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L’Ascesa della potenza russa nell’Europa del XVII secolo

Dopo la costituzione dello Stato russo avvenuta nel 1480, i principi di Mosca, che assunsero il titolo di zar, si sforzarono di stabilire il loro potere assoluto, in contrasto con la riottosa nobiltà dei boiari; nello stesso tempo essi ampliarono il loro dominio su altri popoli non russi, avviandosi in tal modo a costituire uno Stato plurinazionale.
In questa direzione, un ruolo estremamente importante lo ebbe il governo dello zar Ivan IV, il Terribileche soffocò nel sangue l'opposizione dei boiari, unificando le legi del Paese in un unico codice; quindi sottomise i Tartari del Volga e le altre numerose popolazioni di origine mongola della zona, conquistando le città di Kazan e Astrachan. Intraprese quindi la conquista della Siberia, che vene iniziata dall’atamano dei cosacchi Ermak con al seguito poche centinaia di uomini. In circa due secoli, cosacchi, mercanti e contadini russi penetrarono nella sterminata terra, in modo quasi sempre pacifico, sottomettendola facilmente al dominio russo. Le polazioni locali non opposero mai resistenza , non avendo alcun interesse a preferire ai russi le orde devastatrici dei pastori mongoli, che erano soliti rapinare e distruggere i villaggi che sorgevano sull’immenso territorio. Alla morte di Ivan IV, la Russia si trovò ad affrontare un periodo di gravi disordini, il periodo dei torbidi, durante il quale subì un’invasione polacca che giunse fino a Mosca. A porre fine al periodo d’anarchia, pensò nel 1613, la nuova dinastia dei Romanov, che sarebbe rimasta al governo della Russia fino al 1917. Durante tutto il XVII secolo, i nuovi zar lavorarono tenacemente per costituire il loro potere assoluto e nello stesso tempo rafforzando lo Stato sotto il profilo economico, culturale e militare. In quest’opera si distinse particolarmente lo zar Pietro I, il Grande. Salito al trono a 19 anni, egli rappresentava quel gruppo della nobiltà che aveva capito la necessità di rafforzare l’autorità dello Stato e di far uscire il Paese dallo stato di arretratezza nel quale si trovava. Con l’ausilio di consiglieri stranieri, Pietro I mise ordine nel suo governo, sopprimendo la vecchia Duma, o Consiglio consultivo dei boiari, che venne sostituita dal Senato, composto da alti funzionari scelti da lui personalmente; al Senato erano sottoposti 11 collegi o ministeri. Il Paese venne suddiviso in governatorati, a capo di ciascuno dei quali venne posto un governatore dotato di pieni poteri. Tutti i sudditi non appartenenti al ceto nobiliare furono gravati da una tassa di capitazione. La carica di Patriarca di Mosca venne soppressa e sostituita con il Santo Sinodo, costituito da 12 vescovi, a capo dei quali veniva posto un procuratore in rappresentanza dello zar, proclamato protettore della Chiesa: in questo modo anch’essa venne mobilitata al servizio dell’assolutismo russo, o autocrazia.In campo economico, dove in Russia mancavano i capitali e lo spirito d’iniziativa, lo Stato si sostituì ai privati, fondando numerose attività manifatturiere per la produzione di arazzi e tessuti, nonchè impianti minerarie fabbriche per la produzione di armi; inoltre, vennero incentivati i privati, tramite la concessione di sussidi e privilegi, ad avviare essi stessi la fondazione di attivit` manifatturiere, come ad esempio quelle che sorsero negli Urali per la lavorazione del ferro. Per facilitare gli scambi commerciali il governo avviò una politica di scavo di canali navigabili, costruzione di nuove strade ed altre opere simili. Infine, vennero aperte numerose nuove scuole, e si diede inizio alla fondazione dell’Accademia delle Scienze, destinata a divenire famosa nel mondo.
La politica estera di Pietro il Grande, in sintonia con il suo programma di modernizzazione della Russia, mirò essenzialmente al raggiungimento del mare, in modo da poter rendere possibili i contatti diretti con i più progrediti Paesi dell’Europa Occidentale. Per questo motivo essa ebbe due direzioni ben precise: quella del Mar Nero e quella del Mar Baltico. Questa politica, portò come conseguenza ad una serie di conflitti permanenti con i Turchi e gli Svedesi. Nella Seconda Guerra del Nord, Pietro I riuscì ad avere facilmente ragione dell’esercito svedese di Carlo XII, attirato all’interno del territorio russo e sconfitto nella decisiva battaglia di Poltava. Questa vittoria frutto allo zar i primi territori baltici assoggettati alla Russia: la Livonia, l’Estonia e la Carelia, oltre ad una parte della Finlandia. In questi nuovi territori Pietro il Grande fondò la sua nuova capitale, Pietroburgo, definendo la nuova città come una finestra aperta sull’Occidente.
Contro i Turchi vennero intraprese una serie di campagne militari che portarono solo piccoli vantaggi nel Sud della Russia, ancora dominato dal khanato di Crimea, vassallo del sultano turco.


Nell’immagine, un ritratto dello Zar Pietro I Romanov, il Grande. Documento inserito il: 24/12/2014
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