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La morte in croce di Gesù Cristo [ di Yuri Leveratto ]

Il fondamento della fede cristiana è che Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, morì sulla croce per togliere il peccato del mondo ed il terzo giorno è resuscitato dai morti, vincendo così il peccato e la morte. La Risurrezione è stato un evento soprannaturale, che non si può provare storicamente. E’ vero però che vi sono vari indizi che corroborano questo fatto, ed inoltre nessuna teoria è riuscita a provare che non sia avvenuta.
La morte in croce di Gesù Cristo è invece un evento storico e comprovato. Oggi non vi è nessuno storico serio del Nuovo Testamento che nega la morte in croce di Gesù Cristo. Eppure gli islamici considerano che questo fatto non sia avvenuto. In questo articolo proveremo che la crocifissione e la morte di Gesù Cristo sono fatti storici, accaduti realmente e che pertanto ogni altra teoria che nega la morte in croce di Gesù Cristo è completamente anti-storica e anti-logica.
Innanzitutto vi sono le fonti storiche cristiane e non cristiane sulla morte di Gesù Cristo. Le cristiane ovviamente sono innanzitutto i libri del Nuovo Testamento, tutti scritti nel primo secolo (quindi i più antichi) e tutti scritti da persone che hanno vissuto con Gesù, hanno successivamente divulgato il Vangelo, e in definitiva hanno deciso di anteporre il nome di Cristo alle loro stesse vite: hanno infatti deciso di morire martiri pur di non rinnegare il nome del Messia. Mi riferisco agli autori del Nuovo Testamento: Marco, Matteo, Paolo di Tarso, Pietro, Giuda Taddeo, Giacomo.
Poi vi sono le fonti documentali storiche non cristiane. Vediamole nello specifico. Innanzitutto vi è quella di Cornelio Tacito, che scrive così nei suoi annali (XV, 44):

"Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Christus, il quale sotto l''impero di Tiberio era stato condannato all''estrema condanna dal procuratore Ponzio Pilato".

Tacito, anche se li disprezza, descrive i cristiani e conferma quello che c’è scritto nei Vangeli: Gesù Cristo, visse sotto l’impero di Tiberio (che governò dal 14 al 37 d.C.) e gli fu imposta l’estrema condanna (crocifissione) da Ponzio Pilato.
Vi è poi il libro “Antichità Giudaiche” dove, nel passaggio detto Testimonium Flavianum, Giuseppe Flavio descrive la crocifissione di Gesù e persino la sua Risurrezione:

"Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se è lecito chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d''altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani."

Vediamo un’altra fonte storica sulla crocifissione di Gesù: il Talmud Babilonese, una collezione di scritti rabbinici ebrei:

"Alla vigilia della Pasqua, Yeshu fu appeso. Per quaranta giorni prima dell''esecuzione, un araldo…gridava: "Egli sta per essere lapidato perché ha praticato la stregoneria e ha condotto Israele verso l''apostasia".

Questo passaggio non solo è una delle prove dell’esistenza stessa di Gesù, ma spiega indirettamente, dal punto di vista degli ebrei che non credettero in lui, il motivo della sua crocifissione, infatti si sostiene che abbia praticato la “stregoneria” e che “abbia portato Israele all’apostasia”.
Da una parte si confermano i miracoli, considerati come “stregoneria” da chi non credeva, dall’altra parte si confermano i Vangeli, che descrivono il perché Gesù fu mandato al patibolo, in quanto dal punto di vista degli ebrei non credenti, lui era un apostata, ovvero una persona blasfema che non crede nelle sacre scritture, ma si sostituisce ad esse.
Vi sono altre fonti storiche sulla crocifissione di Gesù, come per esempio quella dello scettico Luciano di Samostata (120-180 d.C.) nell’opera “La morte di Peregrino”. (XI-XIII):

“Allora Proteo venne a conoscenza della portentosa dottrina dei cristiani, frequentando in Palestina i loro sacerdoti e scribi. E che dunque? In un batter d’occhio li fece apparire tutti bambini, poiché egli tutto da solo era profeta, maestro del culto e guida delle loro adunanze, interpretava e spiegava i loro libri, e ne compose egli stesso molti, ed essi lo veneravano come un dio, se ne servivano come legislatore e lo avevano elevato a loro protettore a somiglianza di colui che essi venerano tuttora, l’uomo che fu crocifisso in Palestina per aver dato vita a questa nuova religione. […] Si sono persuasi infatti quei poveretti di essere affatto immortali e di vivere per l’eternità, per cui disprezzano la morte e i più si consegnano di buon grado. Inoltre il primo legislatore li ha convinti di essere tutti fratelli gli uni degli altri, dopoché abbandonarono gli dei greci, avendo trasgredito tutto in una volta, ed adorano quel medesimo sofista che era stato crocifisso e vivono secondo le sue leggi. Disprezzano dunque ogni bene indiscriminatamente e lo considerano comune, seguendo tali usanze senza alcuna precisa prova. Se dunque viene presso di loro qualche uomo ciarlatano e imbroglione, capace di sfruttare le circostanze, può subito diventare assai ricco, facendosi beffe di quegli uomini sciocchi”.

Luciano di Samostata quindi, pur non abbracciando la fede cristiana, anzi, criticandola, conferma che (Cristo) “fu crocifisso in Palestina per aver dato vita a questa nuova religione”.
Analizziamo adesso, da un punto di vista logico, la posizione islamica, ossia che Gesù Cristo non morì sulla croce perché “fu sostituito da un altro”.
Da tutte le fonti cristiane si evince che Cristo si presentò agli Apostoli e ad altri suoi seguaci, il terzo giorno dopo la sua morte, affermando la sua Risurrezione, proprio come aveva annunciato. Ma se Gesù Cristo non fosse morto in croce e poi si sarebbe presentato agli apostoli mostrandosi come risorto, allora sarebbe stato un impostore, perché avrebbe mentito. Nessuno degli Apostoli ha però pensato ad una sostituzione di persona, ovvio perché l’Apostolo Giovanni e varie donne seguaci di Gesù erano presenti al calvario ed avevano la certezza assoluta della sua morte.
Come potrebbe essere stato che l’uomo crocifisso non fu Gesù? Impossibile, perché Gesù Cristo, era stato facilmente individuato nel volto e nelle fattezze fisiche quando fu arrestato. Fu poi presentato al sinedrio, quindi si conosceva benissimo il suo volto.
Inoltre la logica dice che se veramente un altra persona fu mandata al patibolo al posto di Gesù, perché questa persona, sapendo di essere scambiata per Gesù, non lo avrebbe detto? Nessuno va alla morte felice, sapendo di essere scambiato per un altro.
Questo ragionamento, oltre a provare che Gesù Cristo non poté essere sostituito da nessuno e morì realmente in croce, mostra che la visione islamica su Gesù ha forti contraddizioni: come potrebbe Gesù essere un “grande profeta di Dio”, (visione islamica), se avesse mentito, dicendo che era risorto quando invece non era morto, perché sostituito?
A questo punto siamo sicuramente certi che l’uomo sulla croce era Gesù Cristo.
Analizziamo ora le possibilità che la crocifissione non sia stata sufficiente per uccidere Gesù Cristo. E’ praticamente impossibile. La crocifissione era la condanna a morte più crudele e sicura utilizzata durante l’impero romano. Inoltre, moltissime volte e sicuramente nel caso di Gesù Cristo, la crocifissione era preceduta da severissime flagellazioni, che causavano forti perdite di sangue.
Vari medici (1) hanno dichiarato che la morte di Gesù Cristo deve essere stata provocata probabilmente da asfissia causata dalla posizione forzata che impedisce al torace la respirazione. Questi medici hanno confermato che una volta morto, e rimasto almeno cinque minuti nella stessa posizione, non ci sarebbe alcuna possibilità di “rianimarlo”. Inoltre nel Vangelo di Giovanni (19, 34), si descrive che un centurione trafisse il costato (e quindi il polmone) di Gesù con una lancia. Siccome Gesù era già morto non reagì. Abbiamo pertanto buone ragioni per affermare che Gesù era realmente morto quando il suo corpo fu deposto dalla croce.
L’ultima ipotesi, confutata dalla storia e dalla logica, è la morte apparente.
Se Gesù fosse realmente morto “in apparenza” e si fosse risvegliato il terzo giorno, non avrebbe potuto rimuovere la pietra tombale. Inoltre, anche ammettendo che la pietra sia stata rimossa da altri, quel Gesù “non morto in croce”, come avrebbe potuto convincere i suoi seguaci di essere realmente risorto? Impossibile, in quanto la Resurrezione che descrivono gli Apostoli, (che poi andarono alla morte pur di non rinnegare che sia avvenuta), è una Risurrezione gloriosa, di un vero Dio e vero uomo, senza ferite (a parte i segni dei chiodi e della lancia). Non era un Gesù “macilento e debole” quello che si presentò ai suoi seguaci, ma era un Gesù Cristo invincibile, onnipotente, era colui che aveva sconfitto il peccato e la morte, era il Verbo incarnato. Pertanto una cosa sarebbe un’improbabile sopravvivenza da morte apparente, altra cosa è la Risurrezione!
Oggigiorno la totalità degli storici del Nuovo Tastamento (con l’eccezione di alcuni storici islamici, naturalmente), non ha dubbi che Gesù Cristo sia morto in croce (2)(3)(4).
Ecco dimostrato storicamente, che Gesù Cristo morto in croce è un fatto storico. Le false tesi che sostengono il contrario potrebbero derivare dai Vangeli gnostici che circolavano nel secondo e terzo secolo dell’era cristiana. Nessuno però di quegli gnostici era disposto a morire per quelle tesi.
Mentre gli Apostoli del primo secolo, che avevano vissuto con Gesù Cristo e lo avevano conosciuto di persona, testimoniavano la sua morte e la sua Risurrezione con il martirio.

Nell''immagine il dipinto di Diego Velazquez, Cristo crocifisso

Bibliografia:
Possiamo essere sicuri che Gesù mori sulla croce? Uno sguardo sulla pratica della crocifissione, Michael Licona.

Note:
1-The Death of the Messiah, Volume 2 (New York: Doubleday, 1994), 1088ff.
2-John Dominic Crossan, Jesus: A Revolutionary Biography (San Francisco: HarperCollings, 1991), 145.
3-Gerd Lüdemann. The Resurrection of Christ (Amherst, NY: Prometheus, 2004), 50.
4-Michael Licona www.4truth.net
Documento inserito il: 03/12/2015

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