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Gesù Cristo è sacerdote eterno [ di Yuri Leveratto ]

Nella Lettera agli Ebrei Gesù viene denominato “sommo sacerdote”. Vediamo a tale proposito questi due passaggi:

(2, 17):
Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.

(4, 14):
Dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.

La parola sacerdote (colui che da il sacro, colui che svela il sacro), si riferisce ad una persona santa che porta a termine un sacrificio gradito a Dio.
Durante la sua missione terrena Gesù non fu individuato dai suoi seguaci come sacerdote. Innanzitutto perché non apparteneva alla tribù sacerdotale di Levi, ma a quella di Giuda, inoltre perché la sua attività pubblica era assimilabile a quella di antichi profeti che realizzavano miracoli, come Elia o Eliseo, o a quella di maestri itineranti, infatti veniva chiamato maestro, rabbi.
Però analizzando la vita di Gesù, ci si rende conto che lui agì come sommo sacerdote. Innanzitutto attuò come mediatore tra Dio e gli uomini, facendo conoscere il Padre agli uomini. In secondo luogo Gesù offrì se stesso come espiazione dei peccati, realizzando così il sacrificio finale e perfetto, con la sua morte in croce.
Inizialmente la sua morte in croce non poteva essere compresa e considerata come sacrificio per i peccati, ma dopo la Risurrezione i suoi seguaci iniziarono a cogliere il sottile disegno divino, con il quale il Messia si è caricato di tutte le iniquità (Libro di Isaia 53, 1-2).
In seguito l’autore della Lettera agli Ebrei ha individuato Gesù come sacerdote eterno, che ha compiuto il sacrificio finale e perfetto.

La prima volta che si trova la parola “sacerdote” nella Bibbia è nel capitolo quattordicesimo della Genesi. Abramo entrò in guerra per riscattare suo nipote Lot, che era stato catturato dall’esercito di Elam. Quando tornò dalla guerra, Abramo fu ricevuto da Melchisedek, che era il re di Salem e sacerdote del Dio Altissimo.
Melchisedek, il cui nome significa “re di giustizia”, benedisse Abramo e benedisse il Dio Altissimo, offrendogli pane e vino. Abramo riconobbe la superiorità di Melchisedek offrendogli la decima del bottino.
Da questo passaggio pertanto si evince che il primo sacerdote del Dio Altissimo non era un ebreo, ma bensì un cananeo, il re di Salem, Melchisedek.
Vari anni dopo, Levi, il bisnipote di Abramo, fu eletto da Dio per essere il padre della tribù sacerdotale. I sacerdoti del tempio dovevano appartenere alla tribù dei leviti e Aronne, il fratello di Mosè, fu il capostipite dei sacerdoti del tempio.
I sacerdoti levitici erano responsabili di intercedere tra Dio e il Popolo, attraverso l’offerta di molti sacrifici che erano richiesti dalla Legge. Il sommo sacerdote entrava una volta all’anno nel luogo santo, nel giorno dell’Espiazione, per collocare il sangue del sacrificio nell’arca del patto. A questo proposito vediamo questo passaggio della Lettera agli Ebrei (9, 6-7):

6 Disposte in tal modo le cose, nella prima tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrare il culto; 7 nella seconda invece entra solamente il sommo sacerdote, una volta all’anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per quanto commesso dal popolo per ignoranza.

Attraverso questi sacrifici i peccati del popolo erano temporaneamente coperti, in attesa che venisse il Messia con lo scopo di espiarli completamente con la sua morte salvifica.
Gesù Cristo è il sommo sacerdote in riferimento a questi due tipi di sacerdozio.
Come Melchisedek, Gesù è ordinato sacerdote al di fuori del sacerdozio levitico.
Come i sacerdoti levitici Gesù offrì un sacrificio per soddisfare la Legge di Dio.
La differenza con i sacrifici dei sacerdoti levitici è che Gesù offrì se stesso, come sacrificio finale e perfetto, per l’espiazione dei nostri peccati. Vediamo a tale proposito la Lettera agli Ebrei (7, 26-27):

26 Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli.
27 Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso.


A differenza dei sacerdoti levitici, che dovevano continuamente offrire sacrifici per i peccati del popolo, Gesù offrì se stesso una sola volta propiziando la redenzione eterna per tutti quelli che accettano il suo sacrificio. Vediamo a tale proposito questo passaggio della Lettera agli Ebrei (9, 12):

12 Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna.

Pertanto nella Lettera agli Ebrei si spiega che nella Chiesa di Cristo non vi è più bisogno di sacerdoti come nell'Antico Testamento in quanto esiste un unico sommo sacerdote, la persona di Gesù Cristo, che si è offerto al Padre una volta per tutte per espiare i peccati degli uomini.
Documento inserito il: 14/04/2018

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