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Il sacrificio espiatorio di Gesù Cristo: analisi del nono capitolo della Lettera agli Ebrei [ di Yuri Leveratto ]

Nell’ottavo capitolo della Lettera agli Ebrei è descritto il Nuovo Patto, la Nuova Alleanza, basato sul sangue di Cristo. Nel nono capitolo si descrive ancora la differenza tra il sacerdozio terreno, quello di Aronne, e il sacerdozio perfetto ed eterno, quello di Gesù Cristo.
  Vediamo i seguenti versi (1-10):

Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno. Fu costruita infatti una tenda, la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell’offerta; essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo, poi, c’era la tenda chiamata Santo dei Santi, con l’altare d’oro per i profumi e l’arca dell’alleanza tutta ricoperta d’oro, nella quale si trovavano un’urna d’oro contenente la manna, la verga di Aronne, che era fiorita, e le tavole dell’alleanza. E sopra l’arca stavano i cherubini della gloria, che stendevano la loro ombra sul propiziatorio. Di queste cose non è necessario ora parlare nei particolari.
Disposte in tal modo le cose, nella prima tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrare il culto; nella seconda invece entra solamente il sommo sacerdote, una volta all’anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per quanto commesso dal popolo per ignoranza. Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era stata ancora manifestata la via del santuario, finché restava la prima tenda. Essa infatti è figura del tempo presente e secondo essa vengono offerti doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, colui che offre: si tratta soltanto di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni carnali, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.


In questi versi viene descritto il sacerdozio terreno. Dopo una prima descrizione del santuario, dal settimo verso al decimo verso si ribadisce il fatto che solamente il sommo sacerdote poteva entrare nella seconda parte del tabernacolo, una volta all’anno. Ciò faceva intendere che nell’Antico Testamento non si faceva nessuna offerta definitiva per il peccato, e che le offerte che si facevano non potevano purificare la coscienza.
 
Vediamo ora questi versi successivi (11-14):
 
Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?

In questi passaggi si ribadisce che, a differenza di quanto avveniva nei sacrifici ebraici, Cristo, in quanto sacerdote perfetto, è entrato nel tabernacolo celeste. Si utilizza il termine “tenda non manufatta”, riferendosi ai cieli creati da Dio stesso. Gesù Cristo, sacerdote perfetto, è entrato nel tabernacolo celeste in virtù del proprio sacrificio, del proprio sangue, (non del sangue di animali), offerto una sola volta (non tante volte), e ciò diede come risultato una redenzione eterna (e non temporale).
 
Analizziamo i versi successivi (15-22):
 
Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa. Ora, dove c’è un testamento, è necessario che la morte del testatore sia dichiarata, perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive. Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue. Infatti, dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la Legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo: Questo è il sangue dell’alleanza che Dio ha stabilito per voi. Alla stessa maniera con il sangue asperse anche la tenda e tutti gli arredi del culto. Secondo la Legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue, e senza spargimento di sangue non esiste perdono.

Nel quindicesimo verso si ribadisce che Cristo è pertanto il mediatore di una Alleanza Nuova. Inoltre si descrive come la morte di Cristo sia stata necessaria per la sua mediazione. La parola “diatheke”, viene tradotta “alleanza”, ma significa “deliberazione definitiva”, come le decisioni che si prendono in un “testamento”. Nei versi sedicesimo e diciassettesimo l’autore afferma che, affinchè il testamento, (o l’alleanza), sia valido, il testatore deve morire. Questo è un concetto molto importante. Se Gesù non fosse morto in croce, infatti, e non avesse versato il suo sangue, nessuno avrebbe predicato che lui è il Figlio di Dio, nessuno avrebbe predicato la sua Risurrezione nella carne e non si sarebbe formata la sua Chiesa, pertanto il Nuovo Testamento, e con esso la Nuova Alleanza, non sarebbe in vigenza. Pertanto è la morte di Gesù Cristo, e non la sua vita, che sancì l’inizio del Nuovo Patto. La sua piena divinità e la sua vita umana senza peccato lo qualificarono per essere il sacrificio adeguato per tutti i peccati, ma fu la sua morte che servì da espiazione per i peccati.
  Dal diciottesimo al ventiduesimo verso l’autore torna brevemente a descrivere i sacrifici animali che erano attuati durante l’Alleanza antica, ossia il patto mosaico. Si ribadisce che anche la prima Alleanza fu sancita con il sangue, ma in quel caso era sangue di animali (Esodo 24, 6-8). Nel ventunesimo verso si descrive che quasi tutte le cose vengono purificate col sangue (le eccezioni si trovano in Levitico 5, 11-13; Numeri 16, 46; Numeri 31, 50).
 
Vediamo ora gli ultimi versi del nono capitolo (23-28):
 
Era dunque necessario che le cose raffiguranti le realtà celesti fossero purificate con tali mezzi; ma le stesse realtà celesti, poi, dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi. Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.

Il santuario celestiale doveva essere purificato dal sacrificio di Gesù Cristo. Egli infatti, che non era un sacerdote levitico, non è entrato in un santuario fatto da uomini, ma è entrato nel santuario celestiale, ossia il cielo, per presentarsi a Dio. Nei versi venticinquesimo e ventiseiesimo si afferma che Gesù Cristo non ha avuto bisogno di offrire se stesso varie volte, come i sacerdoti offrivano animali varie volte, ma ha offerto se stesso una sola volta, nella pienezza dei tempi, con lo scopo di annullare i peccati.
  Nei versi ventisette e ventotto si descrive che siccome è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, anche Cristo una volta sola è stato offerto per espiare i peccati di molti. Quindi si annuncia che Cristo apparirà una seconda volta, senza occuparsi del peccato, per portare la salvezza a quelli che lo attendono, ossia a coloro che credono in lui. Questi ultimi passaggi sono importanti anche per smentire coloro i quali che, pur definendosi cristiani, ammettono la teoria della reincarnazione affermando che, se non si è accettato Cristo nella vita presente, ci sarà un’altra opportunità e si potrà accettare Cristo nella vita futura.
  Il Cristo eterno, venuto a farsi uomo nella persona di Gesù Cristo, è vero Dio e vero uomo. Come vero uomo è morto una volta sola, e pertanto anche noi umani moriremo una volta sola. Con la sua morte ha sconfitto Satana e pertanto Satana non ha potere sui figli di Dio. Inoltre Cristo è resuscitato nella carne una volta sola, e pertanto anche i figli di Dio resusciteranno nella carne una volta sola.
  Documento inserito il: 01/11/2017

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