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Relazione sul saggio 'Della Guerra' di Carl von Clausewitz [ di Anna Corti- Beatrice Frigerio ]

Cenni biografici

Carl Phillip Gottlieb von Clausewitz, generale, scrittore, teorico militare prussiano e maggior generale nell'esercito durante le guerre napoleoniche, nacque il 1°luglio 1780 a Magdeburgo. Si arruolò nell’esercito prussiano a soli 12 anni entrando nel reggimento di fanteria del Principe Ferdinado a Neuroppin, dove si scontrò per la prima volta contro l’esercito della rivoluzione francese. Nel 1801 avvenne un incontro fondamentale per la sua carriera polita, militare e intellettuale con Gerhard Von Scharnhorst, dal quale successivamente nacque una collaborazione al fine di riformare il sistema militare e civile della Prussia.
In seguito all’alleanza militare della Prussia con la Francia,imposta dalla pace di Tilsit , Clausewitz chiese al re di essere congedato dall’esercito prussiano per poter proseguire la lotta anti-napoleonica in veste di colonnello russo. Rotta la coalizione filo francese della Prussia, venne reintegrato nell’esercito prussiano al servizio del quale partecipò come capo di stato maggiore nelle battaglie del 1813-15 (battaglia di Lipsia e di Waterloo). Nel periodo 1821-22 le sue ambizioni politiche vennero disattese, in particolare la sua aspirazione a diventare ambasciatore prussiano a Londra: candidatura bocciata in quanto sospettato di essere un riformista. Essendo insoddisfatto anche per il clima repressivo che domina in Germania in quel periodo, si dedicò allo studio della guerra dal punto di vista teorico e storico iniziando così la stesura del suo celeberrimo scritto Vom Kriege. Per contrastare l’insurrezione polacca del 1831 venne inviato al fronte come capo di stato maggiore di Gneisenau, dove morì per un improvviso collasso cardiaco dovuto al colera.

Il Vom Kriege è un trattato sulla guerra nato dalle riflessioni critiche sulle decisioni politiche-militari dettate dai comandanti e sulle azioni prettamente belliche che ne conseguono; il tutto si svolge in un teatro di guerra che è quello della rivoluzione francese. La grande innovazione del trattato è fornita dalla collocazione storica contemporanea all’autore, che gli permette di conferire maggior realismo e modernità. Tralasciando ogni considerazione di carattere morale, Clausewitz si prefigge di svolgere intorno alla guerra una trattazione scientifica: il suo scopo è spiegare cosa la guerra sia nella sua particolare realtà, cosa è possibile ottenere per il suo tramite, cosa invece non è lecito attendersi da essa; quale è il suo funzionamento, quali sono le linee probabili del suo sviluppo e in che modo è possibile giungere a tali previsioni.
Tutto ciò lo consegue attraverso esempi che non appartengono a epoche diverse, come al contrario si può notare nel Principe di Machiavelli, ma sono fatti attuali studiati nello stesso momento in cui essi avvengono. Il punto di vista di Clausewitz non è quello di un semplice storico distaccato e disinteressato, ma di un soldato che studia la guerra dall’interno cogliendo aspetti fondamentali e nascosti al fine di migliorare la strategia e la tattica militare per il puro scopo di vincere. Osservando la rivoluzione francese Clausewitz assume un atteggiamento ambivalente, in quanto da un lato critica la sua natura politica, dall’altro lato ammira la sua forza dirompente che la rende incontenibile e inarrestabile sia per lo stato francese, sia per gli altri stati europei. La sua inarrestabilità è anche una conseguenza del nuovo atteggiamento assunto dal popolo, il quale si presenta come un “popolo in armi” e non più come un semplice strumento e suddito politico del re. Infatti nella rivoluzione francese ma più specificatamente nelle campagne napoleoniche “ con la partecipazione popolare alla guerra sul piatto della bilancia è apparso un intero popolo con il suo peso naturale anziché un gabinetto e un esercito di mestiere”. Clausewitz approfondisce l’aspetto delle guerra di popolo nel libro sesto, in cui afferma essere un fenomeno proprio del diciannovesimo secolo. Questa tipologia di battaglia nasce come conseguenza dell’abbattimento di quelle “muraglie” costruite precedentemente. Egli pone delle condizioni secondo le quali la guerra di popolo potrebbe avere successo: essa infatti deve essere combattuta all’interno di un Paese possibilmente inaccessibile per la presenza di montagne, boschi, paludi e che fornisca un campo di battaglia con una superficie abbastanza considerevole. La guerra di popolo a cui l’autore fa riferimento è quella di difesa e resistenza, attraverso la quale “ il popolo in armi come un fuoco che brucia lentamente distrugge le basi dell’esercito nemico”.

Per arrivare a formulare il concetto di difesa, e quindi successivamente quello di offensiva, Clausewitz tenta di fornire in primo luogo una definizione unitaria di guerra, definizione che non si esaurisce solo nel primo capitolo ma che si presenta come una costante lungo tutta l’opera: “ la guerra è un vero camaleonte perché in ogni caso concreto cambia un po’ la sua natura; eppure nel suo manifestarsi complessivo e nelle sue tendenze dominanti si rivela come uno strano trilatero composto dalla violenza originaria del suo elemento, l’odio e l’ostilità, che è da considerarsi come un cieco impulso naturale; dal gioco delle probabilità e dal caso che ne fanno una libera attività dello spirito e dalla natura subordinata di strumento politico.”
L’idea di trilateralità della guerra sta ad indicare lo stretto rapporto tra lo scopo politico e i mezzi strettamente militari utilizzati per raggiungerlo. Partendo dal presupposto di Clausewitz secondo cui la politica ha creato la guerra, solo questa può decidere quale strategia è necessario adottare. Nel capitolo ottavo la riflessione politica della guerra è particolarmente sviluppata: essa è concepita come “una parte dell’interscambio politico” che “non muta in qualcosa di completamente diverso ma continua nella sua essenza quali che possano essere i mezzi di cui si serve”. La guerra infatti non è altro che un modo diverso per esprimere il pensiero politico: “ha certamente una sua grammatica ma non una sua logica propria”. Il comando della guerra deve essere così affidato ad un “genio militare” che sappia diventare statista, ma che allo stesso tempo non cessi di essere il capo militare su cui fa affidamento l’esercito: di conseguenza capacità politiche e belliche devono coesistere in un’unica persona.

Partendo da un’osservazione puramente tecnica Clausewitz ragiona anche sulle varianti che possono determinare o meno una vittoria nello scontro armato. Queste varianti riguardano aspetti come la superiorità numerica, la conoscenza del territorio, il concetto di sorpresa e molti altri-pur precisando che per l'Autore il caso ha un’importanza rilevante- elementi questi che non devono mai essere tralasciati nel piano di guerra e ai quali si può fare affidamento in mancanza di una saggezza oggettiva.

Lo stesso autore, nella conclusione del libro, afferma che le riflessioni da lui trattate debbano essere sempre adattate e modificate secondo le caratteristiche politiche, sociali, economiche e militari del tutto individuali della situazione di ogni singolo stato che sono naturalmente specifiche.


Bibliografia

Carl Von Clausewitz,Della guerra,a cura di Gian Enrico Rusconi,Einaudi,2007


Il Cestudec-(Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis) presieduto dal Prof.Gagliano Giuseppe e dal Vicepresidente Colonello Mario Pietrangeli Comandante Cedoc di Como insieme alla <Societa' Italiana di Storia Militare- diretta dal Prof.Virgilio Ilari docente di Storia delle istituzioni militari presso la Cattolica di Milano-e all'Unuci(Unione nazionale Ufficiali in Congedo) di Como presieduta dal Ten.Mauro Zanutel, nel contesto del Premio Cugnasca volto a promuovere lo studio e la conoscenza della storia e della strategia militare presso le scuole superiori di Como e provincia,hanno premiato l'elaborato relativo all'opera di Karl Von Clausewitz intitolata Della Guerra delle studentesse Anna Corti e Beatrice Frigerio della 4M del Liceo Linguistico Carlo Porta di Erba. Lo scopo dell'elaborato e' stato quello di individuare gli aspetti maggiormente rilevanti del pensiero strategico di Clausewitz.
Documento inserito il: 08/01/2015

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