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L’ascesa della Macedonia e le conquiste di Alessandro Magno

del Prof. Giovanni Pellegrino


L’instabilità e i conflitti tra le poleis nella prima metà del IV secolo a.C. crearono le condizioni per una svolta storica di enorme importanza ovvero l’ascesa della Macedonia.
Il regno di Macedonia, con capitale Pella, si era costituito a partire dal VII secolo a.C. nella regione montuosa a nord della Grecia. Si trattava di un paese povero di risorse naturali, che aveva tuttavia accresciuto la propria potenza economica espandendosi verso settentrione nei territori dei Traci e degli Illiri. Questi territori conquistati dai macedoni erano infatti ricchi di miniere d’oro e d’argento.
All’inizio del IV secolo a.C. la monarchia macedone si presentava come uno stato fortemente centralizzato, solido dal punto di vista economico e dotato di un robusto esercito composto di nobili-cavalieri contadini-fanti e mercenari greci.
Struttura di base dell’esercito macedone era la falange, costituita da schiere di obliti armati di lunghe lance dette sarisse disposte obliquamente e protette ai fianchi dalla cavalleria.
Nei confronti dei greci i macedoni avevano sempre avuto un atteggiamento di rispetto e ammirazione, cosicché fortissima era l’influenza della cultura greca sul mondo macedone.
I macedoni avevano scelto di restare neutrali nei numerosi conflitti tra le città greche. Tuttavia, con l’ascesa al trono di Filippo (359°a.C) sovrano intelligente ed energico, divenne sempre più evidente che la monarchia macedone aveva intenzione di ampliare la propria influenza sulla Grecia.
In estrema sintesi possiamo dire che Filippo voleva candidarsi a guidare le città greche contro il nemico di sempre: i persiani.
I greci si divisero di fronte a tale progetto di Filippo.
Alcuni vedevano in lui il sovrano che avrebbe potuto mettere fine alle logoranti guerre tra le città greche per unirle nella lotta contro i persiani. Per altri, come il grande oratore ateniese Demostene, Filippo era solo un “barbaro” che costituiva un gravissimo pericolo per la libertà dei greci.
Quando Flippo con il pretesto di intervenire in uno scontro tra poleis invase in armi la Grecia centrale prevalse il partito anti macedone rispetto a quello che credeva Filippo un re in grado di guidare i greci contro i persiani.
Per opporsi a Filippo, Atene costituì una lega con Tebe e altre città, ma la superiorità militare dei macedoni ebbe la meglio sulla volontà di resistenza dei greci. Infatti egli li sconfisse nell’importantissima battaglia di Cheronea, in Beozia (338.C).
Tuttavia, in tale occasione Filippo dimostrò di essere un validissimo uomo politico, dal momento che trattò i greci vinti con moderazione.
Pertanto nel 337 a.C. egli riuscì a unire greci e macedoni nella lega di Corinto.
Tale Lega aveva lo scopo dichiarato di unire greci e macedoni allo scopo di combattere uniti contro i persiani. Come era facile prevedere Filippo riuscì a ottenere l’egemonia cioè il comando della Lega.
I greci si impegnarono a non farsi la guerra tra loro e a rispettare il regno di Filippo e dei suoi discendenti.
Questo significava che era dunque Filippo ad assumere il ruolo di garante della pace, un’ideale a lungo perseguito e mai raggiunto dai greci.
Per lungo tempo gli storici hanno sostenuto che la battaglia di Cheronea segnò la fine della libertà delle città greche. Tuttavia questa tesi, sostenuta dagli storici del passato che identificavano la civiltà greca con quella dell’età classica, oggi non è più seguita.
Il sovrano macedone più che a una conquista della Grecia, aveva l’obiettivo di assumere la guida di una federazione panellenica allo scopo di realizzare il suo vero obiettivo, ossia l’espansione a danno dei persiani. Pertanto egli regolò il suo dominio con grande elasticità privilegiando la strada del controllo indiretto attraverso la Lega di Corinto.
Pertanto, le poleis non ebbero fine con Filippo, ma sopravvissero fino alla conquista romana e oltre.
Piuttosto furono messe di fronte al loro grande limite storico, cioè quello di non essere riuscite a creare un’autorità comune, rinunciando a una parte della loro autonomia.
Alla sua morte, avvenuta nel 336 a.C., Filippo lasciò un figlio appena ventenne, Alessandro, che sarà poi chiamato Magno per l’eccezionalità delle sue imprese.
Alessandro perseguì un obiettivo assai più ambizioso di quello del padre, ossia costruire un impero universale che riunisse le grandi civiltà di quel periodo storico in un unico organismo politico.
Un sogno questo che era stato degli assiri, poi dei persiani, e che ora si riproponeva per opera di un giovane educato alla cultura greca.
Infatti non dobbiamo dimenticare che Alessandro aveva avuto come precettore il grande filosofo greco Aristotele.
Appare evidente che per realizzare il suo grandioso progetto, Alessandro doveva necessariamente entrare in conflitto con l’impero persiano. Ed infatti questo fu il suo passo successivo.
Nella primavera del 334 a.C. il re macedone partì da Pella, la capitale della Macedonia, alla testa di 35000 uomini tra cui 12000 macedoni e 7000 greci.
Alessandro occupò la Lidia, liberò le città greche dell’Asia Minore, conquistando poi la penisola Anatolica. Successivamente egli sconfisse i persiani nella grande battaglia di Isso (333 a.C.). Questa importantissima vittoria le aprì la strada della conquista della Siria, della Fenicia della Palestina e dell’Egitto.
Proprio in Egitto, alle foci del Nilo, egli fondò la città di Alessandria, la prima di una serie di città situate lungo il suo percorso di conquista che porteranno il suo nome.
Dall’Egitto Alessandro ritornò verso la Mesopotamia, attraversò l’Eufrate e il Tigri e nel 331 a.C. sconfisse nuovamente Dario a Gaugamela, nei pressi di Ninive l’antica capitale degli assiri.
Il Gran Re fuggì verso est inseguito da Alessandro, che conquistò via via le capitali dell’impero persiano: Babilonia, Susa, Persepoli, Pasargadae, Bactriana.
Inseguendo Dario, che fu però ucciso da un satrapo orientale che voleva usurparne il titolo, Alessandro riuscì a conquistare le satrapie nord orientali. Tali satrapie alla fine si sottomisero ad Alessandro nel 327 a.C.
Dopo queste importanti conquiste, egli prese una delle sue più importanti decisioni politiche. Il re macedone sposò Rossane, figlia del satrapo di Bactriana, ed iniziò il reclutamento di 30000 giovani persiani da inserire nel suo esercito.
Alessandro prese queste decisioni evidentemente allo scopo di farsi riconoscere come legittimo erede dei re persiani.
Questa linea politica fu ribadita con ancora più forza tre anni dopo con le cosiddette nozze di Susa, dove Alessandro sposò Satira, figlia di Dario. Nello stesso tempo oltre 10000 macedoni presero in spose donne persiane.
Appare evidente che Alessandro voleva tentare di creare un’aristocrazia mista di persiani e greco macedoni, l’unica che nella sua visione avrebbe potuto rappresentare la classe dirigente dell’impero da lui creato.
Ma egli non si fermò qui. Infatti a tale politica il sovrano macedone accompagnò una trasformazione della propria figura di re sul modello orientale. Infatti Alessandro reclamò onori divini per la propria persona e introdusse nel cerimoniale di corte atti come la “prosternazione“, che nelle monarchie orientali costituiva l’atto di deferenza al re.
Queste scelte provocarono però una profonda frattura tra il sovrano e l’aristocrazia macedone che si sentiva minacciata dalla politica di favore verso i persiani e non poteva accettare la nuova concezione orientaleggiante di regalità imposta da Alessandro.
Infatti per i macedoni e per i greci in generale, il re poteva essere al massimo “un primo tra i pari“, ma non un dio o un semidio.
Vi furono gravi episodi di dissenso che Alessandro mise a tacere con il denaro o con la violenza, facendo uccidere chiunque fosse sospettato di tramare contro di lui.
Ma nell’estate del 326 a.C. dovette arrendersi: oltrepassato il Lindo, le truppe sfinite rifiutavano di proseguire fino al Gange come il re avrebbe voluto, ed Alessandro si vide costretto a fare ritorno.
Nella primavera del 323 a.C. Alessandro Magno concluse bruscamente la sua avventura, dal momento che mori a Babilonia forse di malaria.
Concludiamo i nostro discorso mettendo in evidenza che Alessandro, con la campagna militare contro i persiani riuscì a costruire il più vasto impero della storia prima di quello romano.
Tuttavia la morte impedì ad Alessandro di portare al termine ulteriori imprese militari che con tutta probabilità avrebbe voluto compiere.


Nell'immagine, Mosaico raffigurante una scena della battaglia di Isso.

Documento inserito il: 13/12/2023
  • TAG: Alessandro Magno, Filippo di Macedonia, impero persiano, Dario, Gaugamela, Isso

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