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Shoah a Fiume. Giovanni Palatucci 'Giusto tra le Nazioni'. [ di ]

Shoah a Fiume. Giovanni Palatucci
Giusto tra le Nazioni. Ricerca storica, testimoni, documenti trovati, evidenze
di Pierluigi Guiducci


Nel cammino di ogni persona vi possono essere all’improvviso dei momenti nei quali occorre fare delle scelte radicali. Tale realtà la si trova anche nella vita di un giovane di Montella (Avellino): Giovanni Palatucci (1909-1945). Nei passi che compie dimostra in modo evidente una spontaneità di comportamento che non verrà sempre apprezzata dai suoi interlocutori. Egli sceglie di far parte del Corpo degli Agenti della Pubblica Sicurezza per poter svolgere un servizio pubblico a favore di ogni persona, contrastando i reati del tempo. La sua sincerità di pensiero fu però motivo di un trasferimento. Aveva, infatti, espresso a un giornalista dei rilievi sui metodi del Corpo (troppo “burocratici”, poco dinamici). Da Genova (assegnato nel 1936) fu inviato a una sede più decentrata, posta in zona di confine: Fiume (1937).

Nella nuova sede, Palatucci affrontò più realtà socio-politiche, e dimostrò di “crescere” nella consapevolezza di dover modificare un proprio modus vivendi. All’inizio cercò di farsi trasferire in altre località per non sottostare a superiori noti per i loro eccessi nell’applicare le leggi del tempo. Si mosse poi per restare a Fiume in modo da attivare contemporaneamente compiti di istituto e attività ufficiose a favore di chi era sottoposto a provvedimenti persecutori. In ultimo, pur avvisato di pericoli incombenti, preferì salvare due donne ebree (conducendole al confine svizzero), e rimanere al suo posto nella Questura di Fiume.

Tale linea di comportamento fu legata a più eventi: le leggi razziali (1938), l’entrata dell’Italia in guerra (1940), i flussi di profughi convergenti su Fiume per sfuggire da Paesi occupati dal III° Reich, i problemi legati alle famiglie ebree in cerca di protezione, la Shoah…

In quanto assegnato all’ufficio stranieri, Palatucci fu estraneo ai rastrellamenti e alle deportazioni. Di ciò si occuparono altre sezioni, supportate dall’OVRA, con utilizzo del registro della popolazione (anagrafe). Il giovane commissario utilizzò il proprio ruolo per facilitare gli spostamenti di ricercati, per orientare i vari protetti verso località che garantivano una migliore sicurezza per gli ebrei, per rendere difficoltose le ricerche dei perseguitati.

Con l’occupazione tedesca delle terre dell’Adriatico orientale la situazione subì un mutamento radicale. Ormai ogni iniziativa era gestita dalla Wehrmacht. Tale presenza fu supportata dalle milizie della Repubblica Sociale Italiana. A chi doveva garantire l’ordine pubblico vennero requisite armi e munizioni. I poliziotti della Questura furono disarmati. Fu un’ora drammatica perché le forze del maresciallo Tito si avvicinavano.

In tale contesto, Palatucci ricevette il ruolo di reggente la Questura di Fiume. Da una parte cercò di sostenere la vita interna della Questura (per attenuare il diffuso disorientamento), dall’altra inviò più lettere alle autorità del tempo per denunciare ingiustizie e soprusi.

Fu in queste ore che scattò l’operazione tedesca per arrestarlo. Venne ideato un piano semplice: “costruire” un reato ”in flagranza” di una tale gravità da prevedere la condanna a morte. L’irruzione nella casa di Palatucci riuscì senza “problemi”. Vennero “trovati” dei “documenti” che attestavano il “tradimento” del reggente. Fu dichiarato che egli interagiva con il nemico. In tempo di guerra tale fatto implicava la fucilazione alla schiena. Non era poi necessario un processo con audizione di testimoni perché c’era la flagranza di reato. Palatucci subì l’arresto, l’interrogatorio riservato ai traditori, la reclusione nel carcere di Trieste (non lontano c’era il campo nazista della Risiera di San Sabba). Da qui fu trasportato nel lager di Dachau ove morì (1945). Aveva 36 anni. La condanna a morte era stata tramutata in internamento in un lager per intervento di un conte che conosceva il reggente e che interagiva con i tedeschi.

A tutt’oggi la ricerca storica non è riuscita a recuperare i documenti tedeschi riguardanti Palatucci. È stata ritrovata, però, una lettera che il reggente scrisse da Monaco di Baviera (durante una fermata del treno) prima di arrivare a Dachau.

Dopo la morte di Palatucci un lungo silenzio segnò la vicenda qui descritta. Solo diversi anni dopo ebbero inizio una serie di riconoscimenti dell’operato del defunto reggente. L’Unione delle Comunità Israelitiche d’Italia lo onorò nel 1955 con una medaglia d'Oro, e nel 1990 con il titolo di “Giusto tra le Nazioni”. Si mosse anche l’Italia con varie onorificenze.

Le iniziative a favore di Palatucci favorirono una serie di onoranze che trovarono una particolare esultanza anche tra i conterranei del reggente. Tale dinamica, segnata da più cerimonie commemorative, anticipò in taluni casi l’indagine storica. Nel contesto delineato, alcune affermazioni a onore di Palatucci vennero contestate da un centro ebraico di New York che prese posizione in modo duro contro affermazioni ritenute inesatte.

È merito di alcuni storici, tra i quali il prof. Pier Luigi Guiducci (Università Cattolica del Sacro Cuore), l’aver ricostruito la vicenda del reggente la Questura di Fiume sulla base di una paziente ricerca di documenti in molteplici ambienti. In tal modo la figura del dr. Palatucci è stata inquadrata nel suo reale contesto, e sono state spiegate le azioni che egli promosse a favore dei perseguitati del tempo.

Adesso questa storia, così ricca di episodi, viene raccontata da un nuovo libro del Prof. Guiducci. Il titolo è: Shoah a Fiume. Giovanni Palatucci, "Giusto tra le Nazioni" (Educatt, Milano gennaio 2024. La pubblicazione esce in occasione della Giornata della Shoah 2024. Oltrepassando trionfalismi d’occasione e frasi di natura celebrativa, l’A. - Docente Universitario di Storia della Chiesa - indica in modo sintetico e chiaro le fonti che sono alla base dei riconoscimenti attribuiti a Giovanni Palatucci. È un’opera da far conoscere alle diverse generazioni perché insegna come affrontare dei temi complessi con metodo storico, e come è possibile rispondere a polemiche gratuite in modo sereno ma chiaro. (P. Savio Vitale sj)
Documento inserito il: 27/01/2024

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