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Analisi del primo capitolo dell’Apocalisse di Giovanni [ di Yuri Leveratto ]

Nell’Apocalisse di Giovanni vi sono indubbie assonanze con i temi tipici del Vangelo di Giovanni e le altre lettere giovannee. Vi sono per esempio i temi del Verbo (Logos), e dell’Agnello.
  Secondo l’interpretazione maggioritaria l’Apocalisse fu scritta dall’Apostolo ed Evangelista Giovanni, nell’ultimo lustro del primo secolo d.C. quindi, dal 95 al 100 d.C. nell’isola di Patmos, o nel centro ellenistico di Efeso.
  Il termine “Apocalisse”, in greco “ἀποκάλυψις”, significa “rivelazione”. Naturalmente l’Apocalisse non è altro che la Rivelazione di Gesù Cristo (Apocalisse 1, 1). Che cosa è rivelato nell’Apocalisse?
  Innanzitutto si rivelano i dettagli della seconda venuta di Gesù Cristo sulla terra. Poi si rivela la storia della Chiesa sulla terra e la condizione della Chiesa nel cielo. Inoltre viene rivelato quello che succederà durante il tempo del dominio dell’anticristo sulla terra. In ultima analisi viene rivelato il periodo del regno millenario e quindi il giudizio finale, la nuova terra e il nuovo cielo.  Innanzitutto notiamo che nel terzo verso vi è scritto:
 
Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino.

Da notare che nel corso del libro dell’Apocalisse vi sono altre cinque beautitudini. (14, 13; 19, 9; 20, 6; 22, 7; 22, 14).
 
Vediamo poi il saluto di Dio alle Chiese dell’Asia (Apocalisse 1, 4-6):

Giovanni, alle sette chiese che sono nell'Asia: grazia a voi e pace da colui che è, che era e che ha da venire, e dai sette spiriti che sono davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dai morti e il Principe dei re della terra. A lui, che ci ha amati, ci ha lavati dai nostri peccati nel suo sangue, e ci ha fatti re e sacerdoti per Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e il dominio nei secoli dei secoli. Amen.

Sicuramente sul finire del I secolo vi erano più di sette Chiese in Asia minore (per esempio Antiochia, fondata da Pietro).  Sono state scelte però sette chiese perché esse erano archetipi di tutte le Chiese esistenti in quel periodo. Il saluto è effettuato nel nome della Trinità: infatti “colui che è, che era e che ha da venire” è Dio Padre. I sette spiriti sono simboli dello Spirito Santo e Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Come vedremo più avanti nell’articolo il numero sette è molto importante nella letteratura giovannea (e in tutta la Bibbia).
A questo punto ci si potrebbe domandare: se “colui che è, che era e che ha da venire” è Dio Padre, verrà Dio Padre o verrà suo Figlio?
La risposta sta in vari versi del Nuovo Testamento, come per esempio questo, Vangelo di Matteo (16, 27):
 
Perché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli; e allora egli renderà a ciascuno secondo il suo operato.
 
O Vangelo di Matteo (26, 64):
 
Gesù gli disse: «Tu l'hai detto! Anzi io vi dico che in avvenire voi vedrete il Figlio dell'uomo sedere alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo».

Analizziamo adesso la frase “Gesù Cristo… il primogenito dei morti” (Apocalisse 1, 5)

In realtà Gesù Cristo fu il primo che resuscitò con un corpo incorruttibile dai morti, come si evince anche dalla Prima Lettera ai Corinzi (15, 20-23):

Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, ed è la primizia di coloro che dormono. Infatti, siccome per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Perché, come tutti muoiono in Adamo, così tutti saranno vivificati in Cristo, ma ciascuno nel proprio ordine: Cristo la primizia, poi coloro che sono di Cristo alla sua venuta.

Analizziamo adesso i versi (1, 7-8):
 
Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo hanno trafitto; e tutte le tribù della terra faranno cordoglio per lui. Sì, amen. «Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine», dice il Signore «che è, che era e che ha da venire, l'Onnipotente».

“Viene con le nuvole” è un’espressione simbolica che significa che Egli verrà dal cielo esattamente come è asceso al cielo (Atti degli Apostoli 1, 9-11).
  La frase “ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo hanno trafitto”, significa che tutti lo vedranno, in quanto Cristo verrà in forma visibile per tutti. La seconda frase, in apparente contraddizione con il fatto che solo una persona lo trafisse con la lancia, quando Gesù era già morto sulla croce, si riferisce a tutti coloro che lo hanno ripudiato, e giudicato. L’Alfa e l’Omega sono la prima e l’ultima delle lettere dell’alfabeto greco, significando così che il Signore è il primo e l’ultimo in ogni questione. E’ stato il Primo in quanto alla Creazione (Vangelo di Giovanni 1, 3) ed è stato il Primo in quanto alla Salvezza, iniziandola con la sua morte in croce. Sarà l’ultimo in quanto alla salvezza, completandola, e sarà l’ultimo in quanto alla creazione della nuova terra e del nuovo cielo.
La frase:
 
“Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine”,
 
significa inoltre che Gesù Cristo è Dio Onnipotente, quindi perfettamente consustanziale al Padre e allo Spirito Santo. Come vediamo il concetto della piena Divinità di Gesù Cristo, divulgato nei Vangeli sinottici e nelle lettere paoline, si ritrova in Giovanni, sia nel suo quarto Vangelo che nelle sue lettere e nell’Apocalisse.
  Analizziamo ora il nono verso:
 
Io Giovanni, vostro fratello e compagno nell'afflizione, nel regno e nella costanza di Cristo Gesù, ero nell'isola chiamata Patmos, a motivo della Parola di Dio e della testimonianza di Gesù Cristo.

Giovanni si trovava a Patmos quando il Salvatore gli apparve. In questo modo si verificarono le seguenti parole di Gesù: (Vangelo di Giovanni, 21, 22):
 
Gesù gli rispose: «Se voglio che lui rimanga finché io venga, che te ne importa? Tu seguimi!».
 
Vediamo il decimo verso:
 
Mi trovai nello Spirito nel giorno del Signore e udii dietro a me una forte voce, come di una tromba,

Secondo molti biblisti ed esperti degli scritti giovannei (1), il “giorno del Signore”, coincide con la domenica. Infatti Gesù risuscito di domenica (primo giorno della settimana), ed inoltre apparve ai suoi discepoli di domenica (Vangelo di Giovanni 20, 19-26).
Analizziamo ora gli ultimi dieci versi del primo capitolo, (1, 11-20).

che diceva: «Io sono l'Alfa e l'Omega, il primo e l'ultimo, e ciò che tu vedi scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese che sono in Asia: ad Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatira, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea».
Io mi voltai per vedere la voce che aveva parlato con me. E, come mi fui voltato, vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un Figlio d'uomo, vestito d'una veste lunga fino ai piedi e cinto d'una cintura d'oro al petto. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come bianca lana, come neve, e i suoi occhi somigliavano ad una fiamma di fuoco. I suoi piedi erano simili a bronzo lucente, come se fossero stati arroventati in una fornace e la sua voce era come il fragore di molte acque. Egli aveva nella sua mano destra sette stelle e dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, acuta, e il suo aspetto era come il sole che risplende nella sua forza. Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli mise la sua mano destra su di me, dicendomi: «Non temere! Io sono il primo e l'ultimo, e il vivente; io fui morto, ma ecco sono vivente per i secoli dei secoli, amen; e ho le chiavi della morte e dell'Ades. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che stanno per accadere dopo queste, il mistero delle sette stelle che hai visto nella mia destra e quello dei sette candelabri d'oro. Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri che hai visto sono le sette chiese».


I sette candelabri d’oro rappresentano le sette Chiese e simbolicamente, tutta la Chiesa, ossia, tutti i credenti i Cristo. Egli, dopo la sua Ascensione, ha lasciato la terra, ma non ha abbandonato la sua Chiesa, infatti ha detto: Vangelo di Matteo (28, 20b): “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Ed è per questo che la Chiesa di Cristo non necessita di nessun rappresentante in terra, in quanto Cristo vive e abita in lei.  Il numero sette ha un’importanza speciale in tutta la Bibbia a cominciare dall’Antico Testamento (il Tanakh ebraico). Il suo significato è la pienezza, ossia la conclusione di qualcosa.
  Così come il mondo fu creato in sette giorni, anche il castigo del mondo durante il giudizio sarà attuato con la legge del sette.
  Vediamo alcuni esempi:
 
1-Il mondo fu creato in sette giorni (Genesi 2, 2). Vi è pertanto l’archetipo della pienezza nella Creazione.

2-Dio ha ordinato a Noè di portare nell’arca sette coppie di ogni specie animale (Genesi 7, 2-3). Qui vi è l’archetipo della pienezza nella salvezza.
 
3-Il faraone vide nei suoi sogni sette vacche, prima grasse e poi magre. E poi sette spighe, prima piene e poi vuote (Genesi 40, 17-30). Il patriarca Giuseppe interpretò quel sogno come la pienezza dell’abbondanza seguita dalla scarsità e fame.
 
4-nei sacrifici animali il sangue doveva essere cosparso sette volte. Vediamo il passo corrispondente: Levitico (4, 6):

“il sacerdote intingerà il suo dito nel sangue e spruzzerà un po' di quel sangue sette volte davanti all'Eterno, di fronte al velo del santuario”.
 
Il significato in questo caso era la pienezza della purezza.
 
5-Gli ebrei dovettero percorrere sette volte la città di Gerico (Giosuè 6, 1-5). Il significato è la pienezza della vittoria del popolo di Dio sui suoi nemici idolatri.
 
6-Naaman il siriaco si immerse sette volte nel fiume Giordano, per essere sanato (2 Re 5, 14). Il significato è la pienezza della sanità.
 
7-Nei Proverbi (24, 16), vi è scritto che il giusto cadrà sette volte ma si rialzerà. In ciò si vede la pienezza della Grazia che rialza il giusto.
 
8-Nel Vangelo di Giovanni, Gesù Cristo dice “Io sono”, (paragonando se stesso a dei simboli), sette volte:
 
“Io sono il pane della vita” (6, 35-48)
“Io sono la luce del mondo” (8, 12; 9, 5)
“Io sono la porta” (10, 7)
“Io sono il buon pastore” (10, 11-14)
“Io sono la Risurrezione e la vita (11, 25)
“Io sono la via la verità e la vita (14, 6)
“Io sono la vera vite (15, 1-5)

Vediamo ora l’importanza del numero sette nell’Apocalisse di Giovanni.

1-Sette Chiese (Apocalisse 1, 4). La Chiesa è la pienezza di Cristo (lettera agli Efesini (1, 22-23).

2-Sette spiriti (Apocalisse 1, 4). E’ il simbolo della pienezza dello Spirito di Dio che tutto riempie. Ciò si evince dai seguenti passaggi biblici:
 
Salmi (139, 7):

Dove potrei andare lontano dal tuo Spirito, o dove potrei fuggire lontano dalla tua presenza?
 
Atti degli Apostoli (2, 4):
 
Così furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi.

Prima Lettera ai Corinzi (2, 10):

Dio però le ha rivelate a noi per mezzo del suo Spirito, perché lo Spirito investiga ogni cosa, anche le profondità di Dio.
 
3-Sette candelabri (Apocalisse 1, 12). E’ il simbolo della pienezza della luce della Chiesa in questo mondo. Ciò si evince dai seguenti passaggi biblici:
 
Vangelo di Matteo (5, 14-16):

Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può essere nascosta. Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia luce a tutti coloro che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli».

Lettera ai Filippesi (2, 15):

affinché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo ad una generazione ingiusta e perversa, fra la quale risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la parola della vita.

4-Sette stelle (Apocalisse 1, 16). Le stelle simbolizzano gli angeli (i responsabili, quindi i vescovi), delle sette Chiese (Apocalisse 1, 20) e (Daniele 12, 3):
 
Quelli che hanno sapienza risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle per sempre.

5-Sette sigilli (Apocalisse 5, 1). Simboleggiano la pienezza del mistero divino. Vediamo a tale proposito il seguente passaggio del libro di Daniele (12, 9):
 
Egli rispose: «Va', Daniele, perché queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine.

6-Sette corna di un Agnello (Apocalisse 5, 6). Rappresenta la pienezza del potere di Cristo. Ciò viene supportato anche dai seguenti passaggi biblici:
 
Salmo (89, 18):
 
Poiché il nostro scudo appartiene all'Eterno (YHWH) e il nostro re al Santo d'Israele.
 
Michea (4, 13):
 
Alzati e trebbia, o figlia di Sion, perché renderò il tuo corno di ferro e le tue unghie di bronzo; tu stritolerai molti popoli e io destinerò i loro guadagni all'Eterno e le loro ricchezze al Signore di tutta la terra.

7-Sette occhi (Apocalisse 5, 6), simboleggiano la pienezza di colui che vede tutto. Vediamo a tale proposito questo verso del Vangelo di Giovanni (2, 24-25): 

ma Gesù non si fidava di loro, perché li conosceva tutti, e perché non aveva bisogno che alcuno gli testimoniasse dell'uomo, perché egli conosceva ciò che vi era nell'uomo.

8-Sette trombe (Apocalisse 8, 2). Simboleggiano la pienezza del castigo del mondo. Vediamo a tale proposito questo passaggio del Levitico (26, 28):
 
anch'io diventerò vostro nemico pieno d'ira e vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati.
 
9-Sette tuoni (Apocalisse 10, 3). Simboleggiano la pienezza dell’azione. Vediamo a tale proposito questi passaggi biblici:
 
Esodo (19, 16):
 
Il terzo giorno, come fu mattino, ci furono tuoni e lampi; sul monte apparve una densa nuvola e si udì un fortissimo suon di tromba; e tutto il popolo che era nell'accampamento tremò.

Esodo (20, 18-19):
 
Ora tutto il popolo udiva i tuoni, il suono della tromba e vedeva i lampi e il monte fumante. A tale vista, il popolo tremava e si teneva a distanza. Perciò essi dissero a Mosè: «Parla tu con noi e noi ti ascolteremo, ma non ci parli DIO perché non abbiamo a morire». 

1 Samuele (7, 10):

Mentre Samuele offriva l'olocausto, i Filistei si avvicinarono per assalire Israele; ma l'Eterno in quel giorno tuonò con grande fragore contro i Filistei e li mise in confusione, ed essi furono sconfitti davanti a Israele.

10-Sette coppe piene dell’ira di Dio (Apocalisse 15, 7). Simboleggiano la pienezza dell’ira di Dio.
  11-Sette teste del dragone (Apocalisse 12, 3). Simboleggiano la pienezza della perfidia satanica. Vediamo a tale proposito questi versi biblici:
 
Ezechiele (28, 13-14):
 
Eri nell'Eden il giardino di DIO; eri coperto d'ogni pietra preziosa: rubini, topazi, diamanti, crisoliti, onici, diaspri, zaffiri, carbonchi, smeraldi e oro; la lavorazione dei tuoi tamburelli e dei tuoi flauti fu preparata per te nel giorno in cui fosti creato. Tu eri un cherubino unto, un protettore. Io ti avevo posto sul monte santo di DIO e camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Tu eri perfetto nelle tue vie dal giorno in cui fosti creato, finché non si trovò in te la perversità.

Come vediamo la cifra sette simboleggia la pienezza dell’evento al quale è relazionata. Pertanto le sette Chiese sono un simbolo della storia del Cristianesimo di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
 
Analizziamo il verso (1, 12-13):

Io mi voltai per vedere la voce che aveva parlato con me. E, come mi fui voltato, vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un Figlio d'uomo, vestito d'una veste lunga fino ai piedi e cinto d'una cintura d'oro al petto.

Giovanni vide “uno simile a un Figlio d'uomo”. E’ certamente Cristo, però differisce dal Gesù Cristo che camminò nelle strade della Giudea e della Galilea, in quanto Giovanni non vede il Gesù umile e pacato, ma vede il Cristo eterno, poderoso e invincibile.
  Nel tredicesimo verso si descrive la “veste lunga”, che Gesù indossava. E’ un simbolo del sacerdozio eterno di Cristo (vedere Lettera agli Ebrei 4, 14 e l’Apocalisse 19, 16).
  Anche la “cintura intorno al petto”, è simbolo di alta dignità, intelligenza e conoscenza.
 
Analizziamo ora il verso (1, 14):
 
Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come bianca lana, come neve, e i suoi occhi somigliavano ad una fiamma di fuoco.

Anche se Cristo fìsicamente non era anziano, i capelli bianchi sono simboli di saggezza, quindi di eternità. Il Cristo, nel suo stato pre-incarnato è ovviamente eterno. I suoi occhi sono paragonati a fiamme di fuoco, in quanto vedono tutto, compenetrano il pensiero più intimo dell’uomo. Inoltre ciò richiama anche al furore di Cristo, quindi alle sue parole taglienti e, in ultima analisi al suo giudizio.
  Per molti ciò è inconcepibile, in quanto gli occhi di Cristo vengono immaginati come pieni di amore, dolcezza, e non di ira. Ma verrà il tempo nel quale vi sarà ira negli occhi di Cristo, per chi ha ripudiato il suo amore.
 
Vediamo il quindicesimo verso:
 
I suoi piedi erano simili a bronzo lucente, come se fossero stati arroventati in una fornace e la sua voce era come il fragore di molte acque.

I piedi di bronzo indica stabilità, mentre la voce possente è simbolo di maestà.

Analizziamo ora il sedicesimo verso:
 
Egli aveva nella sua mano destra sette stelle e dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, acuta, e il suo aspetto era come il sole che risplende nella sua forza.

Le sette stelle rappresentano i sette angeli o rappresentanti delle Chiese. Esse sono minacciate dale forze delle tenebre, ma il Signore le aveva nella sua mano, quindi in un luogo sicuro. La spada a doppio taglio che usciva dalla bocca di Cristo è il simbolo della Parola di Dio, la quale giudicherà e castigherà gli increduli. A tale proposito vediamo il Vangelo di Giovanni (12, 48):
 
Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunziata sarà quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno.
 
L’ultima frase, nella quale si descrive che il suo aspetto era come il sole, è un simbolo del fatto che Cristo è “sole di giustizia” (Malachia 4, 2):
 
Ma per voi che temete il mio nome, sorgerà il sole della giustizia con la guarigione nelle sue ali, e voi uscirete e salterete come vitelli di stalla.

Lui è la fonte di tutta la luce. Lui è la fonte di tutta la vita spirituale. La natura non potrebbe esistere senza il sole e allo stesso modo non vi è vita spirituale laddove Cristo non è accolto.

Nella Bibbia si fa menzione di varie “chiavi”. Qualche esempio:
 
Le chiavi della scienza: Vangelo di Luca (11, 52):
 
Guai a voi, dottori della legge, perché avete portato via la chiave della scienza! Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito»

Le chiavi del Regno: Vangelo di Matteo (16, 19):
 
Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli».
 
Cristo però nel diciottesimo verso dichiara di avere nelle sue mani le chiavi della morte e dell’Ade (nome greco ritenuto la dimora dei morti), in quanto lui ha il potere di fare uscire da esso i morti, e dare loro un nuovo corpo. Ed inoltre solo Egli ha il potere di decidere quando una persona deve morire e chi deve andare all’inferno.
 
Nell'immagine, San Giovanni Evangelista a Patmos, di Bosch

Bibliografia: Spiegazione del libro dell’Apocalisse, Ivan Barchuk
Documento inserito il: 23/01/2017

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