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Le cause della Rivoluzione Inglese

Il regno di Carlo I e l’inizio della guerra civile.

Alla morte di Giacomo I, venne incoronato re suo figlio Carlo I, che regnò dal 1625 al 1649. Egli inasprì il dispotismo politico del padre. Cosigliato dal suo favorito, il Duca di Buckingham, Carlo I fece ricorso alla guerra al fine di riassestare le casse reali, in modo tale di non dover più dipendere dal Parlamento per quanto riguardava la concessione di finanziamenti. Il Duca organizzò tre spedizioni rivolte contro la Spagna, con lo scopo di impossessarsi del porto di Cadice, sbarcare un esercito inglese sul territorio spagnolo, ed infine impadronirsi delle flotte spagnole che tornavano cariche di tesori dalle Americhe. Nessuno di questi scopi venne però raggiunto e le navi inglesi male preparate alla guerra e peggio condotte, subirono gravissime perdite in uomini e mezzi. Per sostenersi in questa lotta, Carlo I aveva stretto un’alleanza con la Francia, potenza cattolica. Venne quindi a crearsi il paradosso che i marinai inglesi, protestanti come la stragrande maggioranza del popolo inglese, vennero inviati in aiuto al Cardinale di Richelieu e dovettero combattere contro i loro correligionari Ugonotti assediati nella fortezza di La Rochelle. Sotto l’effetto delle critiche a lui mosse dall’opinione pubblica, Carlo I troncò l’alleanza con la Francia e le dichiarò guerra, mandando soccorsi agli Ugonotti assediati. Purtroppo gli aiuti arrivarono troppo tardi, poichè nel 1628 la fortezza di La Rochelle venne conquistata dalle truppe francesi comandate dal Principe di Condè. Fin dagli inizi del suo regno, Carlo I vide la propria politica fortemente osteggiata dal Parlamento. Nel 1628 la Camera dei Comuni presentò in aula una petizione dei diritti, chiedendo al sovrano maggiori garanzie contro arresti arbitrari e requisizioni di beni di proprietà dei cittadini, stabilendo che tali atti dovessero essere preceduti da un regolare giudizio come prescritto dalle leggi vigenti. La petizione esigeva inoltre garanzie contro l’imposizione di imposte alla popolazione, sostenendo che ogni nuova imposta doveva essere approvata preventivamente dal Parlamento. Subito il re accettò quanto scritto nella petizione, ma poco dopo, con una mossa a sorpresa, sciolse il Parlamento, che non venne più convocato per undici anni, dal 1629 al 1640. Fece quindi arrestare i suoi avversari politici e inasprì le persecuzioni contro i Puritani, considerati i più accaniti oppositori dell’assolutismo reale. Nonostante una legge vigente non consentisse l’introduzione di nuove imposte senza previa autorizzazione del Parlamento, il Governo di Carlo I non solo aument’ l’entità delle imposte già esistenti, ma ne restaurò altre di epoca medievale e ne impose di nuove, mai conosciute prima in Inghilterra.Venne inoltre intrapresa una campagna per la rivendicazione delle terre in precedenza appartenute alla Corona ed ora in usufrutto di privati cittadini. Tutte le nuove misure adottate dal Governo erano un grave attacco ai più elementari diritti dei cittadini e alla proprietà privata. Nessuno era più sicuro dei propri beni; da questo derivò una crisi economica molto grave, che convinse molti inglesi facoltosi a trasferirsi in Olanda con i loro capitali. L’asprezza della politica dispotica in atto, si abbattè in modo particolare su quei Protestanti che non erano in sintonia con le opinioni prevalenti nelle alte gerarchie del clero anglicano fedele al re. Molti ecclesiastici vennero allontanati dalle loro funzioni e venne stabilita una rigida censura sulla stampa e sui predicatori, colpendo pesantemente coloro che sostenevano idee diverse in materia di religione, sottoponendoli al giudizio della Corte dell'Alta Commissione, un tribunale speciale ecclesiastico, che agiva in modo parallelo con la Corte della Camera Stellata, che puniva i rei di delitti di Stato o presunti tali. Queste azioni indiscriminate, esasperavano gli animi popolari accrescendo il forte malcontento già presente sotto il regno di Giacomo I. La protesta più singolare fu quella messa in atto da circa 20.000 Puritani, che decisero di loro volontà di abbandonare l’Inghilterra per emigrare nelle colonie inglesi in America settentrionale, dove posero le fondamenta della potenza politica ed economica degli Stati Uniti. Nel tentativo di instaurare l’assolutismo regio, il Governo provocò una grave rivolta in Scozia. Questo paese, unito all’Inghilterra nella persona del re, conservava una propria autonomia alla quale tenevano sia i nobili che la borghesia mercantile, i primi preoccupati di mantenere i propri privilegi feudali, i secondi della concorrenza dei mercanti inglesi. Quando nel 1637 il primate della Chiesa Anglicana Laud, tentò di introdurre anche in Scozia la rigida sottomissione alla Chiesa di Stato, gli Scozzesi, che erano Presbiteriani diedero vita ad una sollevazione in armi, dopo aver sottoscritto un accordo che li impegnava a combattere per la vera fede presbiteriana. In breve tempo venne costituito un esercito che nel 1639 attraversò il confine con l’Inghilterra. Il Governo non potè ostacolare l’avanzata degli Scozzesi, sia per la difficoltà di arruolare reclute tra la popolazione inglese, che nella maggior parte simpatizzava per il nemico, sia per la mancanza dei mezzi finanziari necessari. Costretto dall’evolversi degli eventi, dopo undici anni il Governo riconvocò il Parlamento per ricevere gli stanziamenti necessari. Nelle elezioni che precedettero la formazione della nuova assemblea parlamentare, vennero riletti tutti i principali capi dell’opposizione. Alle richieste finanziarie di Carlo I, essi risposero con la richiesta al re di punire i ministri che si erano macchiati con azioni illegali e che venissero sospesi tutti gli abusi dei quali il Governo si era reso responsabile negli undici anni di assenza parlamentare. I fondi per la guerra contro la Scozia non vennero concessi ed il Parlamento prese contatto direttamente con gli Scozzesi per addivenire ad una tregua. Il 5 maggio 1640, il re rispose sciogliendo nuovamente l’assemblea parlamentare, che era entrata in carica il 13 aprile precedente e che per tale motivo venne ricordato come Parlamento corto. Il giorno successivo, il 6 maggio, vi furono a Londra delle grandi dimostrazioni di protesta, nel corso delle quali venne tentato di appiccare il fuoco al Palazzo di Lambeth, sede del primate della Chiesa Anglicana Laud; il 14 maggio le dimostrazioni popolari continuarono e la folla esasperata tentò di accedere alle prigioni per liberare gli arrestati del 6 maggio. Nel contempo, nelle campagne i contadini iniziarono a dimostrare contro l’istituzione delle enclosures, recinzioni di terreni, che i nobili rivendicavano come propri, sottraendoli ai pascoli comunali. In questo modo si andava creando una situazione rivoluzionaria che aveva contagiato tutti gli strati sociali della popolazione inglese. Dopo lo scioglimento del Parlamento, gli Scozzesi ripresero l’offensiva, ponendo la monarchia in una situazione molto critica. I membri della Camera dei Lord, si pronunciarono a favore dell’istituzione di un nuovo Parlamento, e a questa richiesta dovette far buon viso il Governo. Della nuova Camera dei Comuni, convocata il 3 novembre 1640, più della metà dei deputati facevano parte dell’opposizione, ed avevano già fatto parte del Parlamento precedentemente sciolto. Questa assemblea, che per la sua lunga durata venne soprannominata Parlamento lungo, durò infatti dal 1640 al 1653, ebbe un’importanza fondamentale nella storia inglese: esso rivendicò infatti le libertà costituzionali e stabilì dei principi di diritto pubblico che ancora oggi sono validi presso tutte le nazioni civili. Il Parlamento iniziò la propria attività colpendo con una legge di accusa, Bill of Attainder, due dei ministri del re: il conte di Strafford e l’arcivescovo Laud, riconosciuti come i due principali strumenti del dispotismo regio. Entrambi vennero condannati a morte e successivamente giustiziati. L’esecuzione dei due ministri colpevoli solo di aver eseguito gli ordini di Carlo I, fu un fatto di grande importanza, poichè affermò il principio che i governanti sono resposabili difronte alla nazione e non davanti al re. Questo atto parlamentare fu reso possibile dalle imponenti dimostrazioni popolari che si ripetevano continuamente a Londra. Nel maggio del 1641 i dimostranti circondarono minacciosamente la reggia di Whitehall, obbligando il re a firmare la condanna del suo ministro. Grazie all’appoggio delle masse popolari, il Parlamento potè procedere alla fase successiva del proprio lavoro: dopo la condanna dei due ministri, vennero liberati dalle prigioni tutti i detenuti politici, tra essi anche i deputati che erano stati incarcerati dopo lo scioglimento dell’assemblea parlamentare del 1628. Nel contempo venne smantellata la legislazione introdotta da Carlo I senza l’approvazione parlamentare e l’apparato statale venne riorganizzato su nuove basi. Il re venne costretto a firmare una legge con la quale si prescriveva che il Parlamento poteva essere sciolto solo con il consenso del Parlamento stesso. L’esercito reale venne sciolto, privando in tal modo l’assolutismo del suo principale strumento intimidatorio; vennero sciolte la Camera Stellata e tutte le altre magistrature straordinarie, strumenti della giustizia dispotica del sovrano; vennero invalidate tutte le imposte illegali percepite dal Governo durante gli anni di assenza dell’assemblea parlamentare, sciolta per volere regio; in ultimo venne tolta al sovrano la facoltà di vendere patenti di monopolio nel commercio e nell’industria. Quando si iniziò a discutere dell’abolizione dei vescovi nella Chiesa Anglicana, vi fu una spaccatura all’interno dell’assemblea, una parte della quale, temeva che l’abolizione dei vescovati e l’espropriazione dei beni della Chiesa, potessero volgere le rivendicazioni dei contadini anche contro le proprietà dei signori laici. Carlo I pensò di poter trarre qualche vantaggio da questi conflitti interni al Parlamento. Egli sperava infatti di poter cogliere l’occasione che le veniva offerta per far arrestare i capi dell’oposizione, in modo tale da privare l’assemblea dei suoi uomini migliori e utilizzare chi restava per i propri scopi. Il 3 gennaio 1642 il re firmò il decreto di arresto per cinque deputati, tra i quali Pym e Hampden. Il giorno 5, Carlo I si recò alla Camera dei Comuni con una forte scorta armata per procedere personalmente all’arresto. Quando vi giunse si accorse che i cinque ricercati non erano presenti; essi erano stati preventivamente avvertiti e avevano avuto tempo di sfuggire all’arresto rifugiandosi in città. I loro seguaci diedero vita ad una gigantesca manifestazione di protesta attorno al Palazzo di Westminster, costringendo il re a rientrare nel proprio palazzo accompagnato dalla urla ostili della folla. Il 10 gennaio 1642, Carlo I abbandonò Londra e si rifugiò a York, nell’Inghilterra settentrionale, da dove diede inizio alla guerra civile contro il Parlamento.


Nell'immagine, il re Carlo I d'Inghilterra. Il suo dispotismo fu la causa scatenante della rivoluzione inglese.
Documento inserito il: 23/12/2014
  • TAG: rivoluzione inglese, cause, re carlo I, cardinale richelieu, ugonotti, camera dei comuni, puritani, presbiteriani, parlamento corto, parlamento lungo, bill of attainder

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