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Lo storico Attilio Tamaro su Cefalonia: 'Una Divisione allo sbaraglio' [ di Massimo Filippini ]

Una ricostruzione dei fatti apparsa nel 1973 sul "ROMA" di Napoli ma risalente addirittura al 1948 ad opera di uno storico onesto, Attilio Tamaro, che per la sua veridicità venne relegata nel 'dimenticatoio' da dove siamo lieti di riportarla alla luce.
Benchè scritta ancora nell'orbita di un eccidio INVENTATO DI SANA PIANTA di 10.000 nostri Soldati - DAL SOTTOSCRITTO SMASCHERATO NEL LIBRO "I CADUTI DI CEFALONIA FINE DI UN MITO" IBN ed. Roma 2006- essa conteneva però un'altra VERITA' di cui a parte la cloaca della Sinistra - dedita al travisamento sistematico dei fatti - inutilmente si troverà menzione anche nei resoconti operati dalle Autorità Militari che pur dovrebbero essere al corrente dell'esistenza delle Convenzioni internazionali e segnatamente di quella di Ginevra che definisce come FRANCHI TIRATORI i "combattenti irregolari" cioè coloro che -in divisa o senza- prendono le armi contro le truppe di un Paese con cui non c'è alcuno stato di guerra DICHIARATO come AVVENNE A CEFALONIA DOVE LA DIV. 'ACQUI' FU MANDATA ALLO SBARAGLIO DA UN CRIMINALE ORDINE DEL GOVERNO 'BADOGLIANO' INVIATO SENZA AVER DICHIARATO GUERRA ALLA GERMANIA.
Attilio Tamaro lo scrisse a chiare note fin dal 1948 come riportò il quotidiano ROMA nel suo articolo del 1973 MA - F I N O AD O G G I - DI UNA CIRCOSTANZA COSI' CLAMOROSA ED EVIDENTE NESSUNO -DICO NESSUNO- MILITARE O CIVILE CHE SIA HA MAI PARLATO.
Lo faccio io riportando dal finale dell'articolo quanto scrisse il benemerio ed inascoltato storico fiumano ATTILIO TAMARO:

"Una grave responsabilità pesava anche sul gruppo 'badogliano' perchè non aveva dichiarato la guerra (alla Germania). Il 29 settembre, durante la conferenza di Malta, avvenne il seguente dialogo:
EISENHOWER: "Desidero sapere se il governo italiano è a conoscenza delle condizioni fatte dai tedeschi ai prigionieri italiani (nelle isole, compresa Cefalonia ndr.) in questo intervallo di tempo in cui l'Italia combatte la Germania senza averle dichiarato guerra".
AMBROSIO: "Sono sicuro che i tedeschi li considerano partigiani".
EISENHOWER: "Quindi passibili di fucilazione?".
BADOGLIO: "Senza dubbio".
EISENHOWER: "Dal punto di vista alleato la situazione può anche restare com'è attualmente, ma per difendere questi uomini, nel senso di farli divenire combattenti regolari, sarebbe assai più conveniente per l'Italia dichiarare la guerra".
Dunque Alleati e badogliani sapevano quale era la sorte a cui si esponevano i soldati italiani mandati al combattimento.
Ambrosio trovava anzi indubitabile che erano passibili di fucilazione.
Soltanto più tardi Badoglio riconobbe che bisognava dichiarare la guerra "per evitare che i nostri soldati fossero trattati, cadendo in mano ai tedeschi, come franchi tiratori e venissero perciò fucilati".
(Da "Due anni di Storia, 1943-1945, Tosi ed. Roma 1948, vol. I, pagg. 523-524 e vol. II, pagg.43 e segg.).
Documento inserito il: 28/02/2015

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