Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia autori: Alexander Langer tra ponti, pacifismo, intercultura ed ecologismo

Alexander Langer tra ponti, pacifismo, intercultura ed ecologismo [ di Simone Balocco e Paola Maggiora ]

Italiano o tedesco? - Europeismo, ecologismo, rispetto dei diritti umani, pacifismo e passione per la politica: tutte tematiche di rilevanza su cui si dibatte da sempre. Quando si parla di questi principi, si pensa a colui che ha impegnato tutta la sua vita per arrivare al soddisfacimento di queste cinque tematiche: Alexander Langer.
Bolzanino di Vipiteno (o Sterzing), nel suo piccolo ha scritto una pagina importante nella storia politica italiana e di quella europea, anche se non è mai stato un personaggio mainstream.
Classe 1946, sin da bambino Langer provò sulla sua pelle gli anni successivi al secondo conflitto mondiale, ma anche le differenze etniche tra le persone di lingua italiana e di lingua tedesca nella sua regione, con i primi che, nella parte della Provincia autonoma di Bolzano, vivevano da separati in casa.
Il padre era un medico viennese di religione ebraica di stanza a Vipiteno dopo aver svolto la professione a Bolzano, mentre la madre, nativa anch'essa della città altoatesina, era una farmacista.
La fede religiosa del padre diede non pochi problemi alla sua famiglia negli anni del fascismo successivi all'introduzione delle leggi razziali, tanto che i Langer dovettero scappare e lui e la moglie si sposarono solo a guerra finita.
In casa Langer la politica è sempre stato un argomento pregnante, perché la madre aveva fatto politica tra le file del partito democattolico sudtirolese, la Südtiroler Volkspartei.
I Langer parlavano tedesco tra di loro, ma volevano che i figli conoscessero entrambe le lingue ed entrambe le culture: Alexander frequentò le scuole elementari a Vipiteno mentre le medie e gli studi ginnasiali/liceali li compì a Bolzano presso i padri francescani. Dopo il diploma, nel 1964, si trasferì per studiare giurisprudenza a Firenze.
Grazie a questo “stile di vita” e di apertura, il giovane Langer trasse giovamento e concentrò la sua vita sullo studio ed il rispetto verso chi la pensava diversamente da lui. Una sorta di difensore dell'anti-pensiero unico che lo contraddistinguerà sempre in favore del capire e comprendere le diversità che possono esserci tra due persone etnicamente diverse.
Gli anni liceali iniettarono nel giovane Langer la volontà di scrivere e di riportare nero su bianco i suoi pensieri, i problemi interculturali della sua regione.


Gli anni fiorentini e l'esperienza in Lotta continua
Alexander Langer studiò giurisprudenza e si laureò nel 1969. I genitori volevano che diventasse prima sacerdote e poi magistrato, ma il ventitreenne Langer prese un'altra strada.
Si laureò con il massimo dei voti con una tesi sul Sudtirolo (“Autonomia provinciale di Bolzano nel quadro dell’autonomia regionale del Trentino Alto Adige e sue prospettive di riforma”). Nonostante la distanza con Vipiteno fu notevole, non dimenticò mai le sue origini in riva all'Arno anche perché il Sud Tirolo in quel periodo stava vivendo i problemi con il terrorismo e con gli attentati.
Gli anni sotto la Cupola del Brunelleschi furono decisivi per la sua crescita politica, frequentò gli ambienti cattolici di don Milani, della Federazione Universitaria Cattolica Italiana e di Giorgio La Pira, sindaco della città toscana dal 1961 al 1965 e punto di riferimento della Democrazia cristiana di cui fu anche parlamentare. Decisivo fu l'incontro e l'approccio con don Lorenzo Milani, punto di riferimento di un cattolicesimo “alternativo” ed inventore di un nuovo modo di fare pedagogia con la sua Scuola di Barbiana.
Langer visse a Firenze i primi sentori della Contestazione, cercando di capire come la pensava chi esprimeva pensieri marxisti, diametralmente opposti ai suoi.
Partecipò, negli anni Sessanta, alla fondazione dei giornali “Parola aperta” (“Offenes Wort”) e “Il ponte” (“Die brücke”). Quest'ultimo, nato nel 1967, fu importante per il fatto di essere stato un unicum, uscendo anche con articoli scritti in lingua italiana lui che veniva stampato esclusivamente in lingua tedesca. Un segno importante in una terra dove l'italiano (gente e lingua) erano visti con diffidenza, mentre lui e il suo gruppo di amici e colleghi volevano che la lingua di Dante si diffondesse anche in Sud Tirolo.
Intraprese la professione di insegnante a Bolzano e Merano tra il febbraio 1968 ed il giugno 1972 ed un mese dopo si laureò in Sociologia a Trento con il massimo dei voti con un'altra tesi focalizzata sul Sudtirolo (“Analisi delle classi e delle contraddizioni sociali nel Sudtirolo”). Dopo la prima laurea si trasferì a Bonn, capitale dell'allora Germania occidentale, come ricercatore in diritto costituzionale comparato per un anno e al suo ritorno in Italia si dedicò all'insegnamento. La sua carriera di insegnante è da dividere in due parti: 1970-1972 e 1975-1978.
Perché “dividere in due parti”? Perché Langer nel mentre si avvicinò al movimento culturale Lotta continua di Adriano Sofri, scrivendo anche sull'omonimo quotidiano, istituendo in Germania occidentale una rete associativa di contatti con stranieri, scoprendo che in quel Paese c'era un movimento politico sconosciuto in Italia, ma lì molto forte (i Verdi) ed un pensiero poco diffuso da noi come il pacifismo.
Nel 1976 Lotta continua terminò la sua “esperienza” sia come organizzazione politica sia come giornale e Langer ne rimase colpito. Si avvicinò ai radicali e, soprattutto, al nascente pensiero dei Verdi.
Gli anni Settanta (e tutte le loro problematiche) diedero a Langer una consapevolezza: basta pensare in piccolo (il Sud Tirolo), era ora di pensare in grande (il Mondo), sulla sorta del motto “agire localmente, pensare globalmente” caro ai partiti ecologisti.


La nascita dei Verdi e gli anni a Strasburgo. Lentius, profundius, suavius
Il periodo successivo a Lotta continua diedero ad Alexander Langer quel quid in più per dedicarsi totalmente alla politica.
Nel 1978 fu tra i fondatori di “Nuova sinistra” (Neue Linke) in Sud Tirolo, formazione politica che prese piede in Italia e che ebbe successo anche nella sua terra. Fino al 1981 fu consigliere provinciale e poi, tra il 1983 ed il 1988, consigliere regionale per “L'altro Sudtirolo” prima e per la Lista Verde, dopodiché fu eletto a Strasburgo come eurodeputato, carica che mantenne fino al 1995 dove fu uno dei leader del movimento verde insieme a Daniel Cohn-Bendit.
Non era casuale la parola “altro”. “Altro” significava “alternativa”, cambiare ciò che c'era con un'altra cosa che sarebbe potuta andare meglio, comprendendo anche le liste civiche, la vera alternativa ai partiti politici che includevano la società civile, l'associazionismo, i comitati e le organizzazioni.
Nel 1981 il governo italiano decise di dare una sterzata al problema altoatesino, decidendo di far scrivere una dichiarazione agli abitanti che specificarono la loro appartenenza etnica nell'anagrafe: Langer, uomo costruttore di “ponti” tra persone e culture diverse, decise di rifiutarsi di fare ciò e fu esautorato dal ruolo di insegnante.
Gli anni Ottanta furono anni in cui anche l'Italia poté contare finalmente su un vero e proprio movimento dei Verdi, di cui a Firenze, nel dicembre 1984, Alexander fu il principale interventista nella prima assemblea nazionale. La Federazione delle Liste Verdi nacque ufficialmente nel 1986 e l'anno dopo si presentò con un discreto successo alle politiche, ottenendo un dignitoso 2.5% alla Camera: Langer decise di non candidarsi ma di fare il garante durante tutta la campagna elettorale.
Il fatto di considerare i Verdi una forza lontana dal concetto di “politica” e di destra-sinistra lo rese un unicum perché lui considerava la politica al servizio di tutta la società civile che deve ritrovarsi nel pensiero ecologista/ambientalista perché questi temi appartengono a tutti: ecologismo, ambientalismo e pacifismo non devono avere connotazioni politiche.
La “costituente ecologica” sarebbe nata dall'unione dei popoli, della conversione ecologica e dalle convinzioni culturali e civili. Questa “costituente” era un patto fondativo cultural-politico che aveva come scopo la creazione di una politica ecologica efficace capace di salvare il pianeta.
Langer sapeva che l'Italia e l'Europa meridionale avevano (e hanno tuttora) un concetto di “ambiente” diverso rispetto a Paesi come Germania e Scandinavia, ma lui voleva che l'Europa facesse di più per queste tematiche e non pensare solo all'Unione europea in sé, il libero scambio dando un imprimatur alla parte finanziaria. In pratica, un euroscettico ante litteram con dei distinguo.
A Strasburgo fu fin da subito uno politici più attivi e presenti e trovò nell'istituzione democratica comunitaria il luogo ideale dove le sue “ragioni di vita” (pacifismo), rispetto dei diritti umani, ambientalismo, convivenza, viaggi di conoscenza) poterono manifestarsi a tutto tondo. Non c'era cosa migliore da fare (viaggiare per capire) per uno come lui che amava capire e comprendere le differenze (e le difficoltà) del Mondo, soprattutto economiche e sociali.
Nella prima legislatura europea fu anche osservatore internazionale nelle prime elezioni libere in Albania nel 1991, mentre nella seconda fu capogruppo dei Verdi europei. Langer rimase molto colpito da quel Paese distante solo 80 chilometri dalle coste italiane ma sconosciuto a causa dell'oscurantismo del suo leader Enver Hoxha ma che aveva tanta voglia di libertà e di democrazia.
Il suo vivere in una terra caratterizzata da culture ed etnicità contrapposte spinse Langer, più che mai, a parlare di “ponti”. Cos'è un ponte, in sé? Una struttura creata ad hoc per unire due spazi che altrimenti sarebbero irraggiungibili. “Costruire ponti” significava non allontanare, ma unire due spazi e due diversità e questo gli venne ancora più facile “operando” come eurodeputato, vivendo a cavallo tra la caduta del Muro di Berlino, la fine della Guerra fredda ed il passaggio CEE-UE.
Il popolo europeo per Langer doveva essere multiculturale e capace di unire le diversità ed in grado di riconoscere le diverse entità inclusive e flessibili. La conoscenza delle lingue doveva essere una cosa fondamentale per abbattere i ponti e le diversità, una cosa da inculcare nei bambini fin dalle scuole elementari.
L'Europa di Langer doveva avere un parlamento bicamerale, essere aperta al Mondo ed in particolare verso est, disporre di una cooperazione interregionale integrata, oltre ad essere democratica, multiculturale, plurilinguistica e capace di non essere una sprecona di risorse.
Langer intuì che la CEE prima e la UE dopo avrebbero avuto il compito importantissimo di responsabilizzare l'Europa verso la nuova “era” mondiale che nasceva dalla fine della “cortina di ferro” e dalla caduta delle ideologie.
A Strasburgo fu tra i fautori della nascita di un tribunale di guerra contro i crimini di guerra perpetrati nella ex Jugoslavia, nonché il divieto di brevettabilità della manipolazioni genetiche e la creazione di un mercato equo e solidale mondiale.
Nel maggio 1995 si votava per le amministrative e anche Bolzano sarebbe stata interessata dalla tornata elettorale. La sinistra locale bocciò la candidatura di Langer a sindaco della “capitale” perché, tra il 1981 ed il 1991, si era rifiutato di dichiarare la sua appartenenza etnica nel corso dei due censimenti. Langer si rifiutò di darsi un'”etichetta” in quanto non esistevano né italiani né tedeschi per lui, ma solo “cittadini della Regione Trentino Alto Adige” e “cittadini italiani”.
Gli anni Ottanta-Novanta videro anche un Langer federalista, con la nascita di ordinamenti sovranazionali e la creazione di autonomie con la nascita di una “casa comune europea”. L'Europa, secondo lui, stava vivendo una serie di crisi (economica, ambientale, umanitaria, identitaria) ed una delle soluzioni a questa serie di crisi era la risoluzione con la volontà di tutti di convivere in uno stesso spazio territoriale in pace ed in armonia con il prossimo, rispettando le sue diversità linguistiche, culturali e personali.
Ma anni prima era il Mondo ad inquietare Langer, uomo di Mondo e di ampie vedute: il Muro di Berlino stava crollando ed il pericolo ora arrivava dal Mediterraneo, il clima mondiale stava cambiando, si stavano sfruttando le ricchezze terrene, si puntava più al “Dio denaro” e non al rapporto interpersonale. Ed ecco che Langer elaborò un'espressione che lo rese noto a livello globale: se il motto olimpico è “Citius, altius, fortius” (più veloce, più alto, più forte), il motto del Mondo doveva essere invece “Lentius, profundius, suavius” (più lento, più profondo, più soave). Una sorta di slow food politico del Mondo. Lanciò questo simpatico, ma efficace, motto Langer a Città di Castello in una delle edizioni di una delle sue “creature”, la “Fiera delle utopie concrete”.
Questo motto doveva servire non solo per capire l'andamento dell'umanità e della natura che lo circondava, ma anche per comprendere il significato di ogni cosa: calma, attenzione, dolcezza. In pratica, fermarci un attimo nella nostra vita frenetica, guardarci intorno, capire cosa andava e cosa non e cercare di risolvere le questioni. Una cosa non facile ma che lentamente, capendo nel profondo il problema e facendo le cose con calma, si sarebbe potuto arrivare ad una soluzione.
Il biennio 1991-1992 vide un Langer impegnato a tutto tondo: dall'essere stato uno degli osservatori internazionali nelle prime elezioni in Albania alla partecipazione alla celebre conferenza sul clima di Rio de Janeiro, per non parlare del sostenere, tramite organizzazioni umanitarie transnazionali, le vicissitudini delle popolazioni che nel Mondo avevano combattuto per riottenere territori depredati negli anni.
Nel 1994 si ricandidò per le elezioni europee, confermando il suo seggio nella circoscrizione “Nord Est”, ottenendo un netto successo personale di oltre 40mila voti, anche se il suo entusiasmo non fu come quello di quattro anni prima. Due anni prima non fu eletto al Senato italiano a Bolzano e due anni dopo rifiutò la candidatura in un seggio sicuro di Firenze alle successive elezioni politiche.
Tra la metà degli anni Ottanta e i Novanta, Langer divenne un prolifico scrittore di articoli e di traduzioni, viaggiando e ponendosi come costruttore di ponti e tessitore di dialoghi e cooperazione.
Lo colpì duramente la morte della collega Petra Kelly, leader dei Grunen tedeschi, uccisa dal compagno nel 1992 alla quale dedicò una straziante lettera, ma la vita di Alexander prese una piega differente a partire dal 31 marzo 1991: quel giorno iniziò la guerra nella ex Jugoslavia e Langer non fu più quello di prima.


La guerra nella ex Jugoslavia: “L'Europa muore o rinasce a Sarajevo”
A Langer stette sempre a cuore la questione balcanica e quando di parla di “Balcani”, si pensa subito al conflitto in quella che è stata la ex Jugoslavia.
Nata nel 1945 con la Seconda guerra mondiale, la Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia ebbe in Josip Broz “Tito” il suo leader e personaggio carismatico che la guidò fino al 1980, anno della sua morte. Paese comunista “non allineato”, la Repubblica jugoslava aveva una caratteristica: si componeva di Sei stati (Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Montenegro, Macedonia), cinque nazioni (Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Macedonia), quattro lingue (sloveno. serbo, croato, macedone), tre religioni (musulmana, cattolica, ortodossa), due alfabeti (latino e cirillico) ed un unico capo, lo stesso “Tito”.
Alla morte di Tito, il Paese si slegò piano piano e con la salita al potere di Slobodan Milošević nel 1987, nel giro di quattro anni, gli animi nazionali emersero e nel 1991 si arrivò allo scoppio del conflitto che porto il Paese allo sfaldamento, causando la morte di oltre 250mila di persone, milioni di feriti e altrettante persone che emigrarono in Europa per sfuggire ai massacri. Terra di confine tra Occidente e blocco comunista, oggi al suo posto esistono Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Montenegro e Macedonia e da sempre i Balcani furono da sempre un'area calda sotto tutti i punti di vista, in particolare dal 1908 quando l'Austria-Ungheria decise di annettersi il territorio della Bosnia Erzegovina scavalcando il trattato di Berlino che le imponeva di controllare quel territorio appartenente all'Impero ottomano. Delle sette repubbliche, solo Slovenia e Croazia fanno parte dell'Unione europea, solo la Slovenia ha adottato l'euro come moneta unica mentre sono in attesa di entrare nell'Unione europea Macedonia, Montenegro e Serbia, che hanno presentato domanda di adesione tra il 2004 ed il 2009.
La caduta del Muro di Berlino, del comunismo e la fine dei blocchi misero all'angolo Milosevic, ma il leader socialista, forte del fatto di creare una Grande Serbia, si inimicò più di quanto non si era fatto nemici tutto lo Stato ed i primi venti di scissione avvennero nel 1990 con le prime elezioni in Slovenia e Croazia che vollero staccarsi da Belgrado.
Il 25 giugno 1991 Lubiana e Zagabria proclamarono la loro indipendenza dalla Jugoslavia: la Slovenia faceva sul serio e si staccò davvero, mentre la Croazia fece puro formalismo e iniziò a mostrare i denti alla Serbia, iniziando discriminazioni contro i tanti serbi presenti in quella porzione di Stato.
Cosa c'entra questo conflitto, il più sanguinoso e terribile avvenuto in Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale, con Alexander Langer? Per un pacifistica, un costruttore di “ponti” e dialoghi come lui, la guerra nella ex Jugoslavia fu un colpo duro da sopportare, soprattutto per il fatto che l'Europa non riuscì a risolvere mai il conflitto.
Langer compì tanti viaggi in quel territorio, soprattutto a Belgrado, capitale della Repubblica federale socialista di Jugoslavia, partecipando anche a diverse conferenze sulla questione balcanica come le due “Helsinki Citizens Assembly”. La CEE fece molto poco e tenne sempre una posizione distaccata, lasciando la questione ai capi di Stato e di Governo di quella parte di Europa, anche se interruppe aiuti finanziari nei suoi confronti.
Langer fu uno dei fautori delle “carovane della pace” che partirono da Trieste (confine italiano verso la Jugoslavia) e da Skopje (capitale della Macedonia) il 25 settembre 1991 e che si unirono a Belgrado quattro giorni dopo. Su una cosa Langer era sicuro: la CEE doveva e poteva fare di più, ma l'assenza di una politica estera comune le impedì quel passo necessario. La Comunità, questo è da dire, allora era impegnata nel suo passaggio verso l'integrazione con l'introduzione del Trattato di Maastricht e stava cambiando “pelle”, ma Langer invitò i vertici di Bruxelles ad uscire dai loro uffici ed andare a vedere in giro per il Continente cosa necessitavano veramente sia l'Europa comunitaria sia quella non comunitaria. E ancora oggi si accusa l'Ue di essere troppo lontana dalla popolazione e di non capire le sue reali necessità.
Langer fu tra i promotori insieme a Marijana Grandits, ex esponente austriaca dei Verdi, del "Verona Forum per la pace e la riconciliazione nell'ex-Jugoslavia" organizzato dalla “Casa della non violenza” della città veneta, dove parteciparono diversi pacifisti di quel martoriato territorio europeo dal 17 al 20 settembre 1992. Lo scopo era anche quello di creare una rete ed uno scambio di idee tra pacifisti. Eppure, nonostante le buone intenzioni di tutti, nel territorio jugoslavo iniziarono le persecuzioni compiute dal governo serbo sui civili e sulle minoranze. Il 5 aprile 1992 iniziò il tristemente noto assedio di Sarajevo, che sconvolse la città per quattro anni con bombardamenti e massacri da parte dell'Armata popolare jugoslava e della Serbia contro la Bosnia Erzegovina.
Nel 1993 il conflitto si fece più aspro e tra le tante cose che successero ci fu la caduta, il 9 novembre, a causa dell'artiglieria croato-bosniaca, del celebre ponte di Mostar (lo Stari Most, il ponte vecchio), in Bosnia Erzegovina, una struttura che univa materialmente le zone della cittadina abitate da musulmani e cristiani. Per Langer fu un colpo molto duro, perché significava che in Bosnia Erzegovina non avevano compreso che l'odio avrebbe portato ad ancora più odio. Sarà stata una pura coincidenza, ma il ponte di Mostar fu abbattuto nel giorno del quarto anniversario della caduta del Muro di Berlino, altro elemento che, nella Guerra fredda, aveva portato al termine del dialogo tra le due Germanie e tra i due blocchi contrapposti.
Una vittoria di Langer fu l'istituzione del Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia per perseguire tutti coloro che in quel territorio si erano macchiati di crimini di guerra, di genocidio e di crimini contro l'umanità: una versione aggiornata di quello che avvenne a Norimberga contro i militari nazisti nel 1946.
Il 25 maggio 1995 però successe un'altra cosa che sconvolse più profondamente Alexander Langer: la città di Tuzla, in Bosnia Erzegovina, fu colpita da un forte bombardamento che uccise settantuno studenti che stavano festeggiando, nonostante la guerra intorno, la Festa della gioventù.
L'eurodeputato dei Verdi era molto legato a Tuzla e quel tragico evento lo fece uscire allo scoperto, in parte sconfessandosi: nella ex Jugoslavia la guerra era insostenibile, le atrocità erano sempre di più ed i morti anche ed era necessario un intervento militare da parte dell'ONU con lo scopo di favorire gli aiuti alle persone colpite da questa carneficina etnica, colpendo chi non aveva rispettato i diritti umani. Un intervento necessario, ma fatto in modo tale che l'escalation non aumentasse, colpendo solo aerei e armamenti. Per arrivare alla fine della guerra e alla nascita di un dialogo interetnico tra tutti.
Tra maggio e luglio 1995, Langer capì che la situazione jugoslava era irrisolvibile, che il pacifismo non era possibile in quel territorio e che tutto il lavoro fatto da lui in vita era stato inutile, utopico. Una bella utopia e che tale doveva rimanere.
Dopo la protesta di Cannes del 26 giugno 1995 contro i capi di Stato e di governo dei Paesi dell'Ue, Langer pubblicò il suo articolo più celebre, il più tosto, con un titolo altrettanto forte ed emblematico: “L'Europa muore o rinasce a Sarajevo”.
La guerra nella ex Jugoslavia terminò gli accordi di Dayton del novembre 1995 che posero fine ai combattimenti e vi presero parte, sotto il controllo dell'allora Presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton, i rappresentanti politici di Serbia (Slobodan Milošević), Croazia (Franjo Tudman) Bosnia Erzegovina (Alija Izetbegović). L'evento che “diede una mossa” alla fine della guerra fu l'eccidio di Srebrenica, in Bosnia Erzegovina, quando nel luglio 1995, l'Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina di Mladic entrò nella città e compì il genocidio di oltre 8mila uomini di religione musulmana. Langer non lo poté vedere.


Il suicidio

Lunedì 3 luglio 1995 l'Italia fu sconvolta da una notizia inaspettata: Alexander Langer si era suicidato a Pian de' Giullari, nella zona sud di Firenze. La città che lo aveva ospitato durante gli anni universitari e che lo “modellò” politicamente, lo vide togliersi la vita ad appena 49 anni. Si impiccò ad un albicocco, lasciando tre biglietti scritti in italiano e tedesco in cui spiegò le cause del suo gesto estremo: nel primo scrisse di perdonarlo e di voler bene alla moglie; nel secondo c'erano parole di conforto alla moglie in cui chiedeva di perdonarlo e di trovare una nuova spinta per la vita; nel terzo ci furono parole rivolte ai compagni di lotta e di partito, in cui scrisse la frase “i pesi mi sono divenuti davvero insostenibili, non ce la faccio più”. Si disse fosse afflitto da asma e depressione, ma in tanti sostennero che il suo gesto fosse dovuto ai fatti accaduti nei quattro anni precedenti nella ex Jugoslavia che lo misero in crisi.
Si tennero tre funzioni religiose: la prima presso l'abbazia di San Bartolomeo di Firenze, il 6 luglio, la seconda a Bolzano il giorno dopo presso la chiesa dei Frati cappuccini e la terza a pochi giorni di distanza dalla morte davanti alla moglie e ai parenti più stretti. Ovviamente ci fu anche un ricordo commosso del Parlamento europeo in ricordo di quel collega che si prodigò per pace, rispetto e cultura dell'ambiente. Le sue ceneri sono conservate nel cimitero di Telves nella tomba di famiglia.
La notizia della sua morte si abbatté come un fulmine a ciel sereno sulla politica nazionale ed europea. L'uomo che partecipò alla nascita dal nulla dei Verdi in Italia portandoli prima in Parlamento e poi a Bruxelles dando loro un peso a livello europeo era un uomo fragile. E si pensa che proprio la guerra nella ex Jugoslavia lo avesse colpito nel profondo, poiché i suoi sforzi non portarono a nulla e il conflitto durò (praticamente) fino a 2001, portando alla disgregazione di uno Stato in sette repubbliche indipendenti (anche se il Kosovo non è riconosciuto da tutti, soprattutto in molti paesi dell'Unione europea).
Langer era in crisi con sé stesso da qualche tempo, soprattutto dopo essersi schierato per un intervento armato in ex Jugoslavia tanto da creare screzi con alcuni “colleghi”.
Nel 1993, inoltre, nascose a tutti la volontà di ritirarsi dalla vita politica, come scrisse in una lettera venuta fuori tempo dopo la sua morte.
Dal 1999 è attiva a Bolzano la “Fondazione Langer” creata dalla moglie affinché il pensiero del marito non cadesse nell'oblio continuando la sua opera civile, sociale, politica e culturale. Al suo interno sono presenti tutti i suoi articoli scritti durante i suoi innumerevoli viaggi con copie dei suoi scritti, delle sue lettere, dei suoi discorsi, oltre ad organizzare meeting molto seguiti.
Inoltre ogni anno questa assegna un premio all'associazione che più di tutte si è contraddistinta per il rispetto della pace e delle diversità.


Il lascito ed il suo pensiero

Nel 2018 parlare di Alex Langer significa parlare di un uomo utopico che si impegnò a fondo per favorire le sue teorie di pace, coesione e rispetto delle diversità. Chi non vorrebbe questo? Eppure sono questioni ardue da affrontare ed altrettanto ardue da risolvere.
In un'epoca dove la politica è vista con diffidenza e (quasi) odio da parte dei cittadini, Langer la “usò” affinché potesse diffondere a più persone ed istituzioni possibili il suo messaggio tramite scritti, articoli, viaggi, scambi di opinione. Langer era uno che prediligeva il dialogo alle distanze, un uomo che con il dialogo cercò di unire e mai di dividere grazie al suo background sudtirolese.
Nonostante le difficoltà riscontrate in vita, Langer si fece apprezzare per la sua umanità, il già citato dialogo e la capacità di ascoltare e farsi ascoltare su tematiche non immediate come la convivenza interetnica, l'ecologismo, il pacifismo, la politica al servizio del cittadino. Langer capì l'importanza della convivenza tra persone e genti diverse per raggiungere la pace e l'inutilità dei confini tra persone e nazioni che generano guerre e odio.
Anche il concetto di mediazione in Langer è fondante, ovvero non trovare un compromesso vero e proprio, ma una convergenza comune da cui partire e arrivare ad un punto soddisfacente tra le parti in causa.
Fu inoltre un fautore dell'equilibrio tra i popoli del Nord e del Sud del Mondo, vale a dire tra i ricchi ed i poveri del Mondo, e di una vera integrazione europea. I popoli del Mondo dovevano combattere le disparità tra le risorse affinché si cambiasse rotta avviando la conversione ecologica del Mondo e dell'economia affinché l'uomo non fosse “insolvente fraudolente” verso la natura.
Il pensiero langeriano, il suo “lascito”, è compreso nel suo “Decalogo per la convivenza interetnica”:
- la compresenza pluri-etnica sarà la norma più che l'eccezione; l'alternativa è tra esclusivismo etnico e convivenza;
- identità e convivenza: mai l'una senza l'altra; né inclusione né esclusione forzata;
- conoscersi, parlarsi, informarsi, inter-agire: "più abbiamo a che fare gli uni con gli altri, meglio ci comprenderemo";
- etnico magari sì, ma non a una sola dimensione: territorio, genere, posizione sociale, tempo libero e tanti altri denominatori comuni;
- definire e delimitare nel modo meno rigido possibile l'appartenenza, non escludere appartenenze ed interferenze plurime;
- riconoscere e rendere visibile la dimensione pluri-etnica: i diritti, i segni pubblici, i gesti quotidiani, il diritto a sentirsi di casa;
- diritti e garanzie sono essenziali ma non bastano; norme etnocentriche favoriscono comportamenti etnocentrici;
- importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera. Occorrono "traditori della compattezza etnica", ma non "transfughi";
- una condizione vitale: bandire ogni violenza;
- le piante pioniere della cultura della convivenza: gruppi misti inter-etnici.
Anche il conoscere le lingue doveva essere una cosa che tutti dovevano fare sin da bambini. Il motivo? Se si sanno le lingue si ha una cultura più ampia, si ragiona meglio e si capisce di più il Mondo: chi non conosce le lingue è “tagliato fuori” e ha difficoltà a relazionarsi ed è più portato a non comprendere l'animo di una persona straniera portando a momenti di tensione e crisi.
Alex Langer è stato un uomo eccentrico, mite e pieno di interessi ed in un panorama politico distante dalla popolazione, con un aumento sempre crescente non solo dell'antipolitica e dell'astensionismo elettorale. Sarebbe interessante sapere cosa penserebbe oggi della questione migranti e dello sfruttamento delle persone.
Non lo sapremo mai perché Langer una mattina di inizio luglio di 23 anni fa decise di togliersi la vita anche a causa dell'umanità che aveva deciso di rimanere egoista e non altruista. Eppure la sua è stata una vita da prendere come esempio come mentalità aperta, un “portatore di speranza”. Peccato.


Bibliografia
A. Langer, Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo, 2011


Sitografia
http://www.alexanderlanger.org
https://www.internazionale.it/opinione/franco-lorenzoni-2/2015/07/02/alexander-lange
https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/06/ventanni-senza-alexander-langer-la-generosita-della-politica/1847331/
http://www.cencicasalab.it/node/15
http://www.vita.it/it/article/2015/07/01/alexander-langer-e-il-buco-nero-della-sinistra-italiana/135721/
http://verdi.it/alexander-langer-22-anni/
http://www.repubblica.it/cultura/2015/07/22/news/_vi_racconto_il_mio_amico_alex_langer_-119617650/
https://www.peacelink.it/pace/a/3967.html


Programmi televisivi "Alex Langer. L'utopia concreta", La Storia siamo noi"
  • TAG: alex langer, ecologia, sudtiroler volkspartei, politica

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