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La battaglia di Tsushima

di Giorgio Arrighi ed Ermanno Martino

Il Giappone esce dalla guerra con la Cina (1894-1895) con un pingue bottino: la penisola dello Liao-Tung con Port Arthur, Formosa, le isole Pescadores, il riconoscimento dell'indipendenza della Corea e il riconoscimento di un'indennità a suo favore di 700 milioni di franchi di allora. Tuttavia, questo trionfo ha breve durata; nell'aprile 1895, infatti, Russia, Francia e Germania chiedono a Tokyo di rinunciare al Liao-Tung, Port Arthur compresa; richiesta che, ovviamente a malincuore, i Giapponesi accolgono.
Da questo momento, i legami tra la Cina e la Russia si fanno sempre più stretti. Il 28 marzo 1898 i Russi ottengono la locazione di Port Arthur e della baia di Taliewan e, il 6 luglio successivo, il diritto di costruire una derivazione della transiberiana tra Port Arthur e Mudken.
Dopo la rivolta dei Boxer, la Cina non è più che una potenza sulla carta; i Russi ne approfittano e si impadroniscono di Mudken; occupazione che, malgrado le proteste cinesi, viene mantenuta.
Il 30 aprile 1902 la Gran Bretagna e il Giappone stipulano un trattato di alleanza, secondo il quale ognuna delle due parti contraenti sarebbe accorsa in aiuto dell'altra se questa fosse stata contemporaneamente attaccata da due nazioni.
La Russia comprende la minaccia e, cerca un riavvicinamento con la Cina. Il governo di Pietroburgo, infatti, promette di evacuare la Manciuria in tre tappe intervallate di sei mesi l'una dall'altra (aprile 1902). Tuttavia, prima della seconda tappa, i negoziati russo-cinesi hanno un improvviso irrigidimento. Il potente finanziere russo Bezobrazov ha delle forti concessioni forestali sul fiume Yalu e, tra l'altro, anche lo Zar Nicola II ha delle forti cointeressenze in questa impresa. La posizione di Pietroburgo si irrigidisce: il viceammiraglio Aleksejev, figlio naturale dello zar e amico di Bezobrazov, viene nominato Comandante in Capo delle Forze dell'Estremo Oriente, mentre iniziano ad affluire navi e soldati.
Questi preparativi dimostrano che la Russia vuole stabilire una vasta colonia in Manciuria e in Corea; specie a quest'ultima non vuole assolutamente rinunziare e domanda la costituzione di una "zona neutra" a nord del paese. I Giapponesi non possono ammettere l'installazione russa in Manciuria; Francia e Gran Bretagna offrono la loro mediazione, ma la situazione precipita velocemente. E' la guerra!


5 febbraio 1904
Dislocazione delle unità della Flotta russa del Pacifico (basi Port Arthur e Vladivostok) all'inizio delle ostilità:
viceammiraglio Starck, Comandante in Capo; viceammiraglio Witthöft, Capo di Stato Maggiore; contrammiraglio Stackelberg, Comandante degli incrociatori di Vladivostok.
1) - Port Arthur
Navi da battaglia: CESAREVIC, RETVIZAN, POBJEDA, PERESVIET, SEVASTOPOL, POLTAVA, PETROPAVLOSK;
Incrociatori corazzato: BAJAN;
Incrociatori protetti: ASKOLD, DIANA, PALLADA, NOVJK, BOJARIN;
Cacciatorpediniere: BDITELNIJ, BEZPOSTADNIJ, BESCIUMNIJ, BESTRASNIJ, BOJEVOJ, BOIKIJ, BURNIJ, GROZOVOIJ, LEJTENANT BURAKOV, RASTOROPNIJ, RAZIASCIJ, RJESCITELNIJ, SERDITIJ, SILNIJ, SKORIJ, SMELLJ, STATNIJ, STEREGUSCIJ, STRAZNIJ, STROINIJ, VLASTNIJ, VNIMATELNIJ, VNUSCITELNIJ, VINOSLIVIJ, STOROJEVOIJ;
Cannoniere corazzate: GROMJASCIJ, OTVAZNIJ;
Cannoniere: BOBR, GILJAK;
Posamine: AMUR, JENISEJ;
Vapori: VORONETS, KAZAN.
2) - Chemulpo
Incrociatori protetti: VARJAG;
Cannoniere: KOROJETS.
3) - Port Newchang
Cannoniere: SIVUC.
4) - Shangai
Cannoniere: MANSCJUR.
5) - Vladivostok
Incrociatori corazzati: GROMOBOJ, ROSSIJA, RJURIJK;
Incrociatori protetti: BOGATJR.
Inoltre, ripartite tra Port Arthur e Vladivostok, prestavano servizio 21 torpediniere (14 di 1a classe e 7 costiere).

Flotta Giapponese
Viceammiraglio Heihachiero Togo, Comandante in Capo.
I Squadra (viceammiraglio Togo)
1a Div. navi da battaglia: MIKASA (v.a. Togo), ASAHI, FUJI, YASHIMA, SHIKISHIMA, HATSUSE;
3a Div. incrociatori protetti: CHITOSE, TAKASAGO, KASAGI, YOSHINO;
1a Div. cacciatorpediniere: SHIRAKUMO, ASASHIO, KASUMI, AKATSUKI;
2a Div. cacciatorpediniere: OBORO, AKEBONO, IKAZUCHI, INAZUMA;
3a Div. cacciatorpediniere: USUGUMO, SHINONOME, SAZANAMI;
1a Div. torpediniere: N° 67, 68, 69, 70;
14a Div. torpediniere: CHIDORI, HAYABUSA, KASASAGI, MANAZURU.
II Squadra (viceammiraglio Kamimura)
2a Div. incrociatori corazzati: IZUMO (v.a. Kamimura), AZUMA, ASAMA, YAKUMO, IWATE (c.a. Mizu);
4a Div. Incrociatori protetti: NANIWA (c.a. URIU), TAKACHICO, NIITAKA, AKASHI;
4a Div. cacciatorpediniere: HAYATORI, ASAGIRI, HARUSAME, MURASAME;
5a Div. cacciatorpediniere: MURAKUMO, SHIRANUI, YUGIRI, KAGERO;
9a Div. torpediniere: AOTAKA, HATO, KARI, TSUBAME;
2a Div. torpediniere: N° 62, 63, 64, 65;
Avvisi: CHIHAYA.
La base nipponica più importante era a Sasebo, mentre a Takeschiki, nell'isola di Tsushima, si trovava una stazione di carbonamento.

8 febbraio 1904
Chemulpo - La KOROJETS esce dal porto e incontra la Squadra nipponica del contrammiraglio Uriu (incrociatori ASAMA, NANIWA, NIITAKA, TAKACHICO, AKASHI, CHIYODA - pervenuto in un secondo tempo - scortati dalla 9a e dalla 14a Div. torpediniere). Breve scontro a fuoco e la KOREJETS rompe subito il contatto rientrando in porto. Nel pomeriggio, trattandosi di un porto neutrale, la seguono gli incrociatori TAKACHICO, CHIYODA e AKASHI e cinque torpediniere.
8-9 febbraio 1904
Port Arthur - La Squadra giapponese inizia le ostilità contro i Russi. I cacciatorpediniere attaccano al siluro le navi alla fonda. Sono colpiti e temporaneamente messi fuori combattimento, le corazzate CESAREVIC e RETVIZAN e l'incrociatore protetto PALLADA.
9 febbraio 1904
Chemulpo - Uriu ingiunge al VARJAG di uscire dal porto neutrale entro il pomeriggio, in caso contrario le navi russe saranno attaccate alla fonda. Il VARJAG e la KOREJETS escono dal porto e sono attaccati dalle navi nipponiche. Rientrano danneggiati a Chemulpo dove si autoaffondano, per non cadere in mani nemiche. Anche un mercantile russo, il SANGARJ segue la stessa sorte.
Port Arthur - Iniziano i lavori di riparazione su alcune delle navi russe colpite: il NOVJK viene condotto in bacino, mentre il PALLADA e la CESAREVIC, entrambi incagliati, sono fatti rigalleggiare e condotti in rada. I Russi iniziano pure la posa di campi minati lungo la costa dello Liao-Tung.
11 febbraio 1904
Il posamine russo JENISEJ, mentre attende alla posa di un campo minato nella baia di Talien, urta contro una delle sue mine e affonda.
12 febbraio 1904
L'incrociatore protetto BOJARIN, uscito da Port Arthur con 4 cacciatorpediniere, urta contro una mina e, per i gravi danni subiti, viene giudicato totalmente perduto.
17 febbraio 1904
Il viceammiraglio Makarov viene nominato Comandante della Flotta russa del Pacifico, in sostituzione dell'ammiraglio Starck.
23-24 febbraio 1904
Port Arthur - Primo tentativo giapponese di bloccare il canale di accesso alla baia interna. Cinque vecchi vapori carichi di pietrisco ed esplosivo tentano di autoaffondarsi nel canale stesso. Scoperti dai proiettori russi, sono sottoposti a una pesantissima reazione che li obbliga a rinunziare alla missione.
25 febbraio 1904
Port Arthur - Il caccia russo VNUSCITELNIJ viene affondato da unità di superficie giapponesi.
29 febbraio 1904
I Giapponesi occupano l'isola di Hay-yuan-tao, nel gruppo delle Elliot (80 mg. da Port Arthur), per impiantarvi una base di appoggio per la Squadra.
8 marzo 1904
Port Arthur - Arriva il viceammiraglio Makarov. Nel frattempo, la corazzata RETVIZAN è stata riportata a galla e rimorchiata in rada.
9-10 marzo 1904
Port Arthur - Squadriglie di cctt giapponesi depongono mine in prossimità del canale di accesso al porto interno. Alle prime luci del 10, scontro con quattro cacciatorpediniere russi. Poco dopo, la 3a Div. nipponica intercetta due caccia russi che stanno rientrando a Port Arthur e riesce ad isolarne uno, lo STEREGUSCIJ, che vine gravemente colpito. Il cacciatorpediniere nipponico SAZANAMI lo cattura e lo prende a rimorchio, ma l'unità russa affonda poco dopo. L'ammiraglio Makarov esce in soccorso dei suoi caccia col NOVJK, che batte la sua insegna, e con l'ASKOLD.
16 marzo 1904
Per urto contro mina, affonda il caccia russo SKORIJ.
27 marzo 1904
Port Arthur - nuovo tentativo nipponico di imbottigliare la base russa con 4 vapori carichi di pietre e di esplosivo. Ben presto scoperti dai proiettori russi e fatti oggetto al fuoco del caccia SILNIJ e delle cannoniere BOBR e OTVAZNIJ, vengono tutti affondati.
Fine marzo 1904
I Giapponesi sbarcano la 1a Armata a Shinampo e attraversano la Corea.
2 aprile 1904
Port Arthur - Nuovo tentativo nipponico di bloccare la piazzaforte. A questa missione sono destinate 13 navi mercantili. Viste le pessime condizioni atmosferiche, la missione viene rimandata, ma otto piroscafi non ne sono tempestivamente informati e iniziano egualmente l'operazione. La vigilanza russa frustra anche questo tentativo.
8 aprile 1904
L'avanguardia nipponica si attesta sullo Yalu dinnanzi al distaccamento russo (gen. Zassulic) schierato a cordone su un fronte di 18 Km a cavallo di Turenchen.
11 aprile 1904
I due nuovi incrociatori corazzati KASUGA e NISSHIN raggiungono la squadra di Togo.
12 aprile 1904
Port Arthur - Nella tarda serata, il posamine nipponico KORYO MARU, scortato da 4 cctt e 8 torpediniere, riesce a posare uno sbarramento minato nelle acque solitamente traversate dalla Squadra di Makarov nel corso delle sue frequenti sortite. Le navi nipponiche, scambiate per cctt russi, non vengono minimamente disturbate.
13 aprile 1904
Sul levar del giorno, il cacciatorpediniere russo STRAZNIJ viene intercettato ed affondato dai cctt nipponici della 2a. Divisione. Makarov decide per una sortita: prendono il mare le corazzate PETROPAVLOVSK (amm.) e POLTAVA, l'incrociatore corazzato BAJAN e gli incrociatori protetti DIANA, ASKOLD e NOVJK. Dopo un breve scontro con la "Divisione Rapida" dell'ammiraglio Dewa, quest'ultima manovra in modo da allontanare le navi russe dalla protezione delle batterie della piazzaforte e attirarla così verso le corazzate di Togo già visibili all'orizzonte. Makarov si accorge del pericolo e ordina la ritirata. Quando ormai sono a poche miglia dalla costa e Togo ha rinunciato a qualsiasi velleità di inseguimento, le navi russe incappano nello sbarramento minato predisposto dai Giapponesi il giorno precedente: la PETROPAVLOVSK salta in aria trascinando con sé l'ammiraglio Makarov e 632 uomini tra ufficiali e marinai; la POBJEDA, quantunque sbandata di 11 gradi, riesce a riguadagnare il porto. Il Consiglio di Guerra nipponico decide di tentare la conquista di Port Arthur e fissa come obbiettivo l'occupazione della cosiddetta "Montagna Alta" (quota 203), dalla quale i cannoni possono facilmente battere la flotta russa alla fonda nella rada interna.
23 aprile 1904
La Squadra russa di Vladivostok (ROSSIJA, GROMOBOJ, BOGATJR e 2 cctt.) prende il mare. Il 25 intercetta e affonda due vapori nipponici e, alla mezzanotte tra il 25 e il 26, piomba sul trasporto KINSHU MARU, che trasporta 124 fanti giapponesi. La nave rifiuta di arrendersi e due siluri la colano a picco. La Squadra del viceammiraglio Kamimura tenta vanamente di intercettare la formazione russa che riguadagna indenne la propria base.
5 maggio 1904
Port Arthur - Aleksejev, Comandante in Capo delle Forze russe dell'Estremo Oriente e che ha tenuto il comando interinale della Squadra dopo la morte di Makarov, lascia la base nominando suo successore il viceammiraglio Witthöft.
12 maggio 1904
La torpediniera nipponica N° 48 urta contro una mina e affonda nella baia di Taliewan.
14 maggio 1904
Port Arthur - Al largo di Capo Robinson, l'avviso nipponico MIYAKO affonda per urto contro una mina.
15 maggio 1904
Port Arthur - Giornata funesta per la Marina Imperiale: l'incrociatore corazzato KASUGA e l'incrociatore protetto YOSHINO, causa la fitta nebbia, vengono a collisione e lo YOSHINO affonda. Sempre nella stessa giornata, le corazzate HATSUSE e YASHIMA incappano in uno sbarramento minato, predisposto dal posamine russo AMUR, e affondano entrambe.
L'incrociatore protetto russo BOGATJR s'incaglia nei pressi di Vladivostok. Perdita costruttiva totale.
17 maggio 1904
Port Arthur - A 8 mg a sud-sud-ovest di Capo Liao-Ti-Chan si perde, per urto contro mina, il cacciatorpediniere giapponese AKATSUKI.
La cannoniera giapponese AKAGI sperona e affonda la cannoniera OSHIMA.
25 maggio 1904
La 2a Armata giapponese (gen. Oku) inizia l'offensiva in direzione di Port Arthur. Primo obbiettivo è la conquista di Kinceu (50 Km a nord della base). Dopo 17 ore di combattimenti con le forze mobili russe, queste sono costrette a ripiegare verso sud. Da questo momento Port Arthur è isolata.
26 maggio 1904
Il caccia russo VNIMATELNIJ urta contro uno scoglio e affonda.
Maggio-giugno 1904
Per sbloccare Port Arthur, Kuropatkin dirige verso la 2a Armata giapponese, che protegge la 3a Armata (gen. Nogi) impegnata contro Port Arthur, il 2° Corpo Siberiano (gen. Stakelberg).
4 giugno 1904
Port Arthur - Affonda, dopo aver urtato una mina, la cannoniera russa GILJAK.
12 giugno 1904
La Squadra di Vladivostok (ROSSIJA, GROMOBOJ, RIURIJK), al comando del viceammiraglio Bezabrazov, prende il mare per una nuova crociera antitraffico.
13 giugno 1904
Gli incrociatori di Vladivostok intercettano tre vapori giapponesi: l'HITACHI MARU e l'IZUMI MARU vengono colati a picco, mentre il SADO MARU rimane a galla e successivamente recuperato. Particolarmente grave è la perdita dell'HITACHI MARU che trasportava 18 obici da 280 mm destinati al parco d'assedio di Port Arthur.
23 giugno 1904
Port Arthur - La Squadra russa dell'amm. Witthöft esce da Port Arthur. Subisce un attacco silurante da parte dei caccia nipponici della 1a e della 14a Divisione, ma riesce a respingerli. Punta in direzione dello Shang-Tung ma, a circa 10 mg. da Encounter Rock, incontra il grosso nipponico e ripiega su Port Arthur, per mettersi sotto la protezione delle batterie terrestri. Breve scaramuccia, senza esito alcuno. Al rientro in porto, la SEVASTOPOL urta una mina e lamenta danni piuttosto estesi.
28 giugno 1904
Affonda la torpediniera giapponese N° 51.
17 luglio 1904
Gli incrociatori ROSSIJA, GROMOBOJ e RJURIJK escono da Vladivostok. Il giorno 20 attraversano lo stretto di Tsugaru ed entrano nel Pacifico. Dal 22 al 25 luglio incrociano nelle acque di Yokohama: catturano il vapore tedesco ARABIA, affondano l'inglese KNIGHT COMMANDER e il tedesco THEA, sospetti di contrabbando bellico. Affondano anche un vapore giapponese e alcuni battelli costieri.
Port Arthur - La pressione giapponese dal lato terra cresce in continuazione e per la Squadra russa comincia a delinearsi il problema di dover abbandonare la piazza e trasferirsi a Vladivostok.
24 luglio 1904
Il caccia russo LEJTENANT BURAKOV è silurato e affondato da navi giapponesi.
27 luglio 1904
Il BAJAN urta contro una mina e rimane gravemente danneggiato.
31 luglio 1904
Attacco della 1a Armata giapponese a Tauan al Corpo Keller e conquista dei colli Yushuling e Yantzeling. Nello scontro resta ucciso il generale Keller.
7 agosto 1904
Port Arthur - La 3a Armata giapponese, sufficientemente avvicinatasi alla base, inizia il bombardamento con le proprie batterie terrestri da 130 mm. Vengono colpite, sebbene non in maniera grave, le corazzate CESAREVIC e RETVIZAN (quest'ultima il 9 agosto).
10 agosto 1904
Port Arthur - La Squadra russa esce in mare con l'intenzione di forzare il blocco e di raggiungere Vladivostok. Il viceammiraglio Witthöft conta sulle corazzate CESAREVIC (v.a. Witthöft), RETVIZAN, POBJEDA, PERESVIET (c.a. Uchtomoskij), SEVASTOPOL, POLTAVA; sugli incrociatori ASKOLD (c.a. Reizenstein), DIANA, PALLADA, NOVJK; su 8 cacciatorpediniere e sulla nave ospedale MONGOLIA. Rimane in porto il BAJAN gravemente danneggiato.
Il viceammiraglio Togo, dal canto suo, dispone delle seguenti forze: 1a Divisione, MIKASA (v.a. Togo), SAHI, FUJI, SHIKISHIMA, KASUGA, NISSHIN; 3a Divisione YAKUMO (amm.), KASAGI, TAKASAGO, CHITOSE; 5a Divisione, ASAMA, HASHIDATE (amm.), MATSUSHIMA, CHIN YEN; 6a Divisione, AKASHI, SUMA, ITSUKUSHIMA, IZUMI.
Inoltre i Giapponesi allineano 17 cctt. e 29 torpediniere.
La Flotta russa punta verso la penisola dello Shan-Tung per poi dirigersi a Sud. Alle 13.00 h, a 25-30 mg. da Port Arthur, si ha un primo contatto balistico dal quale, però, solo alcune unità ricevono qualche danno. Tuttavia, tutta la serie di manovre effettuate da Togo, - l'ammiraglio giapponese ha vanamente tentato di "tagliare la T" alla linea russa - lo hanno posto quasi fuori rotta. Infatti, se l'avversario prosegue nella sua rotta per sud-est e riesce a defilarsi dal nucleo principale nipponico, esiste qualche probabilità che riesca a raggiungere Vladivostok. Togo, per non correre rischi, serra le distanze. Lo scontro riprende alle 17.30 h e da esso sono i Giapponesi a uscire con i danni maggiori. La situazione precipita alle 18.37 h quando un colpo raggiunge la torre corazzata della CESAREVIC uccidendo l'ammiraglio Witthöft e la maggior parte del suo Stato Maggiore; contemporaneamente, un altro colpo danneggia il timone e la nave, momentaneamente priva di controllo, esce dalla linea con subitaneo scarto. Dalle altre navi si ritiene che l'ammiraglia abbia deciso di rientrare a Port Arthur e una parte delle unità accosta di 180 gradi. Da questo momento lo scontro, sino ad allora incerto, volge nettamente a favore dei Giapponesi. Al seguito della PERESVIET prendono rotta su Port Arthur RETVIZAN, SEVASTOPOL, POLTAVA, POBJEDA, PALLADA e 3 cctt.. La CESAREVIC, manovrando alla meglio, fugge verso sud scortata dal NOVJK e ripara nel porto tedesco nella baia di Kiao-Chou dove in seguito verrà internata e disarmata.
Anche l'ASKOLD, il GROZOVOJ e il DIANA dirigono verso sud: i primi due raggiungono Shangai, l'altro Saigon. Tutti saranno internati. Dei cacciatorpediniere russi tre raggiungono Kiao-Chou, mentre un quarto, il RJESCITELNIJ, raggiunge Chi-Fu (Cina) dove il giorno dopo sarà catturato dai similari nipponici KASUMI e ASASHIO. Diverrà l'AKATSUKI della Marina Imperiale.
12 agosto 1904
Da Vladivostok esce la Squadra Incrociatori con l'intenzione di appoggiare la Squadra di Port Arthur.
14 agosto 1904
Tra Pusan e Tsushima, il contrammiraglio Jessen (GROMOBOJ, ROSSIJA, RJURIJK) è intercettato dall'amm. Kamimura (IZUMO, TOKIWA, AZUMA, IWATE, NANIWA, TAKACHICO). Il primo ad essere colpito è il RJURIJK - guasto al timone e incendio in batteria - che non può seguire gli altri due incrociatori. Le unità corazzate giapponesi inseguono il GROMOBOJ e il ROSSIJA, mentre il NANIWA e il TAKACHICO continuano il combattimento con il RJURIJK. Dalle 10.00 h, il combattimento si sviluppa per oltre cinque ore. I danni delle navi russe sono gravi, tuttavia, il GROMOBOJ e il ROSSIJA riescono a fuggire e a raggiungere Vladivostok. Il RJURIJK, al sopraggiungere degli incrociatori corazzati avversari, si autoaffonda.
In questo medesimo periodo, il NOVJK, dopo aver scortato la CESAREVIC a Kiao-Chou, riprende il mare nell'intento di raggiungere Vladivostok. Dopo aver carbonato a Yachow si addentra nel Pacifico cercando di raggiungere la meta attraverso lo stretto di La Perouse. Il 20 agosto è sorpreso nel porto russo di Korsavosk (isola di Sakhalin) dall'incrociatore ptotetto TSUSHIMA e immediatamente attaccato. Nello scontro il giapponese rimane danneggiato e sospende l'attacco in attesa dello CHITOSE navigante nei paraggi. E sarà appunto quest'unità che ritroverà l'unità avversaria arenata e sabotata.
A partire dalla "battaglia del 10 agosto", le azioni della Flotta russa dell'Estremo Oriente hanno praticamente termine, mentre la dislocazione delle unità è la seguente: Port Arthur (RETVIZAN, POBJEDA, PERESVIET, SEVASTOPOL, POLTAVA, PALLADA e 12 cctt.); Kiao-Chou (CESAREVIC e 2 cctt.); Shangai (ASKOLD, MANSCJUR, GROZOVOJ); Saigon (DIANA); Port Newhang (SIVUC); Vladivostok (ROSSIJA, GROMOBOJ).
18 agosto 1904
La cannoniera corazzata russa OTVAZNIJ urta contro una mina e affonda.
19 agosto 1904
Port Arthur - il contrammiraglio Uchtomoskij, che aveva assunto il comando della Squadra dopo la morte di Witthöft, è destituito. In sua vece è nominato il capitano di vascello Wiren, già comandante del BAJAN.
Il gen. Nogi lancia un attacco generale contro Port Arthur, ma non riesce a superare la resistenza russa. Da questo momento, i Giapponesi pongono un assedio in piena regola.
24 agosto 1904
Per urto contro una mina, affonda il cacciatorpediniere russo BOJEVOJ. Su un fronte di 60 Km si svolge la battaglia di Liaoyang tra 133.000 Russi (120.000 fanti e 13.000 cavalieri) e 124.500 Giapponesi (120.000 fanti e 4.500 cavalieri). I reiterati attacchi giapponesi non riescono ad infrangere la resistenza russa; tuttavia, il 3 settembre, Kuropatkin ordina il ripiegamento du Mukden. I Giapponesi occupano Liaoyang il giorno 4, ma non inseguono l'avversario attestandosi a nord di Liaoyang. I Russi si attestano a difesa di Mudken.
3 settembre 1904
A 2 mg. da Capo Lun Wan Tan (port Arthur) affonda, per urto contro mina, il cacciatorpediniere giapponese HAYATORI.
14-22 settembre 1904
Dopo una serie di durissimi combattimenti, le truppe di Nogi riescono finalmente a conquistare la "Montagna Lunga" e di lì cominciano a bombardare un angolo della rada interna di Port Arthur.
18 settembre 1904
Per urto contro mina affonda, a ovest di Port Arthur , la cannoniera giapponese HEIEN.
1 ottobre 1904
Port Arthur - I Giapponesi iniziano i bombardamenti della città e della rada con gli obici da 280 mm. Vengono colpite, più o meno gravemente, le seguenti unità: POBJEDA, PERESVIET, SEVASTOPOL, BAJAN. Viene invece affondata la nave ospedale ANGARA. Per sfuggire ai colpi dei Giapponesi, le navi russe vengono concentrate nell'Est Port meglio defilato al tiro.
6 novembre 1904
La cannoniera nipponica ATAGO urta contro uno scoglio e affonda.
27 novembre 1904
Port Arthur - Le truppe di Nogi si lanciano alla conquista di "quota 203". La battaglia assume toni apocalittici: gli uomini cadono a migliaia, ma i russi riescono a mantenere la posizione.
30 novembre 1904
L'incrociatore protetto giapponese SAIEN affonda, per urto contro mina a ovest di Port Arthur.
6 dicembre 1904
Port Arthur - Finalmente gli attacchi giapponesi alla "Montagna Alta" hanno successo. La posizione è conquistata. Nogi ha perduto 10.000 uomini, ma la Squadra russa è davanti a lui. Nello stesso giorno , i famosi obici da 280 mm sono portati sulla collina e il bombardamento delle navi russe ha inizio. Vengono affondate la RETVIZAN, la POLTAVA e la PERESVIET il 6 dicembre; la POBJEDA e il PALLADA il 7 dicembre; il BAJAN l'8 dicembre. Delle unità principali solo la SEVASTOPOL rimane senza danni. La Prima Squadra del Pacifico ha finito di esistere.
12-13 dicembre 1904
L'incrociatore protetto nipponico TAKASAGO, a 37 mg. a sud di Port Arthur, urta contro una mina e affonda.
14 dicembre 1904
Per urto contro mina, si perde la torpediniera nipponica N° 53.
15 dicembre 1904
Dopo combattimento con il caccia russo SERDITIJ, affonda la torpediniera nipponica N° 42.
Muore il ge. Kondratenko, comandante della difesa terrestre di Port Arthur.
1 gennaio 1905
I Giapponesi occupano il "nido dell'aquila", obbligando i difensori di Port Arthur a ripiegare.
2 gennaio 1905
Port Arthur - La piazza si arrende alle truppe del Gen. Nogi. Nel porto e nella rada, rimangono le seguenti navi, tutte affondate dal tiro dei mortai terrestri giapponesi piazzati sulla "Montagna Alta", oppure sabotate il giorno precedente la capitolazione: 5 navi da battaglia (SEVASTOPOL, RETVIZAN, PERESVIET, POBJEDA, POLTAVA); l'incrociatore corazzato BAJAN; l'incrociatore protetto PALLADA; 5 cctt. (SILNIJ, BDITELNIJ, BOJEVOJ, RAZIASCIJ, STOROSCEVOJ); 2 cannoniere-torpediniere (VSADNIJK e GAJADAMAKH); 3 corvette (RAZOBOJNIJK, ZABIJAKA, DJGIJT); il posamine AMUR e le navi ospedale ANGARA e MONGOLIA.
25-28 gennaio 1905
Battaglia di Sandepu: quando l'offensiva russa sta per dare i suoi frutti, Kuropatkin interrompe l'azione.
Febbraio 1905
Gli avversari, considerevolmente rafforzati, decidono di riprendere le operazioni: i Russi dispongono di 300.000 uomini, divisi in tre Armate, e di 1.200 pezzi d'artiglieria; i Giapponesi hanno 360.000 uomini, raggruppati in cinque armate e appoggiati da 1.000 cannoni. I Giapponesi rubano il tempo ai Russi e attaccano Mukden il 20 febbraio. I combattimenti si prolungano fino all'11 marzo con alterna fortuna. Le sorti dello scontro sono incerte fino all'ultimo, ma il comandante russo, ormai col morale a terra, ordina la ritirata; ritirata che non si trasforma in rotta completa solo perché, anche i Giapponesi hanno sofferto perdite troppo gravi, per tentare un qualsiasi inseguimento strategico. Le perdite russe assommano a 91.443 unità, mentre i Giapponesi hanno perduto, tra morti e feriti, 71.000 uomini.
17 marzo 1905
Kuropatkin viene destituito e sostituito da Linevic.


CRONOLOGIA DELLA BATTAGLIA DI TSUSHIMA
Sono le 02.45 h del 27 maggio 1905, quando l'incrociatore ausiliario giapponese SHINANO MARU avvista alcune luci a circa 40 mg a ovest delle isole Goto. Poiché la visibilità non è delle migliori e le luci si dirigono verso est, il comandante dello SHINANO MARU, capitano di vascello Hakaru Narukawa, stima opportuno serrare le distanze e aumentare la velocità; così facendo viene a sorpassare sulla sinistra la nave misteriosa. Alle 04.30 h, pensa di poterla identificare per un bastimento ausiliario della Flotta del Baltico, anche perché si accorge che si tratta di un'unità disarmata. La nave misteriosa - la nave ospedale russa ORJOL che aveva trasgredito l'ordine di Rodjetsvenskij di navigare a luci oscurate - , ritenendo erroneamente lo SHINANO MARU una nave amica fa delle segnalazioni. Alle 04.45 h, Narukawa avvista le sagome di una dozzina di navi da guerra e contemporaneamente rileva fumi all'orizzonte. Allora, decide di dare immediatamente l'allarme e per le vie dell'etere corre il famoso segnale: "Il nemico si trova nel quadrato 203".
La battaglia che tutto il mondo attende da mesi, quasi si trattasse di un avvenimento sportivo, prende le mosse da questo messaggio. La II Squadra del Pacifico, congiuntasi con la III a Van Fong (Indocina), è ormai giunta al "redde rationem" con i Giapponesi.

SI DECIDE DI INVIARE RINFORZI IN ESTREMO ORIENTE
Quando la situazione marittima in Estremo Oriente cominciò ad assumere una brutta piega, il governo di Pietroburgo decise di inviare una flotta di rinforzo, incentrata sulle quattro nuove corazzate tipo BORODINO, allora in avanzato allestimento. Così, il 30 aprile 1904, tutto il mondo venne "ufficialmente" informato, con sovrano disprezzo di ogni norma di sicurezza. Un proclama del granduca ammiraglio Aleksej Alexandrovic, rendeva noto che era in via di formazione la II Squadra del Pacifico, per andare in soccorso delle unità già dislocate in Estremo Oriente che, da quel preciso momento, sarebbero state raggruppate nella cosiddetta I Squadra del Pacifico. Considerata la situazione interna russa, si può solo pensare che la notizia fosse propagata solo a scopi puramente propagandistico-psicologici.
Il sovrano disordine che regnava nell'amministrazione statale e militare russa dell'epoca, cominciò subito a far pesare le sue nefaste conseguenze sulla costituenda forza navale. Fatta esclusione per le navi maggiori e poche altre, la maggior parte delle unità russe era in cattivo stato, per deficienze di progetto, per cattiva manutenzione, oppure solo per la vecchiaia. Le nuove corazzate classe BORODINO, d'altronde, non godevano d'una situazione molto migliore. La caotica organizzazione degli Arsenali russi, non certamente disgiunta da intrallazzi di vario genere, ma quasi tutti vertenti sul materiale da approvvigionarsi neppure queste navi - peraltro già viziate da difetti di progettazione - riuscissero perfettamente in linea con i tempi.
Per quanto concerne la composizione della Squadra russa, , si può osservare che questa non era neppure "omogenea", per i gravi squilibri insiti nelle differenze in fatto di armamento e velocità tra le varie navi. In effetti, a un nutrito numero di corazzate non corrispondeva un altrettanto efficiente nucleo di incrociatori, sia corazzati che protetti, fatta eccezione per l'OLEG e l'AURORA e, almeno parzialmente, per i due ZEMCJUG che, sebbene inferiori all'unità che li aveva ispirati, il NOVJK, potevano essere considerati dei discreti esploratori. Tuttavia, la loro velocità, cioè la peculiare caratteristica di questo tipo di nave, benché alta sulla carta (24 nodi), non poteva essere mantenuta nelle condizioni in cui queste navi avrebbero dovuto operare, cioè nel Mar Giallo, e soprattutto a causa del fatto che si trattava di unità terribilmente "ballerine".
Comunque i lavori procedevano celermente, addirittura in modo febbrile, anche per il continuo e faticoso impegno del contrammiraglio Zinovij Petrovic Rodjestvenskij che, per le sue indubbie qualità organizzative e per la buona fama acquisita fin dai tempi del conflitto russo-turco del 1877/1878, era stato prescelto per il comando della Squadra. A questa nomina, per la verità, non era neppure estranea la spinosità dell'incarico che lo aveva reso poco appetibile anche a coloro che gravitavano nell'orbita della corte imperiale e che dunque, almeno sotto l'aspetto degli "appoggi", avrebbero potuto aspirare alla carica molto più di Rodjestvenskij.
Così, il 15 ottobre 1904, dal porto di Libau uscivano le navi della Squadra del Baltico, come allora era chiamata abitualmente negli ambienti militari russi, dirigendosi verso il Mare del Nord.

L'INCIDENTE DI HULL
All'uscita del Mare del Nord, le navi russe seguirono una rotta che le portò direttamente sul Dogger Bank dove ogni giorno, si riuniva una grossa flotta peschereccia. E fu qui che nella notte tra il 20 ed il 21 ottobre, si verificò un "incidente" che avrebbe potuto avere gravissime ripercussioni internazionali.
Da bordo della nave appoggio KAMCJATKA si ebbe l'impressione di essere seguiti da diverse torpediniere di nazionalità sconosciuta. Poco prima dell'alba, le corazzate della 1a Divisione videro un razzo verde salire dal mare alla loro sinistra. Subito venne dato l'ordine di accendere tutti i proiettori, mettendo così in piena luce una flottiglia di pescherecci. Sulla dritta, però, i proiettori illuminarono la sagoma di un natante che fu creduto una torpediniera; pochi secondi dopo, tutte le artiglierie leggere delle navi cominciarono a tuonare in questa direzione.
Poco tempo dopo, il fianco sinistro della 1a Divisione venne investito dai fasci di luce di alcuni proiettori, e allora le corazzate indirizzarono il fuoco su quelle sorgenti luminose. Le navi sulle quali si sparava, tuttavia, altro non erano che gli incrociatori DMITRIJ DONSKOJ e AURORA.
Il mattino seguente tutto il mondo venne a sapere che le navi russe avevano sparato su una flottiglia di pacifici pescherecci inglesi. La Russia, malgrado il vespaio diplomatico suscitato da questo avvenimento, riuscì a tirarsi fuori dall'incidente di Hull versando un'indennità di 65.000 sterline di allora alle famiglie delle vittime.
La spiegazione di questo incidente è piuttosto nebulosa, ma si può collegare alle voci allora correnti, circa la presenza in Europa di navi giapponesi. Ricordiamo infatti che la maggior parte delle principali unità nipponiche di allora era stata costruita in Europa e che inoltre si vociferava - notizia poi dimostratasi priva di ogni fondamento - che diverse torpediniere, allora considerate come un'arma micidiale, fossero in costruzione, in Francia o in Gran Bretagna, per conto di Tokyo. Se a questo aggiungiamo la psicosi proprio allora iniziatasi in Europa, e segnatamente in Germania, sul "pericolo giallo"; psicosi dovuta in parte al rapido susseguirsi dei successi del Giappone e dall'altra alle speculazioni giornalistiche di alcuni ambienti polito-finanziari, possiamo ben comprendere come, anche sulle navi russe, esistessero persone ormai contagiate, dunque pronte a scambiare innocui pescherecci per un potenziale nemico.
Tuttavia, l'opinione pubblica mondiale, , già ben poco ben disposta nei riguardi dei Russi, non migliorò certamente la propria opinione, specie considerando che, in certi ambienti politici e militari europei, un eventuale indebolimento di Pietroburgo non era certamente visto con sfavore. Comunque, di tutta la campagna giornalistico-diplomatica che insorse, a bordo delle unità in navigazione ben poco si sapeva e Rodjestvenskij giunse a Vigo (Spagna) per carbonare il 31 ottobre.
Ricordiamo per inciso che i Russi ebbero forti difficoltà di carbonamento durante tutta la traversata. Il contratto per l'approvvigionamento e per l'esecuzione in genere di tale operazione, era stato stipulato con l'importante compagnia di navigazione tedesca Hamburg-Amerika Line, che si era impegnata di eseguire con le proprie navi tale operazione nel corso della traversata.
Le difficoltà, soprattutto, furono frapposte dagli Inglesi - alleati dei Giapponesi -, e quindi anche dalle nazioni in rapporti molto stretti con Londra, come appunto Spagna e Portogallo. Molto minori difficoltà venivano incontrate quando l'operazione si svolgeva in porti francesi; questa è la ragione per cui, almeno finché fu possibile, la Squadra russa cercò di preferenza appoggio in porti controllati dalla Francia che, al momento, era un'alleata, anche se l'alleanza non si intendeva alla guerra estremo-orientale.
I carbonamenti divennero così, per i marinai russi, un vero incubo. Scacciate dai porti più rigidamente "neutrali", le navi erano costrette a rifornirsi in alto mare, spesso in avverse condizioni atmosferiche oppure sotto il torrido caldo tropicale, col rischio di andare a fracassarsi contro le carboniere.

VERSO IL SACRIFICIO
All'altezza di Gibilterra, la Divisione dell'amm. Folkersam si separò dal grosso della Squadra, che proseguì la rotta per il Capo di Buona Speranza; essa entrò in Mediterraneo, per proseguire, attraverso il Canale di Suez, verso il Mar Rosso, e quindi per l'Oceano Indiano e congiungersi così col grosso di Rodjestvenskij a Madagascar.
La navigazione, per ambedue le Squadre, proseguì senza grossi incidenti, esclusi ovviamente quelli tecnici, normali per le navi russe dell'epoca, e quelli inerenti le solite difficoltà per sostare nei vari porti e rifornirsi di carbone.
Il ricongiungimento avvenne l'8 gennaio 1905 a Nossi Bé (isola di Madagascar) dove, tra l'altro, Rodjestvenskij ebbe difficoltà con l'Hamburg-Amerika che si rifiutò di proseguire il carbonamento nell'Oceano Indiano, già considerato zona di guerra. Appianate queste difficoltà con l'acquisto in blocco delle dieci carboniere, Rodjestvenskij cadde gravemente malato e le sue condizioni non vennero certamente migliorate dalla notizia telegrafica giuntagli da Pietroburgo, che una terza Squadra del Pacifico (ammiraglio Njebogatov) era stata costituita e che lo avrebbe raggiunto al più presto.
Bisogna sottolineare che questa terza "forza" veniva formata con tutte le navi già scartate da Rodjestvenskij, per eccessiva vetustà e cattivo stato generale. L'ammiraglio si rendeva conto che aveva poche possibilità di affrontare con qualche probabilità di successo la flotta nipponica, anche solo con le relativamente efficienti navi ai suoi ordini; la nuova Squadra avrebbe costituito una vera e propria "palla al piede" per i suoi movimenti, data la bassa velocità di tutte indistintamente le sue unità che, d'altra parte, richiedevano loro stesse di essere protette dagli attacchi avversari.
Questo di Rodjestvenskij era un ragionamento corretto, ma gli "strateghi da tavolino" di Pietroburgo opposero che le vecchie "ciabatte" di Njebogatov, concentrando su di loro parte del fuoco avversario, avrebbero diminuito i danni che avrebbero potuto patire le navi moderne. Inoltre, Rodjestvenskij venne informato che, come benservito nel caso di una vittoria, quando avesse raggiunto Vladivostok sarebbe stato sostituito dall'amm. Birilov, già in viaggio per la Siberia via ferroviaria. Per completare il tutto, un'altra ferale notizia aveva raggiunto i Russi prima ancora di quella della caduta di Port Arthur. L'ultima corazzata era affondata in quel porto il 16 dicembre.
Njebogatov seguì la medesima rotta di Folkersam e giunse a collegarsi col grosso a Van Fong (Indocina) il 26 aprile 1905. Non possiamo certamente disapprovare la tentazione del povero Rodjestvenskij di abbandonare alla loro sorte i "ferri da stiro" della IIIa Squadra, per procurarsi una benché minima probabilità di successo nella battaglia che doveva aver luogo entro poco tempo. Ma questo pensiero venne frustrato dall'inganno, circa il quantitativo di carbone imbarcato, perpetrato da alcuni ufficiali dell'ALEXANDR III, per conquistare il record di efficienza sulle altre navi. Così, poiché mancavano 400 tonn. di carbone e non si poteva far giungere a tempo una carboniera da Saigon, a Rodjestvenskij non rimase che attendere, con quale giubilo è facile immaginare, l'arrivo di Njebogatov.
Dobbiamo ancora ricordare che, alla partenza dall'Indocina per l'ultimo tratto di navigazione, l'amm. Folkersam era morente. Egli, infatti, morì il 25 maggio, prima che la Squadra arrivasse a portata di tiro dei cannoni nipponici. Rodjestvenskij diede ordine che la sua bandiera non venisse ammainata dal picco della OSLJABIJA e che l'accaduto fosse mantenuto segreto per no deprimere ulteriormente il già scarso morale del personale.


FLOTTE CONTRAPPOSTE
Composizione della Flotta giapponese alla battaglia di Tsushima

1a Divisione (ammiraglio Togo)
Navi da battaglia: MIKASA (nave ammiraglia) SHIKISHIMA, ASAHI, FUJI;
Incrociatori corazzati: KASUGA, NISSHIN;

2a Divisione (viceammiraglio Kamimura)
Incrociatori corazzati: IZUMO (nave ammiraglia), IWATE (nave ammiraglia), YAKUMO, AZUMO, ASAMA, TOKIWA;

3a Divisione (viceammiraglio Dewa)
Incrociatori protetti: KASAGI (nave ammiraglia), CHITOSE, OTOWA, NIITAKA;

4a Divisione (viceammiraglio Uriu)
Incrociatori protetti: NANIWA (nave ammiraglia), TAKACHIHO, AKASHI, TSUSHIMA;

5a Divisione (viceammiraglio Kataoka)
Incrociatori protetti: ITSUKUSHIMA (nave ammiraglia), HASHIDATE (nave ammiraglia), MATSUSHIMA;
Navi da battaglia: CHIN YEN;

6a Divisione (contrammiraglio Togo Jr)
Incrociatori protetti: SUMA (nave ammiraglia), AKITSUSHIMA, IZUMI;
Incrociatori corazzati: CHIYODA;

Oltre alle unità sopra elencate, i Giapponesi disponevano anche di 21 cacciatorpediniere, 17 torpediniere di 1a classe e 40 torpediniere di 2a classe.

Composizione della Flotta russa alla battaglia di Tsushima

1a Divisione (viceammiraglio Rodjestvenskij)
Navi da battaglia: KNJAZ SUVOROV (ammiraglia), IMPERATOR ALEXANDR III, ORJOL, BORODINO;

2a Divisione (contrammiraglio Folkersam)
Navi da battaglia: OSLJABLIJA (ammiraglia), SISOJ VELIKIJ, NAVARIN;
Incrociatori corazzati: ADMIRAL NACHIMOV.

3a Divisione (contrammiraglio Njebogatov)
Navi da battaglia: IMPERATOR NIKOLAJ I (ammiraglia);
Incrociatori corazzati: ADMIRAL USAKOV, ADMIRAL SENJAVIN, GENERAL ADMIRAL APRAXIN.

4a Divisione (contrammiraglio Enquist)
Incrociatori protetti: OLEG (ammiraglia), AURORA, SVJETLANA, ZEMCJUG, IZUMRUD, ALMAZ;
Incrociatori corazzati: DMITRIJ DONSKOJ, VLADIMIR MONOMACH;
Incrociatore ausiliario: URAL.
Oltre alle unità sopra elencate i russi disponevano anche di 9 cacciatorpediniere.


LA BATTAGLIA
Nelle condizioni morali e materiali in cui si trovava la Squadra di Rodjestvenskij, l'unica possibile soluzione era quella di cercar di raggiungere Vladivostok, evitando possibilmente uno scontro frontale immediato con le navi di Togo. Questi, dal canto proprio, desiderava giungere ad una soluzione definitiva, in quanto la presenza di navi russe a Vladivostok avrebbe comportato dei gravi rischi per il Giappone; rischi che Tokyo, nella condotta generale della guerra, non poteva permettersi di correre.
Lo strumento che il Giappone aveva affidato a Togo era in perfette condizioni di efficienza, sia per quanto riguardava il materiale, che per l'addestramento degli uomini, ormai dei veterani. La Marina Imperiale era uscita ben poco diminuita dalla precedente campagna e certamente ciò che aveva perduto in navi lo aveva acquistato in efficienza delle rimaste. Inoltre, si trattava di un insieme di unità omogenee, ben costruite e perfettamente adatte allo scopo da perseguire. Così stava per alzarsi il sipario su uno scontro che vedeva affrontarsi due avversari sulla carta praticamente alla pari, ma nella realtà in condizioni estremamente diverse l'uno dall'altro: ottime per il Giappone, pessime per la Russia.
Ritorniamo dunque alla mattina del 7 maggio 1905, quando lo SHINANO MARU avvista le navi russe. Togo aveva atteso, di giorno in giorno sempre più intensamente, notizie della Squadra avversaria; non é certo, ma indubbiamente probabile, che avesse già inviato i suoi incrociatori in esplorazione molto a sud. Infatti, all'atto dell'entrata delle navi russe nel Mar Cinese meridionale, sembra che Divisioni di incrociatori e navi minori giapponesi attendessero Rodjestvenskij all'uscita dello stretto della Sonda che, sulla carta, si presentava come la miglior soluzione per passare dall'Oceano Indiano al Mar Cinese meridionale. Rodjestvenskij, invece, scelse la strada peggiore, lo stretto di Malacca, e Togo venne completamente messo fuori strada.
Ora, con i primi segnali radio dello SHINANO MARU, tutti i dubbi di Togo sulla scelta dell'itinerario dei Russi venivano a cadere: il nemico aveva rinunciato alla possibilità di rinviare, almeno momentaneamente, lo scontro, seguendo la molto più lunga e onerosa rotta di circumnavigazione del Giappone, per entrare nel Mar del Giappone da nord, attraverso gli stretti di Tsugaru e di Soya, e raggiungere Vladivostok da nord est. Rodjestvenskij, invece, aveva scelto la via più breve, ovvero quella di attraversare il Mar del Giappone da sud a nord attraverso lo stretto di Corea. Quest'ultimo è diviso in due dall'isoletta di Tsushima e tale isoletta da appunto il nome allo stretto ad est, cioè quello tra il Giappone e Tsushima stessa.
I Russi non fecero nulla per intercettare lo SHINANO MARU e neppure per disturbare le trasmissioni radiotelegrafiche dei Giapponesi. Togo, quando ricevette i segnali di avvistamento si trovava nella rada di Masampo: immediatamente telegrafò a Tokyo per dare la notizia e comunicare che si accingeva a uscire con tutte le sue navi incontro al nemico. Nel contempo, tutti gli incrociatori giapponesi in servizio di sorveglianza si andavano concentrando sul "quadrato 203" e da quest'istante i Russi cominciarono a vedere sempre nuove sagome di unità avversarie che, nella nebbia mattutina, li tallonavano e circondavano da ogni parte. Alle 06.30 h, la Divisione Dewa passò di poppa alle unità russe senza però avvistarle; alle 07.00 h, i Russi scopersero l'incrociatore IZUMI che passava parallelamente a loro ad una distanza di circa 9.000 m. Verso le 09.00 h, era la volta della Divisione di Kataoka che venne rilevata sulla sinistra e mantenne il contatto per lungo tempo, senza essere disturbata. Un'ora dopo, Rodjestvenskij, ritenendo giustamente che tutti questi avvistamenti non fossero che le avvisaglie del grosso nemico, fece mutare formazione alla propria Squadra, per assumere l'ordine di battaglia.
Ricordiamo che, fino ad allora, la Squadra russa marciva su due colonne con le otto unità corazzate della II e della III Divisione sul lato sinistro e le quattro BORODINO sulla dritta; al centro, navigavano le navi ausiliarie. L'ordine di battaglia previsto contemplava un'unica fila per tutte le unità corazzate, che avrebbero dovuto avere alla loro destra i trasporti, gli incrociatori e i caccia. Nel contempo, gli incrociatori di Dewa avevano serrato le distanze e l'ORJOL, trascurando gli ordini di Rodjestvenskij, iniziò a sparare con i pezzi da 76 mm presto seguita dalla quasi totalità delle navi di Njebogatov. Furono sparati una trentina di colpi, prima che Rodjestvenskij riuscisse a far cessare il fuoco.
L'ammiraglio russo, molto opportunamente , fece servire il rancio agli equipaggi poi, con l'intento di scrollarsi di dosso gli incrociatori di Dewa, ordinò un nuovo cambio di formazione, consistente in un'accostata di 90 gradi per contromarcia a dritta di tutta la I Divisione. Eseguita questa manovra, Rodjestvenskij, forse sperando di sorprendere il sempre atteso Togo, comandò un'accostata di 90 gradi a sinistra a un tempo. Il risultato avrebbe dovuto essere quello di avere tutte le unità della II e della III Divisione su una linea di fila, mentre le quattro della I Divisione avrebbero dovuto, almeno per il momento , marciare parallelamente su altrettante linee distinte. L'ALEXANDR III, tuttavia, non comprese il nuovo segnale e proseguì la sua rotta dietro l'ammiraglia; allora, la BORODINO e la ORJOL credettero di aver sbagliato l'interpretazione del segnale e, accostando nuovamente a dritta, ripresero anch'esse la linea di fila dietro l'ALEXANDR III.
Ancora una volta, Rodjestvenskij doveva riconoscere, ad onta della lunghissima navigazione oceanica, di non essere riuscito ad addestrare le proprie navi a manovrare decentemente. L'errore dell'ALEXANDR III, tanto più grave perché compiuto quasi in vista del nemico, dovette dargli una spaventosa anticipata visione del prossimo destino.
Rodjestvenskij, cercando forse di porre rimedio alla situazione in cui i Russi si venivano a trovare, ovvero nella pressoché identica formazione iniziale, ordinò che tutta la Ia Divisione accostasse nuovamente per contromarcia sulla rotta nord 20 gradi est aumentando contemporaneamente la velocità, in modo da ricreare nuovamente la linea di fila con le sue navi nuovamente alla testa della IIa e della III Divisione . Ma ormai era troppo tardi: Togo, infatti, apparve all'orizzonte mentre i Russi stavano ancora manovrando.
L'intendimento iniziale di Togo era quello di passare di controbordo alla colonna russa di sinistra (II e III Divisione), ma sorpreso dall'ultima manovra del suo avversario, decise di cambiare arditamente rotta per contromarcia, al fine di avvolgere la linea nemica. Questa manovra, che diede come risultato una specie di alfa, portò le due flotte a marciare affiancate e con rotte leggermente convergenti.
Alle 14.08 h, profittando della svantaggiosa posizione della Squadra nipponica ancora impegnata nella difficile manovra dell'accostamento, le navi russe cominciarono ad aprire il fuoco ad una distanza di 7.000 m. I Giapponesi non risposero immediatamente, attendendo di portarsi a circa 6.000- 6.400 m, per iniziare il tiro. Sei navi giapponesi concentrarono immediatamente il fuoco sulla OSLJABIJA e quattro sulla SUVOROV che, poco tempo dopo, erano già preda di vastissimi incendi. Le distanze si venivano sempre più serrando e tutte le artiglierie, pezzi minori compresi, erano ormai entrate in azione.
Dopo circa quaranta minuti dall'inizio del contatto balistico, cioè verso le 15.00 h, già l'OSLJABIJA e la SUVOROV dovevano abbandonare la linea ridotte a rottami fumanti. L'OSLJABIJA, per esempio, era stata raggiunta da parecchi colpi di grosso calibro e imbarcava acqua da molte falle; causa una forte inclinazione sulla sinistra, s'era deciso di allagare alcuni compartimenti di dritta e l'immersione media della nave era aumentata di ben 2 m, mentre la stessa era preda di incendi di violenza estrema. Neppure i giapponesi erano usciti indenni dallo scontro: l'incrociatore corazzato ASAMA, causa un'avaria al timone, era uscito di formazione, mentre la MIKASA aveva già ricevuto dieci colpi da 305 mm con danni abbastanza gravi con moti e feriti perfino in plancia comando. Comunque, i danni maggiori erano certamente quelli dei Russi: la OSLJABIJA, infatti, poco dopo le 15.00 h si era inabissata capovolgendosi. Nel frattempo, la situazione sulla SUVOROV peggiorava sempre più: anche Rodjestvenskij era stato ferito abbastanza seriamente quando, poco dopo le 15.00 h, un proiettile di grosso calibro cadde sulla plancia comando e l'ammiraglio venne raggiunto nuovamente da una scheggia alla testa. Rodjestvenskij perdette conoscenza e allora, richiamato dal suo Capo di Stato Maggiore Clavier de Coulogne, il caccia BUJNIJ si accostò alla corazzata, ormai in agonia, imbarcando l'ammiraglio e pochi altri ufficiali. La SUVOROV, ridotta pressoché a una torcia, verso le 19.00 h venne finita dalle torpediniere giapponesi che, a ondate successive, l'attaccarono con i siluri.
Togo, già alle 15.00 h, s'era reso conto di aver vinto; alle 15.15 h, infatti, le Divisioni russe ripiegavano disordinatamente verso sud scomparendo tra il fumo e la nebbia. Solo la Divisione di Kamimura seguì le navi avversarie continuando a sparare contro la Divisione di Njebogatov che, almeno, sino a quel momento, era stata piuttosto risparmiata. Verso le 17.00 h, però, la Squadra russa, ripresa la rotta per Vladivostok, era nuovamente avvistata dalle navi di Togo (Ia Divisione) che ricominciarono a sparare dopo aver serrato le distanze fino a 2.000 m. Ormai tutte le navi superstiti erano duramente provate: dopo un breve scambio di colpi, le navi russe ripiegarono nuovamente verso sud e Togo le perdette nuovamente di vista.
Dopo mezz'ora di marcia, Togo, non rilevando traccia del nemico, pensò che questi fosse ritornato verso il settentrione e, separandosi da Kamimura, riprese la via del nord. Kamimura, invece continuando verso sud, incappò negli incrociatori leggeri giapponesi che, proprio in quel momento, erano ridotti a mal partito dai Russi. Quindi diresse verso nord-ovest e si congiunse con Togo circa alle 18.05 h, in vista dei resti della Squadra russa. Questa era ormai ridotta a undici navi e aveva effettivamente ripreso la via di Vladivostok, ma scoperta da Togo era inseguita a una distanza di 6.000 m con rotta parallela e sottoposta ad un fuoco continuo. Verso le 19.30, affondata la BORODINO, i Giapponesi sospesero il fuoco, per mancanza di luce, e iniziarono gli attacchi delle siluranti. La battaglia era definitivamente vinta e le poche navi russe rimaste erano braccate dalle Divisioni rapide avversarie.
Durante la notte, molte unità russe trovarono la loro fine: NAVARIN, VLADIMIR MONOMACH, DMITRIJ DONSKOJ, SISOJ VELIKIJ, ADMIRAL USAKOV e altre. La mattina del 28 maggio trovò quindi un latro gruppo di unità di cui alcune apparentemente efficienti (NIKOLAJ I, ORJOL, GENERAL ADMIRAL APRAXIN, ADMIRAL SENJAVIN, IZUMRUD e qualche caccia), al comando del vecchio ammiraglio Njebogatov. Verso le 09.00 h, queste unità si trovarono circondate da una trentina di navi nipponiche con in testa la MIKASA: considerata la situazione, Njebogatov decise di arrendersi, sebbene i Giapponesi, non riuscendo a capacitarsi di quanto accadeva, continuassero a cannoneggiare i Russi per qualche tempo.
Togo annunciò immediatamente la grande vittoria all'Imperatore e a tutto il Giappone. Delle trentotto unità russe che erano entrate nello stretto di Tsushima, trentacinque erano state affondate o catturate: a Vladivostok erano giunte solo unità minori. Il Giappone aveva perduto solo 117 uomini contro i 4.830 dei Russi, senza contare i 6.000 prigionieri. Era una vittoria veramente completa!


Commento
Tsushima era, per i Russi, una battaglia perduta in partenza, non solo per il vantaggio di cui i Giapponesi godevano in campo materiale e addestrativo, ma anche perché, almeno gli ufficiali più alti in grado della Squadra del Baltico, si rendevano conto che il loro solo scopo era quello di morire onorevolmente. Dunque, si avviarono alla battaglia già con l'animo dei perdenti, magari pronti a qualsiasi sacrificio, ma già rassegnati in partenza alla sconfitta.
Due frasi ci paiono idonee a sottolineare lo stato d'animo degli avversari prima della battaglia. Buchvostov, comandante dell'ALEXANDR III, che alla partenza da Libau, durante uno dei soliti ricevimenti di commiato, gela l'uditorio con queste parole: "Voi ci augurate di vincere, ma non vinceremo...Ma una cosa vi garantisco: non ci arrenderemo. Sapremo tutti morire al nostro posto".
Togo, pochi istanti prima dell'apertura del fuoco, fa segnalare dalla MIKASA alle altre navi della Squadra: "L'ascesa o la rovina dell'Impero dipendono da questa battaglia. Ognuno dia il meglio di se stesso".
Il risultato della battaglia è compendiato da queste parole: i Russi, almeno gli ufficiali migliori e più sperimentati, sono solo disposti a sacrificarsi; Togo, invece, fa parafrasare, forse inconsciamente, il celeberrimo segnale nelsoniano "England expects that very man will do his duty", issato sul pennone di maestra del VICTORY prima della battaglia di Trafalgar.
Ma questa non é la sola identità corrente tra Tsushima e Trafalgar. La stessa figura di Rodjestvenskij, comandante in mare già sostituito da Birilov, presenta notevoli analogie con quella di Villeneuve, che affronta Nelson di contraggenio e ben sapendo che, chi lo sostituirà nel comando, l'ammiraglio Rosily, è già in viaggio. Rodjestvenskij ha una personalità ben diversa da quello del complessato francese, d'altronde lo ha dimostrato portando tutte le sue tarate navi allo scontro finale, dopo una navigazione oceanica di migliaia di miglia, ma chi si sentirebbe di escludere a priori che un qualsiasi rancore non albergasse in fondo all'animo dell'uomo? E questo rancore non potrebbe aver impedito al capo - non dimentichiamolo, un ammiraglio, dunque il soldato più esaltato nella fortuna e più vituperato nella malasorte - di dare il meglio di se stesso?
Ma non soltanto sono queste le affinità, magari incidentali, tra Tsushima e Trafalgar: Togo, come Nelson, corre scientemente il rischio di esporre momentaneamente le proprie navi, senza alcuna possibilità di replica, al fuoco concentrato dell'avversario. E' una carta arrischiata, magari farebbe inorridire i padri Hoste e Fournier, ma l'azzardo è giustificato, sia a Tsushima come a Trafalgar, dalla fiducia che il capo ripone nelle proprie navi e nei propri equipaggi.
Battaglia decisa in partenza abbiamo detto, e non ci sentiamo assolutamente di mutare la nostra opinione. La Russia di allora non poteva che partorire una Squadra come quella di Rodjestvenskij, con navi tarate ed equipaggi raccogliticci. Se poi questa "forza" combatte in modo superiore, il merito non va certo ai corrotti funzionari di Pietroburgo, ma ad un ammiraglio che aveva saputo dare ai propri marinai , se non la preparazione professionale, almeno la dignità.
Rodjestvenskij, ovviamente, fu il capro espiatorio di tutto: esonerato dal servizio e isolato come un appestato, morì nel gennaio 1909. La sua fine non deve stupire, perché ogni governo inefficiente non può che generare un apparato militare egualmente inefficiente. Dunque, la figura del "capro espiatorio" è stata ieri, come sarà domani, il comodo paravento dietro il quale si mimetizzeranno le tare di un sistema politico: Persano dopo Lissa e Cervera dopo Cuba non sono che due esempi ai quali rifarsi.

15 ottobre 1905
Con la mediazione degli Stati Uniti, a Portsmouth viene firmata la pace tra Russia e Giappone. Il Giappone chiede Sakhalin, il Liao-Tung, il protettorato della Corea e un'indennità di guerra. Per non irrigidire ulteriormente la Russia, che in Manciuria, potrebbe proseguire un'estenuante guerra di posizione, il Giappone rinuncia all'indennità e si limita a prendere possesso soltanto della parte meridionale di Sakhalin.

Nell'immagine l'ammiraglio Togo, il vincitore di Tsushima.


Articolo tratto dal n° 84 del dicembre 1971, della rivista Interconair Aviazione e Marina.Documento inserito il: 07/03/2017
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