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Il Pentecostalismo in una prospettiva sociologica

Da Troeltsch a Cox passando per Taubes (1)

del Dott. Daniele Rampazzo


“Pentecostalismo” è un termine di comodo, nato nell’ambito delle Scienze Sociali per coprire una vastità di fenomeni molto complessi e niente affatto recenti. Una sorta di etichetta di comodo che serve per racchiudere, a mo’ di ombrello, una serie di formazioni cristiane che si richiamano all’esperienza della Pentecoste e che la vivono con modalità diverse, per non dire diversissime, sul lato della spiritualità, presentandosi con vari modelli organizzativi. Dalle chiese alle congregazioni di varia tipologia fino a quelle che possiamo definire “imprese” carismatiche, vere e proprie organizzazioni che hanno una forte e chiara vocazione al mercato e alle sue logiche, offrendo la salvezza come se essa fosse un qualsiasi prodotto da vendere. Prima di tutto, il fenomeno del pentecostalismo, anche se inserito in una prospettiva sociologica, e come tale incentrato sulla contemporaneità, può essere visto come una sorta di fiume carsico, che attraversa tutta la storia del Cristianesimo, dalle prime comunità organizzate nel nome di Gesù Cristo fino ai giorni nostri. Le prime formazioni di tipo pentecostale, propriamente definite come tali, nascono negli USA, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, in un ambiente urbano, in piena seconda rivoluzione industriale, e si sviluppano lungo le fratture economiche, sociali e razziali che caratterizzavano la società americana del tempo. Esse sono un effetto di quella lunga stagione di revivals spirituali che avevano ridisegnato la mappa socio-religiosa del Protestantesimo, dalle chiese storiche della Riforma alle nuove chiese e denominazioni, comprese le forme più radicali di congregazionalismo, a partire dai primi anni Trenta dell’Ottocento. Una stagione di rinnovamento spirituale che aveva portato anche alla nascita di denominazioni importanti come i Mormoni e i Testimoni di Geova, questi ultimi sia pure più spostati verso un’interpretazione millenaristica e apocalittica. Un emergere quindi di piccole comunità che cercano di rivivere l’esperienza della Pentecoste e che si situano, come si diceva in precedenza, in un momento assai critico per gli Stati Uniti d’America, alle prese con tutte le nuove fratture sociali nate dal capitalismo prodotto dalla seconda rivoluzione industriale. Spaccature che si vanno inoltre a sovrapporre ad altre già presenti e per nulla cicatrizzate come quelle fra persone di colore e bianchi. Si può, a tal riguardo, evidenziare come lo “Spirito soffi dove vuole” andando quindi a ricomporre, in qualche modo, queste linee di rottura. Le prime comunità sono quindi composte da persone di estrazione sociale modesta che provano a ripetere l’esperienza della Pentecoste. Da queste forme, che possiamo definire “aurorali”, si svilupperanno poi delle organizzazioni più ampie. Da un punto di vista prettamente sociologico, il fenomeno del pentecostalismo può essere letto come la ricorrente tensione esistente fra l’immaginario sociale del Regno e l’esigenza di organizzare l’Eterno sulla Terra (il già e il non ancora) per mezzo di un linguaggio in bilico tra escatologia imminente e organizzazione dell’attesa degli ultimi giorni differita nel tempo. Quindi, la tanto attesa seconda venuta di Cristo e l’esigenza di cambiare, nel frattempo, le condizioni sociali ed economiche dell’umanità. Questo perché si è consci del fatto che la venuta non è prossima, non è dietro l’angolo, e bisogna quindi trovare, per il momento, delle forme stabili di organizzazione. Questa tensione, fra immaginario ed esigenza concreta, la possiamo studiare, oltre che da un punto di vista sociologico, anche storico e teologico. Sociologico in quanto il pentecostalismo è un movimento e come tale mette in movimento ciò che è istituzione, che sia Chiesa Cattolica o qualsiasi denominazione protestante, luterana o riformata che sia. La prima lettura sociologica di questo fenomeno ci viene grazie a Ernst Troeltsch (1865-1923) con il suo libro del 1912 Die Soziallehren der christlichen Kirchen und Gruppen (Le dottrine sociali della Chiesa e dei gruppi cristiani). Teologo luterano e sociologo, amico personale di Max Weber, Troeltsch si pone il problema di spiegare perché dall’unico e originario messaggio di Gesù Cristo si siano formati e continuino a formarsi diversi cristianesimi e, soprattutto, diversi modelli di organizzazione socio-religiosa. Secondo tale autore, il vangelo di Cristo si manifestò dapprima come una sorta di libera scelta personale senza che ciò comportasse, nei primi tempi, l’esigenza di dar vita a una organizzazione cultuale, ovvero alla creazione di una comunità religiosa. Il bisogno di una tale organizzazione si avvertì solo più tardi, quando sorse la fede in Gesù e il Risorto venne assurto a punto nevralgico della nuova comunità. Ecco quindi, secondo il nostro autore, apparire quelli che egli chiama i tre principali tipi di conformazione sociale dell’idea cristiana, ovvero la Chiesa, la setta e il misticismo(2). Tre tipi che, l’uno accanto all’altro, con i più svariati intrecci e stadi di transizione fra l’uno e l’altro, sono presenti ai giorni nostri. Quindi, da un profeta itinerante, senza una sede e un movimento, come vediamo nella narrazione evangelica, si passa alla necessità di organizzarsi nell’attesa della seconda venuta. Pertanto, nessuna organizzazione vale più dell’altra, dato che ognuna di esse è solo una mera formula organizzativa di una religione che si differenzia sempre più nel corso del tempo. Secondo Troeltsch, quindi, l’assoluto parla attraverso il relativo, la differenziazione, il pluralismo. Per mezzo quindi di quei tre tipi principali di conformazione sociale autonoma dell’idea cristiana di cui abbiamo poco sopra accennato. Non c’è quindi solo il messaggio ma ci sono varietà sul come applicarlo nella vita: ascetismo, misticismo, forme intermedie fra le due e, corrispondentemente, quel tipo di organizzazione religiosa che gli uomini hanno dato vita, di volta in volta, per dare senso al messaggio di Gesù. In pratica, secondo Troeltsch, vi è un triangolo: Gesù - la Sua Parola - la via organizzativa. Profeticamente, Troeltsch, nel suo libro del 1912, parlando del credente moderno, da lui visto molto più individualista rispetto a quello del passato ma che non rinuncia però a credere, individua, quali modelli organizzativi congeniali al suo spirito, delle forme più leggere e poco dogmatiche e quindi poco organizzate. Una seconda lettura del fenomeno del pentecostalismo ci viene da Jacob Taubes (1923-1987). Questi è una figura complessa: rabbino, filosofo, insegnante di Sociologia della Religione all’Università Ebraica di Gerusalemme, chiamatovi da Gershom Scholem, il noto studioso di misticismo ebraico. L’opera più conosciuta di Taubes è la sua tesi di dottorato, conseguita in Svizzera nel 1947: Escatologia Occidentale. Una lettura trasversale di tutta la storia del Cristianesimo con una visuale particolare: ovvero, come i movimenti apocalittici abbiano influenzato altri movimenti, gruppi e pensatori. La riflessione chiave che si pone Taubes è la seguente: “La profezia del Regno, come ecclesia spiritualis, mette in crisi un sistema (di credenza religiosa) chiuso, immobile, che ha posto se stesso al centro, reprimendo qualsiasi forza dissenziente o eversiva. La luce interiore dell’ecclesia spiritualis riduce in cenere le mura esterne delle istituzioni di salvezza(3)” . Salvo poi, queste ultime, essere ricondotte entro le mura di tali istituzioni, rimettendo quindi ordine al disordine. Il fenomeno qui preso in esame, il pentecostalismo, non riduce in cenere ma comunque mette in crisi le mura delle istituzioni perché offre un’esperienza diretta della potenza dello Spirito ponendola alla portata di masse enormi di persone con livelli di istruzione e di preparazione religiosa molto variegata. Questa esperienza diretta però, se non viene alimentata da una buona base biblica, di lettura e familiarità con il testo biblico, rischia di diventare una sorta di bene di consumo di massa relativamente alla salvezza. Nel libro di Taubes, la cosa interessante è quella di aver ripercorso, lui intellettuale ebreo, tutta la storia del Cristianesimo, con una tensione volta a capire come un messaggio religioso possa essere, al tempo stesso, forza conservatrice ed eversiva, capace di mettere in discussione le categorie mentali e di far vivere nuove esperienze e indicare nuovi orientamenti. In pratica, quello che Troeltsch chiama la “ecclesificazione” degli ordini religiosi, dedicando numerose pagine all’esperienza monastica che anche Taubes vede come un modo per immaginare il Regno. Un’immaginazione che diviene poi stabile istituzione e, come tale, assai spesso comunità produttiva ricca e fiorente. Una parola questa, ecclesificazione, che Troeltsch utilizza per dire che ci sono movimenti che nascono per impulso laico (come Francesco d’Assisi o Gioacchino da Fiore) per poi essere trasformati dall’istituzione (Chiesa Cattolica in questi due casi) in ordini religiosi, facendoli così rientrare nelle mura dell’istituzione, per utilizzare il linguaggio di Taubes. Secondo quest’ultimo, ogni nuova escatologia viene a mettere in crisi l’orizzonte di senso dominante, emergendo quindi come una voce nuova e creando anche una sintassi nuova. La quale, proprio per il fatto di essere nuova, produce un’interruzione di senso all’interno della lingua di una religione dominante, facendo sì che “l’uomo antico” appaia folle a quello nuovo e viceversa. Ovvero, ogni nuovo movimento cristiano che si immagina cosa sarà il Regno e cerca di tradurlo nella vita sociale, mette in crisi l’orizzonte di senso dominante. Si veda, a titolo di esempio, quello che è stato il rapporto fra Lutero e gli anabattisti. Questo è anche quanto accaduto alle prime comunità pentecostali negli USA che, prima di essere accettate, furono etichettate, dall’opinione pubblica, in maniera dispregiativa. Un altro sociologo, l’inglese David Martin, ha interpretato questo fenomeno come una prova empirica del cosiddetto “abbaglio” della teoria della secolarizzazione: il pentecostalismo è, secondo lui, la prova contro-fattuale dei limiti di questa teoria, tutta eurocentrica. Una smentita, in parole povere, del fenomeno della secolarizzazione. L’Europa va verso la deriva secolarista ma in altre parti del mondo questo non si riscontra. L’idea che il mondo moderno, sempre più industrializzato, avesse fatto a meno del sacro, della ricerca di Dio, era quindi un’idea essenzialmente eurocentrica. Altrove invece avveniva altro. Il pentecostalismo si presenta quindi in grado di rivitalizzare il cristianesimo, così duramente messo alla prova dalla secolarizzazione, permettendo anche di recuperare concezioni pre-cristiane. Per cui, le popolazioni del cosiddetto “Sud del mondo”, africane, asiatiche e latino-americane, preferiscono volgersi verso queste forme pentecostali perché esse riescono a recuperare, attraverso il filtro cristiano, delle ritualità, delle modalità, delle concezioni, pre-cristiane proprie della loro cultura. Una terza lettura del fenomeno pentecostale, più propriamente teologica, si pone la domanda, legata alla teoria di Martin precedentemente vista, se esso possa essere considerato come un risveglio spirituale per un cristianesimo ormai non più eurocentrico. Questa interpretazione ci viene da Harvey Cox (1929) e da Ogbu Kalu (1944-2009). Cox, teologo statunitense, lanciò dapprima l’idea della “città secolare” ovvero ipotizzò come si andasse sempre più verso una città, un mondo, secolarizzato. Poi abbandonò questa tesi e iniziò a studiare il pentecostalismo con l’idea che esso rappresentasse una novità tale da costringere i sociologi europei occidentali a uscire da alcune categorie di interpretazione del fenomeno religioso per calarsi nelle culture esistenti al fine di cercare il successo del fenomeno del pentecostalismo nel mondo contemporaneo. In pratica, invitò gli studiosi a smetterla di studiare la secolarizzazione e di analizzare invece il pentecostalismo in quanto esso mette in crisi le concezioni sulla prima. Kalu ha avuto invece il merito di spiegare il pentecostalismo africano. Soprattutto come esso abbia iniziato a farsi presente a partire dagli anni ’80 del Novecento, per poi riportare un grande successo. Tenendo sotto controllo le variabili teologiche e socio-antropologiche, Kalu ha cercato di capire cosa i pastori pentecostali comunichino al pre-cristiano africano già individuato, a livello generale, da Martin, come si diceva in precedenza. Possiamo quindi ora porci la domanda su quali effetti potrà avere, globalmente parlando, la diffusione di un Cristianesimo di tipo pentecostale. Sia al suo interno che nelle sue varie articolazioni, sia nei diversi contesti culturali che nelle sue forme più spettacolari (come le cosiddette mega-chiese e le “imprese” di tipo carismatico) sia, di riflesso, per le chiese e le denominazioni storiche. Studiare il “campo religioso” pentecostale significa analizzare i processi di cambiamento socio-religioso nel lungo periodo, al di là delle forme e delle caratteristiche del fenomeno stesso: siamo allora di fronte a una forma di cristianesimo più congeniale a un tipo di credente che sceglie di credere e che si muove liberamente nel campo religioso? Il pentecostalismo oggi, come abbiamo visto, è un fenomeno transnazionale in quanto non ha più bisogno di far riferimento ad una cultura egemone, che sia cattolica o protestante. Lo Spirito non ha bisogno di “passaporto”. Alcune correnti sono più legate ad una base teologica altre invece all’esperienza estatica di chi vi partecipa. Esso è divenuto ora un fenomeno interno anche alla storia del cattolicesimo, avendo generato dei movimenti che in alcuni casi hanno assunto dimensioni di massa (vedi il caso delle Filippine) con milioni di persone al seguito. E’ pertanto un indicatore di cambiamento, un fenomeno importantissimo e assolutamente non secondario a livello sociale. A titolo di esempio, durante la pandemia da Covid-19, numerose di queste chiese non hanno rispettato le regole, impartite dalle autorità sanitarie, al contrario di quelle istituzionali. Questo, perché “lo Spirito soffia dove vuole” ed è quindi più potente “delle arti del Maligno”, considerato il responsabile della diffusione del virus. Esse hanno quindi continuato a convocare numerose persone diventando, pertanto, dei veri e propri focolai di diffusione del virus. Concludendo, possiamo quindi vedere come il pentecostalismo, nato agli inizi del Novecento in una forma embrionale, molto piccola, in poco meno di un secolo abbia assunto via via una forza crescente che oggi lo ha reso globale. Esso intercetta attualmente due categorie di credenti moderni: coloro che si mettono in autonomia e coloro che si muovono. Ovvero, persone che “cambiano” la denominazione religiosa nella quale sono stati cresciuti. E questo anche più volte, aderendo ad un predicatore piuttosto che ad un altro. Pur nella molteplicità delle forme (liturgiche, organizzative e teologiche) esso è quindi attualmente l’indicatore delle trasformazioni e di quella vitalissima espansione che il Cristianesimo vive a livello mondiale, soprattutto nel cosiddetto “terzo mondo”, come si diceva in precedenza. Dei circa 2,3 miliardi di persone che oggi si professano cristiane, si stima che 680 milioni (ma la cifra è in costante crescita) aderiscano a chiese, congregazioni e movimenti che fanno esperienza dei “doni dello Spirito Santo”. E la maggioranza di questi fedeli la troviamo, per l’appunto, in Africa, America Latina e Asia. Basti pensare a una nazione come il Guatemala, che possiamo oramai considerare ex cattolica e il Brasile in cui il 40% della popolazione, stanti i risultati dei recenti censimenti nazionali, è affiliata ad una delle tante chiese pentecostali sorte nel Paese. Fedeli, inquadrati non solo in forme organizzate di tipo “chiesa” ma anche in altre e molteplici formazioni, diverse da quelle nate dai precedenti “risvegli”. Il pentecostalismo si mostra pertanto capace di passare subito, rapidamente, dal centro alle periferie. Per cui è sì vero che la maggior parte delle organizzazioni pentecostali si trovino negli Stati Uniti ma la forza espansiva del movimento la troviamo soprattutto in Africa sub-sahariana e Asia (principalmente in Corea del Sud, Cina, Indonesia, Malesia, Russia) e nei paesi dell’America Latina. A dimostrazione che non ci sono barriere linguistiche e culturali tali da poter fermare questo fenomeno del quale però, in Europa, ci accorgiamo poco o niente. Come ha ben evidenziato Philip Jenkins, storico americano del Cristianesimo, il baricentro del Cristianesimo è ormai nel Sud del mondo. Per cui, per capire cosa sia il cristianesimo oggi, bisogna guardare ormai a Lagos o a Seul più che a Roma. Il cristianesimo di oggi non è quindi più quello che abbiamo conosciuto e segue ormai delle logiche diverse da quello europeo.


Nell'immagine, Ernst Troeltsch


NOTE

1. Laddove il misticismo, così presente nel mondo pentecostale, può essere coniugato con quelle esperienze individuali di estasi, di rapimento della coscienza individuale, che non rendono particolarmente interessante quelle strutture organizzate che noi chiamiamo Chiese. Soprattutto in riferimento alle cosiddette “Chiese storiche”.

2. J. TAUBES, Escatologia Occidentale, p. 117.

3. Bisogna comunque prendere con una certa attenzione queste cifre dato che tutte le stime non sempre sono affidabili. Soprattutto per alcune denominazioni.


FONTI

Appunti dalla seguente lezione:
“Il Pentecostalismo in una prospettiva sociologica. La terza Chiesa nell’età dello Spirito. Ritorno a Jacob Taubes”, tenuta dal Prof. Vincenzo Pace, già docente di Sociologia delle Religioni presso l’Università di Padova, il 4 marzo 2022, nell’ambito del primo di quattro incontri sul Pentecostalismo organizzati dall’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino di Venezia.
https://www.isevenezia.it/it/news/istituto/265-corso-pentecostalismo-2022


BIBLIOGRAFIA ORIENTATIVA

BUTTICCI, A. African Pentecostals in Catholic Europe. The Politics of Presence in the Twenty-First Century, Cambridge (MA), 2016

COX, H. Fire from Heaven. The rise of Pentecostal spirituality and the re-shaping of religion in the twenty first century, New York, 1994

JENKINS, P. I nuovi volti del Cristianesimo, Milano, 2008

KALU, O. African Pentecostalism. An introduction, Oxford, 2008

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MARTIN, D. Pentecostalism: The World, Their Parish, London, 2002

NASO, P. Cristianesimo: Pentecostali, Bologna, 2013

PACE E. - BUTTICCI A., Le religioni pentecostali, Roma, 2010

PACE, E. Cristianesimo extra-large, Bologna, 2018

TAUBES, J., Escatologia Occidentale, Macerata, 2019

TROELTSCH, E. Le dottrine sociali delle Chiese e dei gruppi cristiani. Vol. II Protestantesimo, Firenze, 1960
Documento inserito il: 18/04/2022
  • TAG: religione, pentecostalismo, cristianesimo, ernst troeltsch, jacob taubes, harvey cox

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