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Quindici anni di moneta unica europea: pro e contro [ di Simone Balocco e Paola Maggiora ]

Il 1° gennaio 2002 è stata una data storica per l'Europa: quel giorno (era un martedì), entrò in vigore la moneta unica, l'euro. Il sogno dei Padri fondatori si era (in parte) realizzato: un'Europa senza frontiere, con libertà di persone, capitali, servizi e beni con una moneta sola da usare nelle transazioni. Degli allora dodici Paesi membri dell'Unione europea ad introdurre l'euro ora sono in diciannove e ad utilizzarlo sono circa 337 milioni di cittadini. L'euro è tra le prime quattro monete più importanti del Mondo (insieme al dollaro americano, lo yen giapponese e la sterlina inglese), ma in questi anni ha avuto molti alti e bassi, tra chi lo ritiene un qualcosa di necessario e chi la causa della crisi economica dell'Europa. Insomma, come ogni cosa, anche l'euro divide. Ma un conto è tifare una squadra di calcio o fare una scelta su quale tipo di scarpa comprare, un conto è il futuro dell'Europa.


Una volta fu l'ECU
La storia dell'euro non ha inizio il primo dell'anno 2002, ma quattordici anni prima con l'Atto Unico Europeo, il documento che ha portato alla trasformazione della CEE in UE con molti emendamenti ai trattati istitutivi del 1957.
Si decise di affidare a Jacques Delors, allora Presidente della Commissione europea, e ad un comitato di governatori delle Banche Centrali Nazionali un progetto per l'attuazione della Politica economico-monetaria europea.
Il gruppo di lavoro fu creato durante il Consiglio europeo di Hannover del giugno 1988 e fu presentato al Consiglio europeo di Madrid del giugno 1989. Il gruppo Delors elaborò un progetto, chiamato “rapporto Delors” (Rapporto sull’unione economica e monetaria nella Comunità europea), in cui l'Unione Monetaria Europea si sarebbe realizzata in tre fasi distinte per arrivare all'adozione di una moneta unica valevole in tutto il territorio comunitario.
Fu il celebre trattato di Maastricht a sancire che il sogno dei Padri fondatori sarebbe diventato realtà. Lo stesso trattato ha anche stabilito i cinque criteri di convergenza affinché un Paese potesse aderire alla moneta unica: bastava anche non essere in regola con uno dei cinque punti per non poter far parte del progetto.
Ma come si sarebbe chiamata nuova moneta? Fu il Consiglio europeo di Madrid del dicembre 1995 a sancire il nome “euro”, che richiamava il nome “Europa” ed era uguale, come pronuncia e scrittura, in tutte le lingue dell'Unione europea.
Era il 1° gennaio 1999 quando debuttò sui mercati finanziari. Una cosa che si pensava impossibile, ma che poi è diventata realtà: una moneta unica che valesse per molti Stati europei. Dopo la libertà di circolazione di persone, beni, servizi e capitali, l'elezione diretta del Parlamento, la Commissione europea e la Corte di giustizia, ecco il tassello più importante, l'abbandono di un principio fondante per ogni Stato (il battere monete) per adottare una moneta che valesse allo stesso tempo (e come valore) in tutta l'Europa.
I primi Paesi, al 1° gennaio 1999, che decisero di adottare l'euro furono undici sugli allora quindici Stati membri: Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Italia (i sei Paesi fondatori), Repubblica d'Irlanda, Finlandia, Austria, Portogallo e Spagna. A questi si aggiunse il 1° gennaio 2001 la Grecia. Il Paese ellenico non riuscì ad entrare subito, ma vi aderì pochi mesi dopo. Restavano fuori da quella che fu ribattezzata Eurolandia Gran Bretagna, Danimarca, Svezia.
Ma l'euro non è stata la prima moneta della CEE/UE, ma è l'erede di un'altra che non girò mai tra le mani degli europei, l'ECU (European Currency Unit). Ebbe allora un ruolo fondamentale il Sistema Monetario Europeo.
Nato nel 1978 come conseguenza del Serpente Monetario Europeo, istituito nel 1972, lo SME era un accordo che prevedeva la parità di cambio tra le varie monete europee in una fluttuazione che non doveva superare il 2,25% (salvo Italia, Gran Bretagna, Spagna e Portogallo che avevano la deroga del 6% viste le loro difficoltà economiche). Il punto di riferimento era l'ECU, una moneta virtuale che valeva in base al valore medio dei cambi delle monete dei Paesi membri allora della CEE.
All'inizio degli anni Novanta molti Paesi europei furono colpiti da una grave crisi economica (Italia in testa) e le oscillazioni dei tassi di cambio era troppo variabili e il sistema andò in crisi. Ma era nell'aria la decisione di dare una svolta storica alla situazione.
Fu il marco tedesco allora a diventare la moneta di riferimento in Europa, tanto da essere usato come moneta ufficiale nei Paesi balcanici: le sorti della possibile nascita di una moneta unica doveva passare per forza dalla Germania, lo Stato più ricco e forte economicamente, finanziariamente ed industrialmente.
Furono fissate tre fasi per l'attuazione della moneta unica, in base al trattato di Maastricht:
- 01/07/1990 – 31/10/1993: liberalizzazione dei flussi di capitale, tramite l’abolizione di ogni restrizione alla libera circolazione dei capitali tra gli Stati membri;
- 01/01/1993 – 31/12/1998: convergenza delle politiche economiche degli Stati membri, rafforzamento della cooperazione fra le banche centrali degli Stati membri coordinato dall'Istituto monetario europeo;
- 01/01/1999 – oggi : graduale introduzione dell'euro come moneta unica e attuazione di una politica monetaria comune sotto l'egida della Banca Centrale Europea (BCE) ed introduzione di una politica monetaria unica, affidata al Sistema europeo di banche centrali, composto dalle banche centrali nazionali e dalla BCE.
Dal 1° gennaio 1999 al 31 dicembre 2001 era in vigore un periodo transitorio dove i prezzi potevano avere il doppio peso (lira italiana e euro) e per tutte le operazioni bancarie.
Il 1° gennaio 2002 l'euro circolò come moneta unica in tutti i Paesi che lo avevano adottato. Fino al 28 febbraio in un singolo Paese potevano circolare contemporaneamente sia la divisa nazionale che l'euro, con la moneta europea data come resto nelle operazioni con i contanti. Dal 1° marzo 2002 la lira (nel caso del nostro Paese) perse corso legale e fu sostituita dall'euro.


1° gennaio 1999: si parte con undici Stati
Come detto, l'euro fu adottato da dodici degli allora quindici Stati allora membri della UE. I primi dodici Paesi entrare nella zona euro erano aderenti all'Unione Europea Monetaria e per potervi aderire dovettero rispettare nella maniera più assoluta i parametri di Maastricht, i requisiti per poter passare dalla divisa nazionale a quella unica europea.
I cinque parametri da rispettare erano (e sempre saranno), citati nell'articolo 121 paragrafo 1 del Trattato Comunità Europea: - deficit pari o inferiore al 3% del Prodotto Interno Lordo;
- rapporto debito pubblico/PIL inferiore al 60%;
- tasso di inflazione non superiore di oltre 1.5 punti percentuali rispetto a quello medio dei tre stati membri a più bassa inflazione;
- tassi d'interesse a lungo termine non superiori di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media dei tre Stati membri a più bassa inflazione;
- appartenenza per almeno un biennio al Sistema Monetario Europeo.
L'euro è diventato moneta ufficiale anche in altri Stati non membri dell'UE: i micro Stati europei (Città del Vaticano, Principato di Monaco, Principato di Andorra, Repubblica di san Marino), Paesi che usavano il marco tedesco come moneta di riferimento e che usano l'euro unilateralmente (Montenegro, Kosovo) e i dipartimenti francesi d'Oltremare francesi (Guyana Francese, Guadalupa, Martinica e Isola della Réunion; isole di Mayotte e di Saint-Pierre e Miquelon), le città speciali spagnole di Ceuta e Melilla in Marocco e le isole Canarie, Antille olandesi e Suriname per i Paesi Bassi.


Ecco l'euro
Al 1° gennaio 2002 l'euro venne adottato da 320 milioni di persone in Europa, ora ne conta 337.
L'euro è una moneta ripartiti in centesimi (1 euro = 100 centesimi) ripartito in otto monete (tre di color rame, tre in oro, due in oro/argento) e sette banconote.
Le monete sono da 1, 2, 5, 10, 20 e 50 centesimi e da 1 euro e da 2 euro. Le banconote prevedono tagli da 5, 10, 20, 50, 100, 200 e 500 euro. Queste ultime, poco diffuse, non sono in circolazione dal 4 maggio 2016, ma torneranno in vigore solo al termine del prossimo anno.
Tutte le monete hanno una “faccia” comune ed una diversa in base ad uno Stato che adotta l'euro; le banconote sono uguali per tutti i Paesi e presentano porte o ponti, simboli di apertura verso il Mondo. Ogni taglio è diverso l'uno dall'altro per colori e raffigurazioni, anche se ritrae elementi dell'architettura europea in vari periodi storici: davanti finestre e balconi, dietro ponti con l'intento di rappresentare collegamenti fra Stati. Tutte le opere rappresentate non esistono nella realtà onde evitare che si possa favorire un Paese piuttosto che un altro.
Sin da subito la Finlandia ha deciso di eliminare le monete da 1 e 2 centesimi, mentre dal 2004 anche i Paesi Bassi hanno fatto lo stesso. Come loro anche Repubblica d'Irlanda e Belgio e pare che l'Italia sarà il prossimo Paese.
Tra il 1° gennaio ed il 28 febbraio 2002 negli undici Stati membri c'è stata una doppia circolazione, con il pagamento in lire e il resto dato in euro. Con il 1° marzo 2002 tutte le monete nazionali dei Paesi membri hanno cessato il loro corso legale e non potevano più essere usate nei pagamenti.
I tassi di cambio tra le varie monete nazionali e la nuova moneta unica furono fissati il 31 dicembre 1998 in base all'ultima valutazione tra ogni singola moneta e l'ECU: al 31 dicembre 1999, l'ECU valeva 1936,27 lire e di conseguenza in tasso di conversione lira italiana/euro fu stabilito in 1936,27 lire.
Della prima “adesione” non hanno fatto parte (e non lo fanno tuttora) la Danimarca e la Svezia che hanno avuto una deroga dall'Ue per non aderire alla moneta unica, ma con dei distinguo: Copenhagen non sarà mai costretta ad entrare nella zona euro, mentre Stoccolma prima o poi dovrà entrarci, ma non le è mai stata imposta una data.


1° gennaio 2015: diciannove Paesi usano la moneta unica Come per la CEE ai tempi e poi l'Unione europea, anche la zona euro è stata soggetta di diversi allargamenti: degli iniziali undici Stati, oggi la zona euro conta diciannove Stati che usano la moneta unica. Ne rimangono fuori otto con l'intento che prima o poi possano entrare a far parte della zona euro. Non appena i parametri di ogni singolo Paese soddisferà i parametri di Maastricht, ognuno aderirà all'euro.
Fin dall'inizio la Gran Bretagna e la Danimarca hanno goduto di una clausola di esclusione che permette loro di non aderire all'euro (opting out), ma di continuare ad usare le loro attuali monete (sterlina e corona). Addirittura ora la Gran Bretagna sta uscendo dall'Unione europea quindi solo la Danimarca godrà di quello che è stato considerata un'”Europa a due velocità”, vale a dire che a parte l'adozione della moneta unica la Danimarca continuerà a partecipare al percorso europeo.
Come per l'adesione di nuovi Stati, anche per i Paesi che decidono di aderire all'euro il processo è lungo e molto tortuoso.
Ogni Stato membro presenta la richiesta di esame sulla convergenza e la Commissione europea, sentito il parere della Banca Centrale Europea, dà autorizzazione all'introduzione della nuova moneta. Toccherà poi al Parlamento europeo, in seduta comune, votare in favore o meno.
Come per i Paesi membri, un Paese adotta l'euro a partire dal 1° gennaio.
Il primo Paese ad usare l'euro dopo il 2002 è stato la Slovenia. Entrata nell'Ue con il quinto allargamento, dal 2006 il Paese ex jugoslavo rispetta i parametri e dal 1° gennaio 2007 è il dodicesimo Paese della zona euro. L'anno dopo toccò a Malta e Cipro che adottarono la moneta unica dal 1° gennaio 2008.
Poi fu la volta di Slovacchia ed Estonia il 1° gennaio 2009 e 1° gennaio 2011.
Lettonia e Lituania sono entrate nella zona euro rispettivamente il 1° gennaio 2014 e 2015.
Il prossimo allargamento sarà il 1° gennaio 2019: la Repubblica ceca cederà la corona e adotterà l'euro.


La Banca delle banche: la Banca Centrale Europea
L'organizzazione più importante di tutta la “vicenda euro” è la base, la Banca Centrale Europea (BCE). La Banca Centrale Europea svolge gli stessi compiti di una qualsiasi altra Banca centrale del Mondo ed è l'organizzazione autorizzata a stampare banconote e “costruire” le monete.
La Banca Centrale Europea è l'organismo supremo che controlla le politiche monetarie della zona euro delle quali è responsabile. Nata il 1° giugno 1998, è diventata operativa sei mesi dopo con la nascita (virtuale) dell'euro. E' stata istituita in base al trattato UE e allo "statuto del sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea". Il Sistema Europeo Banche Centrali (SEBC) è l'unione della Banca Centrale Europea di tutte le banche centrali degli Stati membri dell'Unione europea, facenti parte o meno della zona europea. Regno Unito, Danimarca, Svezia hanno una deroga particolare dove non sono obbligate a seguire la politica economica europea, mentre Repubblica ceca, Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia dovranno allinearsi alla politica economia europea per entrare al più presto nell'Eurozona.
La sede della BCE è a Francoforte sul Meno, in Germania. Il motivo per cui si è spostato questa organizzazione lontana dall'asse Strasburgo-Bruxelles-Lussemburgo (sedi di tutte le altre istituzioni dell'Ue) è semplicemente collocare la Banca centrale nel Paese più forte economicamente e finanziariamente d'Europa, la Germania. Francoforte è la sede della Borsa tedesca e centro nevralgico economico-finanziario del Paese teutonico.
L'attuale Governatore della Banca Centrale Europea è l'italiano Mario Draghi, già Governatore della Banca d'Italia. Draghi è il terzo governatore dopo l'olandese Wim Duisenberg (in carica dal 1° giugno 1998 al 31 ottobre 2003) ed il francese Jean Claude Trichet, che fu in incarica dal 1° novembre 2003 al 31 ottobre 2011. La durata del mandato di Draghi, iniziato il 1 novembre 2011, terminerà il 31 ottobre 2019 . Una curiosità su Mario Draghi: nel 1970 si è laureato in Economia con una tesi di laurea dove criticava l'allora primo piano europeo per la moneta unica (piano Werner, dal nome di Pierre, allora ministro delle Finanza di Lussemburgo, a capo del comitato di esperti), considerandolo impossibile da realizzare oltre a ritenere impossibile l'adozione di una moneta unica nella (allora) CEE.
La Banca Centrale Europea ha il compito di mantenere la stabilità dei prezzi ed essere la guida di tutta la politica monetaria (che deve essere unica) in tutta l'Eurozona.
L'Eurosistema è il SEBC riservato solo ai Paesi che fanno parte dell'area euro e a capo di questo c'è la BCE. L'Eurosistema ha tre funzioni:
- definisce e attua la politica monetaria;
- effettua operazioni in valuta;
- promuove il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento.
L'Eurogruppo è invece un organismo che si compone dei Ministri dell'Economia e delle Finanze dei Paesi membri dell'euro.
La Banca Centrale Europea è il perno dell'Eurosistema, cui però non fanno parte le Banche centrali dei Paesi non aderenti alla moneta unica e che svolgono il loro compito senza subire ingerenze. L'Eurosistema è un'eccezione in quanto si pensava, con il trattato di Maastricht, che tutti i Paesi membri aderissero al progetto euro e non ci fossero le clausole opting out.
In base agli statuti Sistema Europa Banche Centrali, la BCE deve:
- definire e attuare la politica monetaria per l'area dell'euro;
- svolgere le operazioni sui cambi;
- detenere e gestire le riserve ufficiali dei paesi dell'area dell'euro;
- promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento.
Gli organi della Banca Centrale Europea, in base all'articolo 109A Trattato UE, sono un comitato esecutivo, un consiglio direttivo costituito dai membri del comitato esecutivo con l'aggiunta dei singoli governatori delle Banche centrali dei Paesi membri della zona euro. I governatori dei Paesi non membri della zona euro partecipano al Consiglio generale.
A capo del consiglio direttivo siede il governo della BCE con un vicepresidente e quattro altri membri di dichiarata esperienza nell'ambito monetario-bancario nominati dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata su raccomandazione del Consiglio UE sentito il parere del Parlamento e del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea.
I suoi compiti sono:
- l'attuazione della politica monetaria conformemente agli orientamenti e alle decisioni del Consiglio dei governatori e, nell'ambito di tale quadro, impartire alle Banche centrali nazionali le necessarie istruzioni;
- l'esercizio dei poteri delegati da parte del Consiglio direttivo;
- la gestione corrente della BCE.
Ma anche la Banche Centrali Nazionali avevano dei compiti, ovvero:
- provvedere all'introduzione dell'euro nei rispettivi paesi;
- gestire la transizione dalla valuta nazionale all'euro;
- predisporre i dispositivi necessari alla circolazione delle banconote e delle monete in euro;
- provvedere al ritiro delle valute nazionali;
- fornire le necessarie informazioni sull'euro e promuoverne l'uso.
Questi principi restano ora validi per le Banche centrali dei Paesi non membri dell'euro.
Le singole Banche centrali devono mettere in circolazione l'euro, ritirare la vecchia divisa e cambiarle in euro. Dal 2012 le vecchie monete nazionali nelle case degli italiani sarebbero dovute essere tutti cambiate in euro: chi non lo ha fatto entro quella data ora non potrà più farlo.


Pro e Contro l'euro
Pro
In questi quindici anni (e mezzo) il Mondo è cambiato, l'Europa è cambiata. L'Unione europea è diventata davvero grande e l'introduzione di una moneta unica valevole per 337 milioni di persone è una cosa senza eguali nel Pianeta.
I fatti positivi sono innanzitutto il fatto di aver eliminato i costi di cambio e favorito l'import-export negli spazi dei Paesi membri che usano la moneta unica. Più scambi, più economia che gira e tutti sono più contenti.
La moneta unica è stata introdotta per abbassare considerevolmente le incertezze valutarie tra i Paesi membri dell'area euro, favorendo di conseguenza il commercio per consentire un aumento del PIL di ogni singolo Stato.
La creazione della Banca Centrale Europea ha portato alla perdita di sovranità “monetaria” delle singole Banche centrali nazionali, in quanto solo questa ora ha il potere di decidere sulle polita economica dell'area euro e proprio quest'ultimo fatto ha sancito la forza dei movimenti euroscettici: perché a decidere deve pensarci un organo superiore per quanto riguarda tutto ciò? Non a caso questi movimenti vorrebbero che l'euro uscisse dalla scena per far tornare in circolazione le singole divise nazionali. Il successo della moneta unica ha portato alla completa realizzazione delle quattro libertà, vale a dire persone, servizi, capitali e beni.
Un altro fattore a vantaggio del discorso euro è il fatto che tornare alla moneta nazionale significa rendere per nulla competitivo il singolo Stato, svantaggiandolo nelle esportazioni. Oltre al fatto che ora, come detto, l'euro è una delle quattro monete top del sistema monetario mondiale e sarebbe in difficoltà. In pratica, tornerebbe indietro nel tempo e non starebbe al passo. Un effetto deleterio per tutti, soprattutto per i cittadini.
Altro fattore positivo è il fatto di aver contenuto l'inflazione in favore dei consumatori e favorendo maggiore liquidità e diminuzione dei tassi di interesse.
Grazie alla moneta unica europea, l'Ue è una potenza mondiale e lo sarà ancor più quando tutti gli altri Stati la adotteranno. Prima o poi tutti gli Stati lo dovranno fare e a Francoforte (e a Bruxelles) tutti sperano che ciò possa accadere il prima possibile.

Contro
Come ogni cosa, anche l'euro ha dei pro e degli anti-. Proprio l'introduzione della moneta unica europea ha sancito la nascita di una parola che è entrata nell'uso comune come sinonimo di “distacco dalla popolazione”: euroscetticismo. Con questa parola si intendono quei movimenti che non credono ad un'Europa (intesa come Unione) come istituzione vicina alla popolazione, ma che va a braccetto con i poteri forti, le banche e le industrie a scapito della gente che si vede sopraffatta da un qualcosa che non le appartiene e che sembra mettere ancora di più in difficoltà gli europei. Sono due i colpevoli di tutti i mali: Bruxelles e la Germania, la capitale istituzionale dell'Unione europea e il Paese più ricco industrialmente ed economicamente dei 27 Stati membri e di tutto il Continente. Gli euroscettici chiedono una revisione dei trattati istitutivi o, come extrema ratio, la fuori uscita di uno Stato prima dall'Eurozona e poi dall'Unione europea. Con i costi e benefici del caso.
In questi anni hanno preso sempre più piede i movimenti euroscettici, movimenti che vorrebbero l'uscita della propria Nazione dall'Unione e dalla moneta unica, ree di aver impoverito tutti e non aver portato vantaggi a nessuno se non ai poteri forti. Ogni Paese membro ha un movimento scettico sia verso l'euro che le istituzioni, ma alla fine questi movimenti (degnissimi di esistenza) non riescono mai ad ottenere ciò che vogliono. L'unico che ci è riuscito è stato lo United Kingdom Indipendence Party (UKIP) di Nigel Farage, tra i promotori del referendum sulla “Brexit” (uscita del Regno unito) del 23 giugno 2017, con i negoziati iniziati lo scorso 29 giugno.
Eppure l'idea di una moneta unica che girasse di mano in mano senza dover essere cambiata fu vista come una grande cosa nel 1998. E quando il 1° gennaio 2002 il miracolo si è rivelato (la sua introduzione) sembrava che il sogno dei Padri fondatori si fosse realizzato.
Eppure questa magnificenza non è stata accolta in modo positivo da tutti. Da una parte chi vede che l'euro ha indebitato tutti, da una parte chi dice ha arricchito i poteri forti e chi invece dice che sarebbe meglio tornare indietro a tempi di lira, franco e marco.
La crisi del 2007 è stato un banco di prova per l'Eurosistema: se non fosse esistito, molti Paesi dell'Ue sarebbero finiti gambe all'aria (Grecia, Spagna, Portogallo, Italia, Repubblica d'Irlanda). Eppure la crisi ha fatto bene al sistema in sé e ne è uscito rinforzato. Del resto è logico: quando non si è preparati a un qualcosa, quel qualcosa farà in modo di rafforzare affinché non possa più accadere in futuro, o comunque in maniera più contenuta. Si pensava che la crisi potesse annientare il sistema euro con ogni singolo Stato membro che si sarebbe arrangiato per sé. Così facendo sarebbe venuto meno il principio solidaristico che contraddistingue da sempre il percorso dell'integrazione europea.
Se da un lato l'euro ha portato benefici, in altri ha aumentato i problemi. E questo è stato sintomatico in cinque Paesi (Portogallo, Spagna, Repubblica d'Irlanda, Italia e Grecia) che hanno avuto grossi problemi di tipo economico e sociale negli ultimi dieci anni.
Uno su tutti la Grecia, che non doveva aderire alla moneta unica subito ma che l'allora classe politica ellenica (destra e sinistra) ha fatto in modo che entrasse subito per far intendere che il Paese non era povero e che poteva tenere il passo degli altri. E la situazione greca ha messo molto in difficoltà l'Unione europea, soprattutto politicamente visto che si è parlato tanto di “Grexit”, ovvero l'uscita di Atene dal progetto europeo.
Ma qualcosa è andato storto ed i governanti europei non potevano prevedere due cose: gli arrotondamenti in eccesso dei beni di consumo e la crisi economica del 2007. O meglio, alcuni governanti avrebbero dovuto controllare che i prezzi, oppure che il costo di ogni cosa aumentasse lentamente nel tempo. Tanto per intenderci, un caffé al bancone del bar in Italia costa 1 euro, vale a dire 1936,27 lire, quando nel 2001 costava appena 900 lire. Per non parlare delle spese per una pizza o per i beni di consumo di tipo elettronico. Tutto è aumentato, mentre gli stipendi degli italiani sono rimasti al palo o sono aumentati di poche centinaia di euro all'anno in quindici anni.
Molti ritengono che la Banca Centrale Europea sia troppo distante dalla realtà ed i suoi obiettivi non rispecchiano quelli dei cittadini europei. Eppure la scelta di renderla indipendente dalle istituzioni europee è chiara: nessun vincolo elettorale, nessun vincolo politico, nessuno può permettersi di dire alla BCE cosa fare e cosa non fare. Fatto sta che a Francoforte sembra importare fino ad un certo punto cosa succeda nei singoli Stati. E tutto questo alimenta il fuoco dei movimenti e dei pensieri euroscettici e del populismo.


Vediamo ora, Paese per Paese membro della zona euro, i vari lati “nazionali” delle singole monete.
Austria
genziana (1 centesimo); stella alpina (2 centesimi); primula (5 centesimi); cattedrale di Santo Stefano di Vienna (10 centesimi); Belvedere di Vienna (20 centesimi); Palazzo della Secessione di Vienna (50 centesimi); Wolfgang Amadeus Mozart (1 euro); Bertha von Suttner (2 euro).
Belgio
Fino al 2004, effige di re Alberto II (In tutte le monete); dal 2004, effige di re Filippo (in tutte le monete).
Cipro
mufloni (1, 2 e 5 centesimi); nave di Kyrenia (10, 20, 50 centesimi); idolo di Pomos (1, 2 euro).
Estonia
Mappa del Paese (in tutte le monete).
Finlandia
Leone araldico (1, 2, 5, 10, 20 e 50 centesimi); due cigni selvatici (1 euro); camemoro (2 euro).
Francia Marianna (1, 2, 5 centesimi); la Seminatrice (10, 20 e 50 centesimi); albero della vita dentro un esagono esagono con intorno il motto Liberté, Égalité, Fraternité (1 e 2 euro).
Germania
Ramoscello di quercia (1, 2 e 5 centesimi); la Porta di Brandeburgo (10, 20 e 50 centesimi); aquila araldica (1 e 2 euro).
Grecia
Trireme del V secolo a.C. (1 centesimo); corvetta del XIX secolo (2 centesimi); petroliera (5 centesimi); effige di Rigas Velestinlis-Fereos (10 centesimi); Ioannis Kapodistrias (20 centesimi); Eleutherios Venizelos (50 centesimi); una civetta (1 euro); scena del rapimento di Europa da parte di Zeus trasformatosi in toro (2 euro).
Italia
Castel del Monte; Mole antonelliana; Colosseo: nascita di Venere; Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni; statua equestre di Marco Aurelio, Uomo vitruviano di Leonardo; ritratto di Dante.
Lettonia
Stemma semplificato della Lettonia (1, 2, 5 centesimi); Stemma esteso della Lettonia (10, 20 e 50 centesimi); fanciulla lettone (1, 2 euro).
Lituania
Cavaliere Vytis (in tutte le monete).
Lussemburgo
Ritratto del Granduca Enrico (in tutte le monete).
Malta
tempio di Menaidra (1, 2 e 5 centesimi); stemma della Repubblica di Malta (10, 20 e 50 centesimi); croce di Malta (1 e 2 euro).
Paesi Bassi
Ritratto di profilo della regina Beatrice (in tutte le monete).
Portogallo Sigillo reale del 1134 (1, 2 e 5 centesimi); sigillo reale del 1142 (10, 20 e 50 centesimi); sigillo reale del 1144 (1 e 2 euro).
Repubblica d'Irlanda
arpa celtica (in tutte le monete).
Slovacchia
Monte Kriváň (1, 2, 5 centesimi); castello di Bratislava (10, 20 e 50 centesimi), stemma della Slovacchia (1 2 euro).
Slovenia
Cicogna (1 centesimo); Pietra del Principe (2 centesimi); seminatore (5 centesimi); progetto dell'architetto Jože Plečnik per il palazzo del parlamento sloveno (10 centesimi); coppia di cavalli lipizzani (20 centesimi); monte Tricorno con la costellazione del Cancro (50 centesimi); ritratto di Primož Truba (1 euro); ritratto di France Prešeren (2 euro).
Spagna
cattedrale di Santiago de Compostela (1, 2 e 5 centesimi); ritratto di Miguel de Cervantes (10, 20 e 50 centesimi); ritratto di Juan Carlos (1 e 2 euro).


Bibliografia
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Sitografia
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http://www.consilium.europa.eu/it/policies/joining-euro-area/how-eu-country-joins-euro-area/

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http://www.europarl.europa.eu/atyourservice/it/displayFtu.html?ftuId=FTU_4.1.1.html

http://economia.iobloggo.com/646/le-quattro-liberta-fondamentali-dell-unione europea/&y=2012&m=02
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Articoli pubblicati da Simone Balocco e Paola Maggiora


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