questa ricerca interminabile delle sette città di Cibola e di un regno ricchissimo, dove i piaceri materiali fossero esauditi, causò il più grande genocidio involontario di tutti i tempi. Gli europei infatti, trasportarono vari batteri e terribili virus, come per esempio quello del vaiolo. Questo virus viveva principalmente all’interno del corpo degli animali che furono condotti dagli europei (equini, bovini e suini). Quando il virus venne a contatto con i popoli autoctoni fu una carneficina: si stima infatti che dei circa 25 milioni di persone che abitavano nel Nord America prima della conquista europea (incluso il Messico), circa 18 milioni furono decimati dalle malattie nei 50 anni successivi.
Il nord del dominio della Nuova Spagna, (corrispondente agli odierni Stati Uniti meridionali), tornò ad essere poco interessante per gli spagnoli e fu quasi abbandonato per circa un secolo.
Quando, nel 1672, i francesi si inoltrarono nella valle del Mississippi, al comando dell’esploratore De la Salle, le grandi pianure nord americane non erano più abitate da numerose tribù indigene, ma erano immense praterie quasi disabitate.


Per gentile concessione di Yuri Leveratto

Nell'immagine, Hernando De Soto, uno degli esploratori spagnoli che inutilmente tentò di trovare le sette mitiche città d'oro di Cibola.

Documento inserito il: 22/12/2014
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