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Morte della Patria

La storia delle Foibe, durante e dopo la fine della seconda Guerra mondiale, evoca quanto di più truce possa esprimere l'animo umano. I massacri a danno degli italiani hanno il marchio nefando della tradizione slava.
Uccidere con l’infoibamento, orribile neologismo sorto a seguito di questa tragica vicenda, significa precipitare le Vittime, spesso ancora vive, nelle viscere carsiche della zona, talvolta molto profonde (esistono Foibe di oltre 200 metri). I Caduti non erano presunti fascisti, ma soltanto uomini e donne colpevoli di essere italiani.
Quello delle Foibe è stato il nostro Olocausto nazionale, che decenni di Governi pseudo-democratici, ispirati dalla cosiddetta cultura di sinistra, hanno sistematicamente oscurato e misconosciuto. Per gli accordi di Yalta, alla Repubblica federativa jugoslava, successivamente sfasciata come un castello di carte nella tregenda di reciproci massacri fra serbi, croati e bosniaci, tutta la Dalmazia con le rispettive isole venne attribuita allo Stato titoista, ben prima del trattato di pace.
Invero, per come si erano messe le cose in seguito allo sciagurato armistizio dell'otto settembre, definito da Renzo De Felice “morte della patria italiana”, ogni illusione era tramontata. Qualora la vittoria fosse stata improbabilmente tedesca, la regione dalmata sarebbe stata trasferita al Reich, mentre nel caso contrario, favorevole agli Alleati, l’annessione alla Jugoslavia non avrebbe avuto alternative: come puntualmente accadde.
Quanto avvenne per l'Istria e per la Venezia Giulia fu ancora più devastante. Col “diktat” del 1947 l’Italia perse la propria sovranità, sempre a favore della Jugoslavia, su ottomila kmq. del proprio territorio, ed il resto venne inserito nel Territorio Libero di Trieste, diviso in due circoscrizioni: la zona “A” era costituita da poco più del capoluogo, mentre della zona “B” faceva parte il comprensorio nord-occidentale della penisola istriana.
Chi era scampato al massacro non volle rischiare ulteriormente, dando luogo al doloroso e crudele Esodo, quasi sempre con mezzi di fortuna (soltanto quello da Pola venne organizzato con alcune navi, tra cui il “Toscana” che nel primo trimestre del 1947 fece ripetutamente la spola con Ancona e Venezia).
Soltanto nel 1954, a seguito del “Memorandum d’Intesa“ di Londra, fu possibile pervenire al ritorno di Trieste all’Italia, mentre la zona “B” rimase affidata all’amministrazione jugoslava.
Nella storia può accadere che alla fase tragica faccia seguito quella grottesca. Infatti, nel 1975, l’Italia decise di firmare il vergognoso trattato di Osimo, con cui veniva azzerato ogni residuo contenzioso e si accettava che la zona “B” venisse trasferita anche formalmente sotto la sovranità della Jugoslavia. Ciò, senza alcuna contropartita, con un “vulnus” certamente atipico anche sul piano del diritto internazionale.
Norma Cossetto, trucidata nella foiba di Villa Surani il 5 ottobre 1943, Medaglia d’Oro e simbolo di tutto il Martirio istriano, avrebbe sognato un’altra Italia.

Comunicazione di Clara Imperatore


Clara Imperatore, medico-chirurgo specialista in Allergologia e Immunologia, è giornalista pubblicista dal 1983 e collabora con diverse testate giornalistiche e televisive. Si interessata di musica, letteratura, argomenti storici contemporanei, e della cultura napoletana di cui non dimentica di essere figlia.


Il presente articolo è tratto dagli Atti del Convegno di Studi storici tenutosi il 28 gennaio 2001, sul tema “Foibe: la storia in cammino verso la verità”. Si ringrazia l'Istituto di Studi Storici Economici e Sociali (ISSES) di Napoli per aver consentito il reprint dell'intervento, con gli opportuni adeguamenti..

Documento inserito il: 29/12/2014
  • TAG: morte patria, seconda guerra mondiale, eccidio italiani istria fiume Dalmazia, foibe, infoibamento, vittime titini, martirologio istriano, zona a, zona b, memeorandum intesa londra
  • http://www.isses.it

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