Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia autori: La sagra di San Giorgio e la corsa dei buoi di Caresana: un evento che si ripete dal 1236

La sagra di San Giorgio e la corsa dei buoi di Caresana: un evento che si ripete dal 1236 [ di Simone Balocco e Paola Maggiora ]

Nell’immaginario collettivo, San Giorgio è raffigurato mentre combatte ed uccide, a cavallo del suo destriero, il drago. La sua festa è il 23 aprile ed il culto di questo santo è molto sentito nel Mondo, tanto da essere patrono, tra le altre, di Inghilterra, Portogallo, Etiopia, Georgia, Montenegro, Lituania, compatrono di Serbia, Malta e venerato nelle regioni autonome spagnole di Catalogna e Aragona.
Nato intorno al 280 d.C. in Cappadocia (una regione centrale dell'attuale Turchia), Giorgio, di fede cristiana, si trasferì successivamente in Palestina, diventando un ufficiale dell’esercito romano di Diocleziano, passando all’essere poi uno dei suoi militari particolari. Sotto il suo regno, Giorgio fu però martirizzato all'inizio del IV secolo d.C. poiché, dopo aver dato tutti i suoi averi ai poveri, si rifiutò di fare un sacrificio agli dei, venne picchiato, carcerato ed ebbe la visione di Dio che gli disse che in sette anni di tormenti sarebbe morto tre volte e resuscitato altrettante.
In base alla sua agiografia contenuta nella Legenda aurea di Jacopo da Varazze, si narra che nella città di Selem, nell’odierna Libia, vi fosse un grosso drago che viveva in una sorta di lago al di fuori della città. Le persone del luogo avevano cercato di sconfiggerlo, ma il suo alito le uccideva. Gli abitanti della cittadina dovettero conviverci e per fermarlo gli offrivano giornalmente due pecore per poi arrivare ad una pecora ed un giovane del luogo sorteggiato a caso.
Un giorno venne sorteggiata la figlia del re, la principessa Silena: il re, non volendo che sua figlia finisse in pasto al mostro, offrì il suo patrimonio e una grande parte del suo regno. L'offerta venne rifiutata dai genitori dei ragazzi morti in sacrificio al drago. Dopo giorni di trattative e di lotte, alla fine la ragazza si diresse dal drago.
Nel mentre arrivò il cavaliere Giorgio che, saputo cosa sarebbe successo alla ragazza di cui era innamorato, le disse che non sarebbe morta e che non si sarebbe dovuta preoccupare sulla sua sorte perché Cristo era con lui.
Giorgio si avvicinò con la ragazza al lago, il drago uscì, il cavaliere impugnò spada e croce e colpì il drago. Il drago non morì, ma si ammansì. Il cavaliere disse alla giovane di prendere la sua cintura e di legarla al collo del mostro a mo' di guinzaglio e di tornare con lui verso il paese. Quando li vide arrivare, la popolazione, prima impaurita, espresse tutta la sua gioia verso il prode cavaliere. Giorgio disse loro di non preoccuparsi perché il drago era stato ammansito grazie all'aiuto Dio e che se si fossero convertiti al cristianesimo lo avrebbe ucciso definitivamente. Il re ed il suo popolo accettarono l'”offerta”, si fecero battezzare e il cavaliere uccise una volta per tutte il drago che fu portato via dalla città trainato dai buoi.
Fino allo scoppio delle Crociate, questa storia era rimasta circoscritta alla zona orientale dell’Europa, ma poi fu portata in tutta Europa. Il drago, in epoca medievale (476-1492), era visto come emblema del male (tutto ciò che è contro il cristianesimo) e Giorgio del bene (il cristianesimo).
San Giorgio è sempre stato invocato e pregato in casi di pestilenze, lebbra e opere di stregoneria. Come San Giorgio, sono ricordati come uccisori di draghi anche Teodoro, Silvestro, Margherita, Marta e l'Arcangelo Michele, ma San Giorgio è il più noto e celebrato. San Giorgio in Italia è patrono di diverse città, tra cui Reggio Calabria, Ferrara, Ragusa e Campobasso.
C’è un piccolo paese di poco più di 1.000 abitanti, nella Bassa vercellese, immerso nelle risaie, che ha una devozione molto intensa verso San Giorgio, Caresana.
A metà strada tra Vercelli e Casale Monferrato, questo paese agricolo si trova confinante con il Pavese e l’Alessandrino, in particolare con il Monferrato. La cosa che sorprende è che a Caresana il patrono è San Matteo, festeggiato il 21 settembre, mentre San Giorgio è il compatrono.
Nel piccolo paese c’è in onore del santo cavaliere una piccola chiesa costruita nella parte sud, sede della Confraternita. Sulla chiesa, dedicata a San Giorgio, ed in quella parrocchiale, dedicata a San Matteo, all'ingresso, vi sono due dipinti ad opera del pittore caresanese Andrea Conti raffiguranti il mito di San Giorgio ed il drago.
Caresana si ferma nel vero senso della parola per la festività di San Giorgio, un evento religioso ma non solo, nell’ultimo fine settimana di aprile. L'evento clou dei festeggiamenti, curati dal Comitato dei Festeggiamenti Caresanesi, è ciò che avviene puntuale, da 784 anni, alle ore 12 dell'ultima domenica del mese di aprile. Un evento unico, particolare, storico, denso di passione e trasporto per gli abitanti e per chi partecipa alla festa di San Giorgio da fuori: la corsa dei buoi.
Una gara incredibile e molto concitata che ferma il paese per i 20 secondi circa della corsa che vede quattro carri di legno, senza sponde trainati da una coppia di buoi guidati da una coppia di auriga, percorrere uno storico percorso all'interno del paese. Vince chi arriva primo.
Perché si disputa questa corsa? Le fonti storiche raccontarono che negli anni Trenta del XVII secolo il paese, allora sottoposto al dominio spagnolo, fu colpito da una grave forma di pestilenza che uccise tante persone. Allora non vi erano le cure di oggi e ai caresanesi non restava altro che pregare il santo venerato per le cure (tra le altre) contro la peste, San Giorgio. Si decise di far benedire del pane e di portarlo nella zona del paese (allora più esteso di oggi) dove abitavano i più bisognosi. Il pane fu benedetto davanti alla chiesa di San Giorgio (costruita secondo alcune scritture addirittura nel 1095) e portato a chi ne aveva bisogno, solo che per uno spirito “sportivo” tutte salirono velocemente sui loro carri trainati da una coppia buoi con l’intento di arrivare prima degli altri a dare il pane benedetto. Questo è lo spirito della corsa dei buoi durante la sagra di San Giorgio. Anche se si dice che la prima “corsa” si tenne addirittura nel 1236.
I caresanesi del tempo rivolsero una preghiera al santo cui è dedicata la chiesa, dove vi è la sede della Confraternita (e di cui sia dice sai già stata eretta prima del 1095 secondo alcune scritture del tempo).
Da allora, dal 1236, si disputa questa corsa che è un unicum a livello nazionale ed ogni ultima domenica di aprile si scioglie il voto e si tiene la sagra di San Giorgio. La corsa si svolge anche nel comune di Asigliano Vercellese, distante da Caresana una decina di chilometri tornando in direzione Vercelli, ma è più recente: la prima corsa dei buoi nel paese di San Vittore risale, dicono le prime testimonianze, al 1658.
La festa di San Giorgio ha il clou nella corsa del mezzogiorno, ma i festeggiamenti iniziano il venerdì con la cena con i membri degli equipaggi dei carri il cui ricavato va alle stalle dove vengono allevati e curati i buoi. Il sabato c'è l'apertura del banco di beneficenza e la sera vengono assegnate le postazioni da tenere da parte dei carri il giorno dopo tramite sorteggio. Nel week end nelle case si prepara la “focaccia di San Giorgio”, un dolce tipico della tradizione fatto di pasta frolla senza lievito.
La domenica mattina ha inizio la festa: i quattro carri trainati da una coppia di buoi si trovano davanti alla chiesa parrocchiale di San Matteo, sita all'inizio di Corso Roma, dove partono, in base al numero di partenza, verso la chiesa di San Giorgio, percorrendo circa 500 metri. Ogni carro prevede due auriga e altri due membri dell'”equipaggio” che, attendono il carro all'arrivo.
Durante il percorso sfila la statua votiva di San Giorgio retta da quattro persone con a fianco i membri della Congregazione. Il percorso vede poi la presenza degli sbandieratori in abiti medievali e la banda musicale.
Una volta arrivati alla chiesa di San Giorgio, al termine della messa che inizia alle ore 11, i carri rimangono in attesa della benedizione e di compiere, ciascuno, tre giri propiziatori intorno alla chiesa: poco prima di mezzogiorno sono ai loro “blocchi di partenza” sorteggiati il giorno prima.
Nel frattempo gli sbandieratori e la banda musicale tornano indietro e tutti gli spettatori (caresanesi quanto “foresti”) si posizionano al fianco del percorso, dietro le transenne di protezione da dove tiferanno il proprio carro come se si disputasse una finale olimpica dei 100 metri.
Se negli eventi atletici, lo starter dice “pronti, partenza e via!”, a Caresana lo starter è il sindaco che riporta a voce alta una formula antica che tradotta significa “fermati, mettiti e resta fermo, attento, pronti, via” (Resti pitiquesti dareissá vechí pumín via).
Alle ore 12 precise i carri partono e devono percorre i 200 metri del percorso: vince chi arriva primo. Tantissimi anni fa il percorso della gara non era sull'asfalto e la lunghezza era di ben 500 metri.
Tante volte i carri sono finiti addosso alle transenne, altre volte si sono scontrati tra loro subendo reciprocamente dei danni ed altre volte sono finiti nel canale accanto al tracciato della corsa, senza nessuna conseguenza per spettatori, auriga e animali.
All’arrivo, i buoi vengono fermati dagli altri membri dell'equipaggio che sono a terra.
Al termine della corsa, con l'arrivo dell'ultimo carro, dopo il tripudio, i carri si dirigono davanti al municipio del Paese per le premiazioni per mano del sindaco e delle autorità.
Intorno alle 13 c'è il pranzo collettivo presso la sala polivalente del comune.
Da qualche anno, la mattina della corsa, un gruppo nutrito (ed agguerrito) di animalisti protesta (più o meno) pacificamente esprimendo il suo dissenso verso questa tradizione grave per i buoi che devono correre a forte velocità trainando pesanti carri, picchiati dagli auriga e con le urla dei tifosi al fianco. Lo scopo è quello di non far disputare la corsa, ritenuta crudele per gli animali, accusando chi guida i carri di picchiarli troppo forte affinché corrano di più facendo loro del male gratuito, oltre al fatto di maltrattarli durante l’anno.
Due anni fa, nei giorni precedenti la corsa, alcuni protestanti hanno buttato della vernice rossa contro l’ingresso della chiesa di San Giorgio a simboleggiare il sangue degli animali quasi come un ammonimento alla corsa. Ma nonostante le proteste, la corsa si è sempre disputata senza problemi. Quest’anno, per la corsa numero 784, a causa del Covid-19, la sagra ha avuto un cambiamento epocale: domenica 26 aprile non si è disputata la corsa dei buoi, ma il voto verso San Giorgio è stato sciolto ugualmente.
Anche la messa ha subito un cambiamento: all'interno della chiesa di San Giorgio, alle ore 09:30, vi erano presenti solo il parroco di Caresana, il sindaco, il suo vice-, il priore della chiesa e due suore. Tutte queste persone all'interno erano dotate di mascherine ed erano distanti almeno un metro tra loro.
Un carro per volta, dalle ore 10;15 in poi, è stato benedetto e ha fatto un giro della chiesa (e non tre) posizionandosi verso il traguardo e muovendosi verso il solito traguardo. Ogni carro è stato caricato dal sindaco e dal suo vice- di sacchi contenenti il pane benedetto da distribuire alla popolazione. Popolazione che non è scesa in strada, ma che ha lasciato sotto casa una sedia dove gli auriga, in base ad un percorso stabilito per ogni carro dopo il traguardo, avrebbero posizionato il pane ricevendo un’offerta libera.
Ha suscitato emozione il fatto che ogni carro abbia fatto il percorso della gara non solo a passo d'uomo, ma senza le ali di folla che contraddistinguono da sempre la gara (basti pensare che ogni anno, per la corsa, a Caresana si contano almeno quattro mila spettatori).
La corsa dei buoi di Caresana è un evento tipico del folklore italiano, anche se nel nostro Paese questa è la più caratteristica, la più antica e fa parte di una tradizione che si ripete di generazione in generazione, trasmessa dai nonni ai nipoti che hanno la stessa passione e lo stesso entusiasmo dei loro avi. Eppure questo happening intrinseco di folklore e amore per il proprio paese e le proprie radici mette gli occhi di tutti su Caresana, che è fiero e baldo di una tradizione che parte dal 1236.
San Giorgio è da sempre un momento di festa e di aggregazione ed ognuno tifa per un proprio carro o anche solo per la coppia di buoi preferita. E pazienza se uno solo vince: l'importante è sciogliere il voto fatto nel 1236 nei confronti di colui che ha liberato il Mondo dal male con le sembianze di un drago, San Giorgio.
O meglio, San Giòrs.


Bibliografia

AA.VV., Uomini, buoi ed un Santo. Le più belle fotografie della festa di San Giorgio: la sua religiosità, il suo folklore, la corsa dei buoi, la folla i personaggi, Gallo Arti Grafiche, Vercelli, 1989.


Sitografia: https://www.archiviocasalis.it/localized-install/biblio/vercelli/caresana


Immagine tratta da www.cronacatorino.it
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