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L’antica disputa tra Cristianesimo e Gnosticismo [ di Yuri Leveratto ]

Qual’è l’interesse, oggi, nello studiare lo gnosticismo antico, una religione-filosofia che si oppose al Cristianesimo ben 1900 anni or sono? Sembrerebbe un compito di mero interesse storico, eppure ha anche un interesse odierno, mi riferisco ai cambiamenti epocali in atto nella nostra società.
Studiando ed approffondendo le antiche tesi gnostiche possiamo capire meglio lo gnosticismo moderno, che è alla base di correnti filosofiche come la Teosofia, il New Age, la Massoneria, e la globalizzazione.
Lo gnosticismo moderno è stato influenzato dalla Teosofia, la quale a sua volta ha assorbito elementi delle religioni orientali, come l’induismo.
Uno dei fondamenti dell’induismo, infatti, è che l’Io, “atman”, anima individuale, o particella di Dio, pervade ogni essere vivente, e fa parte del “brahman”, ossia dell’anima universale. Alla base di questo concetto vi è la possibilità, per ognuno di noi, di unirsi con l’anima universale, ossia con “Dio”, attraverso la “conoscenza” (la parola gnosticismo deriva dal greco “gnosi”, conoscenza). E’ il concetto alla base dello yoga, filosofia indiana che fa parte delle tradizioni induiste.
Questo concetto però, è opposto al Cristianesimo. Secondo la fede cristiana, infatti, nessun umano ha “una particella di Dio al suo interno”, e la salvezza si raggiunge attraverso l’umiltà e non attraverso la conoscenza.
In particolare la dottrina insegnata da Gesù Cristo afferma che per salvarsi l’uomo deve pentirsi dei suoi peccati, confessarli, e credere in Gesù Cristo, ossia credere che il suo sangue abbia tolto il peccato del mondo.
Come vediamo i due concetti sono opposti. Eppure oggigiorno molti cristiani pensano che, dopo la morte, la loro anima si “unirà a Dio”, senza neppure soffermarsi a pensare che le due credenze, sono una l’opposta dell’altra.
Se però per lo gnosticismo moderno è comprovata la sua origine teosofica e sincretica, quindi orientale e indiana, per lo gnosticismo antico, questa origine non è provata. Si pensa invece che lo gnosticismo antico affondi le sue radici nei culti delle religioni misteriche, sia babilonesi che egizie. Una delle più antiche correnti dello gnosticismo antico è il mandeismo, basato su un sistema di dualismo. Da una parte, infatti, vi è un Dio “buono” e un mondo abitato da angeli, e dall’altra parte vi è un Dio “maligno”, e un mondo abitato da demoni. Nello gnosticismo medio-orientale vi erano tante altre correnti, come per esempio i Barbelo-gnostici, i cui testi di riferimento furono il Vangelo di Maria e l’apocrifo di Giovanni, che furono confutati da Ireneo di Lione.
Una delle correnti gnostiche più importanti fu la cosidetta gnosi-ellenistica, che si sviluppò ad Alessandria d’Egitto a partire dall’inizio del II secolo dell’era cristiana. In quel periodo, infatti, la Buona Novella si stava diffondendo in tutto il mondo mediterraneo. Il cosidetto “kerygma”, infatti, ovverosia la credenza che Gesù Cristo sia l’Unigenito Figlio di Dio, il Verbo incarnato, che è venuto sulla terra per togliere il peccato del mondo, ed è stato ingiustamente crocifisso, per poi risorgere dai morti il terzo giorno, stava facendo presa sulla gente, in specialmodo nelle zone orientali dell’impero.
L’assidua opera evangelica di Paolo di Tarso, aveva dato molti frutti in Grecia. All’inizio Paolo era stato accolto con freddezza, specialmente ad Atene, giacchè la Risurrezione del Signore da lui predicata non faceva presa nelle menti neo-platoniche dei saggi dell’Areopago. Infatti gli eruditi greci vedevano la morte come una liberazione dell’anima dal corpo e l’idea di una risurrezione nella carne, sembrava loro un ritorno alla prigionia del corpo. In seguito però i greci iniziarono a valorizzare le lettere di Paolo, e si formarono alcune comunità di cristiani ad Efeso, Corinto, Filippi, Olimpos, Colosse, Salonicco. Mentre gli dei dell’Olimpo erano freddi e distaccati, la fede cristiana scaldava i cuori, in quanto si predicava che Gesù Cristo, il Verbo, si era fatto carne ed era venuto tra gli uomini (Vangelo di Giovanni 1,11), con lo scopo principale di togliere il peccato del mondo, e quindi salvarci, rendendoci veramente liberi.
Contemporaneamente all’azione evangelizzatrice di Paolo di Tarso altri Apostoli ed evangelisti divulgavano il “kerygma” nel mondo.
L’Apostolo Pietro si diresse a Roma, dove fu martirizzato ed ebbe seguaci. L’evangelista Marco si diresse ad Alessandra d’Egitto, dove, dopo aver predicato il Vangelo fu martirizzato, ma ebbe dei successori. L’evangelista Giovanni visse a lungo ad Efeso ed ebbe vari seguaci, tra i quali Policarpo di Smirne ed Ignazio di Antiochia. L’Apostolo Andrea fu il primo vescovo di Bisanzio, i cui successori furono Stachys ed Onesimo. Gli Apostoli Giuda Taddeo e Bartolomeo divulgarono il Vangelo in Armenia, l’Apostolo Tommaso si spinse, secondo la tradizione, fino in India.
Purtuttavia, mentre la nuova fede si diffondeva, essa si scontrava con altri culti pre-esistenti, le cosidette religioni misteriche. Molte persone rimasero affascinate dalla vicenda di Gesù Cristo, ma siccome erano nate e cresciute in un substrato culturale impregnato di culti misterici e iniziatici, iniziarono a dare una propria interpretazione del Cristianesimo, difforme da quella apostolica. Queste persone pertanto considerarono il nuovo culto alla luce dell’antico. Non potevano negare la persona di Gesù Cristo in quanto era evidente la sua esistenza storica, e non potevano neppure negare la sua figura immensa, in quanto riconoscevano il valore dei suoi insegnamenti e delle sue opere e vedevano che molti erano disposti a morire per lui, pur di non rinnegare il suo nome. Non se la sentivano però di abbracciare neppure il “kerygma”, ossia il fatto che Gesù Cristo sia venuto per togliere il peccato del mondo, sia stato ucciso e sia risorto dai morti il terzo giorno.
Questa gente credeva che la salvezza non si raggiungesse attraverso il pentimento dei propri peccati e attraverso la fede in Gesù Cristo, ma credevano che la salvezza si potesse raggiungere con la gnosi, ossia con la conoscenza. Lo gnosticismo aveva pertanto una caratteristica iniziatica non aperta a tutti, e una diversa concezione cristologica, in quanto secondo gli gnostici il Verbo non poteva essersi fatto carne, ma si manifestò nello spirito mostrando un apparente corpo materiale. Ne consegue che la sofferenza di Gesù Cristo sulla croce sarebbe stato un fatto apparente, non avrebbe tolto “il peccato del mondo”, e anche la Risurrezione sarebbe stato quindi un fatto allegorico e apparente.
Questa credenza, detta “docetismo”, (dal greco dokein, apparire), dimostra di essere falsa, per varie ragioni. Innanzitutto se Gesù avesse avuto solamente un corpo spirituale e non reale, come avrebbe potuto provare dei sentimenti e delle emozioni, come avrebbe potuto piangere, e come avrebbe potuto provare la sete e soffrire sulla croce? Tutti questi fatti, sono stati riportati nei Vangeli e negli altri libri neo-testamentari. Inoltre nella Prima Lettera di Giovanni (4, 1-2) si ribadisce che Gesù Cristo è venuto con un corpo fisico, nella carne:

“Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio”

Inoltre se Gesù avesse avuto solo un corpo “apparentemente fisico”, non avrebbe potuto mostrare le sue ferite agli Apostoli dopo la Risurrezione. Vediamo a tale proposito alcuni passaggi del Vangelo di Giovanni (20, 26-28):

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».

Inoltre, se le sofferenze di Gesù e quindi la sua morte fossero state apparenti, come avrebbe potuto Gesù dopo tre giorni dichiarare la sua Risurrezione? Come avrebbe potuto dichiarare di aver vinto il peccato e la morte? Sarebbe stato un impostore, perché avrebbe mentito. In questo caso gli Apostoli stessi, se fossero stati onesti, lo avrebbero smascherato e ovviamente non avrebbero divulgato la Buona Novella.
Se però gli Apostoli credevano nella Risurrezione di Gesù, era perché erano certi della sua morte. Se avessero divulgato una Risurrezione mai avvenuta, sapendo di divulgare il falso, ecco che sarebbero stati degli impostori. Ma se fossero stati degli impostori non sarebbero andati al martirio per affermare la loro predicazione e i loro scritti. (Infatti quasi tutti gli autori dei Libri del Nuovo Testamento morirono da martiri, mi riferisco a Marco, Matteo, Paolo, Pietro, Giuda Taddeo, Giacomo).
Vediamo pertanto che è innanzitutto la logica che dimostra la falsità dell’ipotesi docetista.
La falsa tendenza docetista fu confutata da vari vescovi e teologi cristiani. Vediamo a tale proposito alcuni passaggii della Lettera ai Tralliani (9, 1-2) di Ignazio di Antiochia:

Siate sordi se qualcuno vi parla senza Gesù Cristo, della stirpe di David, figlio di Maria, che realmente nacque, mangiò e bevve. Egli realmente fu perseguitato sotto Ponzio, realmente fu crocifisso e morì alla presenza del cielo, della terra e degli inferi.

Egli realmente risuscitò dai morti poiché lo risuscitò il Padre suo e similmente il Padre suo risusciterà in Gesù Cristo anche noi che crediamo in Lui, e senza di Lui non abbiamo la vera vita.

Per chiudere il discorso sulla corrente gnostica del docetismo ricordiamo che nella credenza cristiana il Verbo incarnato, cioè Gesù Cristo, doveva per forza avere due nature, vero Dio e vero uomo.
Vero uomo per poter soffrire come noi stessi, dimostrandoci che l’amore più grande è dare la vita per i propri amici. Vediamo a tale proposito un passo del Vangelo di Giovanni (13, 15):

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.

Vero Dio per poter “togliere il peccato del mondo” (Vangelo di Giovanni 1, 29), e con la Risurrezione, dimostrare di aver vinto il peccato e la morte.
Torniamo ora allo gnosticismo cristiano, che fu una specie di sincretismo tra concetti gnostici e il Cristianesimo.
Gli gnostici pensavano di “poter elevare” il Cristianesimo, da una scala considerata da loro “inferiore” alla scala sublime della conoscenza (gnosi).
Con questo fine iniziarono a produrre una notevole quantità di scritti, che si possono distinguere in 3 categorie.
Innanzitutto furono redatti degli scritti anonimi, che mostravano dei parallelismi con i libri canonici del Nuovo Testamento. Avevano lo scopo di presentare dottrine gnostiche attraverso supposte rivelazioni di Gesù Cristo agli Apostoli.
In questa prima categoria vi sono i cosiddetti Vangeli gnostici, gli Atti apocrifi degli Apostoli, e alcune Lettere apocrife degli Apostoli.
I più importanti Vangeli gnostici anonimi sono: la Pistis Sophia, una esaltazione del ruolo di Maria Maddalena, che sarebbe l’incarnazione dell’eone Sophia (II-III sec.); l’Apocrifo di Giovanni, che riporta la concezione della tripartizione degli uomini tra terreni, psichici e spirituali (fine II sec.); il Vangelo di Maria, che esalta il ruolo di Maria Maddalena (metà del II sec.); il Vangelo di Tommaso, che è una raccolta di detti di Gesù, visti in chiave gnostica (II sec.). Tra gli Atti apocrifi degli Apostoli si ricordano gli Atti di Giovanni, di Pietro, di Andrea e di Paolo (fine II sec.), facenti parte del ciclo leuciano, e gli Atti di Tommaso (III sec.), tutti testi con forti influenze gnostiche.
Vi sono poi numerose lettere apocrife di influenza gnostica, come la Lettera dei Corinzi a Paolo (II sec.), e la Lettera di Pietro a Filippo (II sec.).
Nella seconda categoria vi sono varie “Apocalissi gnostiche”, come l’Apocalisse di Paolo (fine II sec.-IV sec.), o quella di Pietro (fine II sec.-III sec.).
Nella terza categoria vi sono vari scritti teologici, etici, dogmatici, attribuiti a pensatori gnostici come Valentino (100-165 d.C., Vangelo della Verità, Vangelo secondo Filippo, Trattato sulla Risurrezione), Basilide (attivo dal 117 al 138 d.C., Vangelo di Basilide), Marcione (85-160 d.C., Antitesi, Canone marcionita).
Ma qual’era la cosmologia del gnosticismo cristiano?
Nella visione gnostica-ellenistica, Dio, detto anche l’Uno o Monade (dal greco μόνος, monas, unico), avrebbe generato 30 coppie di eoni, composti sempre da un entità maschile ed una entità femminile. Questi eoni avrebbero formato il “pleroma”, o la pienezza di Dio, pertanto non devono essere visti come distinti dalla divinità, ma astrazioni simboliche della natura divina. La transizione dal mondo immateriale a quello spirituale sarebbe stata causata da una imperfezione, un difetto, o un “peccato”, in uno di questi eoni.
In molte versioni dei miti gnostici, e anche secondo lo studioso tedesco Albert Ehrhard sarebbe l’entità femminile Sophia che avrebbe causato questa imperfezione, perché avrebbe voluto essere uguale alla Monade. In seguito a questa confusione, Sophia, con il suo timore e la sua angoscia, produsse il demiurgo, che a sua volta creò la materia e le anime. Ma il demiurgo è generato da un errore, un difetto, ed è per questo che crea un mondo imperfetto, fallace, erroneo, dove domina il dolore e il male. Nella “Pistis Sophia”, l’eone Cristo fu emanato da Dio per riportare Sophia verso il pleroma. L’eone Sophia, mostratosi nella forma umana di Maria Maddalena, sarebbe stato così “ricondotto sulla giusta via” dall’eone Cristo, apparso nella forma dell’uomo Gesù, che fu inviato da Dio sulla terra per fornire agli umani la gnosi necessaria per poter abbandonare il mondo fisico e poter tornare al mondo spirituale.

Si nota subito che la cosmologia dello gnosticismo-cristiano deriva da una strana copia della cosmologia biblica. Sophia e il suo errore, o “peccato”, ricordano il “peccato originale” di Eva.
E come se i pensatori gnostici avessero attinto dalla “Genesi” biblica, per poi costruire una cosmologia propria, che è carente però di originalità.
In generale gli scritti gnostici rispecchiano una visione negativa della creazione. Il Dio vetero-testamentario (YHWH) sarebbe, nella visione gnostica, proprio il demiurgo. Ecco perché per gli gnostici il mondo sarebbe corrotto, e dominato dal male, perché secondo loro il demiurgo era imperfetto.
Ma dalla lettura della Bibbia si evince chiaramente che Gesù Cristo, il Verbo incarnato, è Yahweh, ossia il Dio vetero-testamentario. Vediamo alcuni passaggi per chiarificare questo punto. Nel seguente passaggio di Giovanni (8, 23-24), Gesù, attribuendo a se stesso il nome con il quale Dio si rivelò a Mosè (“Io Sono”, in Esodo 3, 14) si pone alla pari con Dio.

E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».

E pure nel passaggio del Vangelo di Giovanni (8, 58):

Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».

Vediamo un punto dei Salmi (Sal. 33:6): “I cieli furon fatti dalla parola dell’Eterno”. Per cui nei Salmi si afferma che l’Eterno (Dio) ha creato i cieli.

Ma nel Vangelo di Giovanni (1, 3) si afferma:

tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.


Con una logica semplice si capisce che Dio ha creato i cieli (Salmi) e il Verbo ha creato ogni cosa (Giovanni 1, 3). Ovvio, perché il Verbo è Dio.

Nel Libro di Isaia vi è scritto (44, 6):

Così dice il Signore, il re d’Israele,
il suo redentore, il Signore degli eserciti:
«Io sono il primo e io l’ultimo;
fuori di me non vi sono dèi.


E nell’Apocalisse di Giovanni vi è riportato (1, 17-18):

Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi.

Si evince pertanto che per l’evangelista Giovanni, Gesù Cristo, il Primo e l’Ultimo, coincide perfettamente con il Dio descritto da Isaia, anch’esso Primo e l’Ultimo.
Un’altra frase importante con la quale Gesù ha dichiarato la sua piena identità e coincidenza con YHWH, è la seguente, in risposta al sommo sacerdote, tratta dal Vangelo di Marco (14, 61-62):

Egli però taceva e non rispondeva nulla. Perciò il sommo sacerdote lo interrogò ancora dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. Rispose Gesù: “Si, sono io! E vedrete il Figlio dell’uomo, seduto alla destra della Potenza, venire con le nubi del cielo.”

In questo passaggio Gesù rispose chiaramente, usando le parole della visione di Daniele (7, 13-14).

Da tutti questi passaggi e da altri della Bibbia, si evince chiaramente che gli Apostoli hanno predicato che Gesù Cristo, Verbo incarnato, non era altro che lo stesso identico Dio vetero-testamentario, ossia YHWH. Gli gnostici, invece, negando il vero Gesù Cristo e gli Apostoli, che vissero con il Messia e ne divulgarono il messaggio fino al martirio, hanno ripudiato il Dio dell’Antico Testamento, individuandolo nel loro demiurgo.

Nel demiurgo gnostico coesistevano tre nature: materiale, psichica, spirituale. E da ciò per gli gnostici anche gli umani si distinguevano in queste tre classi. Nella soteriologia gnostica valentiniana la salvezza non era relazionata al peccato, e Cristo non era vero Dio e vero uomo, come nella credenza cristiana, ma era solamente un essere divino. Per Valentino gli esseri umani materiali (i pagani), non si salvano, gli psichici, (cristiani ed ebrei), potranno unirsi con Dio a seconda dei loro comportamenti tenuti durante la loro vita terrena, solo però quando Sophia si unirà all’eone Cristo. Solo gli umani spirituali, ossia gli gnostici, si uniranno direttamente con Dio. Infatti nella dottrina valentiniana il mondo fìsico durerà fino a quando l’ultimo elemento spirituale che uscirà dal demiurgo ritornerà al pleroma per unirsi a Dio.
In pratica nella visione gnostica il mondo corrotto, derivato da un errore di Sophia, è come se fosse Dio pietrificato. E’ l’uomo che, con la gnosi, annulla il mondo terreno, pertanto è l’uomo che, con la gnosi, “salva Dio” e ristabilisce la pienezza del pleroma.
Nel Cristianesimo invece è Dio che incarnatosi in Gesù Cristo, salva l’uomo.

Innanzitutto notiamo che la visione gnostica non fu una fede originale, ma fu un adattamento di concetti gnostici applicati al Cristianesimo, in forte contrapposizione all’Antico Testamento. Gli gnostici, vedendo solo le negatività del mondo terreno, ossia il male, il dolore e la sofferenza, le attribuirono a YHWH, che identificavano con il demiurgo cattivo.
Gesù invece non potevano ripudiarlo, perché come ho già sottolineato, è stato un personaggio storico e molti erano disposti a morire per lui. Pertanto attuarono un sincretismo, adattandolo alla loro credenza.
Il “Gesù gnostico” che ne derivava pertanto, non era più quello narrato dagli Apostoli, che furono coloro che vissero con il Salvatore, ma era quello inventato e idealizzato dagli gnostici. Quel “Gesù gnostico” non aveva sofferto in croce, in quanto la sua natura prettamente divina gli impediva di soffrire, e pertanto anche la Risurrezione non aveva senso, era un’allegoria. L’importanza della venuta di Gesù era solo e solamente la sua azione di “ponte” che avrebbe potuto portare l’uomo alla vera gnosi e quindi, a Dio. Ne risulta un Gesù completamente falsato e non attinente ai testi neo-testamentari.
Anche l’escatologia cristiana neo-testamentaria, viene completamente cancellata. E’ totalmente assente la parusia del Signore e la resurrezione dei corpi e il giudizio finale sono concetti inesistenti.
Un’altra caratteristica dello gnosticismo è che i maestri iniziati erano superiori agli adepti.
Nel Cristianesimo antico invece non vi era gerarchia e tutti avevano pari diritti e doveri. Non vi erano capi ma vescovi (ἐπίσκοπος, supervisori). Siccome la credenza cristiana esige dei cambi radicali non solo a parole, ma anche nei fatti, i vescovi che predicavano questo cambio di paradigma dovevano dimostrare negli atti che loro per primi erano disposti a lasciare tutto per Gesù Cristo. Non solo dovevano dimostrare di vivere in modo integerrimo e mite, non solo dovevano abbandonare le loro proprietà materiali per donarle alla comunità, vivendo così in condivisione dei beni, ma dovevano essere disposti ad anteporre Cristo persino alle loro vite. Ed è quello che fecero: infatti la maggioranza dei vescovi o dei saggi cristiani che vissero dopo la morte di Giovanni, nella cosiddetta “età patristica”, morirono martirizzati, dando l’estrema testimonianza (martire significa testimone, in greco), di Gesù Cristo.
Mi riferisco per esempio a Clemente di Roma (morto nel 100 d.C.), Ignazio di Antiochia (35-107 d.C.), Policarpo di Smirne (69-155 d.C.), Giustino Martire (100-168 d.C.), Ireneo di Lione (130-202 d.C.), Ippolito di Roma (170-235 d.C.), Origene (185-254 d.C.), Cipriano (210-258 d.C.), Metodio di Olimpo (250-311 d.C.). La loro principale forza dunque, fu la fede incrollabile in Cristo, e la dimostrarono col martirio.
I pensatori gnostici, invece, non erano disposti a morire per la loro fede. I seguaci di Basilide e di Valentino ripudiavano il martirio. Infatti dicevano: “Confessare Dio con la morte è un suicidio” (1).
I seguaci di Basilide credevano che i tormenti sofferti dai martiri cristiani erano il giusto castigo per i peccati commessi nella vita anteriore (indizio di credenze sulla reincarnazione). Ci sono indizi comunque che seguaci di Marcione e Montano valorizzassero l’azione dei martiri. In generale comunque si evince che tra gli gnostici praticamente nessuno era disposto a morire per affermare “l’eone di Cristo”.
Vi era poi il concetto che sta alla base dei culti iniziatici, che stava alla base dello gnosticismo: seondo la Pistis Sophia, Gesù avrebbe impartito ai suoi seguaci un insegnamento “segreto”, ed “occulto”, in special modo dopo l’evento della Risurrezione, che nello gnosticimo è un’allegoria.
Si dimostra così facilmente che gli gnostici predicavano un “Gesù gnostico” mai esistito. Innanzitutto gli Apostoli e gli autori dei testi neo-testamentari hanno predicato che l’insegnamento di Gesù non fu mai esoterico, ossia riservato a pochi, ma fu completamente pubblico, cioè aperto a tutti. Il messaggio di Gesù Cristo nel Nuovo Testamento era rivolto non solo ai suoi seguaci, ma anche e soprattutto ai non-seguaci, ossia ai peccatori, ai gentili (vedi episodio della samaritana), ai soldati romani (vedi episodio del servo del centurione). Nell’insegnamento gnostico, frutto di un sincretismo forzato, l’insegnamento di Gesù era riservato a pochi iniziati, mentre il vero e unico Gesù Cristo insegnò apertamente a tutti coloro che si dichiaravano pronti ad ascoltarlo.
Vediamo a tale proposito il passo del Vangelo di Giovanni (18, 19-21):

Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto»..
Inoltre nel Cristianesimo vi è il concetto che i poveri di spirito (quelli che non si vantano della loro condizione spirituale, ma sono consapevoli di non essere arrivati al Regno di Dio), possono accedere al Regno, se si pentono dei propri peccati e riconoscono che Gesù Cristo è venuto per togliere il peccato del mondo. Tutti quindi possono accedere al Regno di Dio. Anche un ricco, anche una persona che ha potere terreno se diventa umile e si spoglia delle sue ricchezze, o della sua presunzione, può accedere al Regno.
Ecco che si nota che Cristianesimo antico e Gnosticismo non potevano essere in accordo, perché sono all’opposto. Gli gnostici pertanto, non rinunciarono alle loro tradizioni misteriche, ma adattarono Gesù Cristo alla loro tradizione, travisando i concetti basilari del Nuovo Testamento e quindi predicando un Gesù mai esistito.
Quale fu la risposta delle prime comunità di cristiani al culto sincretico dello gnosticismo-ellenistico?
Innanzitutto vi fu una risposta ecclesiastica. Nessuno degli gnostici-ellenistici, che predicavano perlopiù in ambiente alessandrino e romano, fu nominato vescovo. L’alessandrino Valentino fu inizialmente nominato diacono a Roma, sotto i vescovi Igino e Aniceto. Ma non fu nominato vescovo, pertanto scelse la strada della predicazione gnostica indipendente, e morì a Cipro, possibilmente nel 165.
Vi fu una corposa risposta teologica alle tesi sincretiche degli gnostici. Il principale scrittore e teologo anti-gnostico fu Ireneo di Lione (130-202 d.C.), ma anche Tertulliano (155-230 d.C.) e Ippolito di Roma (170-235 d.C.), scrissero nell’intento di difendere l’originalità della fede cristiana.
Ireneo era nato a Smirne, e fu discepolo di Policarpo. Durante la persecuzione di Marco Aurelio fu sacerdote presso nella città di Lione, il cui vescovo era Potino. Di ritorno da un viaggio a Roma si rese conto che Potino era morto in seguito ad una persecuzione e fu nominato secondo vescovo di Lione. Molti suoi scritti ebbero l’oiettivo di dimostrare l’infondatezza e la falsità delle dottrine gnostico-cristiane. La suo opera anti-gnostica più importante fu Adversus haereses o “Smascheramento e confutazione della falsa gnosi”.
In quest’opera Ireneo, confuta Valentino ed i suoi predecessori, che fa rimontare a Simone Mago, personaggio descritto negli Atti degli Apostoli (cap.8). Ireneo fa notare che semplicemente i testi gnostici non fanno parte degli scritti apostolici, facenti parte del canone. Proprio nella seconda metà del II sec., infatti, il canone testamentario stava per prendere corpo, come poi è stato provato con la scoperta del frammento muratoriano (2). Inoltre Ireneo dimostra che sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento non vi sono dottrine gnostiche. Fa notare inoltre che nessuno dei successori degli Apostoli insegna dottrine gnostiche.
Ireneo dimostra pertanto già sul finire del II sec., che lo gnosticismo-ellenistico non è altro che un culto non originale e non apostolico. Dimostra che gli gnostici hanno divulgato un Gesù mai esistito, che rispecchiava solamente la loro tradizione, ma che nulla aveva a che fare con il vero Gesù Cristo, divulgato dagli Apostoli sia oralmente che negli scritti canonici del Nuovo Testamento.
Secondo l’imperatore Flavio Claudio Giuliano (331-363), esistevano delle scuole Valentiniane in Asia Minore fino ali suoi tempi. Nel IV secolo, quando il Cristianesimo fu accettato ed in seguito imposto come religione di stato, il culto gnostico-docetico declinò e venne marginalizzato in alcune zone periferiche dell’impero, come per esempio l’Arabia (3).
Certi concetti gnostici però, non si estinsero, ma si trasformarono e soppravvissero fino e oltre il Medio Evo, per poi rinascere nell’epoca moderna attraverso il pensiero di persone come il poeta William Blake, il massone Albert Pike, l’esoterica H.P. Blavatsky (fondatrice della società teosofica), e lo psicoanalista Carl Gustav Jung.

Nell''immagine, Frammento della principale opera anti-gnostica di Ireneo di Lione, Adversus Haereses -- P. Oxy. 3.405. Irenaeus, Adversus Haereses. Van Haelst 671; papyrus roll (7 fragments), ca 200 ce.


Note:
(1) Clemente di Alessandria, strom. IV, 4; Ireneo, Adv. hæres. III, 18,5; IV, 33,9.
(2) https://en.wikipedia.org/wiki/Muratorian_fragment
(3) http://www.answering-islam.org/authors/masihiyyen/gnostic_islamic_crucifixion.html
Documento inserito il: 09/11/2015

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