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La battaglia di Baecula [ di Andrea Rocchi ]

In seguito alla presa di Cartagena, datata 209 a.C., Scipione aveva di fatto assunto la piena iniziativa strategica nella penisola Iberica nei confronti dei rivali Cartaginesi che contavano però ancora ingenti forze seppur non potendo più fare affidamento sull’importantissima base strategica di Cartagena, punto nevralgico e di partenza di tutte le operazioni militari sia per terra che per mare, deposito bellico e principale nodo di comunicazione con la madre patria Cartagine.
Inoltre, cosa da non tralasciare, il vittorioso assedio romano, aveva mutato profondamente gli equilibri all’interno della penisola Iberica, nello specifico tra le tribù autoctone spagnole che iniziarono a vedere i romani di Scipione non più come nemici da sconfiggere ma come una forza a cui essere alleati per una futura sopravvivenza in condizioni di relativa autonomia; in tale contesto non sorprende che importanti capi ispanici quali Edecone, Indibile e Mandonio furono tra i primi a passare di campo, alleandosi con Scipione e trascinandosi dietro gran parte delle restanti tribù. In tal modo, il condottiero romano colmava il divario numerico in uomini che divideva il suo esercito da quelli cartaginesi presenti nella zona e poteva in tal modo proseguire nel tentativo di dettar lui la legge dell’iniziativa tattica e strategica.
I Cartaginesi erano presenti nella zona calda iberica con tre eserciti, il più coinvolto e vicino ai romani era quello di Asdrubale Barca, mentre da ovest e da sud avanzavano per un ricongiungimento con il primo, i distaccamenti comandati rispettivamente da Asdrubale figlio di Giscone e da Magone; ora sta di fatto che Asdrubale Barca, dopo un’iniziale stasi seguita all’assedio di Cartagena, decise di prendere coraggiosamente l’iniziativa passando all’offensiva, trovandosi però contro uno Scipione in grado di accettare la sfida con sfrontatezza in virtù di una superiore capacità tattica e sicuramente rinforzato dai contingenti dei nuovi alleati iberici.
Dinanzi all’avanzata romana, Asdrubale spostò il suo campo in un’ottima posizione strategica e facilmente difendibile nei pressi della città di Baecula sulle rive settentrionali del fiume Baetis (oggi, Guadalquivir): tale campo sorgeva su un elevato pianoro abbastanza largo da permettere lo spiegamento delle truppe ma dislocato su due terrazzamenti naturali, protetto alle spalle dal fiume e sui lati da ripidi pendii.
Il campo vero e proprio era disposto sul terrazzo più in alto, mentre su quello più in basso, il condottiero cartaginese schierò le sue truppe leggere costituite dai leggendari frombolieri delle Baleari e dai cavalleggeri numidi, tutti uomini in grado di schermagliare con incredibile efficacia dalla distanza, eventuali nemici in avvicinamento.
Scipione dinanzi a tale fortilizio naturale ed umano non si perse d’animo ed il suo primo ordine fu quello di mandare i suoi veliti (fanteria leggera da schermaglia romana armata di giavellotti, spada e piccolo scudo senza protezione di corazza) alla conquista del primo terrazzamento; la scalata dei veliti procedette non senza difficoltà sotto una pioggia incessante di proiettili, giavellotti e frecce lanciate dall’alto, ma il valore di questi uomini fece si che la cresta fu guadagnata ed una volta nel corpo a corpo, la superiorità romana comportò la rotta disordinata dei frombolieri delle Baleari e dei Numidi verso il secondo terrazzamento: a questo punto Scipione ordinò alla restante fanteria leggera di andare a supporto di coloro che combattevano ancora sul primo terrazzamento, mentre la fanteria pesante, dopo essersi divisa in due distaccamenti muoveva rispettivamente intorno ai fianchi destro e sinistro del pianoro.
Il condottiero romano guidava personalmente il primo gruppo che raggiunto il costone sul fianco sinistro, (alcuni storici riportano che Scipione attaccò sul fianco destro della postazione nemica, ma io seguo la tesi di Sir Basil Henry Liddell Hart), della postazione nemica intraprese la scalata cogliendo i Cartaginesi in prossimità del loro campo del tutto impreparati in quanto Asdrubale aveva incredibilmente ritardato il dispiegamento delle truppe principali, (in ogni caso idonee a respingere un attacco sicuramente frontale), le quali sotto l’urto romano da sinistra e dal centro, piegarono sulla loro destra trovando però il secondo gruppo della fanteria pesante romana comandata dal legato Caio Lelio, che avendo dovuto intraprendere il percorso più lungo per giungere al pianoro, aveva scalato il costone con un certo ritardo rispetto al contingente di Scipione.
Ottomila Cartaginesi furono uccisi nella manovra a tenaglia dei Romani mentre dodicimila furono catturati tranne Asdrubale Barca che con gli elefanti (i quali non avevano trovato modo di risultare decisivi nella battaglia), riuscì miracolosamente a fuggire dal campo ormai preda dei suoi nemici raccogliendo lungo il tragitto quanti più sopravvissuti possibile e ripiegando verso i Pirenei per cercare il tanto agognato ricongiungimento con le truppe di Magone e dell’altro Asdrubale.
La vittoria di Baecula, fu la prima vittoria in una battaglia campale di Scipione, e segnò di fatto l’inizio del riscatto romano; i frutti della vittoria furono ben sfruttati dal condottiero romano che tirò dalla sua gran parte delle restanti tribù indigene ancora alleate ai Cartaginesi, inoltre la decisione di Scipione di non inseguire Asdrubale in fuga può essere giudicata, sulla falsariga dello storico Polibio, opportuna per evitare il contatto con gli altri due eserciti avversari in avvicinamento che avrebbero potuto facilmente aver ragione di truppe già provate dal combattimento o chiudere le stesse in una manovra a tenaglia che avrebbe di fatto annientato le forze romane nella penisola iberica.


Fonti
A Greater Than Napoleon Scipio Africanus” di Sir Liddell Hart (Fabbri Editori)
Documento inserito il: 19/12/2014

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