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Hermann Samuel Reimarus e la questione del Gesù storico [ di Michele Strazza ]

La conoscenza che ciascuno di noi ha di Gesù è avvenuta attraverso il racconto della Chiesa, cioè del prodotto, per così dire, “istituzionale” del Cristianesimo suscitato dal suo insegnamento. Il messaggio di Gesù, la sua stessa vita, il suo pensiero sono giunti a noi in modo indiretto, attraverso i Vangeli, i documenti e le testimonianze dei suoi seguaci. Ma non vi è dubbio che sia la prima comunità cristiana, sia gli evangelisti che ne furono membri, tramandarono l’insegnamento di Gesù con una finalità religiosa, per dimostrare che egli era il Cristo, il figlio di Dio venuto sulla terra per salvare gli uomini.
I Vangeli non sono, dunque, documenti storici o biografie, ma “documenti di fede”, e l’immagine di Gesù che essi tramandano è quella del Figlio di Dio, Cristo e Signore, morto in croce e risorto nella gloria di Dio Padre. La figura del Gesù storico è, invece, come dire, messa in secondo piano rispetto alle esigenze religiose e di fede. Di qui la necessità, avvertita negli ultimi secoli, di ricorrere alle discipline della critica e della storia per avvicinarsi alla figura originale del Gesù terreno. Le conclusioni cui sono pervenuti, sino ad oggi, i diversi studiosi che hanno trattato il tema sono, naturalmente, tra loro contrastanti, venendo in rilievo le convinzioni di partenza di ciascuno e le diverse impostazioni filosofiche e religiose.
Fu nel Settecento, il secolo dei lumi, che fu posta, per la prima volta, la c.d “questione sul Gesù storico”, con quella che venne definita “la ricerca sul Gesù storico” (“Leben-Jesu Forschung”), conosciuta anche con l’espressione “Old Quest”. Nel 1778, infatti, furono pubblicati, dall’editore e filosofo razionalista Gotthold Ephraim Lessing, sette frammenti, uno dei quali era intitolato Von dem Zwecke Jesu und seiner Junger (Dello scopo di Gesù e dei suoi discepoli. Un altro frammento dell’anonimo di Wolfenbüttel).
Tali frammenti si riferivano ad un’opera scritta da Hermann Samuel Reimarus (1694-1768), pastore luterano e professore di lingue orientali ad Amburgo, morto dieci anni prima. Il libro era stato dato alle stampe in forma anonima anche perché l’editore si rendeva perfettamente conto del contenuto rivoluzionario del testo e dal quale specificava di dissentire ampiamente, avendolo pubblicato solo in quanto ritenuto utile per lo sviluppo del dibattito filosofico sulla religione.
Il titolo originale dell’opera di Reimarus era Apologie oder Schutzschrift für die vernünftigen Verehrer Gottes (Apologia di coloro che adorano Dio secondo ragione) ed era stato il secondo libro di tale autore. Nel primo, Abhandlungen von den vornehmsten Wahrheiten der natürlichen Religion (Trattato sulle principali verità della religione naturale) del 1754, aveva sottoposto a critica razionale il concetto del miracolo evangelico, ritenuto un assurdo in quanto in contrasto con l’idea di un Dio creatore di un mondo perfetto. Se, infatti, Dio era creatore del mondo e dell’ordine del mondo, allora l’unico vero miracolo era la creazione, mentre quelli proclamati dalla religione positiva dovevano essere ritenuti inesistenti, perché Dio non aveva nulla da mutare né da correggere nelle sue opere.
Di qui Reimarus si era, poi, spinto fino a mettere in discussione la stessa Rivelazione espressione di una religione che contrastava con quella naturale. Tali concetti, basati su un profondo deismo, vennero ripresi nello scritto pubblicato da Lessing dove l’autore sostenne che bisognava tenere ben distinto ciò che gli apostoli raccontavano nei loro scritti da quello che Gesù aveva realmente espresso e insegnato nella sua vita.
In poche parole, egli riteneva che Gesù fosse stato semplicemente un rivoluzionario politico e terreno, combattente per la liberazione degli ebrei dal dominio romano, che fallì la sua impresa nella morte in croce. Furono i discepoli a rubarne il cadavere, inventando la storia della resurrezione e cambiando il suo fallimento in croce in un sacrificio salvifico. Il Gesù dei Vangeli, quindi, non era affatto il Gesù storico, realmente vissuto.
Per Reimarus esisteva, dunque, un conflitto insanabile tra la religione naturale, fondata sulla ragione, e la religione rivelata la quale si staccava dalla ragione, ostacolandola addirittura:

Una fede nella Rivelazione che si fondi su sufficiente ricerca e convinzione, o che si accontenti di ciò che genitori e maestri, catechismo e Bibbia dicono: nell''uno e nell''altro caso è chiaro che una Rivelazione, che tutti gli uomini e ogni singolo possano e debbano accettare senza alcuna possibilità di giustificazione, è cosa totalmente impossibile. Nella sua sapienza e bontà Dio, se vuol rendere beati tutti quanti gli uomini, non può rendere mezzo necessario e unico per la beatitudine ciò che alla grande maggioranza di essi è impossibile ad attuarsi; ne consegue che la Rivelazione non deve essere necessaria, né l''uomo deve essere fatto per la Rivelazione. Rimane quindi una unica via per la quale una cosa possa veramente diventare universale: la lingua e il libro della natura, le opere di Dio e le tracce della perfezione divina che in essa si mostrano chiaramente come in uno specchio a tutti gli uomini, ai dotti come agli indotti, ai barbari come ai Greci, agli Ebrei come ai cristiani, in tutti i luoghi e in tutti i tempi.

L’insegnamento evangelico per Reimarus era, dunque, nella sua essenza una “religione razionale pratica”. Il resto del Cristianesimo era soltanto politica e inganno.
L’importanza di Reimarus non sta tanto nelle conclusioni cui giunse, quanto nell’essere stato il primo a parlare di discontinuità tra l’insegnamento di Gesù e la predicazione dei discepoli e delle prime comunità cristiane, dando così origine all’indagine sulla vita di Gesù che, ancora oggi, suscita infuocati dibattiti.


BIBLIOGRAFIA

Lessing, G.E., Fragmente und Antifragmente. Zwey Fragmente eines Ungenannten aus Herrn Leasings, Norimberga, 1778, trad. it. a cura di Parente F., I frammenti dell''Anonimo di Wolfenbüttel pubblicati da G.E. Lessing. Napoli, Bibliopolis, 1977.
Reale G.-Antiseri D., Storia della Filosofia. Illuminismo e Kant, vol. VI, Brescia, La Scuola Ed., 1997.
Testa F., Hermann Samuel Reimarus (1694-1768) e la ricerca del Gesù storico, in “Intersezioni. Rivista di storia delle idee”, n. 2, 2014.
Documento inserito il: 19/11/2015
  • TAG: gesù cristo, hermann samuel reimarus, cristianesimo, chiesa cattolica, vangeli, questione gesù storico

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