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La preminenza di Cristo. Analisi del primo capitolo della Lettera agli Ebrei [ di Yuri Leveratto ]

Nel primo capitolo della Lettera agli Ebrei si descrive la preminenza di Cristo sia sui profeti che sugli angeli. Vediamo i primi due versi:

1 Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti,
2 ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.


I profeti erano portavoce di Dio, e da lui ispirati, tuttavia il loro ministero fu parziale. Ad ognuno di essi fu affidata una parte della rivelazione. La definitiva rivelazione è stata data dal “Figlio”, ossia il Figlio di Dio, il Messia, Gesù Cristo. E’ Lui che ha rivelato pienamente il Padre, vediamo a tale proposito due versi del Vangelo di Giovanni:
(1, 18):
“Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere”.

(14, 9):
“Chi ha visto me ha visto il Padre”

Gesù quindi non parlava per conto di Dio, ma in qualità di Dio.
Nel secondo verso vi è scritto che Il Figlio è “erede di tutte le cose”, ciò significa che è infinitamente superiore ai profeti, e tutte le cose, quindi l’universo intero, gli appartengono e presto Lui vi regnerà. Inoltre Cristo “ha fatto anche il mondo”, è il Creatore di tutte le cose. Questo verso è confermato anche dal terzo verso del Vangelo di Giovanni:

tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.


Vediamo ora il terzo e quarto verso della Lettera agli Ebrei:

3 Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli,
4 divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.


Nel terzo verso si afferma che Cristo è irradiazione della gloria del Padre e impronta della sua sostanza. In pratica tutta le perfezioni e le glorie del Padre sono presenti anche in Cristo.
Il Figlio, essendo impronta della sostanza del Padre, è la perfetta rappresentazione del Padre. Essendo Dio, il Figlio, rivela all’uomo l’esatta natura di Dio Padre, con le sue parole e le sue opere. Il Figlio e il Padre sono consustanziali da sempre. Il Figlio inoltre sostiene “tutto” con la sua parola.
Sempre nel terzo verso vi è scritto: “Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati”. Qui l’autore della Lettera descrive il motivo principale per il quale il Verbo si è fatto carne, espiare tutti i peccati. E’ meraviglioso pensare che Dio ha deciso di abbassarsi, di umiliarsi fino a farsi uomo, e una volta fattosi uomo nella persona di Gesù si è fatto servo, e ha accettato umilmente il suo destino, quello di morire sulla croce con lo scopo di espiare tutti i peccati. Ora il Figlio è “seduto” alla destra della maestà nell’alto dei cieli. Sedersi alla destra della maestà è una posizione di onore e privilegio. Dio Padre ha sommamente esaltato Cristo per il suo glorioso trionfo.

Nei versi successivi l’autore della Lettera dimostra che Cristo è superiore agli angeli. Vediamo i versi (5-9):

5Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto:
Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato?
E ancora:
Io sarò per lui padre
ed egli sarà per me figlio?
6Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice:
Lo adorino tutti gli angeli di Dio.
7Mentre degli angeli dice:
Egli fa i suoi angeli simili al vento,
e i suoi ministri come fiamma di fuoco,
8al Figlio invece dice:
Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli;
E lo scettro del tuo regno è scettro di equità;
9hai amato la giustizia e odiato l’iniquità,
perciò Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato
con olio di esultanza, a preferenza dei tuoi compagni.


Sappiamo che i giudei tenevano in gran conto il ministero degli angeli, il cui significato etimologico è “messaggero”. Tutti gli angeli furono creati in uno stato santo, però alcuni seguirono Satana nella sua ribellione contro Dio e si convertirono in demoni. Gli angeli sono comunque esseri creati che devono rispondere al Creatore per i loro atti. L’autore della Lettera agli Ebrei riporta il Salmo (2, 7): “Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato”, dimostrando la superiorità di Cristo rispetto agli angeli, in quanto Dio non ha mai chiamato “figlio” nessun angelo. Riportando il Salmo (2, 7), inoltre, l’autore della Lettera agli Ebrei riconosce sia che Cristo è Figlio unigenito dall’eternità sia che è generato nell’Incarnazione e poi nella Risurrezione.
Anche il secondo passaggio veterotestamentario del quinto verso “Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio?, è significativo. E’ tratto dal Secondo Libro di Samuele (7, 14). Anche se queste parole sembrano indicare Salomone, l’autore ha voluto riferirsi al Messia. Dio non parlò mai a nessun angelo in questo modo.
Nel sesto verso si ribadisce che Cristo deve essere oggetto dell’adorazione degli angeli, mentre essi sono i suoi messaggeri e servitori. (Si fa un riferimento al Salmo 97, 7).
Nel settimo verso l’autore descrive che gli angeli sono servitori (come il vento e il fuoco) e pertanto sono subordinati al Figlio. (E’ una citazione del Salmo 104, 4).
Dal verso ottavo in avanti viene descritta la gloria del Figlio ribadendo la sua assoluta superiorità sugli angeli. Innanzitutto si cita il Salmo (45, 6), dove Dio Padre acclama il Messia con queste parole. “il tuo trono, o Dio dura di secolo in secolo”. Quindi qui l’autore della Lettera dimostra che Dio chiama “Dio” il Messia, attribuendogli una superiorità assoluta sugli angeli.
Nel nono verso si ribadisce che il Messia ha amato la giustizia e odiato l’iniquità, in special modo durante la sua missione terrena, durante la quale ha dimostrato, siccome non ha mai peccato, di essere idoneo a regnare per sempre. A causa della sua perfezione Dio lo ha “unto”, ossia lo ha consacrato Messia e Signore.
Vediamo gli ultimi quattro versi del primo capitolo della Lettera agli Ebrei:

10E ancora:
In principio tu, Signore, hai fondato la terra
e i cieli sono opera delle tue mani.
11Essi periranno, ma tu rimani;
tutti si logoreranno come un vestito.
12Come un mantello li avvolgerai,
come un vestito anch’essi saranno cambiati;
ma tu rimani lo stesso e i tuoi anni non avranno fine.
13E a quale degli angeli poi ha mai detto:
Siedi alla mia destra,
finché io non abbia messo i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi?
14Non sono forse tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati a servire coloro che erediteranno la salvezza?


Nel decimo verso si riporta il Salmo (102, 25): “nel passato tu hai creato la terra e i cieli sono opera delle tue mani”. Gesù Cristo viene pertanto individuato come il Creatore del cielo e della terra. Questo messaggio coincide perfettamente con il terzo verso del Vangelo di Giovanni.
Nei versi undicesimo e dodicesimo la transitorietà della creazione è contrapposta alla eternità del Creatore. Ogna cosa è temporanea: le stelle, la terra, i fiumi, le montagne, le piante, gli animali e l’uomo, eccetto il Creatore, che è eterno.
Nel verso tredicesimo vi è una ulteriore citazione (Salmo 110, 1), che dimostra la superiorità del Figlio. In questo Salmo Dio si rivolge al Messia con queste parole: “Siedi alla mia destra finché abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi”. Ovviamente a nessuno degli angeli Dio disse una cosa simile.
Nel quattordicesimo verso si ribadisce che gli angeli sono esseri spirituali che Dio ha creato per servire coloro che devono ereditare la salvezza. Pertanto sono infinitamente inferiori al Figlio, che è Dio, ed è consustanziale al Padre.
Documento inserito il: 14/04/2018

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