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La terza guerra civile e la fine della Repubblica

I capi della congiura che portò all’assassinio di Caio Giulio Cesare, il figlio adottivo Giunio Bruto e Gaio Cassio, avevano sperato con il loro gesto di salvare la Repubblica, ma gli eventi successivi provarono quanto illusorie fossero le loro speranze. La reazione popolare al colpo di stato, fu dapprima di timore, per l’eventualità di una possibile nuova guerra civile. Quando Marco Antonio, fedele luogotenente di Cesare in Gallia e a Farsalo pronunciò l’elogio funebre e ne lesse pubblicamente nel Foro il testamento, con il quale il dittatore lasciava al popolo di Roma una buona parte dei suoi averi, la rabbia della gente si scatenò in modo violento e i congiurati furono costretti ad abbandonare velocemente la città per salvare la propria vita. Marco Antonio, che sperava di succedere a Cesare alla guida della Repubblica, rimase padrone della situazione fino a che, giunse a Roma il figlio adottivo del condottiero e suo erede Caio Giulio Cesare Ottaviano. Questi divenne per Marco Antonio un temibile avversario per la corsa al potere, data la grande popolarità acquisita con promesse e donazioni cospicue rilasciate secondo le volontà testamentarie del padre adottivo. Inizialmente con l’appoggio e l’attaccamento dimostrato dalle legioni, Ottaviano riuscì a tenere testa al rivale. Per evitare la guerra civile, egli stipulò nel 43 a.C. un accordo con Marco Antonio e con Marco Emilio Lepido, già comandante della cavalleria di Cesare, che portò alla nascita del secondo triumvirato. A differenza del primo, questo si proponeva come una vera e propria magistratura con poteri vastissimi e della durata di cinque anni. I triumviri ebbero dal Senato l’icarico di rifondare lo Stato, ed il loro primo atto in questo senso fu la pubblicazione delle liste di proscrizione nelle quali erano contenuti i nomi degli avversari da eliminare: Cicerone fu una delle vittime più illustri; Antonio lo fece assassinare dai suoi sicari mentre stava per imbarcarsi per Gaeta. Quindi prepararono la guerra contro i cospiratori più importanti: Bruto e Cassio, che rifugiatisi in Grecia stavano armando il proprio esercito. La battaglia decisiva avvenne nel 42 a.C. nella piana di Filippi, in Macedonia.I triumviri ottennero la vittoria, mentre Bruto e Cassio preferirono darsi la morte piuttosto che ritornare come prigionieri a Roma. A questo punto i vincitori si divisero il potere: Antonio ottenne il governo su tutte le provincie orientali e sulla Gallia Transalpina; Ottaviano ricevette il dominio delle provincie occidentali, mentre a Lepido spettò l’Africa. Ottaviano rientrò in Italia dove procedette all’assegnazione delle terre ai propri veterani; Antonio restò in Oriente ospite della regina d’Egitto Cleopatra, che poi sposerà dopo aver ripudiato la prima moglie Ottavia, sorella di Ottaviano. Tutto faceva pensare che egli stesse tramando di costituire una monarchia per sè in oriente; nel frattempo assegnava arbitrariamente ai figli avuti da Cleopatra i possedimenti romani d’Oriente. Questo suo modo provocatorio di comportarsi indispose non solo Ottaviano ma anche il Senato. Privato Lepido del potere, il figlio adottivo di Cesare rimase padrone unico dell’Occidente e, stanco degli abusi di Marco Antonio, assunse davanti ai senatori la difesa della legalità violata e dell’onorabilità della patria. Con una mossa astuta, convinse il Senato a dichiarare guerra a Cleopatra anzichè ad Antonio per evitare di essere ricordato come il fomentatore della terza guerra civile. Nel 31 a.C. la flotta di Ottaviano si scontrò con quella egiziana nelle acque prospicenti il promontorio di Azio, nell’Epiro. La flotta romana distrusse quella avversaria; Antonio e Cleopatra, sconfitti, tornarono in Egitto dove, a distanza di breve tempo uno dall’altra si dettero la morte. In seguito a questa vittoria, l’Egitto divenne un possedimento personale di Ottaviano, che impadronitosi del tesoro reale, potè provvedere a compensare i suoi veterani ed anche alle necessità dello Stato. Ma questa vittoria pose anche fine alle guerre civili e segnò l’avvio di una lunga epoca di pace.


Nell'immagine, una delle vittime più illustri della guerra civile che seguì all'assassinio di Gaio Giulio Cesare: Marco Tullio Cicerone.
Documento inserito il: 21/12/2014
  • TAG: antica roma terza guerra civile, roma antica fine della repubblica, giulio cesare, marco antonio, augusto, cleopatra, giunio bruto, battaglia di filippi, battaglia di azio

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