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Considerazioni sull’ antico Egitto

del Prof. Giovanni Pellegrino


In questo articolo prederemo in considerazione la civiltà dell’antico Egitto.
All’estremità orientale della Mezzaluna fertile si sviluppò, a partire dal IV millennio a. C., una fiorente civiltà: quella egizia. A tal punto fondata sulla presenza del fiume Nilo, che lo storico greco Erodoto definì l’Egitto “dono del Nilo”.
Infatti fu il Nilo a costituire un potente fattore di unificazione economica politica e culturale tra i popoli della regione, che seppero dare vita a una civiltà unitaria e omogenea.
Inoltre fu il Nilo a creare intorno alle sue rive una stretta e fertile oasi lunga 1200 chilometri.
Sin dagli inizi del Neolitico le popolazioni che abitavano l’Egitto avevano imparato a trarre vantaggio dal fatto che le piene del Nilo giungevano nella tarda estate, generalmente a raccolto avvenuto, e per tale ragione esse non erano mai disastrose ma anzi, lasciando sul terreno uno strato di fertile franchigia, il limo, lo preparavano alle semine autunnali.
Fu proprio la necessità di distribuire equamente l’acqua del Nilo ai villaggi che indusse le prime comunità neolitiche a raggrupparsi in due veri e propri regni: quello dell’Alto Egitto, corrispondente all’alto corso del fiume, e quello del Basso Egitto, corrispondente alla zona del grande Delta.
Verso il 3100 a.C. i due regni, che spesso erano stati in conflitto, vennero unificati da un re ricordato con il nome di Menes.
Pertanto dobbiamo dire che anche in senso politico l’Egitto è un dono del Nilo. Infatti, è molto probabile che la spinta a unificare lo stato venne dalla necessità di un sempre maggiore coordinamento dei lavori e degli sforzi per sfruttare le piene del fiume Nilo.
Dobbiamo infatti mettere in evidenza che era necessario regolare le piene e distribuire l’acqua su una superficie il più possibile estesa attraverso argini canali serbatoi e così via.
Proprio con l’unificazione del Basso Egitto con l’Alto Egitto iniziò in tale paese una lunga storia molto gloriosa ed importante.
La civiltà egizia si mantenne indipendente e inalterata per millenni questo anche per ragioni di tipo geografico. Infatti, il deserto circostante e le paludi del delta del Nilo proteggevano l’Egitto dagli attacchi esterni.
Dobbiamo anche dire che la ricchezza stessa del paese dovuta alla fiorente agricoltura che sapeva sfruttare adeguatamente le piene del fiume, gli assicurava autosufficienza.
Come hanno messo in evidenza gli storici fu proprio questo isolamento a rendere l’antico Egitto grande politicamente, militarmente, ed economicamente. In sostanza l’Egitto fu la prima grande organizzazione politica unitaria della storia del genere umano.
Tale unità era garantita dalla figura stessa del re, ovvero il Faraone. Centinaia di Faraoni, suddivisi in 30 dinastie, governarono l’Egitto nella sua storia millenaria.
Per quanto riguarda la storia di questo paese essa è tradizionalmente divisa in tre fasi principali ovvero Antico, Medio e Nuovo Regno, intervallate da periodi intermedi di crisi del potere monarchico.
Per quanto riguarda l’Antico Regno (2600-2150 a.C.) esso fu una fase di pace e prosperità nel corso della quale vennero intrapresi grandiosi e importantissimi lavori pubblici. Per la precisione vennero costruite dighe, canali, serbatoi, nonché monumenti come le piramidi, che sono il simbolo stesso dell’Egitto. Proprio nell’Antico Regno vennero definite le caratteristiche e le strutture fondamentali della civiltà egiziana dal punto di vista economico, sociale, politico e religioso.
Questa fase di pace della storia egiziana terminò intorno al 2150°.C quando nell’Egitto si verificarono pesantissimi problemi interni. In particolare si verificò la ribellione dei signori locali e dei grandi sacerdoti contro il potere del Faraone.
Solo al termine di una guerra civile che durò circa un secolo, una nuova dinastia di Faraoni, i principi di Tebe, riuscirono a riportare la pace e l’unità nel paese.
Iniziò così una nuova fase di prosperità per l’Egitto, ovvero il Medio Regno (dal 2050 al 1750 a.C.).
In tale periodo storico fiorirono gli scambi commerciali con il Mediterraneo e furono realizzate grandi bonifiche.
Tuttavia, fu l’invasione di genti asiatiche che le fonti egiziane dell’epoca chiamano Hyksos a porre fine a questa fase conquistando il Basso Egitto e imponendo tributi alla popolazione.
Dobbiamo precisare che Hyksos in lingua egiziana significa “principi di paesi stranieri”.
Gli Hyksos dominarono il paese per un lungo periodo di tempo, ma dopo circa due secoli essi furono cacciati dall’Egitto.
Dopo questi due secoli, proprio la cacciata di questo popolo dall’Egitto ad opera dei Faraoni di Tebe diede inizio ad una nuova fase della storia egiziana denominata Nuovo Regno (1540-1070 a.C.).
Dobbiamo precisare che proprio il Nuovo regno fu l’età di massimo splendore dell’Egitto. Infatti in questo periodo storico il paese egiziano fu caratterizzato da un notevole processo espansivo in direzione della Siria della Palestina e della Fenicia.
Durante il Nuovo regno fiorirono l’agricoltura e i commerci.
Da parte sua la corte tebana fu caratterizzata da un lusso e da una ricchezza senza limiti e senza precedenti, ma nonostante tutto ciò, erano presenti anche importanti problemi.
Per fare degli esempi citeremo il disagio e il malessere del popolo, lo strapotere economico e politico dei sacerdoti dei grandi templi che indeboliva perfino il potere del Faraone stesso.
Infine riteniamo opportuno citare la minaccia nei confronti dell’Egitto di potenti popolazioni esterne come gli Ittiti.
Senza dubbio l’espansione degli Ittiti rappresentò un gravissimo problema e una gravissima minaccia per l’Egitto. Provenienti dal Caucaso gli Ittiti giunsero verso il 2000° a. C. nell’Anatolia e vi si stanziarono fondando un regno chiamato Hatti, con capitale Attusa.
Nel corso del II millennio a.C. gli ittiti riuscirono ad assoggettare le popolazioni confinanti, arrivando a costituire un grande impero. La forza militare ittita si basava sul carro da battaglia con ruote a raggi: uno strumento di guerra nuovo e micidiale che gettava lo scompiglio negli eserciti nemici, costituiti in prevalenza da fanti.
Del resto gli ittiti, con una scelta politica inusuale per quei tempi, trattarono i popoli vinti come alleati anziché come schiavi. Questo favorì l’unità politica del grande impero ittita che raggiunse il massimo della sua estensione verso il 1400°. C. comprendendo la Mesopotamia la Siria e il Libano sino a minacciare gli interessi egiziani in Palestina.
Tale fatto condusse al primo grande conflitto di potenze della storia umana quello tra Egitto e Hatti culminato nella battaglia di Qades del 1278 a.C..
Tale battaglia non ebbe in realtà né vincitori né vinti, ma segnò comunque la fine della minaccia Ittita verso l’Egitto.
Infatti un grande Faraone, Ramses II, che regnò dal 1290 al 1224 a.C., riuscì con tale battaglia ad arrestare l’espansione Ittita.
Ma da quel momento l’Egitto iniziò un lento declino, attaccato da nuovi invasori provenienti dal nord, i cosiddetti popoli del mare.
I popoli del mare causarono la perdita, da parte dell’Egitto, delle sue conquiste asiatiche.
In seguito l’Egitto venne poi dominato dagli Assiri, dai Persiani, dai Macedoni di Alessandro Magno, ed infine dai Romani che, nel I secolo d.C. lo ridussero a una provincia del loro impero.
Come abbiamo detto in precedenza, i Faraoni furono i grandi protagonisti della storia egiziana.
Un forte centralismo era il carattere dominante dell’organizzazione sociale e politica di questo popolo.
Il Faraone era la massima autorità il capo assoluto nonché il rappresentante dell’unità politica e religiosa del paese in quanto – “re dell’Alto e del Basso Egitto”. Egli era considerato una divinità incarnata, un re-dio, perciò oggetto di culto e venerazione.
In sintesi l’Egitto era una teocrazia ovvero una forma di governo in cui il potere politico si identificava con quello religioso, cosicché l’autorità politica aveva un fondamento divino. Di conseguenza il Faraone era inavvicinabile dal popolo: la stessa parola faraone, che significa “la grande casa”, indicava il suo palazzo poiché nessuno avrebbe osato nominarlo direttamente.
Per gli egiziani il faraone era Horus, figlio di Iside e Osiride, ovvero la coppia divina fondamentale dell’universo religioso degli egizi.
Nell’antico Egitto tutte le terre appartenevano al faraone, cosicché nobili, funzionari, sacerdoti, piccoli coltivatori, potevano utilizzare la terra ma essa apparteneva al Faraone e veniva data in concessione, mai in proprietà, a nessuno.
Anche lo stato era considerato proprietà del faraone dal quale dipendevano i governatori delle diverse province. Essi prendevano il nome di nomarchi.
Pertanto il palazzo reale era il cuore economico dell’Egitto: il sovrano e i suoi funzionari si interessavano ai lavori di irrigazione e controllo delle acque, gestivano le grandi opere pubbliche, nonché requisivano le eccedenze alimentari curandone la redistribuzione al popolo in caso di necessità o di carestia.
Le casse dello stato venivano alimentate dai tributi in natura e in prestazione di lavoro che il popolo era tenuto a prestare.
Tali prestazioni di lavoro venivano utilizzate per la costruzione di opere irrigue, templi, palazzi e monumenti funerari. Tali opere pubbliche simboleggiavano la grandezza del Faraone e venivano realizzate tutte quante in scala gigantesca. Particolare importanza rivestivano le piramidi che erano le tombe del faraone dio.
In sintesi possiamo dire che il faraone occupava il vertice della rigidissima scala gerarchica riscontrabile nella società dell’antico Egitto.
In quanto divinità incarnata in terra, egli doveva garantire la sua eterna protezione all’Egitto e per tale ragione esercitava un potere assoluto.
Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sull’antico Egitto.


Nell'immagine, la testa di Menes, che fu probabilmente il primo faraone egizio.

Documento inserito il: 15/06/2023
  • TAG: antico egitto, faraone, ittiti, nomarca, piramidi, nilo,

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