Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia antica: Scoperta la tomba del Cacique Guanentà, capo supremo dei Guane
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Scoperta la tomba del Cacique Guanentà, capo supremo dei Guane [ di Yuri Leveratto ]

Intervista al ricercatore colombiano Alejandro Navas.

Il popolo amerindio dei Guane ha vissuto nell’attuale dipartimento colombiano del Santander fino al secolo XVI. La loro zona d’influenza si limitava all’altopiano chiamato oggi “Mesa de los Santos” e al canyon del fiume Chicamocha, un affluente del Sogamoso, che a sua volta si getta nel Rio Magdalena. In seguito ad alcuni studi di linguisti si giunse alla conclusione che i Guane parlavano una lingua affine al chibcha e avevano pertanto un’origine meso-americana.
Vivevano d’agricoltura (mais, manioca, fagioli), di pesca e di commercio con i popoli vicini. Si pensa che interscambiassero preziosi panni di cotone variopinto, con sale (abbondante nella zona dell’altopiano di Bogotà, dove vivevano i Muisca) e coca (che si trovava nelle zone attigue al Rio Magdalena, dove vivevano gli Yariguies).
Negli anfratti del canyon del Rio Chicamocha sono state trovati alcuni resti umani “mummificati” in seguito al clima secco della valle (come quelli che si possono vedere al Museo Bolivar di Bucaramanga). Venivano lasciati insieme a monili in oro, tumbaga (una lega d’oro e rame), tessuti e armi in modo da poter iniziare il loro “ultimo viaggio”.
Il popolo Guane praticava la deformazione del cranio sia in senso verticale che occipitale. Alcuni ricercatori pensano che i crani d’alcuni bambini destinati a ricoprire ruoli importanti nella società venissero deformati con strette bende per motivi di stratificazione sociale.
Un’altra delle caratteristiche del popolo Guane sono le pitture rupestri che si possono osservare nel canyon del Chicamocha e nella Mesa de los Santos. Molti di essi rappresentano figure astratte, zoomorfe, antropomorfe. Alcuni invece sono segni ripetuti, che possono far pensare ad una sorta di pittografia, ovvero d’utilizzo di simboli per comunicare o per registrare un particolare evento.
Il cronista spagnolo Juan de Castellanos nella sua opera Elegia de varones illustres de Indias, (Elegia degli uomini illustri delle Indie), scritta negli ultimi anni del secolo XVI, ci descrisse il territorio occupato dal popolo Guane al momento dell’arrivo dei conquistadores. Secondo Castellanos il cacique dei Guane era Guanentá, che tentò di opporre resistenza all’avanzata degli spagnoli, ma nulla poté contro l’impatto devastatore degli invasori.
Il territorio Guane è stato studiato sporadicamente da alcuni studiosi nel XX secolo, ma non è mai stata fatto un lavoro di contestualizzazione, ovvero d’individuazione di tutti i siti archeologici (che sono centinaia), e di tutte le pitture rupestri e i pittogrammi, registro dei reperti, datazione e interpretazione accurata, in modo da poter studiare ogni reperto nel suo contesto storico. Negli ultimi anni il ricercatore colombiano Alejandro Navas ha compiuto un’opera mirabile di studio e analisi dei siti archeologici e ha studiato in profondità un sito archeologico (detto la caverna del guerriero), che potrebbe essere individuato come la tomba del cacique Guanentá.

Ecco il testo integrale dell'intervista

Yuri Leveratto: Ci può spiegare quando incominciò il lavoro di ricerca e studio dei siti archeologici Guane?
Alejandro Navas: Il nostro lavoro di ricerca incominciò privatamente cinque anni fa, quando ci rendemmo conto di quanto erano serie le problematiche del saccheggio delle tombe Guane e dei continui atti di vandalismo al patrimonio rupestre della regione chiamata Mesa de los Santos o Xerira; purtroppo l’appoggio dello Stato in questo senso è stato assolutamente nullo e i costi della ricerca archeologica sono ricaduti interamente su di noi. Il nostro lavoro di recupero del patrimonio archeologico c’inorgoglisce, e inoltre speriamo possa servire come esempio per altri ricercatori e per le istituzioni pubbliche, in modo che prestino attenzione a questo argomento di gran importanza (sia storica che d’identità nazionale), e che possano così portare a termine le proprie funzioni.
Nel nostro gruppo vi sono persone specializzate in differenti settori: vi è un avvocato, un sociologo, un geologo, un’antropologa e varie guide locali. Tutti noi abbiamo lavorato in comune, in modo da portare a termine la registrazione e lo studio di più di 50 siti archeologici d’arte rupestre, dove abbiamo catalogato circa 1500 figure rupestri, documentate tecnicamente. Per tutto questo lavoro si sono scattate circa 10.000 fotografie (oltre a vari video), impiegando il GPS (Global positioning system) in modo da dare delle precise coordinate ad ogni pittura rupestre.
Yuri Leveratto: Che importanza ha per voi lo studio e l’interpretazione delle pitture rupestri nell’ambito della ricerca archeologica?
Alejandro Navas: Sicuramente l’arte rupestre è una delle evidenze archeologiche che deve essere tenuta in considerazione per studiare un’etnia, tribù o società. Pensiamo che questi studi e ricerche debbano essere considerati in un contesto integrale, dove non è importante studiare una singola figura o un oggetto per se stesso, ma con lo scopo di “contestualizzarlo”, ovvero metterlo in relazione ad altri oggetti in modo da poter comprendere nella sua totalità la cultura antica. In questo senso l’arte rupestre ci aiuta a comprendere il popolo che ha vissuto in un certo luogo, sia dal punto di vista mitologico, che da quello psicologico, sociale e antropologico.
Sull’interpretazione delle pitture rupestri c’è ancora molto da ricercare; il nostro scopo è appunto quello di dare inizio a gruppi conoscitivi sull’argomento. Noi abbiamo fatto quello che era più difficile: incominciare, e, in poco tempo metteremo le nostre ricerche sulla pagina web www.ellibrototal.com in modo che chiunque possa accedervi.
Yuri Leveratto: Lei si basa solo sulla ricerca scientifica o accetta anche l’apporto che può derivare dalla ricerca mistica? Pensa che la collaborazione d’alcuni mistici possa essere d’aiuto in certi casi?
Alejandro Navas: Nelle nostre ricerche, che si basano su concetti integrali e olistici, tutte le scienze, sia quelle esatte che quelle che per definizione non possono portare ad un risultato matematicamente certo, devono essere tenute in considerazione.
Quando un ricercatore inizia a studiare un certo argomento, di solito ha delle idee abbastanza confuse, che, mano a mano che approfondisce l’argomento, vanno delineandosi e chiarificandosi, soprattutto quando analizza dati sul campo e studia i luoghi archeologici. A quel punto di solito si originano altre domande e spesso si termina per osservare altre caratteristiche del sito archeologico.
Di solito si trovano alcune reperti fisici (crani, scheletri, tessuti, ceramica, etc.) però nel corso della ricerca si vivono delle sensazioni speciali, alcune tattili, olfattive, visive, si parla con molte persone, si ascoltano miti e leggende della zona oltre ad altre percezioni che iniziano a formarsi nella mente del ricercatore e che successivamente formeranno le sue conclusioni. Solo in quest’ottica l’aiuto dei mistici fa parte delle nostre ricerche: considerando che è solamente uno dei vari mezzi che abbiamo per giungere alla comprensione totale dell’argomento trattato.
Yuri Leveratto: Nel foro indigeno di Bucaramanga (svoltosi il 1 e 2 dicembre scorso), lei ha sostenuto che la caverna del Guerriero fu utilizzata come tomba del cacique Guanentà. Ci potrebbe descrivere la grotta specificando chi vi entrò per la prima volta e quando? Inoltre potrebbe spiegarci perché ritiene che fu la tomba di Guanentá?
Alejandro Navas: E’ un’ipotesi che abbiamo portato a conoscenza del pubblico sia nell’ultimo evento, il Foro Indigeno, sia in altre conferenze che si sono tenute nella Casa del Libro Totale di Bucaramanga. Sul fatto che effettivamente la caverna del Guerriero sia la tomba del cacique Guanentà abbiamo 9 indizi che abbiamo ampiamente illustrato nel Foro Indigeno: 1-Arte rupestre: vicino alla caverna (situata nella Mesa de los Santos), si trova una particolare pittografia, che mostra la caduta di un essere umano nel precipizio del canyon, davanti alla presenza degli spagnoli rappresentati come animali con otto zampe (cavalieri a cavallo); unito a ciò vi è il mito della morte di Guanentá che si dice si lanciò nel vuoto durante gli scontri con gli invasori.
2-I documenti storici: la relazione di Juan de Castellanos (Elegia de varones illustres de Indias), che descrive una specie di baraonda (grida, schiamazzi, suoni di trombe, etc.) che venne effettuata all’altro lato del canyon da parte di alcuni indigeni (nella zona del sentiero chiamato El Pozo), mentre gli spagnoli si stavano scontrando con altri autoctoni nella zona detta Macaregua. Proprio vicino al Pozo, si trova la caverna del Guerriero.
3-La toponimia: la zona del Pozo è detta anche Tocaregua che secondo alcuni ricercatori significa: luogo da dove si domina il fiume e il territorio (è un luogo strategico per osservare il canyon del Chicamocha).
4-La caverna si trova in un luogo centrale del canyon, luogo dal quale si può scendere a valle per pescare. E’ una delle zone migliori per pescare, e per questo assunse un significato simbolico.
5-Tradizioni orali: secondo la leggenda il cacique Guanentà è sepolto davanti alla caverna dei sette anfratti, che si trova a Macaregua, proprio nella parte opposta al Pozo o caverna del Guerriero.
6-Tradizioni orali: secondo la leggenda contadina, la comitiva funebre accompagnò il cacique fino alla zona del Pozo dove i suoi familiari, guerrieri e alcuni sciamani si persero all’orizzonte. Secondo il mito nessuno di essi tornò e tutti morirono durante il funerale.
7-Tradizioni orali: sempre secondo le credenze contadine una delle chiavi per trovare la tomba dovrebbe essere la presenza di una grossa macina di pietra con sette parti concave. I contadini che entrarono per primi nella caverna, trovarono la macina a circa 100 metri dall’entrata.
8-La disposizione interna della caverna: all’interno della quale infatti sono state trovate numerose barriere (frecce, lance, pietre), per evitare che chiunque potesse entrare e saccheggiare. Tutto ciò ci fa pensare che la sepoltura si fece con il timore che l’interno della caverna fosse saccheggiato (e questo ci fa pensare che i Guane conoscessero bene gli spagnoli del tempo).
9-Il ritrovamento di circa 30 scheletri trovati in situ e la loro disposizione e caratteristiche, fa pensare che i resti della sepoltura più ricca siano quelli di una persona molto importante, un cacique.
Oltre a questi indizi sarà molto interessante realizzare prove del carbonio 14 ad alcuni frammenti tessili e ossei in modo da determinare l’epoca nella quale si realizzò la sepoltura. Molto probabilmente fu Guanentá, ma se così non fosse siamo comunque di fronte ad un gran cacique dell’epoca Guane.
Yuri Leveratto: Quando si realizzò il vostro lavoro di ricerca nella caverna e che cosa avete incontrato al suo interno?
Alejandro Navas: Noi non abbiamo effettuato scavi archeologici all’interno della caverna. Abbiamo, però fatto una ricostruzione basandoci sulla testimonianza d’alcune persone che entrarono per primi nella grotta nei primi anni di questo secolo. Abbiamo visitato la caverna e le camere mortuarie, pero bisogna aggiungere che, a parte i resti umani (scheletri), collari, tessuti e frecce, non si è trovato quello che un tempo faceva parte dell’adorno del cacique, proprio perché la grotta è stata saccheggiata. Noi abbiamo deciso di ricostruire la realtà storica degli autoctoni Guane e della tomba più importante della zona in modo che il mondo possa sapere e conoscere quest’importante realtà. Riconosciamo che ci possono essere state delle imprecisioni nella nostra ricostruzione, ma lo scopo di tutto il lavoro è proprio quello di stimolare nuove ricerche.
Yuri Leveratto: Nel suo nuovo libro “Los Guanes y el Arte Rupestre Xerirense” (I Guane e l’arte rupestre della Mesa de los Santos), lei descrive la ricerca archeologica che ha fatto nella Mesa de los Santos e nel canyon del fiume Chicamocha.
Può raccontarci quali sono i punti più importanti del suo libro?
Perché ha deciso di caricare l’intero libro nel sito web www.ellibrototal.com dove tutti lo possono leggere gratis?
Alejandro Navas: Il libro “Los Guanes y el Arte Rupestre Xerirense”, scritto insieme alla coautrice Erika Marcela Angulo Moreno, è diviso in due parti: la prima è dedicata ai Guane, ai loro riti funerari, ai vestiti, agli adorni, alle armi da guerra e da caccia, oltreché alla descrizione della parte etnostorica e caratteriale di questo popolo. La seconda parte è dedicata alla catalogazione e registro dei siti archeologici dove vi sono pitture rupestri e pittografie. In questa fase abbiamo avanzato alcune ipotesi interpretative sulle pittografie, ed inoltre abbiamo dato alcune linee guide perché siano protette e valorizzate nel futuro.
Yuri Leveratto: Qual è l’obiettivo finale del Foro Indigeno che è stato organizzato nella sede del Libro totale?
Alejandro Navas: Noi pensiamo che nel dipartimento del Santander, come d’altronde in tutto il paese, è necessario riconsiderare l’eredità degli indigeni, con l’obiettivo finale di conoscere le nostre origini e valorizzare il nostro patrimonio culturale. A tale proposito la Fondazione Libro Totale in associazione con l’Istituto Municipale di Cultura e Turismo hanno deciso di fondare e dirigere il primo Foro del patrimonio Indigeno del Santander. In questo Foro abbiamo provato ad iniziare la discussione che avrebbe dovuto tenersi tempo addietro, che, sommata agli sforzi d’altri ricercatori interessati al tema potrà costruire le basi sulle quali si darà vita a future ricerche; queste occasioni saranno spazi dove si potrà proteggere, valorizzare, socializzare, e democratizzare la conoscenza del patrimonio indigeno del dipartimento Santander, con mire per la creazione di coesione e sviluppo sociale a partire dal riconoscimento della nostra identità.
Yuri Leveratto: Grazie per avermi concesso quest’intervista e in bocca al lupo per le future ricerche.
Alejandro Navas: Grazie a arrivederci.
Documento inserito il: 18/12/2014

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