Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia contemporanea: La meccanizzazione nelle campagne del Polesine verso la fine dell'Ottocento
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La meccanizzazione nelle campagne del Polesine verso la fine dell'Ottocento [ di Enzo Sardellaro ]

La presente ricerca si è prefissa lo scopo di individuare le radici ormai lontane di una struttura industriale, l’idrovora di Voltascirocco, che alla metà dell’Ottocento fu il risultato dell’impegno di quanti credettero fermamente nella possibilità di migliorare attraverso di essa le condizioni idrauliche di una porzione di spazio polesano che gli osservatori dell’epoca giudicarono assolutamente compromesso nella sua capacità produttiva e abitativa: un vero e proprio “mare morto”, come ebbe a dire efficacemente Carlo Bullo nel 1870.
L’indagine che qui si presenta si fonda interamente sui documenti reperiti nell’archivio del Consorzio Polesine Adige Canal Bianco di Rovigo, dove si trova moltissimo materiale ancora del tutto inesplorato, la cui analisi richiederebbe anni di studio e non poche settimane.
Fra tante centinaia di carte, l’ottica che ci è parsa più ragionevole e opportuna da perseguire è stata quella di scegliere le fonti relative ai “protagonisti” di quella faticosa e dispendiosa avventura che si concretizzò nella costruzione dello “stabilimento Idroforo Bresega” in Voltascirocco.
Partendo da questa premessa, abbiamo fatto emergere, attraverso i documenti notarili, gli “sponsor” dell’impresa, tra i quali spiccano i nomi dei maggiori proprietari terrieri dell’epoca, da Giovan Battista Salvagnini a Vincenzo Casalini; abbiamo individuato la ditta che costruì le macchine, lo “Stabilimento Tecnico Triestino”, e il nome del suo rappresentante, Guglielmo Strudthoff.
Larghissimo spazio si è dato poi alle voci dei tecnici, da quella dell’ing. Nicola Pisani, collaudatore delle macchine, a quella del Direttore dei Lavori, ing. Tommaso Morandi, con le sue note preziose sui materiali costruttivi e sulle spese consorziali; per finire a quella, degna di particolare menzione, dell’ing. Ottavio Spadon, autore del progetto dell’ “edificio idroforo”, il quale scrisse non solo una “Relazione” ricca di dati tecnici e storici, ma anche, e soprattutto, ci ha trasmesso una serie di “Tavole” di indiscutibile interesse, perché attraverso di esse è possibile farsi un’idea estremamente precisa di com’erano stati pensati in origine l’edificio delle macchine, più volte ristrutturato, la casa del macchinista ed infine il magazzino del carbone; manufatti questi ultimi intorno ai quali si prospetta un’operazione di restauro che li dovrebbe riportare all’antica condizione, anche se con funzioni del tutto difformi rispetto al passato.
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Documento inserito il: 05/01/2015
  • TAG: polesine, meccanizzazione campagne, idrovora voltascirocco, consorzio polesine adige canal bianco, stabilimento idroforo bresega, giovan battista salvagnini, vincenzo casalini, stabilimento tecnico triestino,

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